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LA RICERCA EMPIRICA

III EQUIPE

II) Pratiche ricorrenti nelle relazioni tra volontari e famiglie

3.5 Secondo Case Study: Il progetto “La famiglia insieme in quartiere”

3.5.1 Le fasi del Progetto

Per realizzare politiche familiari basate sul principio di sussidiarietà orizzontale, l’amministrazione comunale, attraverso l’Agenzia per la Famiglia (poi diventato Servizio Famiglia), ha cercato di sviluppare condizioni favorevoli alla diffusione sul territorio del concetto di famiglia come risorsa attiva della comunità e titolare di nuovi forme di cittadinanza.

Le iniziative condotte da parte dell’amministrazione si sono orientate da una parte, alla promozione dei diritti delle famiglie (advocacy) e dall’altra all’auto- organizzazione di servizi utili alla vita quotidiana delle famiglie stesse, responsabilizzandole ma dotandole anche di strumenti per rispondere in maniera flessibile alle proprie esigenze. Un modo mediante il quale far esercitare concretamente la cittadinanza societaria delle famiglie (Donati, 1993, p.8).

Sebbene il progetto “Famiglie in quartiere”, sia entrato concretamente nella sua operatività nel corso dell’ultimo anno (2012) , è possibile discernere alcune fasi di azione:

(I) Sensibilizzazione e costruzione di un frame culturale

In questa fase rientrano una serie di iniziative (convegni e sensibilizzazione sul territorio) che in attuazione alla Legge Quadro 328/2000 art.16 (Valorizzazione e sostegno delle

responsabilità familiari), agli orientamenti europei, e ai movimenti a livello nazionale

(l’adozione da parte della Provincia autonoma di Trento nel 2007 di uno specifico Piano di politiche familiari, seguita da Verona, e da Parma che istituisce un’apposita Agenzia per la Famiglia), assumono come target privilegiato di riferimento la famiglia, mediante iniziative e i cosiddetti marchi di certificazione del “Fit Family”, ovvero del benessere familiare. Tra i principali eventi (ai quali ho avuto modo di partecipare) è possibile ricordare:

(Novembre 2008) Il convegno “La sfida di una città a misura di famiglia. Politiche

locali e welfare sussidiario” in cui sono state presentate le linee di indirizzo “Parma una città a misura di famiglia. La famiglia al centro del Welfare di Comunità”,

approvate con la Delibera di Giunta n.1523 del 5.11.2008.

(Febbraio 2011) Il “4° Evento del network europeo città per la famiglia”, che ha prodotto l’elaborazione di un documento programmatico, quale il “Manifesto del

Network Europeo delle Città per la Famiglia” (mediante il quale ci si propone di

Famiglia, sviluppare equità familiare, sostenerne l’assolvimento dei compiti principali).

(Settembre 2010) Agli Eventi sopra riportati, si intersecano altri momenti di riflessione e confronto, quali il Convegno Europeo “Family Policies in Europe: Best

practices, Partnership and Governance” .

Si è così avviato un processo di sensibilizzazione e diffusione di una cultura basata sull’espressione dei legami familiari, come veicolo di esercizio delle responsabilità e di raggiungimento del benessere. «Una sussidiarietà reciproca, non solo come valore meritorio e umanisticamente fondato: non si tratta solo di gonfiare a fini politici o economici i “palloncini” dei valori per abbellire le città. Si tratta molto più sobriamente di riflettere su un tessuto urbano coeso, solidale, inclusivo e produttivo di un generale benessere in tutte le sue dimensioni […]. Per produrre più città e una città con più qualità, non basta che l’economia funzioni e produca ricchezza; la politica più regole, redistribuzioni e infrastrutture; la famiglia più figli; la società civile più civismo: tutto ciò è necessario, ma non sufficiente. Occorre che ognuna di queste sfere, nel produrre il suo “bene”, operi riflessivamente in modo tale che ogni altra, possa fare bene la sua parte. Solo così, sussidiariamente, si genera più città». (Prandini, Convegno 21 novembre 2008). In quest’ottica, presero il via i progetti Family Friendly, Audit,

e Card, i Laboratori Famiglia e le misure di tariffazione agevolata.

(II) Azioni volte all’avvio della progettazione

La partecipazione al Bando ha previsto la presentazione della domanda corredata da un “Patto tra le famiglie” e una scheda di descrizione del progetto.

L'amministrazione ha svolto in questa fase un ruolo consulenziale, legato per lo più alle modalità di attuazione dei progetti finanziati e dei necessari atti alla rendicontazione economica e all’ottenimento del contributo. Ciò significa che ogni gruppo si è adoperato autonomamente per la scelta del proprio referente e del metodo di lavoro, nonché della distribuzione dei compiti necessari. La Referente amministrativa parla a questo proposito dell’adozione di una «comunicazione veloce tra amministrazione e famiglie», spesso telefonica finalizzata a dare informazioni e supporti tempestivi, ma non strutturati e coordinati “dall’alto”.

