Gli Stati Uniti iniziarono a focalizzare la loro attenzione negli affari del Mediterraneo circa 200 anni fa; questa indicazione temporale testimonia come l’implicazione americana nel Mediterraneo non sia un fenomeno transitorio e nemmeno un risultato legato solamente alle vicende della Guerra Fredda.114 Oggigiorno gli Stati Uniti vedono il Mediterraneo come un punto centrale per la loro strategia in quanto questo bacino viene inteso come un’estensione della sicurezza europea. Anche l’Unione Europea non concepisce il Mediterraneo come uno spazio indipendente; questo infatti viene spesso considerato come la sua parte più meridionale.
Gli Stati Uniti portavano con se un’idea piuttosto particolare del mare; dal loro punto di vista infatti solo l’oceano costituiva un mare libero, mentre il mare interno era uno spazio dove gli Stati rivieraschi ne esercitavano la loro sovranità.
Il Mediterraneo veniva inteso in questo senso come un mare interno, come un golfo circondato da terre con un piccolo sbocco nel vero mare, ovvero l’oceano.
L’attenzione americana nei confronti del Mediterraneo era in ogni caso legata anche a motivi commerciali; attorno ai porti dei Paesi rivieraschi si erano venute a creare delle rotte commerciali di estrema importanza per gli scambi intra-mediterranei. Nel XIX secolo il commercio continuava ad essere fondamentale per tutti quei Paesi che si affacciavano sul Mediterraneo; i grandi porti, come per esempio Trieste, Nizza, Venezia, Istanbul, Gibilterra, Malta e Alessandria, producevano complessivamente un movimento commerciale che raggiungeva all’incirca 1,432 milioni di franchi. Gli Stati Uniti dall’altro lato erano riusciti ad organizzare un commercio navale di successo che raggiungeva i 927 milioni di franchi; l’importanza degli Stati rivieraschi è sottolineata anche dal ruolo che il porto di Trieste rivestiva nella prima metà del XIX secolo: questo era in pratica solo un terzo del porto di New York, che al tempo era considerato in primis il porto più grande al mondo.
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I.O. LESSER, Mediterranean Security, New perspectives and implication for U.S policy, Santa Monica, RAND, 1992 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2008/R4178.pdf ]
87 Nonostante il commercio fosse di estrema importanza per i Paesi del Mediterraneo, gli Stati Uniti cercarono per tutto l’ Ottocento di creare un loro mercato alternativo rispetto a quello mediterraneo attirando le navi stranieri nei loro porti.
L’interesse degli Stati Uniti per l’area del bacino non si manifestò solamente a livello economico-commerciale ma bensì anche politico; la prima attività militare americana si ebbe con l’arrivo di uno squadrone navale a Gibilterra nel 1801 con lo scopo di sopprimere la pirateria nel Mediterraneo occidentale. Dal 1820 inoltre ci fu l’uso americano di una base navale nelle Isole Baleari per supportare la presenza americana nel Mediterraneo centrale e occidentale115. Un ulteriore esempio del carattere politico della politica estera statunitense ci è offerto dall’appoggio USA alla lotta per l’indipendenza della Grecia, avvenuta com’è giusto ricordare nel 1821.116
È importante evidenziare inoltre come l’attenzione degli Stati Uniti verso il Mediterraneo fosse importante anche da un punto di vista culturale; mentre gli USA stavano diventando una nazione portatrice di nuove idee più libere e democratiche, il Mediterraneo rimaneva uno spazio caratterizzato ancora dalla presenza di antichi imperi, come quello Ottomano, della schiavitù e della guerra da corsa; questi ultimi rimasero a lungo un tratto caratteristico della storia del Mediterraneo, come già analizzato nel primo capitolo della mia tesi.
Gli Stati Uniti si fecero in questo contesto promotori di una politica e di una civiltà nuova e migliore e si venne così a creare un divario indissolubile fra il continente nord-americano e il Mediterraneo; questa situazione corrispondeva in sostanza ad una sorta di frattura fra libertà e schiavitù.
Nel corso del XIX secolo quindi i rapporti non si instaurarono appieno a livello commerciale e gli Stati Uniti portarono con sé nelle loro politiche l’obiettivo di instaurare la libertà dove questa mancava; a questo scopo per esempio gli USA miravano a ridurre il potere degli Stati Berberi, ovvero gli stati dove trovavano sede le Reggenze Barbaresche. Queste, come per esempio Tripoli e Algeri, ammettevano più o meno formalmente la guerra da corsa a fini di conquista. Per cercare di mantenere attiva la loro presenza nel Mediterraneo e per cercare di abolire la schiavitù e le attività dei corsari gli Stati Uniti instaurarono una rete consolare che prevedeva la presenza di rappresentati americani nei porti ritenuti di vitale importanza.
