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Mitreo di Felicissimo (V ix, 1) 123

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 123-128)

Il mitreo di Felicissimo si trova all’interno di un caseggiato (V ix, 2) di cui è sconosciuta la funzione ed è attualmente raggiungibile dalla Via di Felicissimo, una piccola traversa di Via della Fortuna Annonaria444. L’edificio confina a nord con il santuario di Bona Dea (V x, 2), a

est con le Terme del Nuotatore (V x, 3), a sud con la via di Felicissimo e a ovest con la via della Fortuna Annonaria (fig. 62).

L’analisi del contesto topografico dell’area parte dalle prime fasi di occupazione caratterizzate dall’adattamento a una viabilità preesistente. A essa si sarebbe adeguato anche il temenos del Santuario di Bona Dea, che pare essere la struttura più antica del settore e intorno alla quale sarebbero stati costruiti gli altri edifici445.

Il caseggiato, in cui è stato impiantato il mitreo, non è di facile lettura per il cattivo stato di conservazione degli alzati. Non è possibile dedurre con certezza se l’ambiente a sud del luogo di culto mitraico sia pertinente al caseggiato o sia una struttura indipendente. Si nota infatti che nella pianta di Gismondi – Visca del 1949, poi aggiornata da Pascolini nel 1961 e da Ricciardi nel 1996, questo ambiente aveva diverse aperture (vedi fig. 62). Una dava sul corridoio che conduceva dal decumano alle Terme del Nuotatore, uno sulla via del Felicissimo e uno sul lato sud che lo metteva in comunicazione con gli ambienti del complesso termale. Attualmente non è possibile fare verifiche autoptiche perché l’area è invasa dalla vegetazione. Nella pianta delle Terme del Nuotatore, pubblicata dopo lo scavo svolto tra il 1966 e il 1975 dall’allora Istituto di Archeologia dell’Università di Roma446, l’ambiente appare completamente chiuso.

444 BECATTI 1954,105-12;CIMRM297;BAKKER 1994;PAVOLINI 2006a,228-29;MARCHESINI 2012-13,170-76;

MELEGA 2017-18,158-63,319-24;VAN HAEPEREN 2019;VAN HAEPEREN,Ostia. Mithraeum de Felicissimus (V, IX, 1 https://books.openedition.org/cdf/6544.

445 Il ritrovamento di lacerti murari in opera cementizia con paramenti in incertum, uniti ad alcuni ritrovamenti

epigrafici di I sec. a.C. e di età augustea fanno datare la prima fase del santuario tra II sec. a.C. e I sec. a.C. con la preferenza per una datazione più bassa (ZEVI 1997, 448-52; MEDRI-FALZONE ET AL. 2017, 3, 5; vd. FLORIANI

SQUARCIANO 1959-60, MEIGGS 1973, 352; CÉBEILLAC-GERVASONI 2004, 78-9). La ricostruzione del temenos

originario, intorno al quale, si adattano tutte le fabbriche successive può essere solo parziale. I resti dei muri si trovano sul lato est che confinerà con le Terme del Nuotatore e in due punti lungo il perimetro meridionale – nell’angolo sud-est e poi verso ovest – in comune con il muro settentrionale dell’edificio di incerta funzione e parallelo alla via delle Ermette. Per quanto riguarda il lato ovest abbiamo un incrocio con il muro meridionale, ma sembra trattarsi di una struttura interna al recinto più che del lato occidentale del temenos. Completamente ipotetica è la ricostruzione del lato nord, per il quale non sono state rintracciate strutture, ma considerando come la via Laurentina abbia definito l’assetto della zona, è più che probabile che questo lato del recinto fosse allineato all’arteria stradale.

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Il mitreo di cui rimangono parzialmente gli alzati dei muri e delle banchine, conserva in buone condizioni il pavimento musivo (fig. 63). Di grande interesse perché ricco di simboli che rimandano alla sfera cultuale, è diviso in nove pannelli. Solo la parte a ridosso della parete di fondo è lacunosa. Partendo da qui incontriamo la rappresentazione di un cratere con due rami e forse due spighe. Alcuni studiosi pensano si tratti di un’immagine allusiva alla tauroctonia, nel suo aspetto legato alla fecondità che deriva dal potere generatore del sangue del toro447.

L’immagine del cratere rimanda all’acqua – abbiamo un esempio ostiense nel mitreo delle Sette Porte – mentre le spighe sono sovente raffigurate mentre fioriscono dalla coda del toro. Al di sopra di questa rappresentazione c’è l’unica attestazione epigrafica del monumento. È in tessere di mosaico nero su sfondo bianco, entro una tabella delimitata da fasce nere448:

Felicissimus / ex voto f(ecit).

Attesta il voto di Felicissimo, cioè il dono del mosaico. Sebbene la divinità non sia specificata, dato il contesto, non ci posso essere dubbi che si tratti di Mitra. Il cognomen è diffuso a Ostia in iscrizioni sepolcrali e in epigrafi relativi a collegia. Verosimilmente potrebbe essere un liberto, uno schiavo o discendente di liberti449.

