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Capitolo III La Scuola popolare per adulti nel Subappennino Dauno (1947-1982)

3. La Scuola popolare nel Subappennino Dauno: analisi qualitativa

3.5. I corsi rurali

Le zone rurali del Mezzogiorno non hanno mai potuto godere di un‟adeguata azione educativa. La mancanza di edifici scolastici, accanto alle precarie condizioni di vita che imponevano alla popola-zione di dedicarsi esclusivamente al lavoro fin dalla più tenera età, nonché l‟isolamento geografico che non permetteva agli insegnanti di raggiungere gli abitanti del luogo, che a loro volta vivevano spesso in poderi e abitazioni distanti le une dalle altre, rappresentano i principali fattori che non hanno favorito il progresso culturale e sociale delle campagne meridionali.

La Scuola popolare, pertanto, rappresentò una svolta per il sistema educativo rurale e in particolar modo per l‟educazione di giovani e adulti che, avendo ormai abbandonato la scuola da tempo, non vi sarebbero mai tornati spontaneamente.

Da qui è possibile delineare la prima differenza tra i corsi popolari rurali e quelli urbani, dissimili sotto vari aspetti.

250 Ivi, Diario delle lezioni, p. 6.

251 ASL, Registro di classe della maestra P. L., corso A+B misto, Centrogallo, anno scolastico 1957-1958, Diario delle lezioni, p. 11.

252 Cfr. A. Lorenzetto, Lineamenti storici e teorici dell‟educazione permanente, cit., pp. 96-97.

147 A differenza della città, dove l‟iscrizione della maggior parte degli adulti253 era il frutto di una scel-ta sponscel-tanea e autonoma, in campagna, per poter avviare il corso popolare, era necessario innanzi-tutto “reclutare” 254 la scolaresca. A volte erano gli enti privati ad inviare i giovani a scuola, come ad esempio avvenne con l‟Ente Riforma Fondiaria, grazie al quale molti figli di assegnatari ricevet-tero un‟istruzione255. Altre volte, invece, erano proprio i maestri ad andare di podere in podere per spiegare alle famiglie l‟importanza dell‟istruzione e i vantaggi che avrebbero ottenuto dalla scuola e per invitare tutti alla frequenza. Si assisteva dunque ad una vera e propria opera di promozione della cultura. Ciò è testimoniato nei registri:

Giro per i poderi per l‟iscrizione. Visita alla scuola, sita […] in un podere. […] Primi incontri con gli alunni e con le loro famiglie256.

Si noti, a differenza dei corsi urbani, l‟attenzione qui riservata alla famiglia, o meglio, la necessità di creare con essa un rapporto di reciproca fiducia e di attiva collaborazione.

Mi sono trasferita [a San Giusto257] per prendere i primi contatti con gli esponenti dell‟Ente [Ri-forma Fondiaria].

E ancora:

Ho visitato numerosi poderi per invitare i rispettivi capi-famiglia a mandare da domani sera ad iscriversi al corso i loro figlioli che abbiano già conseguita la licenza della quinta elementare. Mi sono incontrata con alcuni ragazzi che mi hanno dimostrato tutto il loro entusiasmo per l‟istituzione del corso258.

Un‟esigenza, quella della cooperazione tra scuola259 e famiglia, ancora più marcata in questa secon-da testimonianza, nella quale leggiamo che il maestro si rivolse direttamente ai capi-famiglia piutto-sto che ai futuri corsisti, come a far intendere che l‟iscrizione dei giovani alla Scuola popolare sa-rebbe dipesa esclusivamente dall‟approvazione ottenuta o meno dalla figura paterna. Da qui pos-siamo desumere che nelle campagne locali vigeva un‟impostazione familiare di tipo tradizionale, secondo la quale le decisioni più importanti spettavano al padre260.

È importante sottolineare, inoltre, che di solito il maestro delle scuole rurali non era natio del luogo, ma era inviato dall‟ente promotore del corso, pertanto estraneo alla popolazione, ai suoi usi e ai suoi costumi. Quindi doveva possedere competenze comunicative efficaci, e una spiccata capacità di

253 Tale precisazione è necessaria perché, anche in città, spesso era l‟insegnante ad invitare gli adulti a frequentare la scuola, non sempre avvertita come un‟esigenza. Informazione questa fornita nel corso delle interviste somministrate alle ex maestre della Scuola popolare locale (vd. capitolo IV).

