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I tre assi del Partenariato euro-mediterraneo

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 59-63)

2.5 Il Partenariato Euro Mediterraneo

2.5.1 I tre assi del Partenariato euro-mediterraneo

Il Partenariato venne suddiviso in 3 assi o “cesti” : il primo politico e di sicurezza con l’obiettivo di “ definire uno spazio comune di pace e stabilità”; il secondo economico e finanziario per “costruire una zona di prosperità condivisa” e il terzo sociale, culturale e umano finalizzato a “sviluppare le risorse umane e a favorire la comprensione fra le culture e gli scambi fra le società civili”. I tre “cesti” dapprima elencati evidenziano quelli che sono gli obiettivi cardine del Partenariato stesso ovvero la creazione di stabilità e sicurezza per tutti i paesi europei e non solo del bacino mediterraneo.65

È da notare come per la prima volta, l’aspetto economico e finanziario che prevedeva la creazione di un’area di libero scambio nel Mediterraneo entro il 2010, pur essendo ritenuto, come già detto in precedenza di fondamentale importanza, viene messo in secondo piano in quanto la pace della regione risulta essere l’elemento chiave. I tre assi pur essendo comunicanti tra loro non sono interdipendenti tra loro in quanto è auspicata la possibilità che l’avanzamento di questi possa avvenire in parallelo e inoltre è viva la speranza che dei miglioramenti in un asse possano condurre con più facilità a miglioramenti anche in un altro asse.

Il Partenariato politico e di sicurezza

Fa riferimento al primo asse e rimanda a quelli che erano gli elementi che continuavano a minacciare la stabilità del bacino ovvero la situazione critica nel Balcani e l’esplosione di fenomeni di tensione in Algeria. La cooperazione politica e di sicurezza riguarda la definizione di obiettivi politici comuni per raggiungere l’obiettivo cardine ovvero la pace e la stabilità nel bacino; lo scopo della creazione del primo asse quindi fu proprio quello di favorire la distensione e i processi di pace.

Sono molteplici le possibili azioni, elencate nella stessa Dichiarazione di Barcellona, da intraprendere per il raggiungimento dei vari obiettivi prefissati. Tra queste troviamo:

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R. RAGIONIERI, Culture e conflitti nel Mediterraneo, cfr. pag. 130-131

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• lo sviluppo della democrazia nei sistemi politici,

• il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali ( pensiero, religione, lingua, nazionalità ),

• il rispetto per le diversità e il pluralismo,

• la promozione delle relazioni di buon vicinato e dei processi a supporto della cooperazione regionale, della stabilità, della sicurezza e della prosperità,

• il rafforzamento della cooperazione nel prevenire e combattere il terrorismo,

• il combattere insieme per contrastare la proliferazione di armi chimiche, biologiche e nucleari e per favorire la creazione di un’ area mediorientale priva di armi distruzione di massa,

• l’aumento dell’impegno per ridurre le minacce derivanti dall’espansione del crimine organizzato e del traffico di stupefacenti.66

Questo asse attribuisce una forte considerazione alla sicurezza, intesa però nella sua accezione di instabilità sociale e sottosviluppo piuttosto che di una vera e propria minaccia militare. L’organismo specifico che fu creato con lo scopo di mantenere vivo il dialogo tra le due sponde è il Comitato euro-mediterraneo per il processo di Barcellona, formato dalla trojka dell’Unione Europea e dai rappresentanti degli stati terzi del Mediterraneo, che si riunisce periodicamente a livello di alti funzionari. 67

Mentre la cooperazione scientifica e tecnologica fu considerata molto importante nel secondo asse del Partenariato, con l’obiettivo di creare un’area di “benessere condiviso” incentivando scambi e investimenti per ridurre il divario tra le sponde del bacino, nel primo asse per la creazione di un’area di pace di stabilità nel Mediterraneo a questo tipo di cooperazione non venne prestata molta attenzione. Questo scarso interesse si può notare nel numero limitato di iniziative che vennero prese in ambito del primo settore.

Il partenariato economico-finanziario

Il secondo asse ha come obiettivo la creazione di una zona di prosperità condivisa nel Mediterraneo, il conseguimento di uno sviluppo socioeconomico equilibrato e di conseguenza un miglioramento delle condizioni di vita, un più alto livello di occupazione e la promozione dell’integrazione regionale. L’aspetto economico sottolinea il ruolo strategico rivestito dal

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http://www.eeas.europa.eu/euromed/docs/bd_en.pdf

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55 Mediterraneo e la possibilità di nuove relazioni tra Unione Europea e Paesi Terzi del Mediterraneo, basate su un carattere innovativo dato da una maggiore collaborazione e solidarietà globale capace di superare in questo modo la logica bilaterale, tratto per lungo tempo essenziale nelle relazioni tra le due sponde del Mediterraneo. Per conseguire gli obiettivi suddetti il partenariato economico dichiara necessarie a tal fine: l’instaurazione graduale di una zona di libero scambio, l’attuazione di un’opportuna cooperazione nei diversi settori e il potenziamento dell’assistenza finanziaria dell’Unione Europea ai suoi partner mediterranei.

