2.1 Il Dalai Lama: dalle montagne del Tibet a Dharamsala
5. CINDIA: UN'UTOPIA ECONOMICA?
5.2. Cindia e gli altr
5.2.1. Gli Stati Unit
Per quanto riguarda l'India, va detto che l'economia mista, di fatto filosocialista e protezionista impiantata nel subcontinente da Nehru non la rendeva economicamente interessante agli occhi americani e questa scarsa simpatia era reciproca. Per l'India infatti gli Stati Uniti erano non solo gli armatori del Pakistan, ma anche chi si opponeva fermamente alla sua ascesa come potenza nucleare. 513 In questo modo i rapporti tra i due Paesi, con alti e bassi, aperture e chiusure, sono rimasti piuttosto freddi per oltre quarant'anni. 514
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica l'India è stata costretta a rivedere la propria politica estera, attuando quelle riforme che hanno innescato la vertiginosa crescita economica e aperto il Paese al mercato globale. 515
Nel settembre 1993 invece, Barton Biggs, allora responsabile delle strategie di mercato di Morgan Stanley e con una grande reputazione nei mercati finanziari, lasciò New York per compiere un breve viaggio in Cina. 516 "Dopo otto giorni trascorsi in Cina - disse - sono perfettamente consapevole, ben informato e assolutamente entusiasta" e scrisse una nota per gli investitori intitolata semplicemente "China!", rispecchiando tutto il suo entusiasmo. La Cina infatti sembrava poter rappresentare per gli investitori" la madre di tutti i grandi rialzi di Borsa" e chi aveva comprato azioni a Hong Kong si era già avvantaggiato.
Biggs si mostrava particolarmente interessato all'economia e alle persone che avevano la responsabilità del suo controllo, finendo per trovarsi in disaccordo con Milton Friedman, uno dei maggiori economisti del XX secolo nonché Premio Nobel per l'Economia. Friedman aveva studiato l'economia cinese, ma quello che aveva visto non gli era piaciuto: "Non c'è alcuna prova che il governo desideri rinunciare al controllo sul mercato. Hanno attuato una politica di stop and go utilizzando strumenti poco efficaci nel tentativo di raffreddare l'economia e di controllare l'inflazione ed è difficile prevedere cosa accadrà. Lo slancio sta per rallentare e forse, in seguito, si fermerà." 517
513
RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 113
514 Ibidem 515 Ibidem
516 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 41 517
134 Nel 1989, dopo le proteste represse nel sangue in Piazza Tienanmen, la Cina diventò lo stato paria del mondo, ma ben presto Washington smise di protestare per l'uccisione dei civili e le imprese americane divennero tra le prime a vendere ai cinesi, già all'inizio degli anni novanta. 518 Gli Stati Uniti ritenevano, erroneamente, che il coinvolgimento della Cina nei commerci le avrebbe permesso di abbandonare il comunismo per il capitalismo e l'autoritarismo per la democrazia. 519
Poco dopo, nel novembre 1993, l'esperto stratega della Morgan Stanley pubblicò un'altra nota in cui ridimensionava le sue precedenti affermazioni, esprimendo preoccupazione per la tumultuosa crescita della Borsa di Hong Kong, la scintilla che aveva generato il suo iniziale ottimismo. 520
Nel frattempo la Cina non poteva fare altro che cercare di integrarsi nell'assetto internazionale, temendo il contenimento da parte degli Stati Uniti. 521 Da parte sua Condoleeza Rice, quando era ancora solo una specialista di politica estera, in relazione all'Impero di mezzo aveva teorizzato su Foreign Affairs la dottrina del
coengagement, contenimento politico più coinvolgimento-impegno costruttivo in
particolare sul piano dell'economia. 522
Questa necessità di gestire o contenere la Cina contribuisce anche a spiegare, almeno in parte, l'improvviso e profondo interesse americano nei confronti dell'India, 523
al fine di farla diventare un contrappeso alla Cina in Asia. Questa valutazione ha giocato un ruolo non marginale nel determinare la politica degli Stati Uniti, non solo verso la Cina, ma anche e sempre di più verso l'India, mirando ad arruolare la seconda nello sforzo di contenere l'ascesa della prima. 524
Quando nel 2006 il Congresso americano ha dato la sua approvazione all'accordo nucleare tra India e Stati Uniti che avrebbe reso l'India la sesta potenza nucleare riconosciuta al mondo, Xenia Dormandy, direttore esecutivo del Belfer
Center presso la Kennedy School of Government della Harvard University, ha così
sintetizzato la relazione tra i due Paesi: "Gli Stati Uniti vogliono sostenere un Paese
518
MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means
for All of Us, op. cit., pag. 168 519 Ibidem
