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I mitrei nel tessuto urbano 171

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 171-177)

Le modalità di inserimento di questi mitrei nel tessuto urbano rivelano una serie di fattori molto interessanti per comprendere la diffusione dei luoghi e degli agenti del culto.

La scelta di impianto in posizioni defilate rispetto ai punti di passaggio più percorribili e la non visibilità dall’esterno degli edifici e, a volte, dagli altri ambienti della stessa struttura, indicano la volontà di creare un luogo non accessibile a persone non addette alle attività praticate negli immobili. Di conseguenza qualsiasi interpretazione legata alle dinamiche dei quartieri in cui sono inseriti i mitrei, può risultare per alcuni contesti fuorviante. Ci troviamo davanti a piccole comunità religiose formate in un ambiente con un’apertura limitata, la cui associazione è avvenuta per ragioni di condivisione di attività professionali o spazi. È probabile che questi gruppi siano nati come comunità di prossimità629. Su questo punto torneremo più avanti nel

capitolo dedicato agli attori del culto, sottolineando che il ruolo delle comunità rimane un aspetto imprescindibile nella comprensione del paesaggio religioso ostiense e delle dinamiche di integrazione del culto nel tessuto urbano.

In effetti, in alcuni settori della città è possibile riconoscere un accentramento di determinate attività che finiscono con il caratterizzarne sia lo sviluppo urbanistico sia quello sociale. È il caso delle insulae intorno al Caseggiato dei Molini nella regio I, in cui la molitura e la

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panificazione, sono strettamente connesse agli edifici adiacenti. Si pensi ai Grandi Horrea che in età commodiana diventano un granaio630 e alla cd. Casa di Diana, rifunzionalizzata in base

alle attività di lavorazione del grano e forse dell’annona631.

La diffusione dei mitrei a Ostia è capillare, senza particolari concentrazioni in alcuni settori o quartieri. La loro presenza è accertata in tutte le regioni, sebbene si sottolinea che tale divisione urbanistica è moderna e non ha un riscontro nella composizione reale della città.

La tendenza sembra essere stata quella di inserire questi luoghi di culto sempre in edifici preesistenti, in situazioni di distacco dalla viabilità principale e quindi dall’eventuale accesso di persone esterne o di passaggio occasionale. A questa predisposizione fanno eccezione dei mitrei che riconduciamo con buona probabilità a sedi o edifici collegiali che si trovano anche presso vie di importanza primaria e secondaria.

In base all’analisi del contesto topografico possiamo attribuire quattro mitrei a edifici di tipo associativo. Abbiamo lotti che parrebbero di proprietà pubblica (mitrei di Porta Romana e Aldobrandini, entrambi nella regio II), o parcellizzazioni di un terreno destinato all’uso sacro e con una planimetria peculiare (mitreo di Felicissimo). In un caso la predisposizione del luogo di culto è parte integrante della progettualità, sebbene non originaria, di un corpus (mitreo di

Fructosus).

Due luoghi di culto sono invece stati inseriti in ambienti di servizio, in entrambi i casi, di piccole strutture termali (mitreo delle Terme di Mitra e del cd. Palazzo Imperiale632).

Per quanto riguarda i mitrei inseriti in fabbriche horrearie abbiamo il cd. Sabazeo e forse il mitreo della Planta Pedis, presso l’edificio pilastrato di via del Serapide. Questo edificio aveva verosimilmente una funzione di deposito ed è collegato al piccolo horreum (III vii, 1) con ingresso principale su via degli Aurighi633 e un secondo ingresso presso la navata sinistra del

mitreo. Il mitreo delle Sette Porte è inserito nella cella di un edificio considerato tradizionalmente un horreum, ma per il quale sembra più corretto pensare a un utilizzo misto tra quello commerciale e quello di stoccaggio. Relativi a impianti commerciali o artigianali

630 I Grandi Horrea sono stati probabilmente edificati dopo la costruzione del porto di Claudio, ma è sotto

Commodo che sono databili alcuni apprestamenti strutturali, come l’inserimento di suspensurae che sembrano rilevare che fino a quel momento lo stabile fosse adibito a magazzino di beni che non fossero grano, per il quale lo stoccaggio necessitava di un’intercapedine per evitare l’umidità e la formazione di parassiti.

631 ZEVI 2008, 500.

632 Il balneum del cd. Palazzo Imperiale è di età antonina. Sembra essere stato trasformato entro la prima età

severiana in un caseggiato di prestigio (SPURZA 1999).

