Il mitreo degli Animali si trova nell'angolo sud-est di un vasto isolato, che si è esteso in epoca traianea tra la via della Caupona, il Cardo Massimo, il Campo della Mater Magna e l’area sud della città, non ancora scavata374 (fig. 47). La posizione del mitreo, all'interno di questo settore,
è defilata: confina con il muro di delimitazione del Campo a est, a ovest ha un muro in comune con l'edificio IV ii, 10 di incerta funzione e a nord una sorta di cortile che si apre a sud delle Terme del Faro (IV ii, 1).
Per l'installazione (fig. 48) sono stati sfruttati i muri preesistenti in opus reticulatum per tre lati, a eccezione di quello a nord che è stato costruito appositamente in opera laterizia e reticolata. Lungo il muro sud, che costeggia l'area non indagata, ci sono tracce di quella che potrebbe essere la tamponatura di una porta, avvenuta prima della costruzione del mitreo. In una fase successiva sono state anche inserite due file di pilastri rettangolari, di cui una si addossa al muro perimetrale sud. Una terza fila di pilastri è sicuramente stata costruita in fase o dopo l’impianto del mitreo, in quanto appoggia al muro nord. Si connota così uno spazio suddiviso in due navate, di cui quella a nord era aperta verso il cortile, mentre quella a sud appare più delimitata.
Confrontando le varie piante disegnate in diversi momenti, si nota una discrepanza (figg. 47- 48) tra quanto riporta la pianta di Visconti del 1887 e la pianta di Pascolini pubblicata in Scavi
di Ostia II nel 1954375. Visconti riporta in pianta un muro continuo che costituisce la parete di
fondo del mitreo, mentre Pascolini inserisce un’apertura a destra dell’altare che collega il mitreo all’edificio retrostante (IV ii, 10)376. A causa delle difficili condizioni di conservazione
di questa parte dell’isolato è impossibile procedere con un esame autoptico377.
L'altare, a gradini, è stato costruito in laterizi, con un podio verticale alto circa 50 cm, a cui si aggiungono i gradini per raggiungere un'altezza di 140 cm. Al centro del secondo dei tre gradini, è stata inserita una nicchia rettangolare. Possiamo solo ipotizzare che potesse contenere
374 BECATTI 1954,87-92;CIMRM276;BAKKER 1994;STEUERNAGEL 2004,96,107;STÖGER 2011,139-46;WHITE
2012,445-51;MARCHESINI 2012-13,262-69;MELEGA 2017-18,118-23, 291-98, VAN HAEPEREN 2019; VAN
HAEPEREN, Ostia. Mithraeum des Animaux (Mitreo degli animali ; IV, II, 11)
https://books.openedition.org/cdf/6528.
375 BECATTI 1954, 89.
376 BECATTI (1954, 87) lo considera un secondo ingresso, forse riservato al sacerdote.
377 A Ostia abbiamo vari casi in cui ai lati dell’altare veniva lasciato uno spazio o sono presenti dei dettagli
strutturali come porte o gradini che possono far pensare ci fosse un collegamento diretto con una stanza adiacente o retrostante. I casi dei mitrei dei Serpenti, della Planta Pedis, di Lucrezio Menandro e delle Terme del Mitra sono analizzati rispettivamente nei paragrafi 2.14, 2.11, 2.2 e 2.4 e messi a confronto nel capitolo 3.
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un'aretta, similmente a quanto si può vedere per le nicchie dei podia di altri mitrei. L'altare era interamente ricoperto in marmo bianco come si evince da qualche traccia nella muratura. La stessa cosa non è verificabile per i gradini. Al di sopra del ripiano dell'altare, si intuisce un'edicola con una nicchia, delimitata lateralmente da due pilastrini, di cui rimane una parte di quello destro.
