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2.1 Il Dalai Lama: dalle montagne del Tibet a Dharamsala

5. CINDIA: UN'UTOPIA ECONOMICA?

5.1. I BRICS, la periferia al centro del mondo

5.1.2. Il vertice di Durban e la crisi del mito

Una celebre metafora ben sintetizza i nuovi legami tra i Paesi BRICS: "Se la Cina è la fabbrica del mondo, l'India è il suo ufficio, la Russia la stazione di rifornimento e il Brasile la fattoria". 1 L'Africa è invece la porta d'ingresso che disegnerà le nuove rotte commerciali, le nuove zone strategiche degli investimenti dei Paesi emergenti che insieme daranno vita a un nuovo arcipelago economico. 485

Nell'aprile 2011 nel Summit tenutosi a Sanya, in Cina, il Sudafrica è entrato a far parte del gruppo BRICS. 486 L’ingresso del Sud Africa è frutto di una precisa scelta politica: nel momento in cui il resto del mondo si trova in una fase recessiva, il Sud Africa rappresenta infatti un nuovo mercato di sbocco per molti Paesi, prima fra tutti la Cina, che ha individuato nel continente africano un mercato nel quale reinvestire le proprie eccedenze, mentre nel solo 2011 l'interscambio tra Cina e Africa superava i 110 miliardi di dollari.

Nonostante Cina e India stiano crescendo a ritmi dell'8-10 % su base annua e le loro forze lavoro e le loro risorse di capitale garantiscano una crescita tumultuosa per i prossimi decenni, nel luglio 2012 l'aggiornamento trimestrale del Fondo Monetario Internazionale sull'economia globale e la stabilità finanziaria ha dato il più recente colpo basso all'ottimismo di quanti ripongono nei BRICS le speranze di una capacità di traino dell'economia mondiale fuori dalla "grande recessione". Il Fondo Monetario Internazionale ha infatti corretto al ribasso le tutt'altro che rosee prospettive di crescita. 487 Nonostante in occasione dell'annuale Forum di Davos un rappresentante del paese abbia dichiarato che l'India sarebbe cresciuta anche dormendo, non sembra che stia andando esattamente così. 488 I numeri delle correzioni al ribasso del FMI sono infatti per l'India i più severi tra quelli relativi ai Paesi emergenti, dal momento che le previsioni di crescita dell'economia del

483 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 44 484

Ivi, pag. 49 485

DE MARTIIS A., "Quale futuro per i BRIC(S)?Il nuovo baricentro economico del mondo", in

Geopolitica, 11 maggio 2012

486 Ibidem 487

MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012 488

128 subcontinente evidenziano un ulteriore taglio dello 0,7 %, guadagnando un ritmo che commentatori ed esponenti politici indiani hanno ritenuto insufficiente a far procedere il Paese su un reale percorso di crescita diffusa. 489

La componente della crescita indiana legata a condizioni e contestualità esterne ha avuto un peso ben maggiore di quanto si pensasse, tanto da indurre in errore il governo che nel suo ultimo piano quinquennale aveva previsto il tasso di crescita al 9 % nel periodo tra il 2012 ed il 2017. 490 Già all'inizio del 2009 il primo ministro Singh, a fronte di una crescita che a stento toccava il 6 %, era stato costretto a precisare che "sarebbe errato concludere che l'India si trova stabilmente posizionata su un sentiero di rapida crescita".

I fattori che agiscono da freno alla crescita dell'India riemergono ora in tutta la loro evidenza, al ritrarsi della "marea" dell'abbondanza di "credito facile" che ha caratterizzato il mondo post-guerra fredda. 491 Si tratta di problemi tutt'altro che nuovi nel panorama socio-economico del Paese: un deficit pubblico crescente, una posizione internazionale debole, l'estrema povertà delle infrastrutture più elementari e gli alti livelli degli indici che identificano il dilagare della corruzione. 492

Inoltre, il deficit pubblico dell'India, tra il 9 ed il 10 % del Pil, ha iniziato a crescere a partire dagli interventi varati dal governo nel 2008. 493 È indubbio che il sistema creditizio abbia difficoltà a far fronte alle richieste di finanziamento delle aziende indiane, che sono pertanto costrette a finanziarsi anche sui mercati internazionali esponendosi al rischio aggiuntivo del cambio. 494

L'India ha un deficit delle partite correnti che viaggia verso la soglia del 4 % del Pil: appare evidente la sostanziale "complicità" di un sistema politico che resiste alle istanze di modernizzazione e insiste su politiche di spesa pubblica poco efficaci, a vantaggio di un'élite politica ed economica che moltissimi analisti indiani definiscono statica e chiusa in sé stessa. Anche Patrick French, nel suo "India: A

portrait" pubblicato nel 2011, 495 osserva che tutti i componenti della Camera bassa del parlamento indiano sotto i trenta anni rientrano tra i cosiddetti "deputati ereditari", figli o comunque parenti di parlamentari. Anche secondo la classifica

