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LA RICERCA EMPIRICA

3.4 Metodologia utilizzata: la scelta delle tecniche qualitative dopo una survey

3.4.1 Un Database dal quale partire

La costruzione di un breve questionario da sottoporre ai volontari è avvenuta in una fase successiva all’analisi di sfondo del progetto e alle interviste preliminari non strutturate ai referenti dei singoli laboratori compiti, della Coordinatrice e del Responsabile comunale. La definizione delle domande è avvenuta partendo dai concetti più vicini e ritenuti rilevanti dal

target di riferimento. La gamma di risposte previste invece, rispecchia la generalità delle opinioni emerse durante i primi rilievi.

Rispetto alla relazione tra questionario e focus group si ritiene utile fare alcune precisazioni. Come afferma Corrao (2009), per molto tempo la tecnica qualitativa del focus group è stata utilizzata nelle fasi esplorative e preliminari di ricerche standard. L’acquisizione di familiarità con il fenomeno oggetto di studio è stato all’origine di numerose ricerche condotte mediante tale tecnica, da sottoporre successivamente a controllo empirico con un’indagine di tipo

survey (Corrao, 2009, p.41). Il rapporto pertanto tra survey e focus group si è spesso

caratterizzato per un legame di tipo strumentale, in cui i risultati dei focus venivano utilizzati per la costruzione del questionario e la verifica dei risultati emersi.

La stessa Corrao evidenzia però che negli ultimi anni, si è fatto un uso più indipendente dei focus, considerando le informazioni che tale tecnica rileva già valide di per sé, senza necessità di ulteriore convalida tramite survey (Morgan 1988, 10-11, p.25); in alcuni casi, i focus si sono rivelati utili proprio in una fase successiva al questionario.

In linea con questo orientamento, che incontrava anche le esigenze dei referenti di approfondire alcuni dati, ho valutato utile adottare lo strumento del questionario per cercare di costruire una piattaforma di informazioni da integrare nella sua interpretazione, mediante focus group. L'ipotesi condivisa con il coordinamento del progetto è stata quella di ampliare alcuni dati posseduti solamente in maniera aggregata.

Di seguito pertanto verrà illustrata una sintetica analisi statistica dei principali dati rilevati, con la precisazione che essi non hanno alcuna pretesa di essere generalizzati.

L’indagine condotta tramite questionario contiene 24 domande, che possono essere così accorpate:

A] - Variabili strutturali (domanda 1-6), quali genere, età, nazionalità, situazione occupazionale;

B] - Attività di volontariato (domanda 7-10), con domande relative la scelta di essere socio, l'ambito prevalente e la dimensione temporale dell’attività di volontariato;

C] - Relazioni con il Progetto, con gli altri volontari e tutti gli stakeholder coinvolti direttamente o indirettamente (domanda 11-15 e domanda 18);

D] - Relazioni con le famiglie (domanda 16-17 e 19-24).

Una domanda conclusiva, riguarda le prospettive che secondo i volontari dovrebbero essere ampliate per potenziare il coinvolgimento delle famiglie.

I questionari sono stati consegnati a mano o inviati tramite contatto telematico (ne sono stati consegnati 70, come da Report al 30.06.2011 sul dato dei volontari attivi). Il ritorno è stato di 43 questionari (il 60% circa) che sono stati rilevati tra il 1.10.2011 e il 31.12.2011119.

Venendo ai dati raccolti, lo studio ha raggiunto i volontari di 11 associazioni per un totale di 43 volontari su 71. Di questi, 23 volontari appartengono ad associazioni che hanno stabilito relazioni di “cogestione” del Progetto con i Laboratori Famiglia e altri 20 volontari fanno parte di associazioni o gruppi informali, non legati ai Laboratori Famiglia.

L’analisi finalizzata a fornire una fotografia più specifica e particolareggiata delle relazioni che i volontari hanno stabilito “dall’inizio”, “per” e “a favore” dello stesso progetto, viene svolta riportando le tabelle che incrociano alcune variabili più significative.

Come già accennato, tale campione non ha alcuna pretesa di rappresentatività e di significatività statistica, bensì consentirà di individuare alcuni elementi meglio approfonditi nel corso delle rilevazioni qualitative.