(II) Attivazione e primi monitoraggi dei progetti in essere

Si è visto fin qui come il Bando “Famiglie in Quartiere” s’inserisce in uno specifico frame culturale e accanto a numerose altre azioni; è possibile pertanto a questo punto approfondirne

brevemente i primi riscontri (rilevati mediante intervista al Responsabile del servizio Famiglia e a alla Referente Comunale del progetto).

I progetti attivati sono otto127, e sostanziali differenze caratterizzano le esperienze. La Referente amministrativa, riferisce che si tratta di famiglie che nel loro racconto hanno spesso già maturato iniziative di auto-mutuo aiuto, legate da un rapporto di conoscenza più o meno profondo. Per alcune di esse, il progetto ha rappresentato l’opportunità di realizzare un’idea o un desiderio già presente. Tra le famiglie, ci sono gruppi legati alla scuola, che hanno attivato progetti avvalendosi anche di educatori professionali o altre figure coinvolte per realizzare attività creative e ludiche; altri, invece hanno deciso di utilizzare minori risorse economiche e maggiori competenze dei soggetti coinvolti, sviluppando la propria “competenza creativa”. La Referente cita l’acquisto di materiali di gioco e socializzazione da donare alla scuola come esempio di logica sussidiaria, in cui l’azione delle famiglie è stata unicamente finalizzata al benessere di altre famiglie e bambini (data l’imminente uscita dei propri figli dal ciclo di formazione primaria).

«Un lascito simbolico, dell’esperienza di solidarietà e collaborazione, da trasmettere anche ad altre famiglie» (Referente progettuale)

In altri due progetti, in una frazione periferica della città, il finanziamento è stato utilizzato per attivare due tipi di attività ricreative pomeridiane per bambini piccoli e per adolescenti; sono stati acquistati anche in questo caso materiali che, utilizzati di concerto con la parrocchia e un circolo locale, servono a realizzare l’animazione di queste due fasce di età, sfruttando le risorse che i genitori possono offrire, in base alle loro competenze, professionalità e passioni. Le famiglie che fino ad oggi hanno aderito non appartengono a gruppi associativi o comunque strutturati, bensì la natura della loro relazione è strettamente informale, legata ad amicizie e conoscenze per lo più instaurate nella fase di prima scolarizzazione dei figli. Nelle parole dei referenti del progetto, il gruppo più strutturato è quello rappresentato da un insieme di mamme e papà che hanno proposto il progetto “Bibliomondo” per riuscire a dare continuità all’apertura pubblica, di una biblioteca situata presso un istituto comprensivo scolastico di uno dei quartieri della città. Si tratta di una biblioteca aperta nel 2000, grazie all’assegnazione di un fondo ministeriale che negli anni ha trovato forte ridimensionamento, fino a non poter più garantire le spese per il personale e una regolare apertura. Avvalendosi delle risorse stanziate dal Bando questo gruppo di famiglie ha potuto potenziare e strutturare la propria attività volontaria, occupandosi di catalogare, riordinare, gestire e, soprattutto, inventarsi nuovi laboratori e proposte ed eventi rivolti a tutta la comunità per fare della biblioteca un

luogo attivo e vitale. Una decina di famiglie, mamme e papà, che si danno il cambio tra gli scaffali, e grazie ai quali lo spazio coloratissimo e accogliente della «Baia del re» (questo il nome) può aprire le porte ad adulti e ragazzi un paio d’ore tutti i pomeriggi della settimana. Attorno a queste famiglie, si riscontra anche la presenza di altri soggetti, come associazioni e istituzioni. In un’intervista rilasciata alcuni mesi fa ad un quotidiano locale128, una delle volontarie afferma «Noi siamo tutti volontari… è impegnativo, certo, ma siamo in tanti, e con una turnazione sensata si riesce a gestire il tutto senza troppi sacrifici. Ci piace l’idea di dare un esempio di impegno civico ai nostri figli, e questa iniziativa ci permette di investire del tempo in un progetto utile alla comunità. La verità è che ci riteniamo fortunati: nessuno di noi è un bibliotecario, ma siamo tutti amanti dei libri e dei bambini».

Il finanziamento di questo progetto è un esempio molto chiaro di una sussidiarietà orizzontale che si era già attivata spontaneamente e che mediante queste risorse istituzionali aggiuntive ha potuto trovare ulteriore sviluppo e continuità.

