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I mitrei nella gestione delle città 189

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 189-194)

L’appartenenza del culto di Mitra alla categoria dei sacra privata implica una serie di conseguenze tra le quali la non ufficialità da parte dello Stato. Alla mancanza di un riconoscimento ufficiale si sopperisce attraverso la tolleranza e il tacito assenso delle autorità.

711 MEDRI-DI COLA 2013, 55, che lasciano comunque aperta la possibilità anche a una proprietà privata, per la

quale la cessione di uno spazio per il corridoio che apre le terme verso il decumano massimo, si configura come una servitù di passaggio.

712 VAN HAEPEREN 2011;2014.A Ostia sappiamo che Cerere era la divinità tutelare dei mensores, Silvano dei

sacomarii e i collegiati di cui non sappiamo l’associazione di pertinenza ma che si riunivano presso la Domus di Marte erano devoti del dio che dà il nome all’edificio. Altri corpora eleggevano il numen imperiale a propria tutela, come sembra il caso dei fabri navales con Settimio Severo o dei fabri tignuari con Pertinace. La tendenza dei corpora o collegia ufficiali è comunque quella di eleggere a propria tutela l’imperatore o una divinità collegata allo Stato, sempre in termini di autorappresentazione.

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L’analisi della documentazione epigrafica e della situazione topografica di alcuni mitrei delle regioni provinciali soprattutto di area danubiana, rivela una possibile integrazione del culto nel

pantheon ufficiale di alcune città714. Infatti lo status di privato non elimina una serie di relazioni

che il culto mantiene con l’apparato pubblico. Possiamo affermare che per quanto riguarda i culti di origine straniera non ufficiali non esistevano sacerdozi pubblici715. Nel nostro specifico

caso non c’è alcuna attestazione di un sacerdote, o altro ministro del culto o amministratore dei templi e delle proprietà, che si presenti come sacerdote pubblico o faccia riferimento alla propria città716. In questi casi è utile analizzare la gestione degli spazi sacri, per comprendere

quale sia stato il ruolo delle autorità, perlopiù municipali, nella costruzione e nella manutenzione dei luoghi di culto717. È necessario quindi integrare il dato topografico con quello

giuridico, arrivando a definire meglio la posizione dei luoghi di culto nel paesaggio religioso e la dimensione pubblica di questi culti privati. È stato infatti possibile ricostruire in alcuni contesti come il culto di Mitra sia stato integrato tra le divinità civiche. Ciò ha portato a supporre una collocazione del culto tra i sacra publica, che presentano tra i criteri fondamentali, la costruzione dei templi su terreni pubblici718. Proprio la collocazione

topografica diventa uno degli indicatori principali per comprenderne lo statuto e il rapporto con le autorità.

A Ostia e Portus, i luoghi di culto erano disciplina del pontifex Volkani et aedium sacrarum e tutte le attestazioni epigrafiche del suo operato, ci sono arrivate in merito a interventi relativi a

sacra peregrina719. In base alle iscrizioni è possibile ricostruirne il ruolo nell’erezione di nuove

statue, nell’allargamento di edifici720, mentre per le costruzioni ex novo di edifici si rimandava

714 VAN ANDRINGA VAN HAEPEREN 2009; LATTEUR 2009; LATTEUR 2011.

715 VAN HAEPEREN 2006a, 39; VAN ANDRINGA VAN HAEPEREN 2009, 35: la distinzione tra pubblico e privato è

fondamentale per comprendere la relazione tra autorità e sacra peregrina, ma si deve assolutamente considerare che lo status di privato si estende anche per i culti ancestrali.

716 VAN HAEPEREN 2006a, 44, per quanto riguarda Ostia, abbiamo un’epigrafe che cita un sacerdos isidis

ostiens(is), dalla quale possiamo ricostruire il ruolo pubblico e civico del sacerdote isiaco.