Il corridoio era mosaicato e diviso in due settori da una lastra di marmo. Il mosaico è in bianco e nero. All’epoca degli sterri del Ventennio si conservava ancora con alcune lacune a ridosso dell'altare e a sud-est378, mentre attualmente la leggibilità è compromessa dall'esposizione alle
intemperie. Procedendo dall'ingresso, incontriamo una figura maschile, nuda, con i piedi puntati verso la parete di fondo, che tiene un oggetto in ciascuna mano. In quella di destra, si riconosce un falcetto379 e in quella opposta una paletta con un manico corto. La parte piatta
della paletta è resa in modo tale che sembrerebbe essere bucherellata, tipo graticola380.
Percorrendo il corridoio si ritrova la figura del gallo, affiancato a sinistra da un uccello in cui si è voluta riconoscere una civetta per la mancanza di un becco accentuato e gli occhi tondi. Qualora si trattasse della civetta sarebbe chiaro il collegamento a Cautopates, contraltare di
Cautes che è qualche volta accompagnato da un gallo, a simboleggiare l'alternanza del dì e
della notte. Più naturale, nonostante le fattezze, sarebbe riconoscervi il corvo, animale onnipresente nell'iconografia mitraica.
Proseguendo si incontra uno scorpione, la cui resa è estremamente stilizzata, sebbene ci sia un tentativo di dettaglio nel corpo e nella coda. Poco al di sotto della soglia che divide in due il corridoio è rappresentato il serpente, crestato e con la lingua di fuori. Avvicinandoci alla parete di fondo, compare il toro, di cui sono rappresentate solo la testa e la coda. A sinistra c'è uno strumento, simile alla mannaia, che allude al sacrificio del toro o all'uccisione dell'animale da parte del dio.
378 VISCONTI 1868, 402 ss., riporta che presso l'ingresso, quindi tra i pilastri del lato est, era stato riempito uno
spazio con tessere bianche, a colmare una lacuna. Egli riconobbe la sagoma di due Coribanti, che lo portarono a dedurre il legame con il vicino tempio della Grande Madre. Come già considerato da Becatti, si tratterebbe di un tema iconografico totalmente estraneo al culto di Mitra. Immagina la pertinenza a un ambiente precedente, in una fase in cui era collegato al Campo della Mater Magna. Quest'ultimo punto è controverso, perché come si vedrà di seguito, sembra non esserci alcun collegamento tra Campo della Mater Magna e lo spazio su cui si impianterà il mitreo degli Animali.
379 Il falcetto è presente anche nel mitreo di Felicissimo, collegato al pater. Diversamente da quanto nota BECATTI
(1961, 178) che riconduce il falcetto anche alla figura del Persiano, sembra si possa trattare di un ensis falcatus, tipo di arma usato dalla cavalleria. Per quanto riguarda la figura del mitreo degli Animali, Visconti proponeva di riconoscervi Saturno, Cumont Silvano e Becatti un Leo.
380 Forse da mettere in relazione con la paletta (non traforata) dal mitreo di Felicissimo? Lì compare connessa al
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All'altezza dell'ultimo pilastro a nord, c'è una soglia marmorea, che sembra delimitare lo spazio tra la parte "cultuale" e quella vestibolare, secondo la lettura di alcuni studiosi381. Solo nella
prima dovevano esserci le due banchine laterali, che potrebbero essere riconoscibili da scarse tracce di tufelli. Questi ricorsi fanno pensare siano state inserite in un momento secondario e parzialmente addossate all'ultimo della teoria di pilastri. Una situazione analoga si ritrova nel Mitreo della Planta Pedis (III xvii, 2). In entrambi gli esempi il mitreo occupa una navata delimitata da pilastri e non ci sono i podia. Altro aspetto in comune è la presenza di un indicatore spaziale sul pavimento: una soglia o una fascia di mosaico come bipartizione. Anche nel mitreo di Lucrezio Menandro c'è una soglia marmorea, che però è il residuo della divisione in due stanze precedente il suo impianto e non è un inserimento intenzionale. Non possiamo essere sicuri che nel caso del mitreo della Planta Pedis e di quello degli Animali, ci sia stata la volontà di definire due spazi distinti. Allo stesso tempo, ci sono casi in cui la divisione del luogo di culto è molto accentuata, di solito perché risponde a esigenze strutturali che però possono indicare la volontà di mantenere due spazi separati. Si pensi al mitreo della Casa di Diana, che mantiene i due muri precedenti, che separano le banchine, o i mitrei delle Terme di Mitra e delle Pareti Dipinte.
