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Analizziamo ora il costo più alto: «tra le molte vittime della corruzione bisogna annoverare anche quelli che pagano con la vita o con la salute l’arricchirsi di funzionari pubblici a libro paga dei corruttori». Si pensi, ad esempio, a burocrati e politici corrotti che accaparrandosi risorse destinate ad aiuti umanitari e investimenti nel settore sanitario (acquisti di medicinali e apparecchiature, assunzione e istruzione di personale medico, etc.) contribuiscono a peggiorare la qualità dei servizi erogati. È stata dimostrata, infatti, una forte correlazione tra il tasso di mortalità infantile – riferito a bambini fino a 5 anni – e la diffusione della corruzione, misurata attraverso l’Indice di Percezione di Transparency International. Una stima molto prudenziale conduce a ipotizzare che «circa l’1,6 per cento dei decessi di bambini nel mondo possa essere spiegata dalla corruzione, il che significa che, delle 8.795.000 morti annuali di bambini, più di 140.000 possono essere

256 Pizzorno, A., La corruzione nel sistema politico, cit. pp. 13-74; in A. VANNUCCI, Atlante della corruzione, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2012, p. 210 e ss.

257 Belligni, S., Il volto simoniaco del potere, Torino, Giappichelli, 1998; A. VANNUCCI, Atlante della corruzione, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2012, p. 210 e ss.

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indirettamente attribuite alla corruzione»259. Il rapporto causa-effetto tra tangenti e morti infantili è evidente, visto che la corruzione redistribuisce nelle tasche di corrotti e corruttori quote di quei fondi che sarebbero altrimenti destinate a finanziare programmi di cura, assistenza e prevenzione della malattie. In Italia nel 2010 il tasso di mortalità infantile è stato del 3,7 per mille, pari all’incirca a 12.638 bambini deceduti in quella fascia d’età. Applicando la fatidica percentuale dell’1,6 per cento di vittime infantili della corruzione, soltanto in quell’anno in Italia si arriva a stimare la perdita di 202 bambini a causa delle tangenti. Ma una simile scala di grandezza è probabilmente da applicare a tutti i decessi, in qualsiasi fascia d’età, considerando l’influsso negativo della corruzione sull’efficacia delle cure e sulla qualità dei servizi resi ai pazienti.

Il sacrificio di vite umane generato da una corruzione rampante è stato calcolato in occasione del primo anniversario del terremoto di Haiti. Nel 2010 un sisma di magnitudine 7,0 ha colpito sia la Nuova Zelanda che Haiti, ma con un bilancio molto diverso: nessuna vittima nel primo caso, oltre 220.000 morti nel Paese caraibico. Ovviamente non è il terremoto in sé a uccidere le persone, ma il crollo degli edifici. La mortalità in occasione di eventi sismici dipende inevitabilmente dalla qualità della progettazione, dei materiali impiegati e del lavoro di realizzazione di costruzioni private e pubbliche. Ampliando lo sguardo ai casi degli ultimi anni si è dimostrato che la corruzione incide in maniera significativa sulla mortalità generata dai terremoti, considerando anche la diversa popolosità delle aree vicine all’epicentro: «l’integrità strutturale di un edificio non è più forte dell’integrità sociale del costruttore, e ciascun Paese ha nei confronti dei cittadini la responsabilità di assicurare controlli adeguati». I corruttori riescono a ottenere deroghe (o assenza di controlli) pagando tangenti rispetto a ogni tipo di violazione dei regolamenti urbanistici e dei piani di utilizzo del territorio. L’anomalia italiana si traduce in un numero di vittime a seguito di terremoti che si avvicina in proporzione a quello dei Paesi più poveri, in

259 Hanf, M. - Van-Melle, A. - Fraisse, F. - Roger, A. - Carme, B. - Nacher, M. et al., Corruption Kills: Estimating the Global Impact of Corruption on Children Deaths, in PLoS ONE n. 6, 11, 2011, in www.PLoS ONE e26990.

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particolar modo, quando l’evento colpisce il meridione. Ci si può chiedere quante tra le 27 vittime del sisma in Emilia Romagna nel 2012, le 308 vittime del terremoto in Abruzzo del 2009 (considerato dagli esperti “di magnitudo moderata”), le 30 di San Giuliano di Puglia nel 2001 (evento di modesta intensità), 2914 in Irpinia nel 1980, 989 in Friuli nel 1976, 370 nel Belice nel 1968 – per citare solo gli episodi più gravi degli ultimi decenni – abbiano perso la vita anche a causa delle tangenti che avevano dequalificato le scelte urbanistiche, dissuaso un serio controllo sui processi di costruzione, permesso l’impiego di materiali scadenti. Le otto vittime della “casa dello studente” a l’Aquila, secondo la perizia della Procura, hanno pagato con la vita il collasso di una parte della struttura causata dall’inspiegabile assenza di un pilastro «presente invece in altri punti corrispondenti dell’edificio che invece hanno retto». Inoltre «l’impresa esecutrice non ha disposto le staffe di armatura dei pilatri (…) secondo quanto previsto dal progetto», mentre «il calcestruzzo usato appare fortemente disomogeneo da potersi definire scadente»260.