717 VAN HAEPEREN 2006a, soprattutto 47-9.

718 LATTEUR 2011, che ridefinisce lo status del culto, oltre che sul dato topografico, in base alla presenza di autorità

cittadine come magistrati e decurioni tra gli attori del culto e i rapporti con l’autorità imperiale. Su questi presupposti è possibile che il culto sia stato ufficialmente riconosciuto a livello cittadino, integrato nel pantheon e dunque considerato publico, o con una certa visibilità nel paesaggio urbano.

719 VAN HAEPEREN 2006a, 48.

720 Vedi VAN HAEPEREN 2006a, 48 che cita tra gli altri l’erezione di statue nel Campo di Mater Magna (CIL XIV

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all’ordo decurionum721, almeno fino al IV secolo quando l’amministrazione dei luoghi pubblici

diviene prerogativa del prefetto dell’annona722.

In mancanza, dunque, di epigrafi attestanti la concessione di loca per ospitare mitrei, possiamo riflettere sulle modalità di insediamento dei templi in determinati settori della città. Come abbiamo già visto nel paragrafo dedicato ai mitrei in edifici collegiali, c’è la possibilità che alcuni di essi siano stati impiantati su terreni pubblici.

Il mitreo delle Sette Sfere è sorto in un terreno originariamente pertinente al patrimonio civico, perché parte dell’area delimitata dai cd. Cippi di Caninio sulla quale vigeva l’inedificabilità. Successivamente su una parte di questo terreno è stato inserito il temenos dei Quattro Tempietti. Da questo recinto sacro, in età imperiale, sono stati alienati dei piccoli lotti o è stata concessa la licenza di occupazione dello spazio723.

Riguardo agli spazi mitraici in contesti collegiali, sappiamo che il mitreo di Fructosus si può collocare senza dubbio nella casistica dei templi collegiali, come verosimilmente anche quello presso Porta Romana724. Si ipotizza invece la pertinenza associativa ad altri due mitrei a partire

da riflessioni nate sullo statuto giuridico dei terreni che ospitano gli edifici nei quali sono stati impiantati: il mitreo Aldobrandini e quello di Felicissimo. Infatti l’assegnazione di loci del demanio per fini di pubblica utilità è una pratica variamente attestata e annovera tra i destinatari di questi benefici soprattutto collegia725. Proprio partendo da questo presupposto è bene

analizzare anche altri due casi in cui potrebbe esserci stata una mediazione delle autorità. Si tratta del mitreo della Planta Pedis e quello del cd. Palazzo Imperiale. Il primo si trova presso il Serapeum ostiense, su una lottizzazione tra via della Foce e via degli Aurighi. Si potrebbe trattare diun terreno pubblico concesso a un collegio particolarmente importante, per ospitare

721 VAN HAEPEREN 2006a, 48 che fa l’esempio del tempio di Bellona presso il Campo (CCCA III, 338), al quale

si può aggiungere la probabile costruzione di un tempio dedicato a Juppiter Dolichenus a Ostia in AE 1968, 86, per la quale Marchesini propone di integrare con [locum --- decurionum decret]o adsignavit (MARCHESINI 2012- 13, 358-62).

722 MARCHESINI 2012-13, 358-62. Un antecedente, probabilmente legato a un contenzioso, risale al più tardi al

primo quarto del III secolo, quando il praefectus annonae, attraverso l’assenso dei decurioni, concede uno spazio per la sede collegiale del corpus pistorum. Per Zevi si tratta della prova del passaggio del corpus al servizio dell’annona (ZEVI 2008, 494-95), mentre Nuzzo ritiene si tratti di una concessione per particolari meriti di un locus parte del patrimonio annonario (NUZZO 1999, 90-2).

723 Vd. per la lettura topografica dei diversi edifici RIVA 1999, D’ASDIA 2002. Per la pertinenza del mitreo alla

domus di Apuleio vd. soprattutto COARELLI 1989, WHITE 2012, 466-69. Contra RIEGER 2004, 78; STEUERNAGEL

2004, 108-09; VAN HAEPEREN 2011, 118; VAN HAEPEREN 2019, 86-7; VAN HAEPEREN 2019a.

