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2.1 Il Dalai Lama: dalle montagne del Tibet a Dharamsala

6. IL CONTINENTE TECNOLOGICO

6.1. Innovazione "made by Cindia"

6.1.2. L'India del software

Nell'ultimo periodo il mercato indiano è stato protagonista di uno sviluppo molto simile a quello cinese, mostrandosi tuttavia più accessibile alle imprese straniere. A segnare le prime differenze con la Repubblica Popolare ci sono un grandissimo bacino di consumatori domestici, una diffusa padronanza dell'inglese e

604

ASTARITA C., "Cina e tecnologia: il successo di Huawei", in economia.panorama.it, 9 agosto 2011

605 Ibidem 606 Ibidem 607

152 una rete di imprenditori con cui dialogare senza incontrare invadenti ingerenze statali: tutti vantaggi che si sommano alla grande quantità di forza lavoro qualificata e ai regimi fiscali agevolati. 608 Molti sono affascinati dall'idea che le competenze "soft" dell'India e la sua economia meno dirigista stiano dando vita a una tartaruga destinata a sorpassare l' "energica" lepre cinese. 609 A trainare questo quadro di sviluppo si colloca il settore locale del software, il cui valore annuo delle esportazioni ammonta a quasi 10 miliardi di dollari, mentre il numero delle imprese IT ha segnato un incremento pari all'85 % dal 2000 al 2006.

Nel 1972 l'Indian Space Research Organization si stabilì a Bangalore, una decisione rivelatasi importante per la città perché questa posizione di vantaggio nel settore dell'alta tecnologia l'ha resa la sede naturale per l'industria IT. All'inizio destinata alle multinazionali, poi alla nuova generazione di imprese dell'Information

Technology, come Infosys e Wipro, 610 questa città dell'India meridionale è diventata la Silicon Valley dell'India: secondo alcune rilevazioni, il numero di occupati nei tre parchi tecnologici di Bangalore, Software Technology Parks India (STPI),

International Tech Parks Ltd ed Electronics City, supera quello della stessa Silicon

Valley. 611 Bangalore infatti ospita 1700 società di software con oltre 300 mila lavoratori dell'IT ed è responsabile per due quinti di tutti i servizi IT e del lavoro in

outsourcing dell'India.

Bangalore emerse come il primo centro del settore IT perché aveva diversi vantaggi naturali: la posizione, l'aria relativamente pulita e il fatto che fosse un importante centro di istruzione tecnica e scientifica superiore senza rivali nel resto dell'India. 612 Era sede infatti del prestigioso Indian Institute of Science, nonché di uno dei tre migliori istituti indiani per la formazione dei manager. C'erano anche otto istituti di tecnologia, statali o finanziati da privati, e un trust privato che aveva creato novantatre college di ingegneria e tecnologia sotto l'egida della Visvesvaraya

Technology University. 613 Tra le prime imprese transnazionali venute in cerca di

608

SPINELLI L., "India, boom ICT tra miseria e alta tecnologia", in Punto Informatico, 16 marzo 2007

609 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 235 610 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pagg. 46-47

611

SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 183

612 MEREDITH R., The Elephant and the Dragon: The Rise of India and China and What it Means for All of Us, op. cit., pag. 54

613 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,

153 opportunità per esternalizzare la produzione in India, devono essere citate Hewlett-

Packard (HP), Texas Instruments e Motorola.

Oggi nella città indiana di Bangalore lavorano circa 150 mila ingegneri, mentre nella Valley californiana ne lavorano 120 mila con un salario otto volte superiore. 614 Basti pensare che le università indiane sfornano annualmente quasi il doppio degli ingegneri rispetto agli Stati Uniti, con una quota largamente superiore anche a quella del colosso cinese. Inoltre, un terzo del lavoro di sviluppo software delle multinazionali statunitensi, viene svolto in India dove la protezione dei brevetti e della proprietà intellettuale raggiunge livelli simili a quelli occidentali ed è decisamente più rigida rispetto a quanto accade in Cina. Nonostante il prezzo irrisorio, va anche detto che la qualità della manodopera qualificata indiana si rivela notevolmente superiore a quella di Cina, Messico, Brasile e Stati Uniti, di poco sotto quella tedesca. 615

