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Il Dialogo Mediterraneo della NATO

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 98-103)

La proposta per un Dialogo Mediterraneo venne emanata in seno al Vertice di Bruxelles nel gennaio 1994, quando i Capi di Stato e di Governo della NATO indicarono la loro volontà di avviare un Dialogo che interessasse appunto la regione mediterranea. Lo scopo era quello di approfondire la cooperazione con alcuni paesi del Mediterraneo in modo tale da favorire una maggiore comprensione reciproca soprattutto per ciò che riguarda la sicurezza.125

Per la NATO era necessario ravvivare le relazioni nel contesto del Mediterraneo al fine di dare appunto alla regione un maggior livello di sicurezza e di stabilità grazie soprattutto ad una maggiore cooperazione in materia di sicurezza.126

A questa iniziativa dell’Alleanza Atlantica presero parte nel febbraio del 1995 Egitto, Israele, Marocco, Mauritania e Tunisia; a questi Paesi si aggiunsero successivamente la Giordania nel novembre del 1995 e l’Algeria nel marzo del 2000. 127 Il punto più debole del Dialogo Mediterraneo è riconducibile alla partecipazione all’iniziativa di solo 7 Paesi mediterranei

124

I.O. LESSER, Mediterranean Security, New perspectives and implication for U.S policy, Santa Monica, RAND, 1992 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2008/R4178.pdf ]

125

G. HAUSER, The Mediterranean Dialogue: a Transatlantic Approach, Milano, ISU Università Cattolica, 2006 pag. 15

126

CeMiss-ZTBw, Mediterranean Dialogue after EU and NATO Enlargement, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2005 pag. 78

127

L. PEZONE (a cura di), Sicurezza e Cooperazione nel Mediterraneo contemporaneo, Fondazione Mezzogiorno Europa num. 20, Napoli, 2012 [ Disponibile all’indirizzo:

93 non-NATO; mancano infatti alcuni Stati che pur non partecipando al Dialogo risultano comunque essenziali per la stabilità del bacino, come per esempio, Iran, Iraq e Libia. 128

Il Dialogo Mediterraneo ha una struttura evolutiva e dinamica, la quale risulta infatti essere aperta a nuove adesioni da parte dei Paesi non-NATO che dimostrano interesse nel creare una zona di sicurezza e stabilità attorno alla regione mediterranea. Il Dialogo risulta inoltre nel suo metodo di svolgimento un processo “reattivo” e “graduale”; reattivo in quanto il suo scopo è quello di promuovere la comprensione tra la NATO e i Paesi del Dialogo e graduale per il modo che utilizza nell’identificare e sviluppare le potenziali aree di cooperazione. 129

Il Dialogo Mediterraneo prende forma in un dialogo politico e in una partecipazione degli Stati alle attività in alcuni settori tra cui quello dell’informazione, della pianificazione delle attività di gestione delle catastrofi, della gestione delle crisi e della collaborazione scientifica.130

Nella prima fase di sviluppo l’Iniziativa si concentrò prevalentemente sulla funzione di confidence-building; la motivazione di questo interesse fa riferimento al fatto che prima di intraprendere un qualsiasi tipo di attività era necessario incrementare il grado di fiducia tra i Paesi NATO e quelli del Mediterraneo. 131

La NATO ha provveduto inoltre a finanziare una serie di conferenze e seminari per i rappresentanti dei Paesi della NATO e del Dialogo; tra queste è possibile menzionale la prima conferenza di Roma nel novembre del 1997 sul tema “Il futuro del Dialogo della NATO” e la conferenza di Valencia nel febbraio del 1999 riguardante “Il Dialogo Mediterraneo e la nuova NATO”. Mentre la prima conferenza individuò le dimensioni per la cooperazione pratica del Dialogo, la conferenza di Valencia fornì invece la prima opportunità per gli ambasciatori sia della NATO che degli allora sei partner mediterranei di incontrarsi per discutere circa le varie procedure da adottare nelle questioni relative al Dialogo.132

A partire dal 1997 il Dialogo Mediterraneo sperimentò una seconda fase, resa possibile grazie alla creazione in seno al Vertice di Madrid di un Gruppo di Cooperazione per il Mediterraneo.

