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LA RICERCA EMPIRICA

III EQUIPE

II) Pratiche ricorrenti nelle relazioni tra volontari e famiglie

3.4.5 Le interviste in profondità con le famiglie coinvolte

L’analisi delle interviste in profondità alle famiglie coinvolte nel progetto rappresenta la fase conclusiva dell’esplorazione. Dopo le interviste preliminari non strutturate ai referenti dei Laboratori e gli approfondimenti realizzati nel corso dei focus group, è necessario ascoltare la voce delle famiglie che stanno assumendo a vari livelli un ruolo all’interno del progetto. È certamente prematuro parlare di una soggettività attiva piena, ma indubbiamente ci sono dei movimenti che stanno producendo benefici, ampliando le relazioni (nella maggior parte delle testimonianze raccolte) e spingendo alcune famiglie a gestire direttamente i laboratori, mossi dalla condivisione della mission generale del progetto, e da obiettivi relativi il contesto specifico di appartenenza.

Sebbene l’intervista non consenta di realizzare quella immersione profonda nella realtà sociale, che il ricercatore può compiere con l’osservazione partecipante, l’obiettivo di fondo resta comunque quello di accedere alla prospettiva del soggetto studiato, coglierne le interpretazioni, i suoi sentimenti e i motivi delle sue azioni (Corbetta, p.405). Le interviste faccia a faccia in una relazione a due, talora a tre, se presenti entrambi i coniugi oppure uno dei genitori e un figlio, richiedono la creazione di uno specifico spazio di ascolto e di accoglienza. E’ utile dunque ricavare uno spazio dedicato, a latere delle attività in corso, senza che le stesse vengano interrotte e nel rispetto degli accordi stipulati precedentemente l’incontro.

Una presentazione preliminare alla famiglia da parte del referente di Laboratorio, degli scopi e della tipologia di ricerca, è stata necessaria a favorire la creazione di un clima di interesse e fiducia. Rassicurare gli intervistati sul fatto che non occorreva essere esperti per rispondere, ma che anzi proprio il caso specifico e il particolare punto di vista erano interessanti, ai fini della ricerca, è stato utile a far abbassare le difese emotive o a far decantare immagini artificiose di sé.

Sotto il profilo metodologico, la costruzione di una traccia strutturata di domande, ha lasciato spazio ad un ordine e ad una formulazione abbastanza libera, adattata nelle modalità alle esigenze degli stessi interlocutori. Lo stile comunicativo è stato pertanto improntato alla confidenzialità, non irrigidita sulla soddisfazione delle attese (dei risultati di ricerca), bensì orientata continuamente ai significati e alle dimensioni esplorate dall’interlocutore, anche al di fuori della scaletta. Prime di entrare dunque nel merito delle interviste, ritengo utile aggiungere alcune considerazioni.

esperienza contiene può spronare l’intervistato a riflettere su aspetti toccati in precedenza solo superficialmente e ad esprimere pareri e osservazioni, dei quali non aveva piena consapevolezza, fino a quel momento. La conversazione può trovare modulazione differenziata anche in relazione alla lingua utilizzata, o a singole parole, per incontrare le esigenze di un genitore straniero ad esempio. In tal caso una maggiore distanza dalla traccia ipotizzata, può essere utile per la reale comprensione dei significati attribuiti ai temi da parte dell’interlocutore.

L’esperienza professionale di colloqui di servizio sociale, come ne mio caso, può senz’altro favorire l’impostazione e la realizzazione di un’intervista in profondità. L’intervista come il colloquio di servizio sociale persegue un obiettivo chiaro, utilizza un metodo di lavoro (traccia più o meno strutturata e piano di analisi dei dati rilevati) e si configura in un paradigma teorico di riferimento (nello studio di caso trattato, di tipo relazionale). Esso è improntato all’ascolto, all’empatia, alla sensibilità verso le reazioni emotive e le impressioni suscitate nell’interlocutore. La stessa costruzione delle domande è parimente strategica nella misura in cui cerca di favorire la circolarità122 delle informazioni, focalizzandosi sugli aspetti dinamici e relazionali del tema esplorato. Oltre a questi aspetti di similarità, sono però anche delle differenze.

Rispetto al colloquio di servizio sociale, l’intervista qualitativa non ha finalità e non utilizza strategie di cambiamento, non mira alla soluzione di un problema e soprattutto si inserisce in una relazione che non è di aiuto, ne tanto meno asimmetrica a favore del ricercatore (up- down), anzi. L’intervista qualitativa, entro un paradigma interpretativo e relazionale, consente di far emergere il potenziale espresso dall’interlocutore, ritenendolo il maggiore esperto della situazione vissuta e in grado, mediante l’interazione con il ricercatore, di ricostruire la sua realtà pervenendo così a quella “visione dal di dentro”.

Howard Schwartz e Jerry Jacobs (in Dal Lago A., 1987, p.38) a proposito del paradigma interpretativo, citano un elemento che è possibile ritrovare anche come fase del lavoro sociale che è la “definizione della situazione” o domanda/problema come declinata più sovente. Essi affermano che «la sola “vera” realtà sociale è quella vista dall’interno […] se si vogliono comprendere i fenomeni sociali, è necessario che il ricercatore scopra “la definizione della situazione” data dall’attore, cioè la sua percezione e la sua interpretazione della realtà, e il

122 Il principio di circolarità, insieme a quello di ipotizzazione e neutralità, rappresentano la base tecnica di conduzione dei

colloqui di servizio sociale, cui fa largo riferimento l’approccio sistemico, per individuare i patterns relazionali dominanti e scoprire il sistema di funzionamento familiare. In questa sede il principio di circolarità è utilizzato solo in riferimento all’utilità di adottare domande che siano focalizzate sui rapporti, sui mutamenti e sulle differenze vissute nell’ambito dell’adesione al Progetto studiato. Vengono meno invece tutti i riferimenti ad un tipo di “investigazione” di tipo asimmetrica, in cui le strategie dell’influenzamento e della negoziazione sono utilizzate per produrre un cambiamento nella persona, in relazione ad una particolare condizione problematica.

rapporto di entrambe con il suo comportamento […]. In questa prospettiva i significati sociali (che orientano il comportamento) non si esauriscono nelle attività, istituzioni, o oggetti sociali in quanto tali».

Avvicinarsi alle famiglie coinvolte nel Progetto ha richiesto una adattamento dello schema di interviste ipotizzate in un primo momento123, e pertanto è stato possibile intervistare 9 famiglie afferenti un unico Laboratorio Compiti inserito all’interno di un Laboratorio Famiglia, e 4 mamme che da poco tempo partecipano attivamente ad un Laboratorio Compiti, in una frazione della città. Ho avuto modo inoltre di conoscere alcuni genitori con i quali stabilire contatti informali, in particolare nel corso di due occasioni di festa realizzate in città, una in un parco della zona centrale ove è presente un Centro Giochi Gommaland e una festa realizzata presso la sede di una delle giovani associazioni coinvolte. L’obiettivo in quel caso era proprio dare visibilità al nuovo laboratorio compiti, farlo conoscere a tutti i bambini e famiglie degli altri laboratori e nuclei del quartiere che non afferiscono ancora a questo Progetto, mediante l’invito di chi già inserito.