Sebbene a prima vista l'India appaia ben posizionata per guidare un rimescolamento dell'industria informatica globale, con 90 milioni di studenti in età universitaria, contro i 20 milioni di studenti negli Stati Uniti, la realtà è un po' diversa: nel decennio 1998-1999 sono stati conferiti in tutta l'India 5600 dottorati in scienze e tecnologia, mentre nel 2001 negli Stati Uniti ne venivano conferiti 27100, mentre il 44 % della popolazione adulta indiana restava ancora analfabeta. 616

Il settore IT si è sviluppato in tre fasi: nella prima le imprese transnazionali hanno spostato una parte del loro sviluppo di software e delle funzioni di back office a imprese totalmente controllate in India. Presto si è sviluppata una seconda generazione di imprese indiane, spesso create da ex dipendenti delle multinazionali stesse che, dopo essersi messi in proprio, hanno ottenuto all'estero commesse per lavori di back office e sviluppo software. La terza ondata si è sviluppata quando i Paesi altamente industrializzati hanno iniziato a esternalizzare i propri processi aziendali, in particolare il lavoro dei call center, 617 la cui attività ha attratto grande attenzione da parte dei media. I gestori scoprirono ben presto che gli indiani istruiti non solo parlavano un inglese fluente, ma erano anche in grado di imitare

614 SPINELLI L., "India, boom ICT tra miseria e alta tecnologia", in Punto Informatico, 16 marzo

2007

615

Ibidem

616 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 76

617 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,

154 agevolmente le varie pronunce. Il pioniere in questo campo è stata un'altra impresa americana, la GE Capital, mentre altre imprese transnazionali scoprivano di poter spostare in India anche intere funzioni amministrative, come la contabilità, l'emissione di biglietti aerei e l'armonizzazione delle tariffe. 618

Il settore informatico fu il primo nel quale vennero rimossi i divieti sulle importazioni e durante i cinque anni del governo di Rajiv Gandhi i dazi furono ridotti quasi a zero. L'India infatti, a causa di una crisi finanziaria, dovette abbandonare il suo atteggiamento isolazionistico e protezionistico nel 1991: il governo indiano dette in pegno le proprie riserve auree al Fondo Monetario Internazionale come garanzia di un enorme prestito. 619

L'export dell'industria informatica indiana conobbe un grande boom all'inizio degli anni novanta, quando le aziende americane cominciarono ad assumere un gran numero di analisti di sistemi e di programmatori informatici indiani, anche attraverso il body shopping, l' "esportazione" di dipendenti indiani presso la sede del cliente. 620 L'analista o il programmatore indiano restavano a libro paga, per esempio, della Tata

Consultancy Services TCS, della Infosys Technologies o della Wipro Technologies,

ma operavano in base a un contratto stipulato con un'azienda americana: il 90 % dei ricavi percepiti dalle aziende in India proveniva dalla trasferta dei collaboratori inviati negli Stati Uniti. La domanda di personale indiano in trasferta derivava principalmente da tre fattori: la preoccupazione per il millennium bug, il boom delle

dotcom e la corsa generalizzata delle aziende all'utilizzo del software ERP, Enterprise Resource Planning. Nel 1999 gli indiani negli Stati Uniti costituivano di

gran lunga la maggiore componente estera, il 14 %, di tutti i laureati stranieri in scienze e ingegneria. 621

Bill Gates, durante la sua prima visita nel 1997, venne ricevuto con gli onori di un capo di Stato, mentre nel 2005, alla sua quinta missione da investitore, fu bacchettato da alcuni con severità. La stampa locale lo accolse ricordando che in India avanzava il software open source, l'alternativa mondiale ai sistemi Windows: "Non siamo noi ad avere bisogno di lui, è la Microsoft ad avere bisogno di noi", sentenziava un editoriale del quotidiano The Hindu. "Se Bill Gates ha fretta di

618 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,

pag. 60

619 Ivi , pag. 79

620 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 56 621 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 86