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sono gli altri luoghi di culto: i mitrei della Casa di Diana, di Lucrezio Menandro nella regio I, degli Animali e dei Serpenti rispettivamente nella IV e V regione. A questo elenco bisogna aggiungere il mitreo delle Sette Sfere, che è probabilmente pertinente a una lottizzazione di un terreno pubblico, ma in un settore dell’area in cui sono state inserite strutture produttive a ovest e una domus a est. Come visto, l’accesso più probabile era però quello che sfruttava lo spazio tra i Quattro tempietti dell’area sacra repubblicana634.

In ogni caso la frequentazione dei mitrei sembra essere limitata, proprio per la natura dell’insediamento topografico, ai soli avventori degli edifici di pertinenza635. Si trattava, come

vedremo nel capitolo successivo, probabilmente di piccole comunità nate all’interno di ambienti di lavoro (impianti termali o di produzione, horrea, attività commerciali) o di prossimità (insulae)636. Questo spiegherebbe anche la dispersione di questi luoghi di culto, la

cui diffusione e allo stesso tempo capillarità sembra non rispondere a nessuna logica generale. Alcune linee-guida sulla distribuzione e fortuna del culto all’interno della colonia ostiense possono derivare solo dall’analisi isolata di ciascun caso, al fine di sintetizzare i risultati attraverso un’operazione di confronto con il contesto topografico e storico-sociale. Soffermandoci sull’aspetto più propriamente topografico è importante considerare anche il contesto storico. L’impianto dei mitrei si concentra nel periodo che va dalla metà del II secolo alla metà del III secolo d.C.637. Abbraccia un periodo di innovazione edilizia, soprattutto dal

punto di vista residenziale, che risponde alle esigenze di una città in forte espansione economica e l’inizio di una fase di stasi, in cui si costruisce poco e si ristruttura molto. In questo frangente, che sembra condurre all’età tardoantica, si trovano nuovi linguaggi edilizi e urbanistici per rispondere al declino delle strutture preesistenti che si andavano a perdere in un progressivo abbandono638. Dalla fine del III secolo, la viabilità muta assecondando nuove

esigenze. Si verificano una monumentalizzazione delle arterie principali (decumano e cardo soprattutto) e la chiusura delle strade che si aprivano in direttrice nord-sud dal decumano, per nascondere agli sguardi degli abitanti e dei passanti lo stato di degrado e di rovina di intere

634 Vedi supra.

635 VAN HAEPEREN 2019, 92-3. 636 VAN HAEPEREN 2019, 95-97.

637 BECATTI 1954; MARCHESINI 2012-13; VAN HAEPEREN 2019, 85. 638 MEIGGS 1973,78-82;PAVOLINI 2002.

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zone della città639. Questa dinamica ha interessato interi settori se non direttamente i mitrei

stessi e la loro sopravvivenza nel paesaggio urbano.

Fattore essenziale alla conservazione dei luoghi di culto mitraici è la comunità stessa che li anima e che li sostiene economicamente. Se vengono meno le strutture attorno alle quali gravitano i gruppi, è verosimile che i singoli componenti si spostino in cerca di fortuna altrove e che quindi venga meno anche la condivisione del culto e del luogo di riunione640.

Nel settore occidentale della regio I, intorno ai mitrei della Casa di Diana e di Lucrezio Menandro, si registra un brusco rialzamento delle vie, che compromette la viabilità e l’accesso ai piani bassi dei caseggiati, portando all’obliterazione delle attività ivi presenti. Se è possibile una successiva rioccupazione attraverso nuovi apprestamenti e la modifica dei piani superiori, resta la perdita delle attività caratterizzanti i singoli isolati, delle comunità che si erano formate e di tutte le dinamiche che ne erano conseguite. Vediamo quindi che la chiusura della via dei Balconi e l’abbandono della Casa di Diana - in conseguenza dell’incendio che aveva colpito il Caseggiato dei Molini - comportano un cambiamento drammatico che è verosimile si traduca in un allontanamento, forse non totale, da questa zona641. Se per il mitreo della Casa di Diana,

l’ultimo ventennio del III secolo deve aver rappresentato il periodo di abbandono, possiamo ipotizzare che per il mitreo di Lucrezio Menandro si sia attesa la metà del secolo successivo642.