724 Per la lettura del contesto topografico e per la bibliografia, si veda paragrafo 2.6.

725 Tra gli altri, abbiamo l’assegnazione di un locus al corpus pistorum (Nuzzo 1999, 38-9) a Ostia; la concessione

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un’area sacra integrata nel progetto urbanistico ostiense726. Al momento dell’installazione del

mitreo, i rapporti di reciprocità spaziale tra gli ambienti del Serapeo e il luogo di culto mitraico sembrano essersi interrotti. Contemporaneamente si verifica anche un cambio di sfruttamento dello spazio libero della via del Serapide. Nonostante questo, in modo analogo al mitreo delle Sette Sfere, anche l’eventuale cambio di statuto del terreno deve aver passato il vaglio delle autorità. Autorità che dunque erano a conoscenza dell’installazione di luoghi di culto anche se non ufficiali. Nei casi in cui si verifica una parziale occupazione di un’area consacrata, non si deve pensare alla cessione di un terreno su cui vigeva una titolarità speciale, ma alla sua eventuale destinazione d’uso, come espresso nelle legislazioni antiche e riportato da Pomponio727:

Sed Celsus filius ait hominem liberum scientem te emere non posse nec cuiuscumque rei si scias alienationem esse: ut sacra et religiosa loca aut quorum commercium non sit, ut publica, quae non in pecunia populi, sed in publico usu habeatur, ut est campus Martius.

Come sottolineato da Thomas, nella giurisprudenza romana le cose sacre religiose o pubbliche, godevano della non commerciabilità e la loro unica destinazione era l’uso comune per tutti i cittadini728. In questo senso possiamo pensare che le concessioni di spazi del pubblico demanio

siano state permesse ad aggregazioni ufficialmente riconosciute e con esiti positivi verso la cittadinanza, come nei casi di collegia e sodalitates.

Quali sono le considerazioni che possiamo fare in assenza di un intervento diretto delle autorità? Prima di tutto è evidente come dal punto di vista della realtà materiale, il culto di Mitra, sia visibile e integrato nel paesaggio religioso ostiense, aspetto evidente anche nei rapporti di coabitazione. Non raggiunge mai l’ufficializzazione da parte dello Stato, ma esiste con il tacito assenso delle autorità729. Di conseguenza muta anche la percezione degli attori del

culto nella società: è un culto misterico che cerca attraverso le scelte topografiche di mantenere una certa distanza dalle aree e dalle strade più frequentate. Non si serve del beneficio dell’ufficialità di un culto pubblico, soprattutto dal punto di vista economico, ma attraverso il ruolo che assume all’interno di associazioni volontarie, può installarsi presso loci publici.

726 ALVAR -RUBIO LOPEZ BARJA DE QUIROGA 2002. 727 POMPON., 9 ad Sab, Dig, 18,1,6, pr.

728 THOMAS 2002, 1435. 729 VAN HAEPEREN 2006a, 49.

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L’intervento diretto della autorità locali, nello specifico dell’ordo decurionum, è attestato a Milano addirittura in due documenti epigrafici. Il primo riporta che il mitreo, edificato su un’area pubblica della città, è stato ricostruito dopo un incendio a spese di Publio Acilio Pisoniano, pater patratus730. Il secondo testimonia il dono da parte di un privato, Lucius Atilius

Pupinius, reso possibile dalla concessione dei decurioni731. Caso analogo a Montoro, in

Umbria: dopo un terremoto, la ricostruzione del mitreo è avvenuta a spese del sacerdote Sextus

Egnatius Primitivus e attraverso il permesso dell’ordo decurionum732.

Per questi casi, Van Haeperen trova poco plausibile si trattasse di atti evergetici di personaggi illustri verso un tempio pubblico. Inoltre, il carattere iniziatico del culto male si accorda con edifici destinati alla pubblica utilità. Considerati questi presupposti è difficile sostenere l’idea dell’ufficialità del culto di Mitra presso queste città733.