489

MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012

490 CARACCIOLO L., "L'India al di là del mito", in Limes, 16 dicembre 2009 491

Ibidem

492 MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012 493 CARACCIOLO L., "L'India al di là del mito", in Limes, 16 dicembre 2009

494 MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012 495

129 stilata annualmente dal settimanale Forbes, dei dieci "top" miliardari indiani, ben 9 apparivano in graduatoria già nel 2006, con una sostanziale mancanza di ricambio che invece non si verifica negli altri Paesi emergenti. 496

L'economista indiano Arvind Subramanian ha recentemente affermato che la domanda da fare "non è come mai la crescita dell'India stia rallentando, piuttosto perché la crescita sia stata così alta negli anni che hanno preceduto la crisi". 497 Da tempo gli economisti occidentali discutono anche dell'effettiva solidità della crescita cinese, 498 nonostante Jonathan Anderson, il chief asian economist della banca europea UBS, abbia detto che nell'Asia in forte sviluppo il tasso di risparmio era pari al 32 % del Pil e il tasso di investimento al 31 %, ovvero due volte quello dei Paesi occidentali. La Cina si trovava infatti, al momento, fra i Paesi asiatici in via di accelerata modernizzazione con il 50 % di risparmio e il 45 % di investimento. 499 Tuttavia anche l'economia cinese rallenterà con il tempo, mentre i livelli di crescita, i tassi di risparmio e gli avanzi di bilancio cominceranno in generale a declinare con il consolidamento dell'economia nazionale. 500

Recentemente le prospettive della Cina sono state anche meno rosee: il Pil è cresciuto solo del 7,7 % nel primo trimestre, partendo da un già basso 7,9 % nel quarto trimestre del 2012. Le esportazioni stanno infatti rallentando e la crescita guidata dagli investimenti su cui il Paese ha contato in passato è ormai insostenibile, sebbene Pechino speri di mantenere in moto l'economia transitando verso un nuovo modello di sviluppo, basato su consumi e guadagni di produttività. 501

Questa crescita più lenta porrà anche un problema esistenziale per il Partito Comunista cinese, dal momento che sin dalla fine dell'era maoista lo sviluppo economico è stato la fonte primaria della legittimità del Partito: un rallentamento prolungato indebolirà la sua presa sul potere. L'azzardo migliore del Partito sarà quello di giocare la carta del nazionalismo, rendendo la difesa della patria la sua missione primaria e dando la colpa dei fallimenti economici della Cina alle macchinazioni delle potenze straniere. 502

496

In http://www.forbes.com/2006/03/07/06billionaires_worlds-richest-people_land.html

497 MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012 498 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit. , pag. 26 499

Ibidem

500

KUPCHAN C. A., Nessuno governa il mondo, op. cit. , pag. 92 501

DEWEAVER M. A., "La minaccia di una Cina in declino", in Epoch Times, 20 giugno 2013 502

130 Ma sarà anche facile mettere l'economia cinese sul piede di guerra, poiché le istituzioni di pianificazione centrale della Cina sono adatte alla mobilitazione di risorse per le industrie della difesa: un incremento militare contribuirebbe anche ad alleviare i problemi di capacità in eccesso nell'industria pesante. 503

Come scrive il giornalista Claudio Landi: "Il mondo è cambiato moltissimo negli ultimi cinquant'anni e nei prossimi cinquant'anni i cambiamenti potrebbero essere ancora più drammatici. I Paesi BRICS saranno il fulcro di questi cambiamenti: nel 2050 la Cina avrà un'economia da 45 mila miliardi di dollari, gli Stati Uniti da 35 miliardi e l'India da 27 miliardi di dollari. 504

Il contagio che oggi interessa le economie emergenti è amplificato dalle peculiari vulnerabilità dei rispettivi paesi. 505 Sebbene il commercio tra i Paesi BRICS sia in crescita costante, le differenze sembrano pesare più dei tratti in comune: la Russia e la Cina, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sono poco interessate a condividere questo privilegio con altri. Mosca, Pechino e Delhi sono anche potenze atomiche. 506 India e Cina, grandi esportatori di prodotti lavorati e servizi, sono meno interessate alle battaglie contro i sussidi di Stati Uniti e Unione Europea al settore primario, che invece rappresentano una priorità per il Brasile. La geografia mette inoltre la Cina in una competizione strategica con l'India e con la Russia, per il momento irrisolta e che potrebbe rimanere tale anche in futuro. A rendere i BRICS un soggetto geopolitico non è tanto la crescita economica, quanto un'agenda internazionale che su molti punti vede il gruppo agli antipodi rispetto ai Paesi occidentali: se quest'agenda viene meno, sarà inevitabile tornare a considerare i 5 Stati solo singolarmente.