128

G. M. WINROW, Dialogue with the Mediterranean: The Role of NATO’s Mediterranean Initiative, New York, Garland Publishing, 2000 pag. 42 129 http://nato.int/docu/review/2005/issue4/italian/art1.html 130 http://www.difesa.it/Pubblicistica/info-difesa/Infodifesa140/Documents/Il_Dialogo_Mediterraneo_della_NATO.pdf 131

J. MEDCALF, NATO: A Beginner’s Guide, Londra, Oneworld Publications, 2005

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94 Il Vertice procedette inoltre nell’attribuire al Dialogo un dispositivo e un programma di lavoro annuale organizzato con attività che spaziano in diversi settori, dalla cooperazione militare, alle gestione delle crisi, agli aiuti umanitari in caso di calamità, alla lotta al terrorismo e al contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Il Gruppo di Cooperazione per il Mediterraneo altro non è che un forum dove gli Stati possono discutere di molteplici temi, tutti facenti però capo alla questione della sicurezza nel Mediterraneo.133 Le discussioni politiche in questa materia possono essere strutturate attraverso incontri bilaterali, con formula NATO+1, oppure multilaterali con formula NATO+7.134 Generalmente il Dialogo si svolge su base bilaterale ma risulta comunque aperto e non ostile ad intraprendere un approccio multilaterale nella regione del Mediterraneo. Per ciò che concerne l’aspetto finanziario dalla costituzione del Dialogo sino al Vertice di Istanbul del 2004 fu richiesto un auto-finanziamento ai Paesi mediterranei per lo svolgimento delle varie attività previste; a partire dal 2004 invece l’Alleanza Atlantica si prese l’incarico di sostenere l’ammontare complessivo delle spese di partecipazione al Dialogo da parte degli Stati membri. 135

Sempre in seno al Vertice di Istanbul il Programma di Lavoro annuale del Dialogo Mediterraneo divenne il principale strumento di cooperazione a disposizione per gli Stati; questo si allargò fino a comprendere più di 30 aree di collaborazione, passando da circa 100 attività nel 2004 a più di 700 nel 2011. Il Programma di Lavoro pur essendo sostanzialmente militare comprende anche una vasta gamma di cooperazione includendo così i piani di emergenza civile, l’educazione militare, le politiche di difesa e strategia e la diplomazia pubblica. 136

3.3.1 Principi chiave del Dialogo Mediterraneo

Il lancio dell’Iniziativa del Dialogo Mediterraneo si basava su una serie di principi, tra i quali è possibile menzionare:

133

T.P. DOKOS, Nato’s Mediterranean Dialogue: prospects and Policy Recommendations, Hellenic Foundation for European and Foreign Policy, 2003 pag. 33

134

L. PEZONE (a cura di), Sicurezza e Cooperazione nel Mediterraneo contemporaneo, Fondazione Mezzogiorno Europa num. 20, Napoli, 2012 [ Disponibile all’indirizzo:

http://www.mezzogiornoeuropa.it/admin/files_upl/120229040203%20sicurezza_e_cooperazione_nel_mediterraneo_contemporaneo.pdf ]

135

L. PEZONE (a cura di), Sicurezza e Cooperazione nel Mediterraneo contemporaneo, Fondazione Mezzogiorno Europa num. 20, Napoli, 2012 [ Disponibile all’indirizzo:

http://www.mezzogiornoeuropa.it/admin/files_upl/120229040203%20sicurezza_e_cooperazione_nel_mediterraneo_contemporaneo.pdf ]

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95

• la non discriminazione, in quanto tutti i Partner del Mediterraneo sono messi nello stesso piano e a tutte le parti mediterranee sono state offerte le stesse basi di attività di co-operazione con la NATO137;

• la differenziazione, la quale permette la stesura di singoli programmi adattati in base alle esigenze di ogni singolo Paese;

• l’inclusione totale che rende tutti gli sforzi dei membri condivisi fra loro;

• la non imposizione, ovvero tutti i Partner del Dialogo Mediterraneo sono liberi di scegliere il loro livello di cooperazione con l’Alleanza Atlantica;

• la complementarietà, che fa riferimento alla possibilità di interdipendenza con le altre Iniziative aventi come obiettivo la sicurezza del Mediterraneo;

• la diversità, in quanto il Dialogo Mediterraneo è a conoscenza delle diversità culturali, religiose e politiche presenti nei vari contesti dei rispettivi partner;

• la progressività in termini di partecipazione. 138

Il Dialogo Mediterraneo sostanzialmente si basa su due pilastri dati dal dialogo politico e dalla cooperazione pratica. Analizzerò nei paragrafi successivi la dimensione politica e pratica dell’Iniziativa NATO. 139

3.3.2 La dimensione politica

Al Gruppo di cooperazione per il Mediterraneo, già descritto brevemente in precedenza, spettava l’intera responsabilità del Dialogo Mediterraneo sotto la supervisione del Consiglio Nord Atlantico; questo Gruppo venne successivamente sostituito nel 2011 dal “Political and Partnerships Committee”, un comitato politico-militare responsabile per tutte le varie partnership e per i vari programmi NATO con i paesi non membri140. Il Comitato si incontra regolarmente a livello di Consiglieri Politici per discutere tutte le materie correlate al Dialogo tra cui gli ulteriori sviluppi futuri.