Il campione preso in esame è composto da 26 femmine e 17 maschi, e la stratificazione per fasce di età risulta abbastanza omogenea con una lieve maggiore presenza dei giovani e degli adulti entro i 41 anni (Tabella 3.5).

Campione Fascia di età (ricodificata)

Tab.3.5. Genere e

classe di età’ % di colonna fino a 28 anni 29-41 anni 42-54 anni oltre 55 anni

Maschio 17 6 5 4 2 39,5% 46,2% 45,5% 40,0% 22,2% Femmina 26 7 6 6 7 60,5% 53,8% 54,5% 60,0% 77,8% Totale 43 13 11 10 9 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Rispetto alla scolarità almeno metà del campione ha un diploma di scuola superiore e tutti i rispondenti sono di nazionalità italiana. Per quanto concerne l’occupazione c’è una leggera prevalenza di persone non attive (sotto il profilo occupazionale), perché studenti o pensionati (Tabelle 3.6 e 3.7)

119 Il mancato ritorno di tutti i questionari (che comunque rappresenterebbe un numero statisticamente esiguo, poiché al di sotto di 100) può essere imputato a tanti fattori. L’ipotesi che ho maturato è che né l’eccessiva flessibilità del coordinamento interno dei singoli gruppi (magari di giovane costituzione), né la stabilizzazione su attività consolidate per i gruppi di più lunga data, generalmente abbiano favorito la partecipazione. Si tratta forse di elementi di rigidità del modus operandi assunto nelle due forme “estreme”. Questo è emerso anche nella composizione dei gruppi che hanno partecipato ai focus.

Tab.3.6. Titolo di studio N % di colonna

Licenza Media 9 20,9

Diploma Professionale 1 2,3

Diploma superiore 23 53,5

Laurea (3 anni) 3 7,0

Laurea Specialistica, Magistrale (5 anni)

4 9,3

Post-Laurea 3 7,0

Totale 43 100,0

Tab3.7. Occupazione N % di colonna

Studente 13 30,2

Disoccupato 2 4,7

Occupato Part-time 5 11,6

Occupato Tempo pieno 14 32,6

Pensionato 9 20,9

Totale 43 100,0

Rispetto al tipo di professione, chi lavora a tempo pieno o part-time svolge funzioni prevalentemente amministrative, mentre chi è in pensione proviene per lo più da un’esperienza di insegnamento.

Le Associazioni fanno da riferimento e sono le strutture organizzative prevalenti in cui i volontari (34 su 43) operano; si tratta tuttavia di una relazione abbastanza flessibile, in quanto solo una parte (20 su 43) ha effettuato la scelta di diventare socio (Tabella 3.8).

Tab.3.8. Che tipo di volontario è? [somma citazioni]

N % di colonna

Socio Associazione 20 46,5

Non Socio c/o Associazione 14 32,6

Gruppo informale 5 11,6

Nessun Gruppo specifico 3 7,0

Altro 1 2,3

Totale 43 100,0

La decisione di entrare in un’associazione a pieno titolo registra nuove presenze tra coloro che svolgono attività circa 6-12 mesi come dimostra la tabella sottostante (tabella 3.9). In questo

stesso arco di tempo si concentra l’esperienza complessiva della metà dei volontari intervistati. Tempo di attività Tab. 3.9. Tipo di volontario e tempo di attività N

6-12 mesi 1-3 anni 3-10 anni Oltre 10 anni

Socio associazione 20 11 4 2 3

Non socio c/o Associazione 14 4 4 1 5 Gruppo informale 5 4 0 0 1 Nessun Gruppo specifico 3 2 0 1 0 Altro 1 1 0 0 0 Totale 43 22 8 4 9

Tra i volontari che hanno cominciato più recentemente inoltre, 15 persone su 22 hanno iniziato per la prima volta questa esperienza mediante il progetto “Laboratorio Compiti”. Tale dato consente di individuare all’interno del campione rispondente (43 persone su 71, il 60% circa) la generatività del progetto stesso che corrisponde grosso modo ad un terzo degli intervistati come mostra la tabella 3.10.

