Il mitreo delle Sette Porte si trova nell'ultima stanza di un edificio interpretato come horreum (IV v, 2) e situato a ridosso dell'area non scavata della città a sud401. A est confina con il Cortile
del Dioniso (IV v, 9), a ovest con la Schola del Traiano (IV v, 15) e le Terme delle Sei Colonne a nord (IV v, 11) (fig. 53).
Difficoltà di lettura del contesto derivano dalla continuità con una zona di Ostia ancora non indagata, soprattutto perché proprio verso la parte sud-orientale era previsto l'accesso all'horreum. Su questo aspetto torneremo più avanti, dopo aver esaminato in modo approfondito il mitreo.
Per l'impianto (figg. 54-55) è stato sfruttato lo spazio di una cella del magazzino datato al I sec. d.C. per la tecnica muraria in reticolato402 e si è mantenuto l'ingresso originale. Non sono state
apportate modifiche alle murature se non nel caso della parete di fondo, in cui nel muro in opus
reticulatum è stata predisposta una nicchia in latericium, poi intonacata di rosso e azzurro.
Probabilmente pertinente a questa nicchia è il corallo ritrovato nello scavo del podio di sinistra, utilizzato per ricreare le asperità tipiche dell’ambiente di grotta403. I due podia occupano la
lunghezza del mitreo, a eccezione dello spazio lasciato accanto all'ingresso situato sulla parete ovest. Qui sono stati costruiti due gradini in laterizio per permettere la salita sulle banchine. Il piano di queste era in cocciopesto, con un largo ripiano anteriore in mosaico, come anche la fronte dei podi. La faccia musiva dei podia è caratterizzata da una decorazione a girali che nascono da un cespo centrale. Più interessanti sono le figure, definite entro pilastri: sono quattro, divise equamente tra le due banchine. Sul podio di destra abbiamo una figura maschile, vestita di corta tunica, con una lancia nella mano destra e che sostiene un trofeo d’armi sulla spalla sinistra, in cui si riconosce Marte. Poi c’è una figura femminile, nuda, con crescente lunare sulla testa e che tiene un velo con le mani che si rigonfia sulla testa, identificata con Luna. Nella fronte opposta, abbiamo sempre un personaggio maschile e uno femminile, entrambi nudi. Il primo tiene una clamide sul braccio sinistro e con la mano un caduceo. Nella
401 BECATTI 1954, 93-9; CIMRM 287; BAKKER 1994; PAVOLINI 2006a, 194;MARCHESINI 2012-13, 246-61;
MELEGA 2017-18,124-33;299-305;VAN HAEPEREN 2019;VAN HAEPEREN, Ostia. Mithraeum des Sept Portes (IV, V, 13) https://books.openedition.org/cdf/6588.
402 BECATTI 1954, 93-99; RICKMAN 1971, 59; PAVOLINI 2006, 194.
403 FATICONI 2007. Il corallo decorativo è stato trovato durante lo scavo dell’interno dei podia del mitreo delle
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mano destra sembra tenere una borsa. Si tratta di Mercurio. Nella figura femminile si riconosce invece Venere di tipo Anadiomene.
Alle estremità a ovest ci sono due pilastrini, di cui quello nord più alto404. Entrambi presentano
un motivo vegetale sul lato che dà verso l’ingresso. Sulla fronte verso il corridoio, conservata parzialmente, c’è un motivo geometrico. Per la parte destra, sappiamo che sopra di questo doveva esserci uno dei due dadofori, probabilmente Cautopates, di cui resta solo la parte terminale delle gambe. È più che probabile che sul lato opposto ci fosse Cautes, ma non ne abbiamo traccia. Nella parte terminale del podio di sinistra, all'altezza della parete di fondo, c'è una parte di forma quadrangolare in muratura in aggetto, che potrebbe essere un basamento. Circa alla metà della lunghezza delle banchine ci sono due nicchiette. Quella a sud aveva come rivestimento una lastra marmorea di reimpiego, con un'iscrizione che la riconduce all'ambito sepolcrale, forse a un colombario. Sulla base del formulario è datata alla prima metà del I sec. d.C.405. Sempre nelle nicchie erano riposte due arette in marmo, di cui quella conservata nel
podium sinistro è di reimpiego come dimostra la scalpellatura di un'iscrizione. Le due piccole
are, entrambe in marmo con modanature, non sono affatto speculari e forse testimoniano due interventi indipendenti. Nella nicchia della banchina a sud sono stati ritrovati dei frammenti ceramici di tre vasetti con resti ossei, da riferire a gallinacei e forse conigli406.
