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Deleghe e pre-iscrizioni

Play Theory in Game and Media Studies

3. Playing with creative platforms

3.2. Design tra pro-gettazione e deleghe

3.2.2. Deleghe e pre-iscrizioni

Per Latour i sistemi socio-tecnologici si sviluppano attraverso l'azione sinergica, l'interazione tra persone, istituzioni e organizzazioni. Con l’interessante

54 Brunner, Roadmap Conference 2013, keynote speech, http://events.gigaom.com/roadmap-2013/speaker/robert-brunner/ .

precisazione che sono attori di questi sistemi tanto gli esseri umani quanto i manufatti tecnologici, considerati parte attiva del medesimo processo di negoziazione:

actor network theorists argue that the material world pushes back on people because of its physical structure and design. People are free to interprete the precise meaning of an artifact, but they can't simply tell an automobile engine that it should get 100 miles per gallon. The law of nature and the capacities of a particular design limit the ways in which artifacts can be integrated into a sociotechnical system55.

Lo scopo del sociologo è dimostrare come detti “artifacts” possano essere progettati rimpiazzando l'utente o costringendone le azioni attraverso un'influenza assolutamente mimetica prevista dal designer in conseguenza a una specifica visione morale e funzionale. Sono due gli esempi cui Latour ricorre: le cinture di sicurezza della macchina (e il modo di aggirare gli obblighi imposti dal sistema); la funzione di una porta destinata a gestire i flussi di persone cui si aggiungono pre-scrizioni (istruzioni per utenti sotto forma di messaggi) poi sostituite da un sistema di deleghe meccaniche per bilanciare concessioni e automatismi tra umani e “congegni”. Non è il caso di approfondire in dettaglio. Preme piuttosto mettere subito in chiaro che le dinamiche sopra tratteggiate mettono di fronte a un gioco di equilibri alla cui base c'è sempre una situazione di asimmetria da fissare o di conseguenze irreversibili da evitare. La tecnologia vince ai punti quando rappresenta la soluzione meno costosa tra il suo impiego e l'effort richiesto all'uomo. Tuttavia, più che la questione del delegare in sé, ci interessa come questa annulli le differenze tra attori umani e non umani.

Latour risolve la contesa confrontando le scelte operate da testo e macchine nel designare e prescrivere ruoli. Emergono subito delle affinità tra i due: il ricorso a specifiche strategie testuali (uso dei pronomi personali, selezioni del registro del linguaggio) permette l'iscrizione nel testo tanto di un lettore modello quanto la possibilità di preparare per lui una scena e dei comportamenti. Tuttavia nulla è dato per assodato e alla prescrizione di un autore, il lettore può sempre sottrarsi marcando una separazione netta tra intenzione e attuazione (o risposta). Situazione affine

55 Latour, “Where Are the Missing Masses? The Sociology of a Few Mundane Artifacts” in

Johnson,Wetmore, (eds.) Technology and Society, Building Our Sociotechnical Future, Cambridge (MA), The MIT Press, 2008, cit., pag. 151.

all'emergent play discusso nelle pagine dell’introduzione. Nell'elenco dei casi possibili, è ovvio che anche la condizione normale, la perfetta aderenza finisca con l'essere contemplata. Il problema è semmai che per funzionare, una scena, deve prevedere la vicinanza del lettore implicito e pre-inscrivere un set di competenze che contribuiscano ad avvicinare il modello al lettore reale. La pre-iscrizione altro non è che l'orgnizzazione di iscrizioni all'interno del sistema sotto forma di azioni che l'utente può/potrebbe/dovrebbe fare. Un testo, come una macchina (o il computer o il software per quanto ci compete), è circoscritto, delimitato e affida all'interfaccia (o a molteplici) il compito di organizzare relazioni con altri sistemi e tanti punti di ingresso idoneo a ogni sistema o soggetto con cui prevede di venire a contatto secondo un fluire da prescrizione a preiscrizione. Ove l'aderenza tra testo e macchine si perde è sulla gestione delle contraddizioni:

In storytelling, one calls shifting out any displacement of a character to another space time, or character. If I tell you “Pasteur entered the Sorbonne amphitheater”, I translate the present setting [...] and shift it to another space (middle of Paris), another time (mid-nineteenth century), and to other character. “I” the enunciator may decide to appear, disappear, or be represented by a narrator [...] There is no limit to the number of shiftings out with which a story may be built56.