Nel caso del culto di Mitra, gli episodi di evergetismo sono diretti alla comunità di riferimento, professionale o di altro genere734.

Se il coinvolgimento dei decurioni dimostra il dato importante che alcuni mitrei sono sorti su terreni pubblici, si deve considerare, almeno nel caso di Milano e Montoro, che il coinvolgimento del culto nella res publica è mediato dalle associazioni di tipo volontario. Nelle province abbiamo diverse attestazioni di mitrei in luoghi pubblici e di grande visibilità: a Treviri un mitreo è inserito nel grande santuario suburbano d’Altbachtal, dunque all’interno di uno spazio consacrato al dio ancestrale della comunità civica735. A Nuits-Saint-Georges e

Martigny736 abbiamo due situazioni analoghe, alle quali possiamo aggiungere il mitreo di

Milano.

Si deduce dunque che l’antitesi tra privatus e publicus per quanto riguarda i sacra rimane legata a una condizione economica, per la quale lo Stato non interviene finanziando la costruzione di templi o le attività celebrative. A ciò si deve aggiungere che il culto non appare mai celebrato

730 CIL V, 5795: D(eo) S(oli) I(nvicto) M(ithrae) / P(ublius) Acilius Piso/nianus pater / patratus qui / hoc speleum

/ vi {Ì} ignis ab/sumtum com/parata area a re/pub(lica) Mediol(aniensium) / pecunia sua / restituit.

731 CIL V, 5796: D(eo) I(nvicto) [M(ithrae)] / L(ucius) Atilius / Pupinius / v(otum) s(olvit) l(ibenter) m(erito) /

l(oco) d(ato) d(ecreto) d(ecurionum).

732 AE 1996, 601 : Soĺi et Invicto [Mithrae]. / Ex permissu saṇ[ctissimi] / ordinis dec[ur(ionum)], / Sex(tus)

Egnatius Primị[t]i̲v̲u̲s̲, / sacerdos probatus, V̲̲́Í̲̲v̲̲́ír̲ / Au̅g(ustalis) Casuenii et Carsụl̲i̲s̲, / q̅(uaestor) arcae Aug(ustalium) designaṭ(us), / speiaeum vi motu terrae di/ruptum ex suo omni ìnpen/sa reeecit.

733 VAN HAEPEREN 2006a, 49. 734 VAN HAEPEREN 2006a, 49.

735 VAN ANDRINGA VAN HAEPEREN 2009, 29; LATTEUR 2011, 752-53. 736 LATTEUR 2011, 752-53

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a nome della comunità civica737. Anche quando le autorità garantiscono uno spazio o

concedono un permesso, si specifica sempre che tutti gli oneri sono ricoperti da un personaggio appartenente alla comunità mitraica. C’è un lato pubblico però che si può spiegare in termini di visibilità, di integrazione civica e nell’intervento delle autorità locali nella gestione della cosa pubblica.

L’intervento delle autorità cittadine si esprime, come mostrano i casi ostiensi e gli altri casi della penisola, nella concessione a edificare mitrei in terreni pubblici concessi per fini di pubblico interesse a comunità o altra forma associativa come i collegia.

Negli esempi citati, il culto di Mitra è parte integrante non solo del paesaggio sacro, ma anche del paesaggio urbano. Il mitreo, come espressione materiale del culto, era percepito e relazionato agli altri edifici, tra i quali i templi civici intorno ai quali crescevano realtà urbane e vicane.

Anche in questo caso sarebbe interessante valutare il ruolo del mitreo, come spazio sacro a Mitra, a Roma. Nell’Urbs, se da una parte si riscontra una presenza di mitrei anche presso i

compita con il loro indubbio valore publico738, dall’altra la ricorrenza di ambienti ipogei

sembra sottolinearne il carattere privato, come giustamente è stato notato da Van Andringa - Van Haeperen, in contrapposizione agli esempi che abbiamo già citato e ad altre evidenze provenienti dalla parte occidentale dell’impero739.

Nel documento I luoghi di culto mitraico di Ostia (pagine 189-194)