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Tracce di riflessività nelle due versioni progettuali e ipotes

LA RICERCA EMPIRICA

3.3 Primo Case Study: il progetto Laboratorio Compiti in una città in cui le relazioni ripensano se stesse

3.3.2 Tracce di riflessività nelle due versioni progettuali e ipotes

Tra la prima stesura e la versione definitiva del progetto sono intercorsi numerosi cambiamenti e pur lasciando inalterate le finalità generali, è stato necessario rielaborare l’idea iniziale, in ordine ad una serie di elementi: il primo aspetto riguardava la valorizzazione del volontariato, obiettivo irrinunciabile ma al contempo di difficile attuazione all’interno delle istituzioni scolastiche, le cui attività interne richiedono necessariamente la presenza di figure professionali retribuite. A tal proposito nella prima versione del Progetto si diceva che:

«Si individueranno i territori carenti di aiuto alle famiglie per il sostegno extra-scolastico ai compiti. Si individueranno i poli scolastici (o eventualmente altri spazi adeguati), in cui sarà possibile, in accordo con i servizi educativi territoriali, attivare momenti di incontro settimanali per aiutare i ragazzi nello svolgimento dei compiti e per coinvolgere le loro famiglie nel loro iter scolastico […]. Identificate le sedi (si ritengono ipoteticamente più adatte le scuole), le Associazioni Familiari metteranno a disposizione delle famiglie e dei bambini, delle figure competenti che possano aiutare nell’apprendimento e nella motivazione allo studio. Ciò avverrà per cinque volte alla settimana dedicando tre ore a volta. Il progetto si articolerà in tre annualità [...] rispetto al personale qualificato si pensa a quattro persone per polo scolastico per 5 volte a settimana per 35 settimane, pari al periodo scolastico»113.

La ricerca di personale professionale non solo avrebbe gravato in maniera eccessiva sulle risorse economiche disponibili, ma avrebbe inficiato uno degli stessi obiettivi ovvero la diffusione sul territorio dei laboratori: il numero dei punti attivabili, sarebbe stato molto ridotto.

Un altro elemento riguarda la responsabilizzazione diretta delle singole associazioni di volontariato nella gestione dei laboratori, da esplicarsi più appropriatamente nei contesti e nei luoghi più vicini alle stesse associazioni e ai possibili aderenti.

L’ultima ragione, infine, che ha determinato un mutamento nella stesura originaria del Progetto è stata di tenere distinta la finalità del sostegno alla famiglia dalla finalità educativa scolastica, volendo offrire qualcosa “in più” e di “diverso” rispetto al sistema educativo. Questi cambiamenti introducono orientamenti strutturali e culturali che possono essere sintetizzati con le seguenti scelte operative: (i) la localizzazione dei punti di laboratorio, (ii) i volontari quali figure educative principali (con la conseguente attivazione anche di altri partners per la ricerca di volontari, come il Centro Servizi per il Volontariato, da ora Forum Solidarietà), (ii) lo svolgimento della funzione educativa e la disponibilità in termini di presenza settimanale sul territorio.

Rispetto alla funzione educativa, nella prima stesura del progetto, si leggeva: «La parte educativa che vogliamo privilegiare è quella cognitiva, perché riteniamo che la conoscenza fornisce all’individuo strumenti importantissimi al suo benessere e alla capacità individuale di connettersi in armonia al resto della società. Non intendiamo, però, trascurare la parte educativa, riguardante la crescita sociale dell’individuo: la giusta conoscenza dei doveri e dei diritti, la consapevolezza delle regole sociali, la corretta comunicazione con i pari e gli adulti».

Nel testo definitivo, l’orientamento educativo adottato è invece, la modalità dello studio

insieme «per motivare, sostenere e accompagnare i propri figli con l'obiettivo di farli crescere

e renderli autonomi. A latere dell'attività didattica e di socializzazione l'incontro con le famiglie intercettate sarà finalizzato a sostenerle e accompagnarle nello svolgimento della loro funzione educativa».

Come si evince dal testo, l’attenzione inizialmente centrata sui bambini intesi come singoli individui è stata superata da una visione comunitaria in cui l’appartenenza al gruppo dei pari e delle famiglie coinvolte, determina la peculiarità di questa esperienza.