Le decorazioni che correvano lungo le pareti sono state dipinte contestualmente all'impianto del mitreo. La parete di fondo era stuccata di un rosso vivace. La parete ovest, dove è posizionato l'ingresso, ha mantenuto tracce di pittura solo sul lato nord. Si riconosce una divisione in quattro riquadri, definiti da linee rosse incrociate, con una zoccolatura rossa all'altezza delle scalette di salita ai podi407. Nei due riquadri inferiori abbiamo un motivo
vegetale, un piccolo alberello e una decorazione geometrica rossa posta al centro e contornata da un altro riquadro giallo e rosso. Dei due riquadri superiori si è conservata solo la fascia più alta, con una linea rossa da cui forse partivano piccoli alberi.
404 Il pilastro della banchina nord è alto 25 cm, mentre quello opposto è conservato per un'altezza di 10 cm. 405 La lastra, attualmente irreperibile venne tolta nei restauri successivi allo scavo. Reca l'iscrizione "Epigonus, /
pius / v(ixit) a(nnis) IIII, m(ensibus) II. / H(ic) s(itus) e(st)", MARCHESINI 2012-13, 248-49.
406 Dal GDS del 1940, pag. 44: "Dentro la nicchietta della banchina di S (sinistra? Sud? Nda.) è un'olla interrata
dentro cui sono state rinvenute ossa di gallinacei e di coniglio (?) insieme con tre vasettini fittili ovoidali frammentati". BECATTI colloca il ritrovamento nella banchina sud (1954, 93).
407 Il fatto che le pitture non siano coperte dai gradini e indice di messa in opera delle pitture in fase, o in un
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I temi delle pareti lunghe sono di stampo naturalistico: incannucciata gialla che copre arbusti verdi con ombreggiature marroni e foglie allungate. Al centro ci sono due palme con tronco giallo e foglie verdi e giallo-brune e frutti rossastri. Lungo la parete sud, verso l'angolo con il muro dell'ingresso, c'è un riquadro rosso diviso in due da un'altra linea rossa che lo divide in due sezioni: in quella inferiore troviamo un motivo geometrico rosso e giallo, mentre di quello superiore si notano solo delle tracce di verde in basso e un disco celeste a sinistra e giallo-rosso al centro.
In questi motivi naturalistici Becatti ha visto il richiamo alle parole di Porfirio, che si riferisce allo spelaeum come un luogo di natura rigogliosa e lussureggiante408. La stessa descrizione
sarebbe ravvisabile anche nell'apparato pittorico del mitreo delle Pareti Dipinte, in cui sarebbe stato adottato lo stesso tema, ma in modo più schematico409.
Davanti alla parete di fondo, sulla quale solo ipoteticamente possiamo pensare ci fosse un'immagine della tauroctonia, alloggiata sullo sfondo stuccato e intonacato di rosso e azzurro, è stato posto l'altare in muratura di scaglie di tufo e mattoni con intonacatura, di cui la parte superiore sinistra è fortemente lacunosa. Esso poggia su una base rovesciata di marmo pario. È riconoscibile però un foro per l'alloggiamento di una lucerna che doveva trapassare la superficie. Ritrovamenti contestuali di frammenti di vetro, fanno pensare che la fiamma potesse essere protetta da una sottile lastrina410. Becatti riconosceva nella forma del foro quella di una
mezzaluna, in analogia con quello del mitreo di Lucrezio Menandro. Accanto all'altare sono state rinvenute tre lucerne non bollate e tra la base e l'altare stesso è stata ritrovata una moneta di Faustina. Si tratta di un medio bronzo, con profilo destro di Faustina accompagnato dalla legenda Faustina Augusta sul retto, mentre sul verso c'è Cerere con capite velato, assisa con un mazzo di spighe e le scritte intorno ai lati S(enatus) C(onsulto)411. L'importanza di questo
rinvenimento è il terminus post quem per la costruzione dell'altare che deve essere collocato dalla seconda metà del II secolo in avanti.