520 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 43 521 Ivi, pag. 48
522
RICE C., "Campaign 2000: Promoting the National Interest", in Foreign Affairs, gennaio-febbraio 2000
523 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,
pag. 30
524
135 economicamente potente e in crescita, con una grande popolazione, che è una democrazia in Asia, in modo tale che continui a svilupparsi tanto da poter agire come contrappeso, cioè come un secondo asse nello scenario asiatico." 525
Per quanto riguarda il ruolo dell'India in una eventuale nuova guerra fredda, se e quando le tensioni con la Cina saliranno, l'America sa che l'India è dalla sua parte, come si leggeva già nel rapporto "Le relazioni militari indo-americane: aspettative e ipotesi", commissionato dal Pentagono nel 2002. Secondo un'altra fonte: "Vogliamo un amico che nel 2020 sarà capace di aiutare i militari USA nel trattare con la minaccia cinese. Non possiamo negare che l'India creerà una forza di contrasto rispetto alla Cina": il ruolo delle forze armate indiane sarà in pratica quello di supportare l'America. 526
Oggi la Cina, secondo il giornalista americano Robert Kaplan, "costituisce la principale minaccia convenzionale all'impero liberale dell'America": la sua marina si spingerà nel Pacifico sfidando l'egemonia americana e si definirà lo scenario per una "ripetizione della guerra fredda con il centro di gravità [...] tra quegli atolli del Pacifico che furono gli ultimi protagonisti nei notiziari della seconda guerra mondiale, quando i marines li riconquistarono." 527
Nel resoconto quadriennale della difesa gli Stati Uniti hanno dichiarato: "Tra le principali potenze emergenti, è la Cina ad avere il più grande potenziale per competere militarmente con gli Stati Uniti" 528 e nel Rapporto 2006 del Dipartimento alla Difesa, si leggeva di come l'Esercito cinese di liberazione del Popolo si trovasse "in un processo di lungo termine in grado di trasformarlo da esercito di massa, pensato per lunghe guerre sul proprio territorio, a una più moderna forza capace di combattere sulla breve durata, conflitti ad alta intensità contro avversari ad alta tecnologia." 529 La Cina, secondo il Rapporto, dispone infatti di un grande potenziale per competere militarmente con gli Stati Uniti e di tecnologie militari distruttive sul campo che potrebbero col tempo annullare i tradizionali vantaggi dell'esercito statunitense. L'ex segretario americano alla Difesa Donald Rumsfeld si chiedeva, con un senso di tristezza, perché la Cina fosse così riservata rispetto alle proprie
525 DORMANDY X., "Is India, or Will It Be, a Responsible International Stakeholder?", in The Washington Quarterly, 2007
526 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 297 527
KAPLAN R., "While U.S. is distracted, China develops sea power", in The Washington Post, 26 settembre 2010
528 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 171
529
136 intenzioni, "Perché questi crescenti investimenti? Perché questi cospicui e continuati acquisti di armamenti? Perché questi continui dispiegamenti di forze?" 530 La Cina sta inoltre lavorando alla creazione di un missile balistico in grado di colpire una nave in movimento: se riuscirà nella creazione del missile "avrà a disposizione una capacità militare unica e senza precedenti". 531
Anche se Cina e Stati Uniti non sono propriamente nemici, è difficile immaginare che possano essere alleati dal momento che i loro interessi strategici sono in conflitto. 532 Il 1˚ giugno 2009 Timothy Geitner, nuovo ministro del Tesoro del presidente Obama, fu il secondo membro dell'amministrazione a visitare la Cina, essendo stato preceduto dal segretario di stato Hillary Clinton che aveva scelto Pechino come tappa della sua prima visita di stato nel febbraio precedente, appena un mese dopo essere stata nominata. 533 In tale occasione la Clinton aveva chiesto l'aiuto della Cina nel contrastare le ambizioni nucleari della Corea del Nord. Anche Geitner venne a cercare la cooperazione, ma a differenza del suo predecessore Henry Paulson, che nel 2006 aveva avviato il Dialogo strategico-economico USA-Cina per spingere i cinesi a lasciar rivalutare lo yuan contro il dollaro, si presentò a tutti gli effetti come supplicante. Poiché Obama aveva annunciato un pacchetto di stimoli fiscali che aveva allarmato i Paesi europei promettendo di ampliare ulteriormente il deficit della bilancia dei pagamenti, il suo successo dipendeva dal resto del mondo pronto a finanziare tale deficit. Geithner fu costretto ad andare a Pechino, che era già il più grande creditore degli Stati Uniti, per rassicurare i cinesi che il loro denaro sarebbe rimasto al sicuro. 534
