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Il contesto territoriale: Ostia 164

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 164-166)

Il culto di Mitra a Ostia si espande tra la metà del II secolo e la metà del secolo successivo. È nell’arco di circa cento anni che vengono impiantati i mitrei ostiensi, dei quali, tranne per qualche eccezione, non è possibile stabilire un periodo di abbandono o di dismissione degli spazi608.

La concentrazione in questo periodo di tutti gli episodi di installazione dei luoghi di culto dedicati a Mitra, è parallela a quello che può essere definito il periodo d’oro di Ostia. Con la costruzione del secondo bacino portuale sotto Traiano, la spinta commerciale verso la foce del Tevere era aumentata, senza determinare però uno spostamento delle attività a Porto. Sembra infatti che la gestione amministrativa e politica rimase ad appannaggio di Ostia, che nel contempo svolgeva anche la funzione residenziale per molti dei lavoratori impiegati a Porto609.

Di pari passo con l’apogeo di Roma, la spinta commerciale stava crescendo, con un aumento della richiesta di nuovi alloggi e di strutture politico-amministrative in grado di accogliere la

607 Per un quadro metodologico sull’uso della topografia nell’archeologia del sacro vedi FONTANA 2012. 608 BECATTI 1954; MARCHESINI 2012-13; VAN HAEPEREN 2019, 85. WHITE 2012 tende a proporre datazioni più

basse, seguito da MELEGA 2019.

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gente che si riversava nella colonia. Sebbene Porto fosse diventato il polo logistico addetto principalmente alle importazioni destinate a Roma, anche a Ostia si avverte la necessità di potenziare gli horrea, costruendone di nuovi o intervenendo su quelli preesistenti610.

Dal punto di vista urbano, nella città, già con il rialzamento del livello di alcuni settori della città sotto Domiziano, si erano gettate le basi per la “rivoluzione urbanistica”. Questa fase culmina con il regno di Adriano in cui lo Stato, affiancato dai privati, promuove la ricostruzione di metà della città611. Se agli inizi del II secolo, sotto Traiano, gli sforzi edilizi si erano

concentrati nella regio III612, la più prossima alla foce del Tevere, già entro la prima metà del

secolo i quartieri a nord del decumano massimo erano stati interessati da un’espansione edilizia. L’intervento sugli edifici pubblici sembra aver coniugato gli interventi del governo e quelli dei privati613. Un esempio di azione privata è sicuramente quello delle Case a Giardino

nella terza regione. Si tratta di un progetto di edilizia residenziale destinato a un’utenza agiata che ha mantenuto i criteri dell’architettura abitativa ostiense, rappresentati dall’unione degli aspetti residenziali e commerciali, ridefinendone il linguaggio614. Gli interventi pubblici

sembrano essere limitati alle regiones I e II, in cui la presenza di assi viari che partono dal decumano e vanno verso nord sembra più strutturata e in cui è stato possibile sfruttare un’area che non aveva subìto una già intensa attività edilizia. Si tratta della cosiddetta area dei Cippi di Caninio, un ampio settore della regio II che già in età repubblicana era stata assegnata alla pubblica gestione615. Nell’area meridionale della città invece l’espansione edilizia sarebbe stata

dettata dalla casualità e dalla disponibilità decrescente di terreni, con una lottizzazione che ha rispettato la viabilità più antica, mostrando soprattutto a livello di strade secondarie un

610 PAVOLINI 2002,325-26e infra;PAVOLINI 2006b, 98-9. 611 PAVOLINI 2006b, 22.

612 DELAINE 2002 data al periodo tardo-traianeo l’edificazione del settore nord-est della città.

613 Una superiorità dell’intervento privato, a titolo speculativo, è quello che ha portato, secondo HEINZELMANN

(2002) a un “boom edilizio” che non ha avuto l’idoneo supporto sul piano urbanistico, perché privo di una progettualità che è prerogativa dell’intervento statale. Così Ostia II secolo, al suo apice, si trovava a essere ancora una città deficitaria dal punto di vista dei servizi e dell’apparato urbano. Per KOCKEL (1992) invece, da Domiziano

ad Adriano, si è avviato un programma urbanistico che ha colmato le grandi lacune che Ostia aveva mostrato nei secoli precedenti rispetto ad altre città come Pompei e Roma.

614 PAVOLINI 2006a, 163-65; vedi soprattutto CERVI R.1999, Evoluzione architettonica delle cosiddette "Case a

Giardino" ad Ostia, in Città e monumenti nell’Italia Antica, 141-56; GERING A.2002, Die Case a Giardino als unerfüllter Architektentraum. Planung und gewandelte Nutzung einer Luxuswohnanlage im antiken Ostia, in Römische Mitteilungen 109, 109-140; FALZONE 2010, Stratigrafia orizzontale delle pitture delle Case a Giardino: Modello della fase originaria dei blocchi centrali del complesso ostiense, in Anzeiger der Philosophisch- Historischen Klasse, 145.2010, 107-60; FALZONE 2014, La fase di abbandono dell’Insula delle Ierodule nel contesto delle Case a Giardino, alla luce dei nuovi dati archeologici, in MEFRA 126-1, 197-206.

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orientamento e un adeguamento a una situazione preesistente616. Come abbiamo visto nel

dossier, nelle regioni III, IV e V sono estremamente riconoscibili i diversi allineamenti delle parcelle e gli espedienti di occupazione dello spazio tra un isolato e l’altro.

Espressione di questa fase storica è il cambiamento dell’architettura abitativa, che sostituisce le domus con l’insula, secondo un modello che soddisfa le esigenze della crescita demografica con lo sviluppo verticale degli edifici e con la vocazione commerciale della colonia617. Le

conseguenze di questa mutazione nell’abitare si colgono non solo sul piano urbanistico ma anche su quello sociale, perché l’edilizia residenziale è espressione, oltre che dell’aumento demografico, anche della crescita di una classe di ceto popolare e medio a cui era destinata questa tipologia abitativa618.

Con gli imperatori antonini, la vicenda urbana di Ostia si dota degli ultimi edifici in cui si riconosce un intervento statale di media portata, con il paesaggio urbano che, tra Commodo e Settimio Severo, si inizia a connotare per la costruzione di scholae e altri edifici collegiali. In età severiana, la crescita edilizia è pressoché inesistente. Si interviene con operazioni di restauro e manutenzione fino alla metà del III secolo, quando i sintomi della crisi si fanno più evidenti soprattutto a livello politico-amministrativo come testimoniato dall’epigrafia che dopo il 251 non restituisce più alcuna carica politica ostiense619.

È in questo secolo di grande espansione della città e di trasformazioni urbanistiche e sociali che si diffonde, o trova compimento, il culto di Mitra nella sua espressione architettonica, trovandosi intimamente connesso a questa nuova immagine di Ostia medio-imperiale, ai suoi caseggiati e alle sue sedi collegiali.

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 164-166)