Tempo di attività Tab. 3.10. Tempo

di attività di volontariato e avvio con il Progetto

N

6-12 mesi 1-3 anni 3-10 anni Oltre 10 anni Si, il progetto è la mia

prima esperienza di volontariato.

15 15 0 0 0

No, il progetto non è la prima esperienza .

28 7 8 4 9

Totale 43 22 8 4 9

Per quanto riguarda la diffusione del progetto, la grande maggioranza dei rispondenti dichiara di essere venuto a conoscenza dell’iniziativa tramite la propria rete di contatti, che include amici, colleghi, luoghi di culto, e l’associazione di cui già si faceva parte, talora anche tramite proposta diretta dell’Associazione Capofila. (Tabella 3.11).

Tab.3.11. Come è venuto a conoscenza del Progetto?

[somma citazioni]

N % di colonna

Invito del Coordinamento 8 18,6

Mediante Associazione 7 16,3 Forum Solidarietà 2 4,7 Pubblicità 2 4,7 Invito di conoscenti 23 53,5 Altro 1 2,3 Totale 43 100

Si entra, con questa domanda, nella terza dimensione esplorata, ovvero quella della genesi delle relazioni all'interno del progetto e delle evoluzioni che ci sono state con gli altri volontari e stakeholders coinvolti (Dimensione C).

La Tabella 3.12 mostra che la scelta di partecipare è legata in prima battuta allo svolgimento delle attività scolastiche pomeridiane, che si lega strettamente anche a motivazioni di carattere interiore, in altre parole fare un’esperienza nuova e mettere in gioco le proprie competenze. Sostenere il rapporto con i genitori e vivere momenti di convivialità è una motivazione presente, ma che segue quelle di carattere interiore e individuale. Si precisa inoltre, che a fronte della possibilità di aggiungere ulteriori motivazioni, (mediante apposito spazio denominato “altro”) non sono emersi elementi ulteriori.

Tab.3.12. Quali motivazioni si avvicinano alla sua scelta di partecipare al Progetto?

(più risposte consentite)

N % di colonna

Fare un’esperienza nuova 16 19,5

Sostenere i genitori nel rapporto con i figli 11 13,4

Aiutare a fare i compiti 35 42,7

Vivere convivialità con altre famiglie 5 6,1

Mettersi in gioco 12 14,6

Altro 3 3,7

Totale risposte 82 100

Le motivazioni dei volontari possono essere meglio comprese prendendo in considerazione i bisogni, ai quali ritengono che questo progetto possa rispondere. Dalla tabella 3.13 si evince che l’aiuto nei compiti risponde non semplicemente al bisogno di sostenere la scolarizzazione, bensì di offrire ai bambini la possibilità di sperimentare situazioni educative e socializzanti attraverso lo svolgimento dei compiti e l’apprendimento. Le attività scolastiche non

stimolanti, che consentano ai bambini e ai genitori di appropriarsi maggiormente degli spazi del territorio. In questa scala di priorità dei bisogni, l’apprendimento della lingua italiana e la possibilità di avere un servizio diurno per i figli sono altrettanto significative ma, ad un secondo livello rispetto agli altri bisogni.

Tab. 3.13. A quali bisogni ritiene sia possibile dare maggiore risposta attraverso le attività del Progetto?

(più risposte consentite)

N % di colonna

Necessità di Servizi diurni 9 12,7 Apprendimento della lingua italiana 11 15,5 Complessità dei compiti scolastici 20 28,2 Offrire esperienze educative e di socializzazione 18 25,4 Inserimento di bambini e genitori nel territorio 13 18,3

Totale 71 100

Per quanto concerne le relazioni dei volontari con gli altri soggetti coinvolti nel progetto (tabella 3.14), le modalità che si presentano con maggiore frequenza sono ai due estremi, la modalità 1 “Tutte le settimane”, in relazione al gruppo di appartenenza e alle famiglie coinvolte (rispettivamente 34 e 19 volontari indicano questa frequenza) e la modalità 5 “Mai” (che va da 24 a 35 rispondenti) con riferimento alla relazione con responsabili, servizi, insegnanti e altri; tra queste si posiziona la modalità 2 (“Una o più volte al mese”), che identifica i rapporti con la Coordinatrice del progetto per 20 volontari su 43 (dato che trova ampliamento nelle tabelle successive).