Da questo punto del pavimento musivo, e procedendo verso l’ingresso, si alternano sette pannelli. Il numero di sette li mette in correlazione con i cosiddetti gradi iniziatici450. Seguendo

questa lettura, gli attributi rappresentati sono stati interpretati come strumenti rituali451.

Proseguendo si ritrova la raffigurazione di un caduceo che rimanda a Mercurio, un corvo che chiaramente rappresenta il corax e un piccolo recipiente.

Il pannello seguente ha un diadema con crescente che allude a Venere, una lucerna a Nymphus. Nel pannello seguente invece un elmetto, l’attributo di Marte, la lancia e una borsa del miles. Il quarto grado iniziatico, quello del leo, è rappresentato invece da un fulmine che allude a Giove e da una paletta o simpulum che simboleggia il leone, come portatore del fuoco452. Il

447 CUMONT 1896-99, I, 194; BECATTI 1954, 106; 1961, 227-30. Per entrambi gli studiosi il cratere simboleggia

l’acqua (vedi CUMONT 1896-99, I, 101) ma la presenza di vegetazione rimanda al potere benefico e fecondo del sangue del toro.

448 AE 1946, 118.

449 MARCHESINI 2012-13, 171. 450 Vedi paragrafi 4.2 e 5.4. 451 BECATTI 1954, 106-12.

452 Il legame tra i leones mitraici e il fuoco è narrato in Porph., De antro 15: «Pertanto quando agli iniziati al grado

del leo sulle mani versano miele al posto dell’acqua per purificarle, li esortano a mantenere le mani pure da qualsiasi cosa che possa essere dolorosa, dannosa ed impura; poi dal momento che il fuoco ha il potere di

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perses è rappresentato da un ensis falcatus o un harpé, una spada con lama a falcetto, anche

ritenuta caratteristica delle genti asiatiche453, un crescente lunare che allude alla divinità

tutelare di questo grado ed Hesperus, la stessa della sera. Un ulteriore attributo è una falce, simbolo del Persiano, quale protettore delle messi454. La corona con sette raggi e nastri si

riferisce a Sol, la frusta all’heliodromus e la torcia a Phosporus, la stella del mattino. In ultimo, il grado principale, quello del Pater, qui simboleggiato da un berretto frigio, patera e rabdos, quali elementi di un possibile battesimo o avanzamento iniziatico e il falcetto455 di Saturno.

L’ultimo pannello si trova nello spazio nei pressi dell’ingresso; un cratere, un altare con foculus e due berretti con la stella sul capo, probabile allusione a Cautes e Cautopates.

Tale rappresentazione musiva e le epigrafi provenienti dal mitreo di Santa Prisca a Roma, sono state utilizzate come fonti dirette principali per la lettura del culto.

L’attuale ingresso sulla via di Felicissimo è un’alterazione conseguente al restauro.

L’accesso originario del mitreo è situato lungo la parete sinistra. L’accesso originario dunque prevedeva un passaggio dal vano posto a nord, nel quale era stata chiusa la porta che lo collegava alla via antistante (via del mitreo di Felicissimo).

A destra dell’ingresso originario, c’era un piccolo pozzo interrato, di cui è visibile solo la parte dell’orcio in terracotta, che ha un diametro di circa 35 cm. Non è possibile sapere se si trattasse di un pozzo collegato all’eventuale falda acquifera sottostante456.

Per quanto riguardo l’arredo cultuale non abbiamo nessuna evidenza archeologica di altari o edicole presso il muro di fondo del tempio mitraico. Verosimilmente doveva trattarsi oggetti mobili perduti o dispersi.

purificare, (lo) presentano come acqua lustrale che ben si addice al mista, proprio perché rifiutano l’acqua in quanto nemica del fuoco; ed anche la lingua da ogni colpa purificano col miele.» (trad. di SANZI 2003, 420).

453 BAKKERhttp://ostia-antica.org/regio5/9/9-1.htm .

454PORPH., De antro 16: «Quanto offrono del miele al Perses in quanto protettore delle messi nel simbolo

considerano (proprio) la sua capacità di conservazione», (trad. di SANZI 2003, 420).

455 Potrebbe trattarsi di un ensis falcatus o di una falx dacica.

456 RICCIARDI-SCRINARI 1996, vol. I, n° 52, pag. 62. Le autrici sottolineano inoltre, che nei mitrei si trovano

sovente pozzi, di cui non siamo a conoscenza delle modalità di sfruttamento delle acque. In assenza di dati sulla presenza di una falda, vengono considerati finti pozzi e non schedati nel loro lavoro di catalogo sulle strutture legate all’acqua a Ostia. L’unico caso di “finto pozzo” citato è questo relativo al mitreo del Felicissimo che ritengono plausibile possa essere un pozzo. Per un’analisi più dettagliata sulla presenza di fonti d’acqua nei luoghi di culto mitraico, si rinvia al paragrafo 6.5. Sappiamo dell’esistenza di una falda in questo settore della regio V, che serviva tra le altre cose anche il pozzo del Santuario della Bona Dea, rimasto in funzione fino all’abbandono del tempio, all’incirca alla fine del IV secolo e le altre vasche presenti nel cortile (vedi RICCIARDI-SCRINARI 1996,