E' rimasta inalterata e anzi, in questa fase di sviluppo del progetto rappresenta una finalità nella quale investire maggiormente, quella del coinvolgimento delle famiglie che già nella prima stesura del Progetto trovava declinazione anche in merito alla forma da assumere, si diceva infatti:

«sono previsti incontri periodici con le famiglie, atti ad approfondire l’argomento e l’importanza della modalità dello studio con i propri figli al fine di motivarli, sostenerli e accompagnarli con l’obiettivo di farli crescere e renderli autonomi […]. Il progetto si muove nell’ottica di avvicinare le famiglie agli interessi dei loro figli, in un clima disteso e informale, in modo da aiutarli favorendo una comunicazione fluida. In tal senso si incoraggeranno i famigliari ad essere presenti, quando potranno, per aiutare il gruppo mettendo in gioco le loro specifiche competenze. Perché possa avvenire ciò, con la dovuta copertura assicurativa, i genitori che saranno interessati saranno iscritti come volontari alle associazioni di riferimento».

Per quanto concerne i requisiti di accesso da parte delle associazioni al Progetto, sono stati mantenuti principi flessibili per favorire al massimo lo scambio di esperienze, ma anche il rispetto della cultura associativa propria di ogni soggetto coinvolto. I requisiti di adesione, benché il testo non li preveda esplicitamente, possono essere così sintetizzati,: (i) disponibilità a fornire sostegno alle famiglie, che passa attraverso l'attività dei compiti; (ii) cogliere e

bambini di migliorare il proprio inserimento sociale, famigliare e con i coetanei; (iii) attivare volontari che svolgano gratuitamente il loro servizio; (iv) poter accedere al solo rimborso delle spese per associazioni e aderenti (per spostamenti e materiali).

Non sono invece previsti requisiti formali rispetto alla natura giuridica del soggetto, che può essere associazione di volontariato, o di promozione sociale; non sono fatte preclusioni inoltre, all'adesione di singoli volontari che possono diventare essi stessi, in forma auto- regolata all’interno, gestori di una sede di laboratorio.

Anche rispetto allo svolgimento delle attività e al tipo di metodo adottato, ogni associazione o gruppo di volontari è libero di scegliere il tipo di giochi, le iniziative, i corsi e i laboratori espressivi.

Questi elementi di flessibilità, insieme alle modifiche apportate al progetto, consentono di affermare che la realizzazione iniziale sia avvenuta all’interno di un processo riflessivo e di rimessa in discussione dei propri assunti di partenza. Occorrerà tuttavia comprendere se tale riflessività può intendersi nel senso attribuito dalla teoria relazionale, come forma di «apprendimento messo in atto tenendo conto degli effetti della propria azione e re- introducendo le conseguenze del proprio agire (self-steering) nella definizione del progetto complessivo» (Donati, 2003, p.6). In altri termini si tratterà di verificare, in sede di analisi dei risultati, se le nuove dimensioni del progetto si stiano sviluppando pienamente.

Un’ultima riflessione, circa il rapporto tra amministrazione comunale e società civile, è a questo punto doverosa.

Con la stipulazione della convenzione tra amministrazione e terzo settore, si è realizzata una contrattazione che ha lasciato ampio spazio a una progettazione autonoma e flessibile, accolta in una dimensione istituzionale di servizio rivolta non a un singolo bisogno (come sarebbe potuto accadere convogliando il progetto verso il Settore educativo del Comune), ma alla famiglia nel suo complesso dando specificità al progetto stesso. Questa condizione strutturale ha consentito di creare una piattaforma sulla quale sviluppare relazioni non certo scontate e facili da definirsi a priori; una piattaforma, che richiede costante disponibilità a condividere obiettivi e strategie proprio partendo dalle esigenze dei soggetti coinvolti.

L’utilizzo dello schema Agil di Donati (1991) consente di visualizzare le principali dimensioni o sfide relazionali che il Progetto deve affrontare (tabella 3.2).

A- Strumenti

Attività volontaria delle Rete

G- Scopi

Benessere delle famiglie

I- Norme

Integrazione nella comunità locale

L- Valori

Alleanza tra famiglie, scuole, territorio Tab. 3.2. Le sfide relazionali del progetto” Laboratorio Compiti”.