Queste recenti iniziative americane si inseriscono nella profonda svolta della politica statunitense verso la Cina: dal contenimento alla partnership nell'egemonia. Anche l'ex segretario di stato Henry Kissinger ha dato risalto a questo cambiamento suggerendo che il rapporto USA - Cina dovesse essere portato a "un nuovo livello", mentre la sua controparte democratica Zbigniew Brzezinski consigliava di affrontare la crisi economica internazionale, fronteggiare il cambiamento climatico e limitare la proliferazione delle armi nucleari, dimostrando come oggi pochissime persone negli
530 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 297 531 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 172
532 Ivi, pag. 173
533 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,
pag. 29
534
137 Stati Uniti condividano il desiderio di Kagan di indebolire la Cina con qualsiasi mezzo disponibile, seppur condividendo ancora le preoccupazioni a proposito della capacità cinese di danneggiare gli interessi statunitensi. 535
Nel frattempo gli Stati Uniti cercano di ostacolare in tutti i modi l'instaurazione di solidi rapporti commerciali e diplomatici tra le potenze asiatiche, ritenendo di vitale importanza l'utilizzo della strategia del divide et impera per mantenere il controllo di una zona che si profila come una delle più dinamiche del globo. 536 Il premier cinese Wen Jiabao ha continuato a sostenere che la Cina e l'India sono sinceri amici e non avversari, con un chiaro messaggio rivolto agli ambienti americani che ritengono che la Cina sia il prossimo "competitore strategico" degli Stati Uniti e che Washington debba creare una vera e propria cintura di "contenimento" per la crescente influenza politica, economica e strategica della Cina nella regione dell'Asia-Pacifico. 537 Per questo motivo, parlare oggi di un'asse politico-militare tra Delhi e Washington sarebbe inopportuno, dal momento che la diplomazia indiana resta prigioniera del cosiddetto swing power, una politica altalenante che le permette di ottenere temporanei vantaggi. 538 È difficile infatti che Nuova Delhi si schieri apertamente e politicamente, caratteristica che va a incidere positivamente sulle prestazioni economiche del Paese e che si riflette anche sui rapporti con la Cina: dalle turbolenze del passato si sta arrivando a una forte collaborazione economica che però non rende verosimile nel breve periodo l'ipotesi di un'alleanza politica formale tra i due Paesi. 539
Come diceva già Hu Jintao, oggi la Cina, dal punto di vista economico, ha bisogno degli Stati Uniti più di quanto questi ultimi abbiano bisogno di essa: Pechino necessita delle esportazioni americane di tecnologia ma allo stesso tempo ha bisogno che i suoi migliori clienti, i consumatori americani, continuino ad acquistare i beni cinesi. 540 Un'economia cinese stabile è anche nell'interesse degli Stati Uniti, dal momento che i benefici del basso tasso di scambio della valuta cinese vanno a favorire i consumatori americani e le società americane che esportano dalla Cina. 541
535 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,
pag. 30
536 RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 114
537 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 47 538
LIZZA G., Scenari geopolitici, op. cit., pag. 139
539 Ibidem
540 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 174
541
138 L'ultima esportazione di stampo americano in Cina è però il basket: Yao Ming, il membro degli Houston Rockets nato in Cina, è fonte di ispirazione per i giovani giocatori di NBA del suo Paese di origine mentre a Pechino sorgono numerosi campi di basket accompagnati dai cartelloni pubblicitari della Nike. 542
Da parte sua l'America continua a mostrare notevoli incongruenze, consumando più petrolio di qualsiasi altra nazione e lamentandosi allo stesso tempo dei crescenti consumi cinesi e indiani, spingendo per il libero commercio mentre protesta per l'abuso dei diritti umani in Cina, nonostante sia sospettata delle condizioni dei detenuti del carcere di Guantanamo. 543 Gli Stati Uniti si lamentano anche della costruzione di armi cinesi, sebbene il loro esercito resti il più potente e le spese militari le più elevate al mondo. 544
5.2.2. Il Giappone
Il Giappone ha un ruolo importante da giocare nel dare forma al quadro strategico della regione. Così come il riavvicinamento franco-tedesco ha determinato la nascita di un'Europa stabile e pacifica, la riconciliazione tra Cina e Giappone è essenziale per costruire una pace duratura nell'Asia orientale.