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A. F JAMES., America and the Mediterranean World 1776-1886, Princeton University Press, 1969
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I.O. LESSER, Mediterranean Security, New perspectives and implication for U.S policy, Santa Monica, RAND, 1992 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2008/R4178.pdf ]
88 Agli inizi del XX secolo e durante le due Guerre mondiali il ruolo americano rimase comunque periferico rispetto a quello che le grandi potenze europee, soprattutto la Gran Bretagna con la sua pax britannica, avevano stabilito nel Mediterraneo117.
Con il termine del secondo conflitto mondiale la potenza americana andò rimpiazzando la supremazia inglese nel Mediterraneo rimanendo in questo modo la figura prominente nella storia della Guerra Fredda; lo scopo principale era quello di contenere l’avanzamento della potenza sovietica nel Mediterraneo.
3.1.1 Gli interventi USA nell’area mediterranea
Lo strumento utilizzato dagli Stati Uniti per rafforzare il ruolo militare nel bacino del Mediterraneo è dato dalla formazione di una flotta navale, la VI flotta, il cui scopo era quello di sostenere non solo il confronto con l’Unione Sovietica ma anche la contrapposizione con tutti i Paesi ritenuti nemici o comunque in qualche modo avversari. Nell’agosto del 1946 ebbe inizio l’installazione di portaerei da parte dell’esercito statunitense e dal 1951 le dimensioni della VI flotta rimasero sempre costanti; questa comprendeva dunque 2 portaerei con all’interno più di 90 velivoli, 14 navi da guerra, 7 sottomarini di vario tipo, 1 gruppo anfibio della fanteria di Marina, 12 unità ausiliarie e in più una serie di elementi di vigilanza e di lotta antisottomarino con base terrestre. Il comando delle VI flotta spettava al vice ammiraglio il quale agiva per conto degli Stati Uniti e della NATO.
Nel corso del tempo la presenza nel Mediterraneo delle VI flotta ha assunto un ruolo di notevole spessore come strumento della politica e della diplomazia statunitense nella gestione di tutte le crisi che hanno interessato tale area; le unità navali della VI Flotta furono impegnate infatti durante la crisi di Suez, nello sbarco degli Stati Uniti in Libano, nella guerra civile in Giordania , durante i conflitti arabo- israeliani e intervennero inoltre all’origine della crisi iraniana nel 1989. Nell’ultimo secolo la VI Flotta deve essere intesa inoltre come uno strumento bellico vero e proprio, in quanto andò assumendo un ruolo sempre più da protagonista nei conflitti bellici riguardanti l’area mediterranea: gli attacchi a Beirut e gli interventi contro la Libia, terminati con il bombardamento contro obiettivi civili e militari localizzati a Tripoli e Bengasi, ci forniscono un chiaro esempio del ruolo bellico assunto dalla Flotta statunitense. 118
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I.O. LESSER, Mediterranean Security, New perspectives and implication for U.S policy, Santa Monica, RAND, 1992 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/reports/2008/R4178.pdf ]
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A. MAZZEO, "Mediterraneo mare di guerra", 2004 [ Disponibile all’indirizzo: http://old.terrelibere.org/doc/mediterraneo-mare-di- guerra ]
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3.1.2 La politica militare degli Stati Uniti in Africa
Il governo americano diede inizio ad una nuova politica interventista nelle aree geografiche considerate punti di estremo interesse alla fine degli anni Settanta. L’attenzione statunitense andava quindi via via sempre più concentrandosi nel continente africano e nella regione mediorientale. In Africa il cuore della politica militare statunitense è considerato essere il Maghreb; in questa regione il Marocco rivestì un ruolo di “alleato-gendarme” con gli Stati Uniti e fu senza dubbio il Paese che ebbe più contatti con le forze armate USA. Questo stretto rapporto era ovviamente dovuto anche alla posizione strategica dal punto di vista geografico che il Marocco possiede: situato di fronte allo stretto di Gibilterra è considerato un vero e proprio passaggio per l’Europa, per il Medio Oriente e per lo stesso continente africano. Il Marocco risultò essere un ottimo partner politico-militare, fedele e favorevole all’ingresso nei suoi porti di flotte statunitensi; in cambio di questo suo sostegno il governo americano offrì al Marocco un supporto finanziario, degli aiuti economici e procedette inoltre ad iniziare un programma per la modernizzazione degli strumenti a disposizione dell’esercito marocchino. Gli Stati Uniti infine fornirono al loro partner anche dei corsi di addestramento delle truppe governative da parte di consiglieri militari statunitensi119.