155 investire in India, lo stesso vale per i suoi concorrenti. La Microsoft non ha alternative, la crescita è in questo Paese." 622

Nel frattempo, a partire dal 1999, l'indiana National Association of Software

and Service Companies, l'organismo rappresentativo dell'industria dei servizi e del

software in India, commissionava alla Mc Kinsey la composizione di una relazione a cadenza triennale sullo sviluppo del settore IT in India. 623

La crescita dell'occupazione è stata ugualmente impressionante: nel marzo 2002 il settore impiegava 522 mila professionisti, numero che in soli sei anni è raddoppiato, con un tasso annuale di crescita pari quasi al 12 %. L'occupazione indiretta generata è stata stimata in altri due milioni di posti di lavoro. Ma un aspetto ancor più considerevole è la qualità dell'occupazione: il 76 % dei professionisti informatici è costituito da laureati e il 62 % di questi si è laureato in una facoltà tecnologica. Importante segnalare che allo stesso tempo diverse imprese, tra cui Intel,

Microsoft e il gigante indiano emergente Wipro, si sono assunte la responsabilità di

fornire i computer e l'accesso internet alle più importanti scuole dello stato del Karnataka. 624

Nel biennio 2002-2003, mentre il settore del software indiano continuava a espandersi al ritmo del 30 % annuo, il doppio del tasso di crescita americano, la parte del settore relativa all'esternalizzazione dei processi aziendali cresceva del 107 %. Nel 2005 erano oltre 1250 le imprese indiane attive nei settori della tecnologia informatica: 266 aziende sulle 1000 più grandi aziende della classifica annuale di

Fortune svolgevano un'ampia parte del proprio lavoro informatico in India. 625

Nel corso di un'indagine presentata nello stesso anno, McKinsey & Company ha scoperto, tramite interviste a 83 professionisti delle risorse umane, che solo un laureato indiano in ingegneria su quattro possedeva le caratteristiche richieste dalle multinazionali. La percentuale scendeva al 15 % per i laureati in amministrazione e finanza e al 10 % per quelli di formazione più generalista: "In India la qualità complessiva del sistema educativo, a parte le università più prestigiose, presenta ancora ampi margini di miglioramento". 626

622 Anonimo, "India very high on Microsoft priorities' - Bill Gates coming next week", in The Hindu,

1 dicembre 2005

623

SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 176

624 Ivi, pag. 57

625 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,

pag. 61

626

156 Le esportazioni hanno trainato fin dall'inizio la crescita del settore informatico in India: nel 2003-2004 hanno prodotto il 15 % delle entrate totali di valuta estera del Paese, pari al 20 % delle esportazioni complessive, e sono cresciute dai 150 milioni di dollari del 1990 ai 40 miliardi di dollari del marzo 2008. 627

L'industria nazionale indiana è stata lenta nell'accettare l'informatizzazione dei propri servizi, ma nel 2003, dopo sei anni di recessione, è divenuta anch'essa pienamente consapevole dei vantaggi dell'informatizzazione, mentre la domanda di software e di servizi informatizzati passava da 2,8 miliardi di dollari nel biennio 2002-2003 a 23 miliardi nel biennio 2007-2008. 628

Alla luce dei vari indicatori positivi, tra cui la forte crescita economica, un ambiente regolatore meno rigido, politiche proattive del governo e la rapida caduta dei prezzi nelle comunicazioni internazionali, ci sono valide ragioni per considerare l'India un mercato estremamente attrattivo. Molti fornitori internazionali si sono già assicurati solidi punti di appoggio del mercato: nel 2004-2005 IBM si piazzava al secondo posto nei servizi informatici dietro a TCS, con un fatturato di circa 102 milioni di dollari, mentre HP restava al quinto posto con 72 milioni di dollari e

Covansys al sesto con 48 milioni. Il modello low-cost offerto dall'India è sostenuto

da salari relativamente bassi, per cui lo stipendio medio di un programmatore può rimanere intorno ai 10 mila dollari all'anno, contro i 65 mila degli Stati Uniti. 629