Ritornando all’assenza di podia, o il loro adattamento "non conforme", è credibile pensare a un utilizzo di klinè mobili, piuttosto di una differenza a livello rituale rispetto agli altri mitrei. Durante gli scavi del 1867 sono state ritrovate due teste di statua. La prima, scoperta presso l'altare, è di giovinetto con capelli ricci lavorati a ciocche. In un secondo momento, è stato rinvenuto il berretto frigio sul quale sono presenti tre fori laterali, forse per l’inserimento di una corona radiata. La bocca socchiusa, l'apertura degli occhi e la resa della fronte conferiscono
pathos al volto. Restano tracce di colore rosso sul berretto e i capelli. In esso si è riconosciuto
Mitra, non si sa se parte di un gruppo scultoreo.
L'altra testa mostra un esemplare maschile ancora più giovanile, con capelli lavorati a ciocche, identificato con Helios o Sol. Sulla calotta cranica sono visibili i fori, per una corona radiale o per un berretto frigio382.
L'accesso al mitreo doveva avvenire dal corridoio a nord che era collegato allo spazio aperto dietro le Terme del Faro383 (fig. 51). Nello spazio a nord della sala di culto, c'è anche un bacino
381 BECATTI 1954, 88; STÖGER 2011, 144; MELEGA 2017-18. 382 VORSTER lo data a età tardo-antonina (2004, vol. II n°61). 383 STEUERNAGEL 2004, 108.
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per l'acqua interrato. Si può tenere in considerazione come argomento per capire l’eventuale pertinenza di questo ambiente al mitreo384, magari come vestibolo. In questo cortile sorgeva
anche un piccolo edificio mai studiato. Attualmente non è visitabile perché ricoperto di vegetazione, ma è visibile nella pianta di Gismondi-Visca (fig. 50).
Anche dell'appartenenza al mitreo dell'ambiente sul lato ovest (IV ii, 10) non ci sono prove certe. Stöger ritiene che, a causa della differenza di piano pavimentale, le due strutture non potessero essere connesse. Tale aspetto non può essere considerato un elemento di esclusione. Al contrario, a Ostia, non sarebbe il primo caso in cui il mitreo si trova al di sotto della quota di calpestio degli ambienti circostanti385. Non sono stati riscontrati però gradini che avrebbero
permesso l'accesso, quindi allo stato attuale delle nostre conoscenze, l'unico ambiente che possiamo collegare con certezza al luogo di culto è la navata a nord.
I rapporti altimetrici di questo settore sono comunque molto interessanti. Il mitreo si trova a una quota inferiore, di circa 0,70 m rispetto all'ambiente di funzione incerta a ovest, ma a 1 m sopra il livello dell'area a sud che però è chiaramente esterna rispetto al luogo di culto. Questa differenza è resa evidente dalla tamponatura di una porta che è visibile solo per 0,75 m, in ragione del rialzamento del terreno nella parte interna dell'insula. Una differenza di livelli si trova in tutto l'isolato ed è evidente soprattutto nelle Terme del Faro, che sfruttano la pendenza di quest'area digradante verso sud, incorporando gli ambienti di servizio nelle sostruzioni della parte meridionali del complesso. Al di là della condizione generale dell'area, il rialzamento del piano di calpestio c'è stato, ma si deve notare che il mitreo ha subito un'elevazione minore rispetto all'edificio attiguo. Può essere considerata una scelta intenzionale? Il ribassamento dei piani pavimentali delle sale di culto non ipogee, per conferire l’idea e la sensazione di discesa rispetto al paesaggio circostante, sembra essere un accorgimento ampiamente attestato386.