Se le relazioni sino-giapponesi restassero conflittuali, il Giappone continuerebbe a dipendere dagli Stati Uniti per la propria sicurezza, mentre la regione conoscerebbe ancora tensioni geopolitiche. 545 Se invece Cina e Giappone riuscissero a lasciarsi il passato alle spalle, sarebbero in grado di porre le basi per un sistema regionale di sicurezza cooperativa, riducendo la dipendenza dell'Asia orientale dalla potenza americana e le possibilità di uno scontro tra Cina e Stati Uniti per la supremazia nella regione. 546
Nel frattempo l'India rafforza la cooperazione con il Giappone, un Paese che potrebbe resistere in testa alle potenze asiatiche grazie all'altissima tecnologia, nonostante il tasso di invecchiamento della popolazione. 547 Lo sviluppo dei rapporti col Giappone va inserito all'interno di Look East, la strategia dell'India di "guardare verso est" per alimentare il progresso economico e consentire l'affermazione sul
542 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 215
543
Ivi, pag. 168
544 Ivi, pag. 169
545 KUPCHAN C. A., Nessuno governa il mondo, op. cit., pag. 226 546 Ivi, pag. 227
547
139 piano politico. 548 Le visite di Manmohan Singh, in Giappone nel 2006, e del primo ministro giapponese Shinzo Abe, in India nell'agosto 2007, confermano l'intenzione dei due Paesi di aumentare la cooperazione in ambito politico ed economico, anche se politicamente ed economicamente i due Paesi non sono mai stati molto vicini. 549 Il progetto di un trattato di libero scambio con Tokyo potrebbe però fornire capitali e un'ulteriore slancio all'intera economia indiana, linea politica che viene ribadita dall'intenzione di Tokyo di investire nella realizzazione del corridoio ferroviario Nuova Delhi-Mumbai. 550
All'inizio del 2007 Nuova Delhi e Tokyo hanno avviato i negoziati per la realizzazione di una partnership strategica con un orizzonte temporale di dieci anni, che andrebbe a coprire il 94 % dei beni scambiati tra le due nazioni, 551 mentre l'obiettivo fondamentale rimane lo sviluppo degli scambi dei due paesi, eliminando o riducendo in maniera significativa i dazi doganali e le barriere economiche. 552 Nel corso delle trattative l'India ha premuto perché venissero ridotti i vincoli sull'importazione di farmaci generici in Giappone, mentre quest'ultimo chiedeva l'abbassamento delle tariffe per l'importazione di autovetture e parti di ricambio. 553 Sulla base dei dati forniti dai giapponesi, nell'anno fiscale 2008-2009 il loro paese ha esportato verso l'India prodotti per 7,91 miliardi di dollari, importando da essa merci per 5,26 miliardi di dollari. Nell'anno fiscale 2009-2010, l'India ha invece importato dal Giappone merci per 7,8 miliardi di dollari esportandovi beni per 4,7 miliardi. 554
Nel frattempo molti cinesi continuano a dire di odiare i giapponesi, 555 sempre sminuiti nei libri cinesi e nelle discussioni su Internet, per il terribile trattamento che riservarono ai cinesi durante l'occupazione giapponese. Per esempio Junichiro Koizumi, in passato primo ministro giapponese, si è spesso scontrato con la Cina per le frequenti visite al santuario Yasukuni dedicato ai caduti di guerra giapponesi, inclusi anche i criminali di guerra colpevoli di atrocità in Cina. 556
548
CARBONARI A., "India: Le nuove relazioni economiche col Giappone", in Equilibri.net, 20 ottobre 2010
549 LIZZA G., Scenari geopolitici, op. cit., pag. 141 550