254 Cfr. ASL, Registro di classe della maestra M. M. G., corso C misto, San Giusto, anno scolastico 1955-1956, Diario delle lezioni, p. 6.

255 Cfr. ASL, Registro di classe della maestra F. R., corso A femminile, Lucera, anno scolastico 1952-1953.

256 ASL, Registro di classe della maestra O. A., corso A misto, San Pietro in bagno, anno scolastico 1955-1956, Diario delle lezioni, p. 6.

257 Frazione rurale della città di Lucera distante 11,55 km dalla città.

258 ASL, Registro di classe della maestra M. M. G., corso C misto, San Giusto, anno scolastico 1955-1956, Diario delle lezioni, p. 6.

259 Per “scuola” ovviamente si intende la sola figura del maestro.

260 Cfr. A. M. Volpicella, La famiglia. Una realtà complessa, Pensa Multimedia, Lecce 2008.

148 servazione per comprendere la mentalità del luogo e per avvicinarsi ai contadini con sensibilità e profondo rispetto verso le loro tradizioni e credenze, facendosi accogliere e accettare, piuttosto che imporsi. Solo così avrebbe ottenuto la fiducia e la stima essenziali per il raggiungimento del suo obiettivo.

D‟altra parte i sentimenti del maestro maritano la medesima attenzione riservata alle emozioni della popolazione, perché non erano affatto rari il senso di smarrimento, il timore e la solitudine avvertiti al primo contatto con una comunità profondamente distante dalla propria. Infatti «uno degli aspetti più negativi della situazione scolastica meridionale è la condizione di isolamento e di esasperato in-dividualismo in cui l‟insegnante è ridotto a lavorare»261. Ad allontanare il maestro dalla comunità in cui era “costretto” a risiedere non erano solo le tradizioni locali, ma soprattutto la distanza culturale e intellettuale che caratterizzava il primo come un soggetto razionale, istruito e in grado di com-prendere il mondo dal punto di vista storico-sociale, e la seconda come un collettività fondata – tal-volta – su credenze folkloristiche e religiose, e incapace di fronteggiare le trasformazioni storiche e sociali. D‟altronde il ruolo del docente, consisteva proprio nell‟offrire agli analfabeti e ai semianal-fabeti gli strumenti per comprendere ed affrontare il mondo circostante.

La seguente citazione testimonia tale distanza, ma allo stesso tempo il grande senso di ospitalità e di accoglienza dimostrato dalla popolazione rurale di Centrogallo262:

Al primo entrare in un ambiente di campagna si sente quel certocchè di smarrimento soprattutto se non si ha nessuna conoscenza.

È esso uno smarrimento che potremmo definire apparente perché, essendo la gente di campagna di gran lunga più modesta di quella di città, sia in relazione ai costumi, che in relazione alle abitudi-ni, si ha subito quell‟accoglienza cordiale che mette il forestiero nella sua condizione migliore […].

Il primo incontro con gli alunni non ha presentato motivi di diffidenza, ma si è notata subito quella cordialità e quella famigliarità propria della gente semplice di campagna. Le condizioni intellettive degli alunni lasciano alquanto a desiderare, e ciò soprattutto se si tiene presente che trattasi di gente adulta che ha perduta la famigliarità e il contatto con l‟ambiente scolastico sin da tenera età:

e ciò, si comprende benissimo, causa le condizioni del luogo. Comunque ho notato in essi una buo-na volontà di apprendere263.

La differenza con la città emerge sia in positivo, grazie alla semplicità e alla cordialità che contrad-distinguono la gente di campagna, sia in negativo, considerate le condizioni del luogo, sicuramente misere e arretrare, e la preparazione scolastica degli individui, che lasciava alquanto a desiderare.

Non è raro inoltre trovare nei registri cenni relativi all‟“insofferenza alla vita scolastica”264 mostrata dagli alunni di tali corsi, le loro enormi “lacune in matematica e grammatica”265, nonché la loro mancanza di igiene e di pulizia personale in quanto andavano a scuola “sudici”266.