La sola analisi dei valori modali, non consente però di cogliere l’intensità e il tempo dedicato alle relazioni. Per questo è utile affrontare le due dimensioni, separatamente. Per quanto concerne la dimensione temporale, i contatti con i volontari del proprio gruppo avvengono tutte le settimane per 34 rispondenti (più 8 rispondenti che dichiarano contatti una o più volte al mese), aspetto questo, che testimonia la costante presenza alle attività del progetto. Si tratta di una presenza non offerta solamente alle esigenze dei bambini, ma che trova ulteriore sviluppo nei contatti mantenuti con le famiglie che (per 19 rispondenti) avvengono tutte le settimane o una o più volte al mese (per altri 10), collocandosi su una posizione di alta frequenza.

Tab. 3.14. Qual è stata la frequenza delle relazioni fino ad oggi all’interno del progetto? N/V.A 1-Tutte le settimane 2-Una o più volte al mese 3-Una volta ogni due tre mesi 4-In una due occasioni all’anno 5-Mai Valore Modale

Con i volontari del gruppo 43 34 8 0 1 0 1 Con le famiglie 43 19 10 2 2 10 1 Con i volontari di altre

associazioni 43 2 5 8 10 18 5 Con la Coordinatrice 43 3 20 6 2 12 2 Con i Responsabili Comunali 43 1 1 3 14 24 5

Con i servizi socio sanitari 43 0 2 1 5 35 5 Con gli insegnati 43 1 5 5 2 30 5 Con altri soggetti 43 2 3 0 9 29 5

Nell’arco di un’annualità si osserva la crescita delle relazioni, ma in modo particolare quelle con i volontari delle altre associazioni e con i responsabili comunali (18 e 17 rispondenti in totale sommando i valori 3 e 4, dichiarano di avere relazioni con simile frequenza). Un altro dato significativo in crescita è la relazione tra i volontari e la coordinatrice del progetto che si attesta su valori alti (e superando il rapporto con i singoli Referenti dei laboratori). Il dato più alto invece rispetto all’assenza di relazioni riguarda in particolare il rapporto con insegnati, servizi sociali e altri soggetti. In parte, tale assenza potrebbe essere spiegata dalla funzione di filtro svolta dai referenti dei Laboratori (sarebbe tuttavia necessaria un ulteriore indagine di approfondimento per spiegarne più diffusamente le motivazioni).

Anche se non è possibile dimostrare un rapporto significativo tra il tipo di relazioni stabilite e il periodo attività (dato il numero esiguo di casi rilevati) , le relazioni “esterne” con altre associazioni e con i responsabili comunali crescono proprio in un arco temporale più ampio. Al fine di dare maggior contenuto ai possibili contatti stabiliti dai volontari con gli altri

stakeholders del territorio, è stato chiesto loro di specificare se fossero stati direttamente

contattati o comunque coinvolti da altri soggetti, genitori e insegnanti con richieste specifiche inerenti il progetto, sebbene la funzione di filtro sia svolta principalmente dalla Coordinatrice e dai Referenti. In effetti, la maggior parte dei rispondenti dichiara di aver fornito, su richiesta, informazioni e comunicazioni inerenti l’inserimento di nuovi bambini (il 60 %, 28 e 26 rispondenti su 43). Tale attività solitamente trova un collegamento sempre con la coordinatrice, ma l’aspetto che qui interessa sottolineare è il grado significativo di compartecipazione dei volontari all’attività di coordinamento del progetto stesso.

Oltre alla frequenza delle relazioni, i volontari sono stati interrogati sulle modalità di incontro privilegiate sia all’interno che all’esterno dei gruppi, ovvero con le famiglie aderenti al

risultata molto utilizzata tra i volontari. Anche i momenti informali ovvero quelli ritagliati all’interno delle attività, o tra un’attività e l’altra, assumono importanza per 22 rispondenti.

Tab.3.15. Quali modalità ha utilizzato per confrontarsi con gli altri volontari?