Una situazione simile è quella che vede coinvolto il mitreo dei Serpenti. Il mitreo è datato al III secolo in base all’analisi delle tecniche murarie643. La scelta del suo impianto è stata

probabilmente dettata dalla formazione di una comunità di vicinato, forse la stessa a cui era dedicato il larario poi convertito in mitreo. Questo settore dell’isolato VI della regio V, ha visto, in conseguenza del crollo di alcuni ambienti dopo un incendio verificatosi verso la fine del III secolo, una parziale chiusura degli ambienti del Caseggiato del Sole e delle due strade di collegamento tra il decumano massimo e via della Fortuna Annonaria, ridisegnando le attività e la vocazione commerciale dell’isolato. L’impianto del mitreo ha comportato anche la chiusura dei passaggi tra il caseggiato del Sole e quello che ospita il luogo di culto, che a prescindere dalla contrazione economica dell’area che si verifica nel IV secolo, si rivela come

639 Su questi aspetti vedi soprattutto GERING 2004e 2019 per la viabilità e PAVOLINI 2002, 2011, 2016 per le

dinamiche di Ostia in epoca tardoantica.

640 VAN HAEPEREN 2019, 92.

641 PAROLI 1993, 166-67; DELAINE 1995, 98; PAVOLINI 2016, 388

642 In base alle datazioni dei bolli di anfore dagli accumuli di via dei Balconi, PAVOLINI 1986, nt. 72. 643 BECATTI 1954, 107.

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punto centrale delle fabbriche che danno sulla via del mitreo dei Serpenti644. Nello stesso tempo

abbiamo nuove costruzioni che abbiamo supposto fossero relative alle attività del mitreo, in considerazione delle fasi e dei rapporti spaziali645. Questo luogo di culto è collocato all’interno

di un’area la cui densità edilizia è cresciuta progressivamente e in cui l’impianto del mitreo è parte dell’ultima fase di costruzioni e attività dell’isolato646. La posizione estremamente

centrale e raccolta tra tutte le fabbriche dell’isolato 6 della regione V, sembra confermare lo stato di mitreo per una comunità di vicinato, raccogliendo o condividendo le caratteristiche del precedente larario.

Si deve considerare che tendenzialmente i mitrei sorgono su edifici che affacciano sulla viabilità secondaria, tranne qualche eccezione. Il mitreo della Casa di Diana si trova in un’insula prospiciente la via di Diana, che doveva avere una media percorrenza con un andamento parallelo al decumano, e l’incrocio con la Semita dei Cippi, che diviene via dei Molini nel suo tratto settentrionale. In questo caso però il mitreo si trova nell’angolo opposto all’ingresso, alla fine di un corridoio, la cui visibilità e fruibilità è preclusa alle persone esterne. Il mitreo di Fructosus si trova lungo la via del Pomerio ed è qui che c’è l’accesso alla struttura. In questo caso la scelta di un luogo lungo una via trafficata è dettata dallo status particolare di quello che è a tutti gli effetti un mitreo collegiale. Sappiamo bene che a Ostia la visibilità degli spazi collegiali era un fattore di rappresentazione importantissimo647. Anche in questo caso, la

visibilità del mitreo dal piano stradale è totalmente compromessa, anche grazie all’artificio del posizionamento semi-sotterraneo.

Una stessa dinamica deve essere quella che ha portato all’installazione del mitreo di Porta Romana, a ridosso del decumano massimo, proprio all’ingresso della città per chi proveniva da Roma. Anche in questo caso possiamo considerare, nonostante l’assenza di una documentazione epigrafica di supporto, che il mitreo sia stato inserito in una sede collegiale. Il mitreo di Felicissimo è stato inserito in un ambiente di un edificio composto da una fila di tre o quattro ambienti. Tutta la fabbrica presentava ingressi sulla strada che prende il nome dal

644 Secondo Gering dall’età severiana in poi, la via del Sole e la via del mitreo dei Serpenti, entrambe due traverse

del decumano massimo, sono progressivamente obliterate (GERING 2018, 56 tav. 30). In realtà dallo studio delle

strutture architettoniche e murarie si vede come in tutti i caseggiati, tranne in quello del Sole, si interviene con altri apprestamenti edilizi anche dai Severi in avanti (vedi fig. 55; BIANCHI 1998).

645 Mi riferisco principalmente alla costruzione di A29 e al cambio di orientamento di A28. Si confronti con il

paragrafo dedicato al mitreo dei Serpenti.

646 BIANCHI 1998. 647 BOLLMANN 2001.

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mitreo e che conduceva a un piazzale occupato parzialmente da un avancorpo delle Terme del Nuotatore. Quando è stato impiantato il mitreo, la soglia preesistente è stata murata ed è stato creato un ingresso laterale ad impedire l’accesso diretto dalla strada.