La zona di libero scambio potrà essere istituita grazie ai nuovi accordi euro-mediterranei e agli accordi di libero scambio tra UE e Paesi Terzi mediterranei; il 2010 è stato fissato come l’anno per iniziare la graduale liberalizzazione da ottenere attraverso una graduale eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari innanzitutto al commercio dei prodotti manifatturieri. Successivamente saranno presi in considerazione in questo ambito anche i prodotti agricoli e gli scambi relativi ai servizi. 68

Oltre agli strumenti economici la creazione di un’area di libero scambio ha come obiettivo generale il rafforzamento della democrazia, uno sviluppo economico e sociale equilibrato e una maggior attenzione alla dimensione umana, culturale e sociale.69

I 27 paesi membri del partenariato hanno provveduto a definire quattro settori prioritari per una più facile realizzazione di una Zona di libero scambio nel bacino; questi consistono nell’adozione di misure adeguate in materia di norme d’origine, nel perseguire e sviluppare politiche fondate sui principi dell’economia di mercato favorendo la loro integrazione, nell’adattamento e nell’ammodernamento delle strutture economiche e sociali e nella promozione di meccanismi volti a sviluppare i trasferimenti di tecnologia.

Per ciò che riguarda l’intensificazione della cooperazione a livello economico tra l’Unione Europea e i Paesi terzi del Mediterraneo questa risulta focalizzata su alcuni ambiti ritenuti particolarmente importanti; tra questi si possono menzionare gli investimenti e il risparmio privato, la cooperazione regionale come elemento chiave per la realizzazione di una zona di libero scambio, la cooperazione industriale e il sostegno alle piccole e medie imprese, il rafforzamento della cooperazione ambientale, la promozione del ruolo della donna nello

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56 sviluppo, l’intensificazione della cooperazione in ambito energetico e l’ammodernamento dell’agricoltura.

Il terzo aspetto preso in considerazione dagli obiettivi suddetti è il rafforzamento della cooperazione finanziaria inserendo nel programma degli stanziamenti con importi prefissati destinati, insieme agli aiuti bilaterali degli stati membri e all’intervento della Banca Europea per gli Investimenti, a fornire un maggior supporto ai paesi terzi mediterranei.70

Il “cesto” economico del Partenariato risulta particolarmente complicato a causa delle disuguaglianze tutt’oggi presenti nelle strutture economiche tra i vari paesi terzi del Mediterraneo; inoltre nel volere raggiungere la creazione di un’area di libero scambio i vari Stati devono prendere in considerazione la disomogeneità di situazioni. All’interno del bacino Mediterraneo troviamo infatti Paesi con un ordinamento di tipo nord-americano (Israele), altri di tipo più europeo (Cipro e Malta ) e infine alcuni Paesi che hanno addirittura un sistema misto nel quale si sovrappongono ordinamenti stranieri alle leggi islamiche.71 Le differenze strutturali tra i vari Paesi rendono più delicata la situazione del contesto legislativo nei confronti del quale sono rivolte gran parte delle attenzioni derivanti dalle politiche del Partenariato euro-mediterraneo.72

Nonostante la presenza di fattori di disomogeneità gran parte dei Paesi terzi mediterranei sono accumunati tra loro da elementi fortemente omogenei; tra questi vengono menzionate la crisi sociale, la forte pressione demografica, lo sviluppo di movimenti di opposizione spesso a carattere religioso, la debolezza degli scambi infra-regionali, il consolidamento della dipendenza dai paesi industrializzati e la difficoltà per uno sviluppo tecnologico.73 Una volta presi in considerazione tutti i fattori peculiari ai Paesi terzi del Mediterraneo è più facile capire come il Partenariato si sia prefissato di raggiungere gli obiettivi descritti in precedenza. Nell’ambito di questo Partenariato l’unico organismo che è stato costituito è dato dal “Comitato euro-mediterraneo per il processo di Barcellona” composto dai rappresentati della

trojka dell’Unione Europea e dai singoli partner mediterranei. L’UE inoltre, nella

Dichiarazione finale della Conferenza di Bruxelles, ha provveduto ad emanare un “Codice di condotta” per obbligare gli stati a rispettare i principi economici e per evitare forme di

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http://medlab.euromedi.org/page/partenar/Conferenza/Barc_nov_1995.pdf

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S. MARCHISIO ( a cura di ), Aspetti giuridici del Partenariato euro-mediterraneo, cfr. pag. 117-118

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S. MARCHISIO ( a cura di ), Aspetti giuridici del Partenariato euro-mediterraneo, cfr. pag. 25

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57 ingerenza europea nelle comunità più deboli. Le norme da emanare in ambito economico finanziario devono infatti essere impostate sulla base di un approccio asimmetrico che mira ad evitare la preoccupazione da parte dei Paesi Terzi del Mediterraneo di essere soggetti di una forma di penetrazione da parte delle economie europee più sviluppate.74

Il partenariato sociale, culturale e umano

Venne istituito con l’obiettivo di avviare un processo di avvicinamento e una più facile comprensione tra i vari popoli. Le basi di questo “cesto” sono date dal riconoscimento della presenza su entrambe le sponde del Mediterraneo di tradizioni diverse ma pur sempre fondate nella valorizzazione della presenza di radici comuni a tutte le varie culture. A questo scopo la Dichiarazione di Barcellona con il suo relativo programma di lavoro pone l’attenzione su determinati temi tra cui:

- L’importanza del dialogo interculturale e interreligioso,

- L’importanza del ruolo dei mezzi di comunicazione di massa ai fini della conoscenza e della comprensione reciproca tra diverse culture,

- Lo sviluppo delle risorse umane nel settore della cultura come scambi culturali, la conoscenza di altre lingue, l’attuazione di programmi educativi e culturali nel rispetto delle varie identità culturali,

- L’importanza del settore sanitario, dello sviluppo sociale e del rispetto dei diritti sociali fondamentali,

- Il rafforzamento degli strumenti della cooperazione decentrata per favorire gli scambi tra i diversi settori dello sviluppo.75

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 59-63)