261 N. Imbimbo, Le condizioni di lavoro degli insegnanti, in “Riforma della scuola”, a. 22 nn. 6-7, giugno-luglio 1976, p. 30.

262 Località rurale sita a pochi km dalla città di Lucera.

263 ASL, Registro di classe del maestro G. M., corso A+B misto, Centrogallo, anno scolastico 1959-1960, Diario delle lezioni, p. 6.

264 Cfr. ASL, Registro di classe della maestra M. M. G., corso C misto, San Giusto, anno scolastico 1955-1956.

265 Ibidem.

266 Ibidem.

149 Altro elemento di grande ostacolo per il buon funzionamento dei corsi popolari rurali fu costituito dalle fatiscenti condizioni in cui versavano i locali e le aule, dall‟ampia distanza tra scuola e poderi e dalle condizioni metereologiche che rendevano le strade del luogo impraticabili:

A causa dell‟abbondante neve che è caduta in questa zona [Palmori] l‟andamento delle lezioni ha avuto arresto267.

Insegno a San Giusto. Numerosi sono i ragazzi ma l‟aula non ha luce elettrica268.

Si è diffusa la voce che tra qualche giorno ci sarà la luce nelle campagne dell‟Ente. Quindi ho fatto capire l‟importanza dell‟elettricità per i contadini […]. Manca un vetro nella scuola e tira vento, la luce a gas si accende e si spegne. C‟è un po‟ di scompiglio. […] Fa molto freddo. L‟aula è senza vetro e la stufa non si è accesa269.

Gli alunni sono pochi, fa freddo e i poderi sono lontani […]. Il tempo è ancora brutto, anche la strada per i poderi diventa impraticabile. […]. Dettato breve perché il tempo non è buono ed è per-ciò già buio e il lume a petrolio non basta. […]. Oggi il tempo è proprio brutto la strada è tutto un pantano […]. Tutti hanno fatto un tema e hanno parlato del tempo e della piena che c‟è stata al fiumicello che attraversa i poderi270.

Non è difficile immaginare quanto tutto ciò potesse arrecare danni all‟insegnamento e diventare motivo di sconforto per il maestro e per gli stessi alunni. Tali impedimenti erano talmente frequenti da divenire perfino oggetto dei temi ed esercitazioni scolastiche, come avvenne in questo corso di Centrogallo.

Ammirevole in questi casi fu la dedizione degli insegnanti che, non solo si trasferirono in campagna per assicurare il corretto funzionamento dei corsi, ma che seppero affrontare e resistere alle molte-plici difficoltà tanto da trasformarle in fonti d‟apprendimento.

Inoltre, spesso, dopo la lezione scolastica ospitavano nella proprie case donne che non potevano frequentare insieme agli altri a causa dei pesanti orari lavoratavi o perché troppo distanti dalla scuo-la, garantendo loro la possibilità di conseguire la licenza elementare:

L‟alunna T. L. non ha frequentato la scuola serale, perché distante dal centro riforma e per l‟ora di ritorno a casa271.

267 ASL, Registro di classe della maestra P. T., corso B+C misto, Palmori, anno scolastico 1962-1963, Diario delle le-zioni, p. 10.

268 ASL, Registro di classe della maestra L. C., corso A+B maschile, San Giusto, anno scolastico 1956-1957, Diario delle lezioni, p. 6.

269 ASL, Registro di classe della maestra D. S. M. E., corso A+B misto, Berardinone, anno scolastico 1957-1958, Diario delle lezioni, pp. 10-17.

270 ASL, Registro di classe della maestra P. L., corso A+B misto, Centrogallo, anno scolastico 1957-1958, Diario delle lezioni, p. 15.

271 ASL, Registro di classe della maestra D. S. M. E., corso A+B misto, Berardinone, anno scolastico 1957-1958, Anno-tazioni.

150 Sono venute […] due ragazze dicendo che vorrebbero imparare a leggere e scrivere, ma non pos-sono venire così tardi. Siccome risiedo qui, a San Giusto, le farò venire a casa mia e si presente-ranno solo per gli esami272.

Una nota di merito, dunque, ai maestri dei corsi rurali, che in tal modo dimostrarono di credere realmente nel loro lavoro e nell‟immenso valore dell‟istruzione e della cultura.