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LA RICERCA EMPIRICA

3.3 Primo Case Study: il progetto Laboratorio Compiti in una città in cui le relazioni ripensano se stesse

3.3.1 Origini del progetto e finalità

La proposta di progetto del Laboratorio Compiti è stata avanzata formalmente dalla Consulta delle Associazioni Familiari110 nell'ambito del Bilancio Partecipativo 2009 del Comune di Parma. Si tratta di un'idea votata dai cittadini e accolta dall'amministrazione comunale, che prende avvio dall’esperienza diretta dell’attuale Associazione Capofila111 (e titolare del Coordinamento del progetto), sul tema dell’accompagnamento educativo dei bambini, in particolare nell’età della scuola primaria. Nelle parole della Referente del progetto si coglie come questo primo passaggio formale sia stato preceduto in realtà da altri momenti di riflessione.

«Se ripenso alla stesura del progetto mi rendo conto che non esiste solo un punto “1” ovvero la prima versione del progetto…ma anche un punto “0” , una versione ancora antecedente che mi riporta alla decisione di aprire, come Associazione, un momento di laboratorio e aiuto nei compiti che suscitò grande interesse e adesione, i genitori e i bambini arrivavano numerosi, non ci aspettavamo, data anche la stagione, così tante richieste e invece fu per noi una grande sorpresa e un grande stimolo a pensare a qualcosa di più ampio».

Questo ricordo, trova riscontro quando nel testo del progetto si legge che:

«sul territorio di Parma, sono state fatte piccole interviste ai genitori su cosa ritenevano fosse necessario per il benessere dei loro figli. E’ risultato prioritario il supporto scolastico, in particolare segnalato da famiglie di recente immigrazione».

Il progetto si è pertanto focalizzato sui bambini con un percorso difficoltoso, ma anche sulla possibilità rivolta ai genitori, in particolare stranieri, di sperimentarsi mettendo a disposizione

studio di caso rappresenta unostrumento per approfondire lo studio di un processo, piuttosto che i suoi singoli prodotti e la comprensione di un contesto piuttosto che le sue variabili specifiche.

110 La Consulta della Associazioni Familiari è un organismo comunale presieduto dall’attuale Assessore alle politiche sociali.

Essa si è costituita nel 2004 con lo scopo di promuovere e favorire la coesione sociale e la solidarietà tra le famiglie per valorizzarle come portatrici di valori, saperi, risorse e renderle protagoniste delle scelte che le riguardano, anche attraverso la costruzione di relazioni organiche con le associazioni che, a vario titolo, operano a loro favore. Tale organismo si configura quale strumento organico di collaborazione delle associazioni con l'Amministrazione pubblica. Con Delibera della Giunta Comunale (n.1675 del 28.12.2004) sono definite le finalità statuarie nonché i requisiti associativi, che richiedono ai soggetti interessati di essere formalmente costituiti, autonomi, senza fini di lucro, e caratterizzati dai principi di democraticità e gratuità delle cariche associative. Sede legale e sede operativa devono essere situate a Parma come criterio vincolante.

111 «Per associazione capofila si intende l’associazione che in prima persona gestisce e conduce le attività del progetto e

collabora con le associazioni affiliate […] ad essa spetta la cura della qualità del progetto nonché la cura delle relazioni, delle sinergie con i territori (lavoro di comunità) e fra le diverse sedi per i compiti che si attiveranno a supporto delle famiglie» (art.2- art.7 della convenzione tra Comune, associazione Liberamente e Forum Solidarietà)

le loro stesse risorse. Da una prima mappatura delle realtà esistenti sul territorio, erano attive solo alcune esperienze di aiuto nei compiti che, di fatto, non coprivano la richiesta effettiva. L’idea originaria del progetto è ben raffigurata da una riflessione, che i promotori hanno fatto propria, tratta dal libro «I compiti a casa. Genitori, figli, insegnanti: a ciascuno il suo ruolo» di Philippe Meirieu112, noto pedagogista francese, che afferma «Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che qualsiasi rinvio sistematico allo studio a casa, è in realtà un rinvio alle ineguaglianze sociali e familiari degli studenti» .

La finalità dichiarata è di «implementare l'alleanza tra famiglie, scuola e territorio […] il progetto vorrebbe affiancarsi alle famiglie della nostra comunità, poiché ritiene che l'investimento profuso dai genitori nella scolarità dei figli, l’interesse per i loro studi e le strategie adottate per aiutarli nel lavoro quotidiano e nella crescita individuale, sono elementi fondamentali e determinanti per il benessere delle famiglie e dei piccoli cittadini […].I benefici attesi per le famiglie e i ragazzi sono indirizzati all'area della prevenzione e del sostegno alla genitorialità con l'obiettivo finale di migliorare il rendimento scolastico» .

Nelle parole dei volontari impegnati oggi sul campo, vengono sottolineati anche altri aspetti inerenti il rapporto con i quartieri della città, la necessità di trovare forme di convivenza tra etnie diverse e l’importanza di alimentare le competenze dei bambini.

«Dauna parte ha senso, di essere di supporto…alle famiglie e dall'altra parte al quartiere, ma non solo come concetto di assistenza ma di risorsa, affinchè il quartiere possa sentire suo questo spazio e interagire… chiaramente questo è un lavoro a lunga programmazione,…tu devi entrare nel quartiere con le tue risorse eh...poi sperare perchè comunque non è una certezza, però sperare che le persone del quartiere siano attirate dai progetti e diventino loro stessi parte attiva» (Referente per Azione per Famiglie Nuove).

«Ci sembrava importante dare una testimonianza di convivenza …in questo quartiere, ci siamo fatti un po' forza, i volontari si sono rafforzati e quindi siamo riusciti a cominciare qua, questa insomma è un po' la genesi» (Referente Comunità di S. Egidio).

«Rispetto ai compiti, a volte i bambini, non riescono ad affrontare il linguaggio dei libri e quindi lasciano andare ma sono bambini intelligenti che hanno delle capacità, ed è un peccato, poiché se aiutati riescono a dare molto» (Referente sezione Unicef).

Sulla base di questi principi, il Progetto si pone come strumento di potenziamento delle relazioni sociali primarie e ponte comunicativo all’interno dei processi di socializzazione secondaria. Questo il frame culturale di partenza dal quale prende avvio l’idea del Progetto.

112 Nel testo menzionato, Philippe Meirieu, oggi docente presso l’Università Lumière di Lione, si rivolge agli studenti, ai

genitori e agli educatori di tutte le classi e colloca il problema nel complesso delle questioni che attualmente attraversano la scuola affermando che dal punto di vista didattico i compiti a casa non possono sostituire l’apprendimento istituzionale; l’abitudine degli insegnanti di appoggiarsi ai compiti di fatto potenzia le disuguaglianze di partenza degli studenti che