(più risposte consentite)

N. V.A. % di colonna

Riunione programmata 31 43 47%

Confronto interno al gruppo di tipo informale

22 43 33,3%

Riunioni di coordinamento con altre associazioni

13 43 19,7%

Dei rispondenti, inoltre 27 dichiarano di avere momenti di confronto informale e non programmato con i genitori dei bambini, dato che conferma ed amplia quello relativo la frequenza delle relazioni (riportata in Tabella 3.16).

Tab.3.16. Quali modalità ha utilizzato per confrontarsi con i familiari?

(più risposte consentite)

N. V.A. % di colonna

Incontro programmato 5 30 12,8%

Confronto verbale non programmato 27 30 69,2% Comunicazione mediante diario o

altri strumenti

7 30 17,9%

Rispetto all’informalità dei legami i focus consentiranno di evidenziare (qui anticipo solo brevemente) il beneficio avvertito da tutti i soggetti coinvolti, basato precipuamente sull’assenza di vincoli o obblighi “prestazionali”. I volontari, infatti, non sentono di dover produrre un servizio educativo (anche se hanno ruolo educativo) così come, i genitori coinvolti non sentono di dover rispondere a richieste istituzionali (che implicano determinate competenze e l’esecuzione di atti definiti altrove, in ambito scolastico, comunale ecc…). Tutti, volontari e famiglie, sono invece spronati a vivere e affrontare le esigenze familiari in un contesto allargato di relazioni.

Con questa domanda si entra nella quarta ed ultima dimensione esplorata, ovvero la relazione con le famiglie (dimensione D).

Coinvolgere i genitori o gli adulti di riferimento dei bambini non è sempre cosa facile (per 26 volontari, ovvero il 60 % dei rispondenti la relazione può effettivamente incontrare delle difficoltà), e tra le principali motivazioni (tabella 3.17) c’è lo svolgimento per i genitori di altri compiti inerenti il lavoro e la gestione della casa e della spesa (molti laboratori sono

aperti in giorni ed orari facilitanti, come il sabato, che può rappresentare un momento utile ai genitori in tal senso). Oltre a questo, una parte dei rispondenti riconosce anche la difficoltà di

rendere consapevoli i genitori che sono parte attiva del progetto ( modalità 2 scelta da 12

rispondenti su 43).

Tab.3.17. Quali sono le principali motivazioni di ostacolo al coinvolgimento dei genitori nelle attività?

(più risposte consentite)

N % di colonna

Mancanza mezzi linguistici 8 18,6

Consapevolezza dei genitori 12 27,9

Gestione di altri figli 5 11,6

Altri compiti (lavoro, compiti domestici…) 18 41,9

Totale 43 100

Il rapporto con le famiglie passa attraverso una serie di azioni e in particolare è stato chiesto ai volontari di esprimere la loro percezione rispetto allo svolgimento di alcune attività, che corrispondono sia a funzioni “recettive”, che aderiscono ad alcune necessità di genitori e adulti di riferimento, sia a funzioni “attive”, ovvero a richieste che vengono loro rivolte. In generale, come mostra la tabella 3.18, è possibile dire che c’è stata una distribuzione omogenea tra valori positivi (abbastanza e molto) e valori negativi (poco e pochissimo). Aver dato informazioni, invitato i familiari ad altre iniziative, condiviso accordi e valutazioni inerenti il bambino, e ascoltato particolari esigenze e richieste dei genitori, sono attività che oltre il 60% dei rispondenti ritiene di aver svolto “abbastanza” , “molto” “moltissimo” (il numero varia tra 26 e 32 rispondenti sommando i valori). Leggermente inferiore la richiesta di portare materiali fondamentali (20 persone su 43). Queste attività nell’insieme sono quelle che definisco funzioni recettive..

Tra le azioni che i rispondenti ritengono invece di aver svolto, poco e molto poco (con valori che corrispondono ai 25 e 27 rispondenti, ovvero al di sotto ed entro il 60 % circa), ci sono il coinvolgimento delle famiglie nei compiti, la richiesta di aiuto per lo svolgimento di attività e gli scambi di informazione sulla propria storia familiare, personale o professionale (funzioni

attive). Oltre a queste attività trova valore basso anche la condivisione di spazi, che potrebbe

Tab. 3.18.

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