Secondo le stime della Gartner, l'India riceve attualmente circa l'80 % della spesa mondiale per l'outsourcing dell'IT all'estero. La spesa per i servizi informatici indiani è cresciuta di circa il 35 % nel 2005 e quella per l'outsourcing dei processi operativi a imprese indiane è aumentata del 45 % nel 2005, arrivando a un totale di 22,6 miliardi di dollari. 630 Anche il Rapporto 2005 Nasscom-Mc Kinsey ha confermato il crescente successo dell'India in questo settore, nel quale l'India detiene il 65 % del mercato ITES, detto anche IT offshore, mentre la quota di mercato globale che deteneva nel 2005 era del 48 %. 631

Nel gennaio 2006, all'incontro annuale dei membri del World Economic

Forum a Davos in Svizzera, l'India si è presentata in grande stile, con una

627 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 81

628

SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 57

629 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 95

630 Ivi , pag. 83 631

157 delegazione di 115 membri composta da imprenditori, politici, giornalisti e accademici portando con sé, oltre allo slogan "The world's fastest growing free

market democracy", scialli di cachemire e iPod carichi di musica indiana. Tradizione

e modernità: due aspetti che l'India voleva e vuole mostrare di saper miscelare. 632 Questa India nuova dal libero mercato che cresce economicamente a tassi impressionanti ha creato una nuova élite giovane, istruita e cosmopolita, e ha fatto aumentare anche i ricchi: secondo il settimanale India Today, i milionari indiani sono 53 mila, concentrati principalmente nelle città di ridotte dimensioni, dal momento che la rapida industrializzazione, lo sviluppo del terziario e il forte incremento dell'attività edilizia hanno provocato un movimento di capitale e portato a un aumento della prosperità. 633

Solo negli ultimi cinque o sei anni il settore informatico indiano si è trasformato da fonte di manodopera in affitto a formidabile leader di servizi IT e l'India è diventata la capitale mondiale dell'outsourcing o dell'offshoring, il Paese in cui le aziende occidentali hanno deciso di riallocare i loro back office o di esternalizzare le altre funzioni del processo aziendale, come l'analisi dei dati aziendali e il loro processamento. 634 La motivazione generale che ha spinto verso questa scelta è il risparmio sui costi 635 e oggi numerose aziende indiane come TCS,

Wipro, Infosys, Cognizant Technologies, Satyam Computer Services e HCL Technolgies, vengono considerate concorrenti alla pari di società americane come EDS e IBM. 636

L'ondata dell'offshoring ha trasferito in India, soltanto dal'industria dei servizi americana, 48 mila posti di lavoro. Per esempio la Dell, un'azienda di computer texana, ha in India 10 mila addetti all'assistenza dopo vendita, incaricati del servizio di aiuto telefonico ai suoi clienti americani ed europei. Anche la J. P. Morgan, nome storico della finanza di Wall Street, ha annunciato 4500 assunzioni tra New Delhi e Bombay, da aggiungere ai 6 mila reclutamenti delle altre banche statunitensi.

Dietro l'informatica sono arrivati gli analisti finanziari, i servizi amministrativi delle compagnie assicurative occidentali, gli uffici di consulenza fiscale e legale, le analisi mediche e la biogenetica. Le case farmaceutiche mondiali

632 RONDINONE A., India: una geografia politica, op. cit., pag. 77 633

Ivi , pag. 79

634 CARACCIOLO L., "L'India al di là del mito", in Limes, 16 dicembre 2009

635 SMITH D., Il dragone e l'elefante. La Cina, l'India e il nuovo ordine mondiale, op. cit., pag. 176 636 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 87

158 fanno i conti con il numero di giovani che ogni anno escono dalle università indiane con un dottorato di ricerca in chimica, sei volte superiore a quello degli USA. 637