All’interno dell’isolato IV ii, il mitreo occupa l’angolo sud-ovest e confina a sud con il Campo della Mater Magna, dal quale è diviso da un muro perimetrale. Il rapporto tra Campo e isolato non è pienamente definito da questo muro. Una parte della fabbrica delle Terme del Faro, a un
384 MELEGA 2017-18, 118-19, considera questo ambiente come annesso del mitreo.
385 STÖGER 2011, 137-38. Durante lo scavo di IV ii, 10, negli Anni 40 del XX sec., si è proseguito nonostante il
raggiungimento del piano pavimentale, per raggiungere lo stesso livello del mitreo.
386 A Ostia abbiamo un solo mitreo che possiamo definire pienamente ipogeo ed è quello delle Terme del Mitra,
in cui sfrutta un ambiente di servizio sotterraneo. Sono però numerosi i casi in cui, il luogo di culto si trova a un livello inferiore rispetto a quello degli ambienti o delle strutture contigue (Menandro, Porta Romana, Serpenti, Palazzo Imperiale, Pareti Dipinte, Fructosus, cd. Sabazeo, Planta Pedis)
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certo punto della sua storia edilizia, va a occupare il terreno di pertinenza del Campo387 (fig.
52). In questo caso sarebbe interessante capire se si è trattato dell’alienazione di una parte di terreno sacro. Oppure il Campo, nonostante gli edifici sacri, non deve essere considerato un
temenos. Un’altra ipotesi possibile è che la lottizzazione delle Terme del Faro sia parte di un
progetto unitario, in cui rappresenta una parte di reddito per le comunità che si occupano del tempio388. Un discorso analogo è quello proposto da Mar per il Tempio di Serapide, gli edifici
adiacenti e le Terme della Trinacria nella regio III e il Tempio di Ercole e le Terme di Buticosus nella regio I. Egli ipotizza che ci sia stato lo stesso agente dietro al tempio di Mater Magna e le Terme del Faro. Per quanto riguarda il rapporto tra Serapeo e Terme della Trinacria, come hanno dimostrato altri studiosi, non ci sono abbastanza elementi che supportino l’ipotesi di una dipendenza tra le due strutture389.
Un caso simile ce lo fornisce la regio V. Qui, la costruzione delle Terme del Nuotatore è avvenuta in un terreno non ancora edificato, mostrando dunque differenze sostanziali rispetto ai casi analizzati da Mar. In quei casi, la possibile speculazione economica da parte dei santuari, nella fattispecie attraverso la costruzione di impianti termali, avrebbe interessato strutture preesistenti alle quali adattare la nuova planimetria. Le Terme del Nuotatore sono state edificate su un terreno quasi totalmente libero. Il rapporto con il vicino santuario di Bona Dea si sarebbe limitato probabilmente non a una cessione di una parte del temenos, ma a una dinamica di servitù di passaggio. Questa lettura si spiegherebbe perfettamente qualora i due terreni fossero di proprietà pubblica390. Quest’ultimo aspetto sembra probabile date le
caratteristiche delle Terme del Nuotatore, che possono essere ritenute pubbliche per dimensioni e progetto391.
Tornando alle Terme del Faro, sia dal punto di vista architettonico e delle dimensioni, sia per il ritrovamento di fistule392, il complesso termale doveva essere di proprietà privata ma aperto
387 RIEGER 2004, 125; STÖGER 2011, 69-74 e fig. 5.9.
388 Sull’indipendenza tra Terme del Faro e Campo della Mater magna vedi anche STEUERNAGEL (2004, 96; 107-
8).
389 Vd. ALVAR –RUBIO –BARJA DE QUIROGA 2007. 390 Vd. MEDRI –DI COLA 2013, 55.
391 MEDRI –DI COLA 2013, 101-03. Le tre terme ostiensi di cui abbiamo certezza fossero di proprietà pubblica
sono quelle di Nettuno, del Foro e di Porta Marina.