Il mitreo di Lucrezio Menandro ha un ingresso da nord, sulla prosecuzione settentrionale dell’Angiporto del Silvano. L’angiporto, nella fase di utilizzo del sacello del Silvano, era già stato occupato con la conseguente interruzione del passaggio tra la via di Diana - e il centro della città - e il territorio a ridosso della sponda del Tevere. Nel caso in cui l’ingresso avvenisse anche attraverso il passaggio garantito dal caseggiato del mitreo di Menandro, è stato evidenziato come la scelta di insediamento di questo luogo di culto, lo abbia posto comunque a distanza dalla via dei Balconi, attraverso un passaggio di almeno cinque soglie.

Il mitreo degli Animali si trova nell’angolo sud-ovest dell’isolato 2 della regio IV, a ridosso del muro del Campo della Magna Mater, con il quale non comunica648. Anche in questo caso,

in modo analogo a quanto detto rispetto al mitreo dei Serpenti, mi sembra di configurare un caso di mitreo di prossimità, visto l’ingresso presso il cortile che spartisce lo spazio in questo settore dell’isolato. In considerazione della posizione degli ingressi di servizio delle Terme del Faro su questo cortile è ragionevole che i lavoratori fossero i frequentatori più probabili, sebbene anche gli altri edifici, perlopiù caseggiati con funzione commerciale e abitativa, avevano accesso a questo spazio aperto.

Il cd. Sabazeo si trova all’interno di horrea con ingresso sul decumano massimo. Il luogo di culto è stato impiantato nella quarta cella del lato est, dopo la fila di tabernae prospicienti il decumano e l’ambiente di servizio a ridosso di esse, probabilmente un vano scala.

Gli altri mitrei si trovano invece in fabbriche su strade chiuse o di scarsa frequentazione. Nella parte terminale di una strada chiusa sorge il mitreo della Planta pedis, alla fine di via del Serapide. Anche in questo caso c’è una stanza a coprire l’ingresso del mitreo vero e proprio. Il mitreo delle Sette Porte si trova nel corridoio di un edificio che chiude una strada che giungeva dalla parte sud della città, non ancora scavata. L’edificio è stato probabilmente inserito in un lotto non edificato, il cui raggiungimento era previsto solo da sud o più difficilmente attraverso un piccolo ingresso dal Cortile del Dioniso.

648 STEUERNAGEL 2004, 96, 107-8; STÖGER 2011, 146; VAN HAEPEREN, Ostia. Mithraeum des Animaux (Mitreo

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Questo mitreo rientra nei casi in cui possiamo considerare che l’installazione del luogo di culto abbia portato a un cambio di funzione o alla perdita di uno spazio da cui produrre reddito insieme ai mitrei delle Pareti Dipinte e di Fructosus.

Infatti il mitreo delle Sette Porte occupa una cella del piccolo edificio, forse originariamente adibito a magazzino e successivamente convertito in una struttura polifunzionale, forse con l’affitto di vani lo stoccaggio e la vendita al dettaglio. Lungo un corridoio centrale si aprivano sei celle, di cui quella nell’angolo sud-est è diventata un mitreo nella seconda metà del II secolo. Si può ipotizzare che a un certo punto siano cambiate le modalità di sfruttamento al punto tale da permettere l’occupazione di uno degli ambienti. Il mitreo, che ha un ingresso prospiciente il corridoio ed in asse con la parete di fondo, è posizionato a ridosso dell’ingresso principale del cd. horreum. In età adrianea, sul lato sud del magazzino, si addossa un arco monumentale relativo a un edificio non completamente scavato. L’inserimento di questo arco comporta una serie di difficoltà nell’interpretazione del luogo di culto e dei potenziali vani o ambienti annessi. Se nel resto della struttura era previsto il libero accesso, anche di una potenziale clientela vista la presenza di una soglia scanalata tipica delle tabernae, ci troviamo davanti a un caso unico per Ostia di mitreo raggiungibile anche da “non addetti ai lavori”.

Per il mitreo delle Pareti Dipinte abbiamo meno dati sul contesto topografico e l’analisi stessa del mitreo è limitata dalla chiusura dell’area per lavori di restauro. Sappiamo però che l’impianto del luogo di culto avviene quando la struttura diventa in un’area artigianale, pavimentata in opus spicatum con vasche e pozzi649.

L’impianto del mitreo di Fructosus parrebbe essere dovuta a una contrazione economica che ha colpito il corpus stuppatorum. Il cambio di progetto per la costruzione del tempio collegiale, che è stato interrotto e ripreso con l’inserimento del mitreo nella favissa, è stata considerata dagli studiosi una scelta dettata da una congiuntura economica che avrebbe fatto propendere per una struttura meno onerosa650.

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 171-177)