Nello svuotamento della banchina destra sono state trovate altre due monete, che anche in questo caso danno un terminus post quem per la costruzione dei podia: un grande bronzo di
408 PORPH., De antro, 5-6: 5, “Come dice Eubulo, Zoroastro per primo consacrò in onore di Mithra padre e creatore
di ogni cosa uno speleo naturale fiorito e ricco di sorgenti” (trad. SANZI 2003, 419-20).
409 BECATTI 1954, 96. 410 Vedi paragrafi 5.1 e 5.5.
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Adriano con il profilo verso destra dell'imperatore laureato e la scritta Hadrianus Augustus sul verso e la Dea Roma di profilo verso sinistra, assisa su armi con la legenda S(enatus)
C(onsulto). La seconda moneta è un piccolo bronzo con profilo verso destra di Antonino Pio Antoninus Augustus sul dritto e una figura femminile stante con patera nella mano destra e
scettro nella sinistra, non riconoscibile, con la scritta S(enatus) C(onsulto)412. La costruzione
delle banchine si deve dunque collocare dopo il 138 d.C.
Sul pavimento, verso l'altare, era stato inserito un pozzetto fittile, con due piastrelle di marmo bigio ai lati, da una delle quali emerge una fistula plumbea tagliata.
Parimenti a quanto predisposto per i due podia anche il pavimento è dotato di un mosaico a tessere bianche e nere, incorniciato da una doppia riquadratura di tessere nere, all’interno della quale partendo dall’ingresso troviamo il primo motivo. Si tratta di un motivo architettonico, in cui una teoria di archi parte da uno centrale, più grande, incorniciato da due capitelli e dotato di una corona di merli, dal fornice del quale pende un oscillum. Ai suoi lati, tre archi a destra e tre archi a sinistra, sono di dimensioni minori, ma tutti dotati di merli. La presenza di linee orizzontali nella parte bassa degli archi minori sembra simboleggiare le soglie delle porte. Si tratta comunque di un tema molto ricorrente nell’ambito dell’architettura domestica, ma in questo caso la presenza di sette archi, può dare spazio a un’interpretazione simbolica legata al numero sette, che ritroviamo anche nel mitreo ostiense delle Sette Sfere e che è citata da Celso e riportata da Origene413.
Procedendo verso la parete di fondo incontriamo, proprio davanti al pozzetto rituale, la rappresentazione di un cratere a colonnette, decorato da foglie di alloro. Alla sinistra di questo abbiamo un volatile, con lunghe ali, nel quale Becatti non riusciva a riconoscere un corvo e ipotizzava si trattasse in un’aquila414. Il volatile tiene sotto le zampe un’asta lanceolata. A
destra del cratere c’è invece un serpente che sembra uscire da una roccia che è rappresentata uscente dalla riquadratura del pavimento e che porge la lingua sul bordo del recipiente. Quasi a ridosso della riquadratura, sul lato della parete di fondo, c’è invece un personaggio maschile barbuto, con mantello, che tiene un fascio di fulmini nella mano destra e uno scettro nella sinistra. Si tratta di Giove. Fuori dalla riquadratura abbiamo un altro personaggio maschile barbuto, con capite velato e un falcetto nella mano sinistra, in cui si può riconoscere Saturno.
412 Anche per questi due bronzi vale il discorso per quello di Faustina: le monete sono irreperibili e la descrizione
si basa su quella di BECATTI (1954, 94).
413ORIG., C. Cels, VI, 22. Per il testo tradotto vedi nota 251. 414 BECATTI 1961, 198.
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Becatti, considerando la presenza di altre quattro divinità sulla fronte dei podia, tutte collegabili ai pianeti, ritiene ci sia un legame simbolico con il tema delle Sette Porte poste all’ingresso. Abbiamo in effetti Marte, Venere, Mercurio, Saturno, Giove, Luna. Il grande assente è il Sole, che secondo lo studioso sarebbe rappresentato dalla figura, mai trovata all’interno di questo mitreo, di Mitra. Abbiamo quindi come nei mitrei di Santa Prisca a Roma e delle Sette Sfere a Ostia, un riferimento alle divinità planetarie, dove nel primo caso, la numerologia del sette sarebbe proposta anche in esplicito riferimento ai gradi iniziatici, tutelati dai pianeti415.