392 Le varie fasi dell’edificio sono state ricostruite anche grazie al ritrovamento di queste fistule. Le terme sono
rimaste in funzione fino all’epoca tardoantica, per una durata di circa 300 anni duranti i quali si sarebbero avvicendati vari proprietari sempre membri dell’ordine senatorio, vd. GEREMIA NUCCI 1999-2000.
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al pubblico393. Su questo ultimo aspetto, l’ingresso posto lungo il cardine massimo è un
dettaglio importante.
Per concludere, il rapporto tra mitreo degli Animali e Campo della Mater Magna può essere discusso solo sulla base di una presunta relazione spaziale, perché il tempio mitraico è uno degli elementi che compongono l’isolato di cui fa parte e non perché affine ai culti ospitati nelle immediate vicinanze394.
Dall’analisi spaziale di Stöger si evince come l’isolato iv 2, esaurisse in sé stesso tutte le necessità e i servizi possibili, rappresentando il modello dell’insula ostiense come microcosmo autosufficiente395, di cui il mitreo era parte integrante.
Nell’insula, il mitreo appare come l’ambiente più separato dagli altri396, sebbene sia
raggiungibile dal piazzale antistante e quindi da tutte le fabbriche dell’isolato. Sembra però rimanere all’interno di un contesto chiuso, secondo una caratteristica che ritroviamo praticamente in tutti i luoghi di culto mitraico ostiensi. La presenza di un’iscrizione dall’area del Campo (CIL XIV 70397) che menziona lo stesso personaggio di un altro documento
mitraico398, non può essere considerato un elemento di legame tra i due culti. Si deve sempre
considerare le modalità di dispersione delle epigrafi ostiensi e le numerose situazioni di reimpiego399. È proprio questo il caso: questo documento epigrafico si trova in una sorta di
deposito lapideo. La provenienza dell’iscrizione dal mitreo degli Animali è verosimile per la vicinanza con il luogo di rinvenimento. In caso affermativo avremmo M. Caerellius
Hieronymus a ricoprire la carica di sacerdos e antistes in più mitrei. Lo stesso sembra essersi
393 MEIGGS 1973, 416; GEREMIA NUCCI 1999-2000, 389; POCCARDI 2006, 170.
394 Per un legame tra mitreo degli Animali e Campo della Mater Magna sulla base di un sincretismo religioso vedi
BECATTI 1954, 92; RIEGER 2004, 127. Riguardo alla prossimità di mitrei ad altri santuari vedi VAN HAEPEREN
2011, 117-8, in cui si riporta anche il caso del mitreo degli Animali, oltre a quelli della Planta Pedis e di Felicissimo, in cui non c’è nessun collegamento diretto con i santuari adiacenti (rispettivamente i templi di Mater Magna, di Serapide e di Bona Dea), trattandosi di casi di coabitazione verificati nella colonia sia tra culti patri e privati sia tra culti ancestrali e stranieri.
395 GERING 2001; STÖGER 2011; 155-6; MEDRI 2013, 104-6.
396 Secondo l’analisi di STÖGER solo un altro ambiente è in una posizione più isolata del mitreo, ma è un vano di
cui non è possibile risalire alla funzione (2011, 186).
397 … d(ono) d(edit)/ M(arco) Cerellio/ Hieronymo, patri/ et sacerdoti suo/ eosque antistes s(upra) s(criptus)/
Deo libens dicavit.
398 Vedi paragrafo 2.1 dedicato al mitreo della Casa di Diana e MARCHESINI 2012-13, 106. Secondo White
l’iscrizione è invece pertinente a questo mitreo e viene utilizzato dallo studioso per datare questo luogo di culto al III secolo d.C. su base prosopografica, ipotizzando uno spostamento del culto dal Mitreo degli Animali a quello della Casa di Diana (WHITE 2012, 451-58).
399 STEUERNAGEL (2004, 96-7) rifiuta la connessione tra mitreo degli Animali e Campo sulla base di questa
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verificato con C. Caelius Hermeros, attestato come antistes in due iscrizioni provenienti dal mitreo del Palazzo Imperiale e da un’epigrafe proveniente dal mitreo delle Pareti Dipinte400.
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