Ibidem 551
CARBONARI A., "India: Le nuove relazioni economiche col Giappone", in Equilibri.net, 20 ottobre 2010 552 Ibidem 553 Ibidem 554 Ibidem
555 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 177
556
140 Nel 2008 Giappone e Cina si sono accordati sullo sfruttamento comune dei possibili campi di petrolio e di gas della zona Chunxiao/Shirakaba, ma senza mettere niente in pratica. Secondo un sondaggio di Yomiuri Shinbun e dell'Agenzia Nuova Cina, il 50 % dei cinesi ritiene le relazioni bilaterali utili, mentre il 43 % le ritiene dannose, contro i rispettivi 45 % e 47 % dei giapponesi. 557
Dopo l'arresto del capitano di una nave da pesca cinese da parte di autorità giapponesi, per aver speronato un battello nipponico presso le isole Senkaku/Diaoyu, oggetto di una disputa territoriale tra Cina e Giappone, nel 2010 la Cina ha sospeso la vendita delle "terre rare" al Giappone. 558 L'interesse di queste isole è economico, con i potenziali giacimenti di idrocarburi situati nelle vicinanze, specialmente quello di Chunxiao, ma anche strategico per la marina cinese.
In conseguenza dell'aumento dell'attività navale della Cina vicino alle acque territoriali giapponesi, nel dicembre 2010 il ministero giapponese della Difesa ha deciso di aumentare il numero dei suoi sottomarini da 16 a 22 tra il 2011 e il 2015, mentre nel marzo 2011 la Cina denunciava il ministero giapponese dell'istruzione a causa di alcuni libri scolastici che presentavano le isole Senkaku come nipponiche.
In seguito alla liberazione del capitano del peschereccio cinese e all'incontro tra i due Primi ministri Wen Jiabao e Naoto Kan, le tensioni si sono placate e i ministri della Difesa hanno convenuto l'istituzione di un sistema di collegamento al fine di evitare qualsiasi nuova crisi diplomatica. Poco dopo però, nuove manifestazioni ebbero luogo in Cina, a Chengdu Zhengzhou e Xi'an, e in Giappone a Tokyo, con la partecipazione di diverse migliaia di persone.
Nel 2013 la Repubblica Popolare cinese ha fatto due mosse di rilievo, a difesa di quelli che ritiene interessi inalienabili. La prima è stata la consegna alle Nazioni Unite della richiesta formale di attribuzione degli arcipelaghi contesi, dopo averne registrato le coordinate sulle proprie mappe e dato un nome cinese a tutte le rocce sparse in quello che considera Mare Nostrum. 559 Poi ha creato un'Area di identificazione della difesa aerea sul Mar cinese orientale, accusando di "irresponsabilità" i Paesi che rifiutano di comunicare i loro piani di volo al controllo aereo cinese. Da un lato Giappone e Stati Uniti hanno attuato azioni dimostrative
557
CARBONARI A., "India: Le nuove relazioni economiche col Giappone", in Equilibri.net, 20 ottobre 2010
558 LIZZA G., Scenari geopolitici, op. cit., pag. 21
559
VECCHIA S., "Pacifico, mica tanto. Così le relazioni tra Cina, Giappone e le due Coree rischiano seriamente di finire in guerra", in Tempi.it, 2 febbraio 2014
141 facendo passare i propri velivoli militari sopra l'area definita da Pechino che include le Senkaku/Diaoyu, ma allo stesso tempo Washington e le altre diplomazie regionali hanno chiesto alla loro aviazione civile di tenere conto della Zona. 560
Per quanto riguarda invece le relazioni bilaterali tra India e Giappone, si sono rafforzate dopo la conclusione di un summit di tre giorni nel maggio 2013, quando