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È probabile che il muro nord sia stato creato contestualmente all’impianto del mitreo, mediante la tamponatura in opus vittatum dei pilastri in laterizi preesistenti. Il muro est, di delimitazione del temenos del santuario di Bona Dea è in opera mista. Quello opposto è in laterizi, come il muro a sud, nel quale si apre una nicchia semicircolare nell’angolo sud-ovest. Forse è stato risparmiato l’intercolumnio tra l’ultimo pilastro e quello mediano, per lasciare libero lo spazio di accesso al luogo di culto. Le dinamiche di chiusura dell’edificio, che doveva essere originariamente pilastrato, sono di difficile comprensione a causa dello stato della struttura. La stanza a nord era verosimilmente collegata alle attività del mitreo per il ruolo di passaggio che garantiva. Non sappiamo se era un ampio ambiente con un muro divisorio che lo divideva solo in modo parziale o se questo muro arrivava fino al perimetro orientale del caseggiato.

Una datazione del mitreo può essere ipotizzata, come ha fatto Becatti, per l’uso dell’opera vittata e lo stile del mosaico (l’utilizzo delle fasce nere soprattutto) alla seconda metà del III secolo.

Circa la datazione del caseggiato, considerati anche i numerosi rifacimenti subiti, possiamo considerare come terminus ante quem la creazione del corridoio di passaggio per le Terme del Nuotatore. Questo corridoio ha portato a una riduzione dello spazio del temenos del santuario di Bona Dea. Recenti indagini archeologiche lo fanno risalire al periodo compreso tra il 90 e il 120 d.C.457. Questo fa supporre che il caseggiato fosse già stato costruito, altrimenti si sarebbe

evitato di alienare una parte dello spazio sacro del santuario. Quest’ultimo è l’edificio di più antica presenza in questo settore della regio V. L’orientamento adattato a una viabilità preesistente si vede se si osserva l’andamento obliquo del muro che divide il santuario dal caseggiato del mitreo di Felicissimus458.

457 MEDRI-FALZONE ET AL. 2017.

458 Completamente ipotetica è la ricostruzione del lato nord del temenos, per il quale non sono state rintracciate

strutture, ma considerando come la via Laurentina abbia definito l’assetto della zona, è più che probabile che questo lato del recinto fosse allineato all’arteria stradale. Se il recinto del santuario di Bona Dea ha rappresentato il nucleo intorno al quale nei secoli successivi si sono adattati o imposti gli interventi edilizi nei lotti di terreno della zona, è la viabilità che più di ogni altra struttura ha dettato orientamenti e disponibilità di spazi. Il ruolo della via Laurentina e del cardo maximus nel suo tratto finale nella parcellizzazione dei lotti è ben visibile nel settore a ovest del cardine e in generale si nota come il frazionamento parcellare sembri essere precedente al castrum. Per il ruolo della viabilità e dello specifico della via Laurentina in questa parte della regio V vedi Ostia I, 64; 94-98 e MAR 1991, ma anche MEDRI-DI COLA 2013, MEDRI-FALZONE ET AL. 2017 e PENSABENE-GALLOCCHIO 2018. Il tratto finale della via Laurentina, dalla porta omonima al castrum, coincide con il percorso meridione del cardine massimo. La via Laurentina, come nota Calza, sembra avere un orientamento riscontrabile anche con la via della Foce, testimoniando dunque un percorso precedente all’installazione militare. Ne risulta dunque un’anteriorità anche rispetto all’espansione urbana al di fuori del castrum delle città e alla costruzione delle mura sillane.

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La situazione statutaria dei terreni di questo settore della regione è estremamente complessa. Per quanto riguarda il rapporto tra Terme del Nuotatore e Santuario di Bona Dea, l’inserimento di un corridoio nel temenos, può configurarsi come servitù di passaggio in caso di due proprietà diverse. In caso contrario si può pensare a una proprietà comune e perciò uno statuto pubblico459.

La planimetria del caseggiato di Felicissimo trova delle analogie con quella della cd. Basilica prospiciente il decumano massimo (I ii, 3), sede di un collegio non identificato. Rimanendo su un piano speculativo, la coincidenza tra una pianta assimilabile a un edificio collegiale e la collocazione su un terreno pubblico, potrebbero indicare la collocazione del mitreo di Felicissimo negli spazi di un corpus o collegium.

Sappiamo per certo che le Terme del Nuotatore sono state edificate in età flavia e sono cadute in disuso in tempi precoci. L’ultima fase di attività è del 230-250 d.C. e coincide in modo approssimativo con i tempi di impianto del mitreo che possiamo collocare nella seconda metà del III secolo. Per il santuario di Bona Dea si ipotizza un’ultima fase di utilizzo durante il III secolo e una distruzione dal IV secolo in avanti460.

459 MEDRI-DI COLA 2013,55. 460 MEDRI-FALZONE ET AL. 2017.

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Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 123-128)