Le consultazioni politiche nella forma NATO+1 sono tenute su base regolare e costituiscono un’ottima possibilità per condividere punti di vista diversi su una gamma di temi considerati rilevanti per la sicurezza del Mediterraneo. Anche gli incontri in forma NATO+7 sono tenuti 137 http://www.difesa.it/Pubblicistica/info-difesa/Infodifesa140/Documents/Il_Dialogo_Mediterraneo_della_NATO.pdf 138 http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_60021.htm? 139

CeMiss-ZTBw, Mediterranean Dialogue after EU and NATO Enlargement, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2005 pag. 79

140

96 su base regolare seguendo quelli che sono gli eventi principali della NATO; le discussioni con tutti i sette Paesi rappresentano un’opportunità per l’avvio di consultazioni politiche tra la NATO e i partner del Dialogo Mediterraneo. A partire dal 2004 con il Vertice di Istanbul il Dialogo venne rilanciato inserendolo in una nuova cornice più ampia e ambiziosa; da allora consultazioni bilaterali e multilaterali si sono tenute in modo regolare tra le varie controparti. A testimonianza di ciò si possono menzionare i 3 incontri con i Ministri degli esteri dei paesi dell’Alleanza e di quelli del Dialogo tenutesi a Bruxelles nel dicembre del 2004, 2007 e 2008; inoltre si tennero anche due incontri da parte dei Ministri della Difesa di tutti i paesi membri del Dialogo, il primo nel 2006 a Taormina e il secondo l’anno successivo a Siviglia. La dimensione politica include anche le visite del Segretario Generale e di altre importanti cariche NATO ai sette Paesi del Dialogo Mediterraneo141.

L’importanza della regione mediterranea venne evidenziata già nell’aprile del 1999 in seno al Vertice di Washington quando venne emanato un nuovo Concetto Strategico che andava a sostituire quello ad esso precedente del 1991; con il Vertice di Washington il Mediterraneo venne considerato come punto centrale per la sicurezza europea e dunque per la stabilità della stessa Alleanza Atlantica.142 Successivamente anche con il nuovo Concetto Strategico adottato al Vertice di Lisbona nel Novembre del 2010 il Mediterraneo venne nuovamente considerato estremamente importante per l’Alleanza al fine di ottenere un’area di stabilità e cooperazione143. Il Concetto Strategico del 2010 fa riferimento al Dialogo Mediterraneo attraverso le seguenti affermazioni: “We are firmly committed to the development of friendly

and cooperative relations with all countries of the Mediterranean, and we intend to further develop the Mediterranean Dialogue in the coming years. We will aim to deepen the cooperation with current members of the Mediterranean Dialogue and be open to the inclusion in the Mediterranean Dialogue of other countries of the region.” 144.

3.3.3 La dimensione pratica

Le misure per la cooperazione pratica tra la NATO e i Paesi del Dialogo Mediterraneo si annoverano grazie alla stesura di un Programma di Lavoro Annuale avente come scopo quello

141 http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_60021.htm? 142 http://www.comitatoatlantico.it/en/documenti/strategic-concept-1999/ 143 http://www.comitatoatlantico.it/it/documenti/concetto-strategico-2010/ 144 http://www.nato.int/nato_static/assets/pdf/pdf_publications/20120203_strategic-concept-2010-eng.pdf

97 di incrementare la cooperazione nelle questioni riguardanti la sicurezza. Il Programma di Lavoro Annuale include seminari, workshops e altre iniziative più pratiche per ciò che riguarda l’ammodernamento delle forze armate, la stesura di piani di emergenza civile, la risoluzione di situazioni di crisi, la sicurezza delle frontiere, la proliferazione di armi di distruzione di massa e di piccole armi, la diplomazia pubblica, la cooperazione scientifica ed ambientale e le consultazioni in materia di terrorismo145.

Il Programma di Lavoro Annuale comprende inoltre anche una dimensione militare volta a favorire la partecipazione dei Paesi del Dialogo alle attività militari svolte dalla NATO. Gli incontri che riguardano il programma militare su base NATO+7 coinvolgendo così tutti i partner sono tenuti due volte l’anno.

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 98-103)