I BRICS hanno tuttavia dato prova di unità all'ONU, astenendosi sulla risoluzione 1973/2011 che autorizzava la no-fly zone sulla Libia. Successivamente però, complice l'uscita di Brasile, India e Sud Africa dal Consiglio di Sicurezza, il gruppo non ha più fatto sentire la sua voce sulle questioni internazionali. 507

Nel giugno 2012, all'interno di una riunione tenutasi a margine del vertice G20 di Los Cabos in Messico, i leader BRICS hanno discusso l'idea di una rete di sicurezza finanziaria, comunicando che le squadre avevano concluso un accordo per

503

DEWEAVER M. A., "La minaccia di una Cina in declino", in Epoch Times, 20 giugno 2013

504 LANDI C., Il dragone e l'elefante. Cina e India nel secolo dell'Asia, op. cit., pag. 27

505

MAFODDA G., "India, il rischio di una promessa tradita", in Limes, 25 luglio 2012 506

LOCATELLI N., "C'erano una volta i Brics", in Limes, 29 marzo 2013 507

131 istituire una riserva contingente autogestita che avrebbe avuto un positivo effetto cautelativo.

A Durban in Sud Africa, dal 26 al 27 marzo 2013 si è tenuto il quinto summit dei BRICS, dove i leader dei 5 paesi hanno discusso di sviluppo, integrazione e industrializzazione. 508 Questo vertice, dal titolo "I BRICS in Africa: collaborazione per lo sviluppo, l’integrazione e l’industrializzazione", si è chiuso con un sostanziale insuccesso, dal momento che il comunicato finale non ha fatto che ribadire l'appiattimento dei BRICS sulle posizioni russo-cinesi riguardo la guerra in Siria, le sanzioni contro l'Iran e la stabilizzazione dell'Afghanistan, oltre a dedicare ampio spazio alle varie crisi dell'Africa, dal Mali al Congo. 509 I Paesi BRICS hanno infatti espresso la loro preoccupazione per la situazione in Siria e riaffermato la loro opposizione a qualsiasi ulteriore militarizzazione del conflitto, senza mettere in questione il futuro del presidente siriano Bashar al-Assad. Inoltre, per quanto riguarda l'Iran, i BRICS hanno espresso la loro preoccupazione per il rischio di escalation militare, mentre gli Stati Uniti e Israele minacciavano Teheran.

Il gruppo BRICS ha poi presentato la nuova banca di sviluppo, la BRICS

Development Bank analoga alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario

Internazionale, che mira a rompere il monopolio detenuto dalle istituzioni finanziarie occidentali. La nuova banca disporrà di riserve in divisa e di fondi per il finanziamento dei progetti di sviluppo, al fine di soddisfare le esigenze delle economie povere e emergenti. Ciascuna delle cinque nazioni BRICS contribuirà fino a 10 miliardi di dollari nel lancio della Banca, che opererà con le monete nazionali invece di usare una moneta unica, anche attraverso accordi commerciali bilaterali e multilaterali. Alla fine l'annuncio della creazione della Banca per lo sviluppo è stato rinviato: a Durban i BRICS si sono solamente dichiarati soddisfatti di sapere che l'opzione è "percorribile", senza specificare quando, dove e con quali fondi potrà nascere la nuova istituzione.

Uno dei risultati più importanti del vertice è stato la formazione di un nuovo Consiglio per gli affari dei BRICS composto da cinque membri per ciascun Paese, che si riunirà due volte all'anno per presentare una relazione in ciascuna delle riunioni annuali. Lal Naina Kidwai, presidente della Federazione indiana delle camere di commercio e capo della delegazione economica indiana al vertice dei

508

LOCATELLI N., "C'erano una volta i Brics", in Limes, 29 marzo 2013 509

132 BRICS, ha dichiarato che il Consiglio "seguirà un lungo cammino per il rafforzamento dell'impegno tra le comunità affaristiche". 510

Questo ultimo vertice dei BRICS ha rappresentato un'occasione per riflettere sul significato geopolitico del club, il cui acronimo è entrato nella storia durante il primo vertice del 2009, 511 associando un'ambiziosa agenda politica alla resistenza economica e mirando alla creazione di "un nuovo ordine mondiale" che superasse Bretton Woods e portasse democrazia e uguaglianza nelle relazioni internazionali.

La crescita economica dei BRICS è apparsa invece rallentata, mentre anche la componente geopolitica perdeva vigore. Il gruppo infatti non è stato in grado di proporre un candidato unitario alla presidenza della Banca Mondiale o alla direzione del Fondo Monetario Internazionale, finita in Europa a Christine Lagarde, e non sarà neanche in grado di proporne uno per l'Organizzazione Mondiale del Commercio. 512

510 LOCATELLI N., "C'erano una volta i Brics", in Limes, 29 marzo 2013 511 Ibidem

512

133