Tra i rinvenimenti dello scavo del mitreo ci sono anche due statue, entrambe frammentarie. In una è riconoscibile la parte inferiore di uno tra Cautes e Cautopates: gambe incrociate, tunica corta, mantello e pantaloni. La seconda invece è una rappresentazione di una figura femminile, acefala e con le braccia e il piede destro mancanti. Indossa un chitone e un himation. Tra i piedi c'è un foro circolare, forse per il passaggio dell'acqua, ma rimane comunque difficile supporne la collocazione all'interno del mitreo416.
L'ingresso all'horreum avveniva da sud, attraverso un arco monumentale di epoca adrianea che doveva essere di pertinenza dell'edificio con il quale confina a sud. La pianta dell'edificio prevede un ingresso ampio (circa 5 m) su un corridoio centrale, intorno al quale si aprono due file di tre stanze417. Lungo la parete nord ci sono tre contrafforti in blocchi di travertino. Lungo
la parete est c'è un ingresso sulla parete di fondo della cella centrale, larga 1,20 m, che doveva collegare l'horreum al Cortile del Dioniso.
La conservazione di tre soglie delle celle porta a considerazioni importanti sulla funzione di questa struttura. Tradizionalmente è considerato un piccolo magazzino di proprietà privata, forse di un mercante, per le dimensioni e per la posizione distante dal settore originariamente pubblico a ridosso del Tevere418. Alcune delle sue caratteristiche possono offrire una nuova
lettura del dato archeologico419. Sono state ritrovate tre soglie per porte con cardini, mentre la
soglia nella cella di nord-ovest, è stata modificata in una fase successiva per l'alloggiamento di una porta a scorrimento, tipica delle tabernae (fig. 56), ma che rappresenta un unicum per gli
415 Si rimanda ai paragrafi 4.2 e 5.4 per l’esame della tematica dei gradi e delle iniziazioni.
416 Secondo BECATTI 1954, 198 il foro venne praticato per il passaggio dell'acqua. MARCHESINI 2012-13, 258, in
base al ritrovamento di un pozzetto rituale e di una fistula di piombo, ipotizza che si potesse trattare di una ninfa, vista la connessione forte di questo mitreo con l'elemento acquatico. Va sottolineato che al momento dell'impianto del mitreo, la fistula era stata tagliata e non assolveva più alla funzione di conduzione dell'acqua.
417 RICKMAN inserisce questo magazzino nella tipologia degli horrea a corridoio centrale (1971, 58-61). 418 L’area delimitata in età tardo-repubblicana dai cd. Cippi di Caninio.
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horrea di Ostia. Recentemente il tema delle soglie marmoree scanalate è stato affrontato da J.
Schoevaert nel suo lavoro sulle boutiques ostiensi. Lo studioso riprende la posizione di G. Girri420 nell'interpretazione di questa tipologia di ingressi e lo considera come criterio di
identificazione delle tabernae, o comunque degli edifici a vocazione commerciale o di ateliers. A un certo punto, una cella del piccolo horreum sarebbe stata quindi predisposta a taberna421.
Non possiamo sapere purtroppo se questo cambiamento sia avvenuto con l'apprestamento della cella di sud-est a mitreo, da collocare intorno al 160-170 d.C. o con la costruzione dell'ingresso ad arco monumentale in laterizio di epoca adrianea che si addossa al muro sud dell'horreum. La parte a sud dell’arco monumentale non è ancora stata indagata archeologicamente, impedendo di avere ulteriori informazioni riguardo questo horreum. Innanzitutto, le piccole dimensioni di questi magazzini hanno fatto ipotizzare che si trattasse di horrea di privati, utilizzati come magazzini di stoccaggio o affittati per la stessa finalità ad altri. Erano solitamente dotati di un solo ingresso. Possiamo quindi immaginare che il solo ingresso attivo, almeno in origine, fosse quello a sud. Sucessiva sarebbe la monumentalizzazione dell’arco di cui sopra, che apparteneva all’edificio che gli si addossava. L’aspetto dell’addossamento potrebbe darci indicazioni riguardo il fatto che se si trattasse di un horreum sarebbe stato necessario, o molto probabile, un ambitus o intercapedine che dividesse per questioni di sicurezza le due strutture. A prescindere da questo aspetto, bisogna considerare anche i rapporti con gli altri edifici adiacenti: ne risulta che a nord c’è la condivisione del muro perimetrale con le Terme delle Sei Colonne, a ovest con quello del cortile della Schola del Traiano e a est con il muro del Cortile del Dioniso e alla struttura a sud solo parzialmente scavata e di cui non possiamo ipotizzare la funzione.