Molti di questi progetti pertanto hanno consentito di creare una partnership fra famiglie, istituzioni scolastiche e amministrative. Le verifiche effettuate fino ad oggi, hanno consentito di introdurre alcune stimolazioni finalizzate ad attivare nelle famiglie processi riflessivi, di rielaborazione dell’esperienza e di rilancio della stessa verso l’esterno. Un elemento osservato specie in fase di avvio delle attività, era la difficoltà dei gruppi familiari a pensare di aprirsi ad altri e rigenerarsi favorendo l’inserimento di nuovi nuclei, spesso più isolati e più in difficoltà a prendere parte alle iniziative. La Referente comunale del progetto, riporta le parole di una mamma che stimolata in tal senso affermava: «si,…pensandoci bene ho in mente altre famiglie, che forse sono più in difficoltà e che potrebbero essere coinvolte, so che ci sono intorno a noi…vedremo come fare». Si tratta di una difficoltà di cui i referenti amministrativi hanno avuto da subito piena consapevolezza, e rispetto alla quale hanno introdotto momenti di riflessione e confronto finalizzati ad un’attivazione in tal senso.

«Il nostro sogno è che ci possa essere un risultato di questo tipo, ovvero che i rapporti possano essere basati sulla fiducia e sull’informalità e per questo è necessaria l’attivazione di progetti che partano dal basso e che vengano accompagnati sul come fare passi in avanti, …sul come riflettere…sui cambiamenti possibili» (la Referente).

Nella parte che segue, si cercherà di comprendere se le famiglie coinvolte nel progetto stiano sviluppando soggettività sociale e protagonismo attraverso l’assunzione di consapevolezza del ruolo da essi esercitato nei quartieri. Questo ci porterebbe a dire qualcosa di più dell’esito del progetto in quanto tale, e quindi qualcosa di più in termini di impatto sulla comunità locale.

Analizzando il progetto in chiave sociologica (secondo lo schema Agil, tabella 3.22), le ipotesi di partenza sono: la realizzazione di azioni congiunte e condivise tra famiglie (dimensione A); finalizzate alla realizzazione di una cittadinanza attiva (dimensione G); mediante una presenza continuativa sul territorio e integrata con le realtà esistenti (dimensione I); per la diffusione di una cultura di solidarietà e mutuo aiuto.

A-Strumenti

Azioni congiunte e condivise tra famiglie

G- Scopi

Cittadinanza attiva

I- Norme

Integrazione nella comunità locale

L- Valori

Cultura della solidarietà e del mutuo aiuto

Tab.3.24 Le sfide relazionali del Bando “Famiglie insieme in quartiere”

3.5.2 Il racconto degli 8 progetti nella parole di chi li ha realizzati

Nelle pagine seguenti gli 8 progetti attivati vengono brevemente descritti in forma narrativa, sulla base dell’analisi documentale dei materiali raccolti129 e di un’intervista di gruppo130 condotta insieme alla referente amministrativa del progetto. Sotto il profilo metodologico il mio ruolo è stato da subito esplicitato a tutti i gruppi familiari con la finalità di dare supporto metodologico alla fase valutativa dei progetti (realizzata mediante analisi swot).

1) Progetto “Tana Liberi Tutti”.

Questo progetto denominato “Tana Liberi Tutti” ha visto coinvolte 9 famiglie firmatarie e 12 bambini di scuola elementare e materna. Tra le azioni previste, sono state realizzate attività di laboratorio creativo (con personale retribuito, presso i locali di un’associazione di volontariato), ma anche forme di cooperazione tra le famiglie per l’accompagnamento dei

129 In particolare si fa riferimento a: relazioni di avvio attività (la cui stesura è avvenuta sulla base di una traccia fornita

dall'amministrazione); relazioni di rendicontazione dell’attività inerente il primo semestre; verbali di riunioni, e moduli contenti i “patti di alleanza tra famiglie” compilati dai referenti dei gruppi come richiesto dal bando. Da ultimo, un articolo di giornale tratto da un quotidiano locale, su uno dei gruppi attivati. Naturalmente per la parte ricostruttiva del progetto sono stati utilizzati altri materiali quali il Bando e le delibere di Giunta.

130 In questo caso, l’intervista di gruppo è finalizzata a raccogliere risposte individuali da ciascuno dei singoli partecipanti in

relazione al progetto in essere, e al possibile contributo per la realizzazione del successivo evento programmato. A latere, è presente anche l’obiettivo di mettere in rete le diverse esperienze e facilitare la conoscenza tra i partecipanti. Alla luce delle finalità perseguite e delle modalità di conduzione scelta, questo tipo di intervista differisce notevolmente dalla tecnica dei focus group intesi come discussione tra un gruppo di persone in cui la rilevazione è basata e focalizzata sull’interazione tra i partecipanti. Secondo Corrao ( 2000, pp 14-17) l’intervista di gruppo o intervista “collettiva” (Trentini, 1995, p 30-32) si distingue dai focus group come riportato anche da altri Autori (Dawson et a. [1993:7]; Morgan [1988:9-10] Fideli e Marradi [ 1996:72]). Su questo stesso tema, Corbetta (1999, p.422) offre invece una visione unitaria di focus group e interviste di