Un altro triste esempio sono i controlli sulle condizioni di sicurezza sul lavoro. In Italia esiste un’ampia casistica di ispettori che, in cambio di piccole somme, redigono verbali fittizi senza effettuare verifiche o segnalare le irregolarità riscontrate261. Il legame sotterraneo tra disponibilità alla corruzione degli ispettori e morti bianche in qualche caso viene però alla luce. Nel settembre 2010 nello stabilimento di Capua dell’azienda farmaceutica Dsm, tre dipendenti di una ditta esterna sono morti soffocati a causa di esalazioni velenose mentre stavano smontando un ponteggio in un silos. La gravità della tragedia ha indotto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a manifestare indignazione per il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori in

260

La Repubblica, 6 gennaio 2010. 261

Di seguito alcuni esempi: cinque ispettori del lavoro a Napoli sono stati accusati di ricevere tangenti che andavano da 300 a 2mila euro, prosciutti e telefoni cellulari – a seconda della gravità delle violazioni – per non attestare le irregolarità riscontrate nei controlli (La Repubblica-Napoli, 20 gennaio 2010). Sette ispettori del lavoro so- no stati condannati a Trani perché avrebbero preso piccole tangenti, accontentandosi anche di buoni benzina, per non denunciare irregolarità e lavoratori in nero, oppure strappare verbali già compilati, prospettando la possibilità di maxi sanzioni come la sospensione dell’attività (La Repubblica-Bari, 14 gennaio 2010).

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operazioni di manutenzione nei silos simili a quelle che già più volte in precedenza hanno cagionato vittime262. Di lì a poco sono stati arrestati tre ispettori dell’Asl di Santa Maria Capua Vetere che imponevano alle aziende di rivolgersi a tre consulenti del lavoro loro complici per redigere documenti di valutazione del rischio, paventando sanzioni e sequestri a fronte delle irregolarità rilevate. In cambio della presentazione di documentazione fittizia, falsificazione e distruzione di documenti, il gruppo avrebbe incamerato circa 600mila euro di tangenti. Il nesso che lega tangenti e condizioni lavorative di pericolo è evidente: controlli accurati sulla sicurezza degli operai adibiti alla pulizia dei silos forse sarebbero valsi a risparmiarne la vita263.

262 La Repubblica, 11 settembre 2010.

263 A. VANNUCCI, Atlante della corruzione, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2012, p. 210 ss.

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CAPITOLO II

LA LEGGE 6 NOVEMBRE 2012, N. 190

SOMMARIO: Il contesto internazionale in cui è maturata la riforma - 1.2 Sul piano internazionale - 1.2.1. Le principali fonti internazionali in materia di corruzione - 1.2.2. Gli organi di controllo per l’attuazione degli obblighi internazionali - 1.3. Sul piano interno - 1.3.1. L’inchiesta giudiziaria “Mani pulite” - 1.3.2. Dalla Legge n. 86/1990 alla legge n. 190/2012 - La nuova struttura dei delitti di corruzione - 2.1. La corruzione per l’esercizio della funzione - 2.2. La c.d. corruzione impropria susseguente - 2.3. La rimodulazione dei soggetti attivi dei reati di corruzione - 2.4. “Per l’esercizio della funzione” e “per un atto d’ufficio” - 2.5. “Per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri” - 2.6. La locuzione “danaro o altra utilità” in luogo del termine “retribuzione” per definire l’oggetto della dazione ricevuta dal pubblico ufficiale - 2.7. Art. 318 c.p. e art 319 c.p. - 2.8. Profili di diritto intertemporale - 2.9. Il trattamento sanzionatorio - 2.10 L’istigazione alla corruzione per l’esercizio della funzione - 3. La concussione e l’induzione indebita a dare o promettere denaro o altra utilità - 3.1 Nel codice Zanardelli - 3.2 Nel codice Rocco - 3.3 La Legge 6 novembre del 2012, n.190 - 3.3.1 Lo sdoppiamento dell’ art. 317 c.p. - 3.3.2. La punibilità del privato indotto - 3.3.3 L’esclusione dell’incaricato di pubblico servizio dall’art.317 c.p.(I.p.s.) - 3.4. Artt. 317- 319 quater c.p. e artt. 318-319 c.p. - 3.5. La condotta di induzione e la c.d. concussione ambientale - 3.6. Profili di diritto intertemporali - 3.7. Art. 317 c.p.- 319 quater c.p. - 3.8. L’individuazione del momento consumativo del delitto di cui all’art. 319-quater c.p. - 3.9. Il delitto di induzione indebita e il delitto di istigazione alla corruzione - 4. Il traffico di influenze illecite art. 346-bis c.p. - 4.1 I vincoli internazionali - 4.2 Artt. 346-346 bis c.p. e i profili successori di diritto intertemporale - 4.3 La clausola di riserva - 4.4 Punti di criticità.

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