Solo per rimanere a Ostia, si riscontra in moltissimi casi che il concetto del paries communis non ritrovava pieno adempimento nella realtà edilizia. Se questo può essere valido per quasi tutte le tipologie architettoniche sembra esserci però una maggiore attenzione per quanto riguarda gli horrea. Come sottolinea Rickman, anche per magazzini più piccoli, sebbene ci possa essere un contatto con le strutture adiacenti, non c’è mai la condivisione di uno stesso muro. La ragione per questa regola e per quella degli ambitus è sempre quella di prevenire la
420 GIRRI 1956.
421 L'ipotesi di un cambiamento di funzione per lo spazio, dettato dall'inserimento di una soglia marmorea a
scorrimento, è accolta anche da SCHOEVAERT che però considera quattro delle sei celle del magazzino, sebbene sia archeologicamente attestata una sola di queste soglie "da taberna" (2018, 85). Già RICKMAN aveva notato
questa eccezione negli ingressi dell'horreum (1971, 60-61). Schoevaert data il mutamento in tabernae dalla metà del III sec. in avanti senza specificare le motivazioni di questa datazione.
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diffusione degli incendi422. Lo studioso, che pure analizza nello specifico questo horreum e ne
fa una dettagliata descrizione, non si sofferma sull’aspetto della condivisione dei muri. Al fattore sicurezza si collega il dato della proprietà, per cui la condivisione del muro sembrerebbe indicare la stessa appartenenza. Tralascio questo ultimo aspetto perché mi sembra improbabile che, almeno in questo caso, si possa cercare di desumere dei dati sullo status giuridico dei vari edifici dell’isolato IV v, vista la molteplicità di muri comuni rilevati. A questo aspetto fa riferimento un documento epigrafico rinvenuto all’interno delle Terme delle Sei Colonne423
che attesta la diversa proprietà tra l’impianto termale e l’adiacente domus del Cortile del Dioniso, in cui la presenza del muro che li divide è in comune solo per una determinata altezza424.
Torniamo un attimo sulla complessità dell’analisi giuridica sulla base della paries communis. Come sottolinea Saliou, nei rapporti di vicinato edilizio perde progressivamente importanza, fino a diventare una legge non applicata, l’ambitus, quale spazio di separazione e demarcazione delle proprietà. In questo senso si riducono a due le implicazioni giuridiche nel caso di muri mediani. Il muro può appartenere a uno solo dei vicini con un diritto di servitù eventualmente per l’altro soggetto, o essere in un rapporto di comproprietà e si può parlare di paries
communis425. Ovviamente permane l’obbligo di garanzia di sicurezza per talune tipologie di
edifici, come a esempio gli horrea. La casistica di presenze di ambitus illustrata da Rickman è indicativa della necessità di prevenzione degli incendi. Ricorre d’obbligo precisare che, sebbene questa sia la regola, il confronto con un’altra tipologia di edifici, ovvero le terme, dimostra che solo per i grandi complessi si garantiva la presenza di un ambitus. Per i balnea invece, la prova archeologica attesta che venivano inseriti all’interno degli isolati, tra gli edifici preesistenti, avendo dunque più di una parete in comune426.
Resta però interessante questo tipo di analisi per arrivare al superamento dell’identificazione di questo edificio come horreum, alla quale si deve aggiungere anche l’elemento della soglia a scorrimento, estraneo ai canonici ingressi delle celle degli horrea romani427. Purtroppo non è
422 Cod. Theod. XV, 1, 38; RICKMAN 1971, 78-9, 190-92.
423 BLOCH 1953, n°68 “hic paries ad hanc altitudinem hac fine communis est…” 424 SALIOU 1994, 60.
425 SALIOU 1994, 81.
426 MEIGGS parla dei balnea e dei danni ai muri provocati dalla presenza di tubuli lungo il muro mediano (1973,
417-20).
427 STEUERNAGEL (2004, 188) trova delle similitudini tra l’edificio in cui è impiantato questo mitreo e il
Caseggiato del Larario (I x, 3) costruito in epoca adrianea tra il decumano massimo e la via omonima, interpretato come un mercato per articoli di pregio (PAVOLINI 2006a, 113).
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possibile risalire a una datazione per la modifica della soglia in travertino e la mancanza di scavi nella parte sud di questa regione, non aiuta a comprendere quali siano state le dinamiche edilizie dell’area.
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