Il testo lavora per programmi narrativi che lo scrittore imposta per muovere personaggi tra diversi confini spazio-temporali o per spingerli verso altri personaggi. Quelli che Latour chiama displacement (il sistema di deleghe, trascrizioni) e l'uso che ne viene fatto testimoniano le qualità di un bravo scrittore. Discorso che ci è noto grazie a Eco scrive circa l'atto della comunicazione come collaborazione di più sistemi di semiosi, con speciale attenzione al testo scritto:

un testo è un prodotto la cui sorte interpretativa deve far parte del proprio meccanismo generativo: generare un testo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui [...] Per organizzare la propria strategia testuale un autore deve riferirsi a una serie di competenze [assumendo che questo insieme] sia lo stesso a cui si riferisce il proprio lettore [...] I mezzi sono molti: la scelta di una lingua [...] di un tipo di enciclopedia [...] di un dato patrimonio lessicale e stilistico

[...] L'autore da un lato presuppone ma dall'altro istituisce la competenza del proprio Lettore Modello. [...] Dunque prevedere [...] non significa solo “sperare” che esista, significa anche muovere il testo in modo da costruirlo [...]57.

Per Eco, il testo (scritto) è prima di tutto un kit fatto di elementi da assemblare. Per Latour, questa condizione pare accettabile a patto che la figura dell'autore (letterario) resti distinta da quella dell'ingegnere. Quest'ultimo non solo sposta personaggi, ma stabilisce posizioni per utenti umani e altre macchine, redistribuisce competenze e costruisce programmi d'uso complessi valutati in base all'efficacia con la quale sa prevenire anti-programmi poiché ogni macchina funziona mettendo in azione l’insieme delle sue parti contro ogni possibile obiezione, prevedendo pre-iscrizioni e re-iscrizioni58. O meglio, contro una parte di esse poiché non esiste alcun meccanismo, avverte Latour, a prova di idiota che porti con se la previsione di tutti i comportamenti e le sue obiezioni.

Il che equivale a dire che la differenza principale sta tutta tra competenze e imposizioni, ove queste ultime sono imposte come deleghe che accettiamo quasi come risultato di una massima fiducia nei confronti di questo attore antropomorfo59, ma non umano cui cediamo i nostri compiti. Con la differenza, se restiamo ancora a confrontarci con la testualità, che i meccanismi non mandano qualcuno in un altro mondo, ma in un altro stato (condizione) secondo un movimento su due assi OR (sostituzione) e AND (associazione); non rendono possibili il qui e altrove contemporaneo, ma mettono di fronte a scelte; non prevedono la presenza simultanea di enunciatore ed enunciatario in una sorta di comunione tra attori. I meccanismi concedono di essere ignorati e persino lasciati da soli. E questa condizione non cambia con il passaggio dai meccanismi ai media digitali: detti sistemi continuano a chiedere di essere coinvolti nel gioco. Anzi di poterci coinvolgere.

57 Eco, Lector in Fabula, Milano, Bompiani, 2003, cit., pagg 54-56.

58 L’esempio della cintura di sicurezza può meglio chiarire alcuni degli aspetti dell’anti-programma di Latour. La cintura deve tenere fermo il guidatore in caso di incidente imponendo sull’utente il programma NONSCONTRARSICONILPARABREZZA(e una serie di altri programmi correlati). Tuttavia, essa deve anche prevedere la remota possibilità di incidenti e quindi azionare il blocco solo al presentarsi dell’evento, mentre deve permettere al guidatore di muoversi in tutti gli altri casi. Se la cintura fosse sempre elastica, non servirebbe allo scopo. Nel caso dell’automobile, il prezzo da pagare per questa delega è che essa debba sempre allacciata: spetta poi al meccanismo risolvere le contraddizioni al loro palesarsi. Cfr. Latour, 2008, pag. 168.

59 Secondo Latour, che ne parla riferendosi alla molla chiudiporta, l’aggettivo “antropomorfo” si applica agli oggetti tecnologici in tre sensi: sono fatti dagli uomini, sono sostituti dell’uomo e in virtù di questa sostituzione occupano un posto che è degli umani, prescrive e impone agli uomini dei comportamenti. Cfr. Latour, 2008, pagg. 159-160.