Gli Stati Uniti stinsero dei rapporti anche con altri Paesi della sponda Sud del Mediterraneo tra cui la Tunisia, alla quale venne offerta assistenza in campo militare nonostante l’interesse principale fosse di carattere economico. L’Egitto rimase negli anni il miglior alleato terrestre in territorio africano per gli USA e ricevette insieme ad Israele un’ingente quantità di aiuti militari statunitensi. Gli anni Ottanta risultarono particolarmente fruttuosi per le relazioni USA-Egitto in quanto venne stipulato un accordo di cooperazione bilaterale grazie al quale gli Stati Uniti avevano la possibilità di usare la basi militari in territorio egiziano. Inoltre fu previsto un piano di modernizzazione per le forze armate egiziane e fu proclamata la libertà di sorvolo dello spazio aereo relativo alle basi egiziane. Gli Stati Uniti grazie a questi accordi iniziarono a stringere rapporti più stretti con i Paesi africani, rispetto a Francia e Gran Bretagna le cui relazioni con la sponda Sud continuavano a rimanere più “fredde” nonostante queste potenze avessero cercato di mantenere intrecci economici- finanziari dopo l’avvenuta decolonizzazione. L’interesse del governo americano non rimase solamente circoscritto al continente africano ma si spinse inoltre alla regione del Medio Oriente; in quest’area gli interventi non rimasero prettamente a livello economico, poiché si estesero anche a quello
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U.S. House of Representatives, Regional Stability in Northern Africa, Report of a Study Mission to Northern Africa, Spain and Malta to the Committee of Foreign Affairs, U.S. Government Printing Office, Washington, July 1980, pagg. 6-9.
90 politico-militare. È probabile che la creazione del Consiglio di Cooperazione del Golfo nel 1981 da parte di Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Omar, Bahrain e Emirati Arabi Uniti sia stata sostenuta e appoggiata dallo stesso governo americano.120
È chiaro che l’interesse economico, politico, e militare degli Stati Uniti non si verificò unicamente nei Paesi da me menzionati, ma al contrario quasi tutti i Paesi della sponda nord e sud del bacino del Mediterraneo strinsero più o meno approfondite relazioni con il partner statunitense. L’Italia per esempio dopo il suo ingresso nella NATO assunse un ruolo strategico per gli Stati Uniti nel Mediterraneo e venne considerata dalla stessa Alleanza la cerniera del Mediterraneo. All'Italia venne assegnata la "leadership di tutta la regione meridionale" e la funzione di "mantenere la guida, la sicurezza e la coesione in questo delicato e vitale settore".121
I Paesi del cosiddetto fianco Sud della NATO andavano via via assumendo un ruolo sempre più importante per la sicurezza del bacino alla quale era legata quella degli stessi Stati Uniti; questi diedero il via a partire dal 1987 ad una nuova conquista egemonica nel Mediterraneo. A tal fine era necessaria la presenza di basi militari per il mantenimento degli equilibri internazionali il cui punto di origine era ritenuto essere per l’appunto proprio il Grande Mare. Questi processi di militarizzazione del bacino furono sostenuti attivamente anche dai paesi europei della NATO; la penisola italiana per esempio si fece promotrice di una nuova serie di accordi con i Paesi arabi ritenuti più moderati. Questi accordi avevano lo scopo di avviare una nuova collaborazione militare tra le due sponde del Mediterraneo; l’Italia sviluppò una serie di programmi di cooperazione bilaterale con alcuni fra i Paesi del Nord Africa come l’Algeria, l’Egitto e la Tunisia. Le nuove relazioni non furono solo di carattere bilaterale ma raggiunsero anche una dimensione multilaterale come per esempio nel campo dell’Intelligence tra Tunisia e Marocco122.
Quando terminò la Guerra Fredda il Mediterraneo continuò sempre ad assumere una crescente importanza per gli Stati Uniti; questi lo consideravano un punto importante per la sicurezza in
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A. MAZZEO, "Mediterraneo mare di guerra", 2004, [ Disponibile all’indirizzo: http://old.terrelibere.org/doc/mediterraneo-mare-di- guerra ]
121
P.GENTILONI, A. SPAMPINATO, A. SPATARO, Missili e Mafia, Roma, Editori Riuniti, 1997 cit., pag. 32
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A. MAZZEO, "Mediterraneo mare di guerra", 2004, [ Disponibile all’indirizzo: http://old.terrelibere.org/doc/mediterraneo-mare-di- guerra ]
91 Europa e quindi di riflesso anche per la sicurezza americana e più in generale per quella a livello globale. La stessa Alleanza Atlantica mutò la propria filosofia; fondata inizialmente con lo scopo di contrastare l’avanzata comunista, dovette poi con il crollo del nemico da est prestare attenzione a quelle che sarebbero state le nuove ipotetiche minacce. Tra queste la NATO incluse la proliferazione di armi di distruzione di massa, il terrorismo e il fenomeno delle migrazioni di massa. La conferma dell’importanza militare che il Mediterraneo e il fianco sud della NATO rivestono tutt’oggi per gli Stati Uniti ci è sicuramente data dal numero delle infrastrutture e delle facilitazioni varie che questi possiedono nel bacino: 61 in Turchia, 24 in Grecia, 58 in Italia, 28 in Spagna, 4 in Francia, 22 in Portogallo, 5 in Marocco, 3 in Egitto ed un numero segreto in Israele.123