Le aziende indiane stanno anche aumentando gli investimenti nelle tecnologie

wireless, soprattutto nella messaggistica mobile e nelle applicazioni email, ma

procedono ancora con cautela, dal momento che il mercato è ancora sottosviluppato. Tutto ciò costituisce un'opportunità per le aziende globali di telecomunicazioni mobili, perché i mercati sembrano prospettare una rapida crescita. 638 Molte aziende indiane di telecomunicazioni si stanno infatti espandendo nelle province rurali, mirando a creare un servizio efficiente e affidabile. Nel frattempo le aziende nazionali continuano a preferire applicazioni tradizionali basate sulla tecnologia familiare dell'SMS: basti pensare che l'uso degli SMS è più popolare in India che negli Stati Uniti. 639

Ogni mestiere che si può svolgere in lingua inglese e i cui prodotti si possono inviare a distanza via Internet, è oramai candidato a finire in India: grandi studi di architettura statunitensi fanno progettare interi shopping mall da giovani architetti che lavorano su computer da Hyderabad, case editrici inglesi e statunitensi subappaltano il lavoro di editing dei nuovi libri a redattori perfettamente anglofoni seduti in un ufficio in India. 640 A Bangalore il dottor Arjun Kalyanpur dirige una squadra di 60 radiologi che ogni notte analizzano radiografie, Tac, elettrocardiogrammi e altre analisi mediche per conto di 50 ospedali americani a cui mandano i risultati via Internet la mattina dopo, con prestazioni fatturate 100 dollari, una piccola percentuale di quello che chiederebbe un radiologo negli Stati Uniti. 641

La Gartner ha valutato le capacità di ventinove città indiane che aspirano a ospitare aziende informatiche straniere: sedici di esse hanno fatto poco o nulla per realizzare l'obiettivo, continuando a presentare difficoltà di ogni tipo, carenze di energia elettrica, barriere linguistiche, scali aeroportuali inadeguati, tumulti religiosi e governi poco incoraggianti. 642 Solo sei su ventinove, Bangalore, Mumbai, Nuova Delhi, Chennai, Hyderabad e Pune, si potrebbero raccomandare senza riserve come

637 RAMPINI F., L'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi e mezzo di persone, op. cit., pag. 22

638 Ibidem

639 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 93

640 CARACCIOLO L., "L'India al di là del mito", in Limes, 16 dicembre 2009

641 RAMPINI F., L'impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi e mezzo di persone, op. cit., pagg. 22-23

642

159 sedi di investimento e di partnership per le imprese straniere. Dall'indagine emergono i due problemi più gravi che rischiano di bloccare la performance messa a segno dall'industria informatica indiana: le infrastrutture inadeguate e la capacità degli indiani di soddisfare le crescenti aspettative di un'industria informatica che aspira a servire clienti nazionali e internazionali. 643

Gli strateghi e i decision maker delle aziende informatiche globali che vedono nell'India una possibile destinazione per l'outsourcing, dovrebbero considerarla non come un'entità unitaria, ma come una pluralità di Stati, cercando di capire e valutare le tensioni etniche, religiose e sociali tra comunità separate e profondamente diverse. Questa diversità produce effetti reali sulla qualità e sulla stabilità della forza lavoro disponibile: per esempio alcuni Stati, primo tra tutti il Gujarat, sono regolarmente turbati da tumulti religiosi, denominati bandh. 644

Devono anche sapere che gli ingranaggi della riforma economica si muovono lentamente in India, in quanto il passato protezionistico ha lasciato in eredità una complessa burocrazia che può rallentare qualunque iniziativa commerciale. Secondo i dati della Banca Mondiale, per aprire un'azienda in India occorrono 71 giorni, contro i 48 della Cina e i 5 degli Stati Uniti. Servono inoltre 270 giorni per ottenere i permessi, contro i 363 della Cina e i 70 degli USA. 645

Ultima questione, ma non meno importante: lo spostamento dei settori dei servizi qualificati verso l'India può finire per rappresentare una grave minaccia per il benessere e la stabilità sociale dei Paesi ad alto reddito. 646

643 POPKIN J. M., IYENGAR P., Made by Cindia. Come Cina e India stanno cambiando il futuro della tecnologia e del'innovazione, op. cit., pag. 74

644 Ivi , pag. 76 645 Ivi, pag. 80

646 JHA P. S., Quando la tigre incontra il dragone. Uno sguardo nel futuro di India e Cina, op. cit.,

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