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La strategia europea per un Mediterraneo democratico, sviluppato e sicuro

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 165-167)

Come è già stato detto in precedenza i fattori di rischio che minacciano la stabilità del Mediterraneo sono molteplici e di diversa natura; al fine di superare e arginare queste minacce fa capo la Strategia di Sicurezza europea. Questa Strategia è dotata di un carattere di forte inclusività necessario per esprimere la necessità di allargare la sfera di coinvolgimento ad altri Paesi al fine di incrementare il livello di sicurezza del Mediterraneo. Essa prende in considerazione la sicurezza e lo sviluppo come due facce della stessa medaglia e dunque come due elementi strettamente correlati fra loro; la sicurezza viene in tal senso considerata la base per lo sviluppo e lo sviluppo stesso può contribuire più o meno positivamente alla creazione di un’area di sicurezza e stabilità. 256 La nuova idea europea è quella di sviluppare una nuova politica che favorisca la democratizzazione dei regimi arabi del Medio Oriente e del Mediterraneo; questa nuova prospettiva rende evidente la necessità per l’Europa di dotarsi di una maggiore apertura verso la cultura e la politica di tali regimi. La nuova strategia deve essere indirizzata a favorire non solo la sicurezza della regione ma anche a promuove un cambiamento, ritenuto la base per trasformare il Mediterraneo in un’area più stabile. Lo sviluppo viene in questo senso considerato come un passo fondamentale verso una vera e propria democratizzazione dei regimi arabi; inoltre una cornice di sicurezza per la regione potrà svilupparsi solamente nel caso in cui un adeguato sviluppo economico abbia avuto origine. Il nuovo dialogo che l’Europa dovrà in linea generale tenere con i suoi partner del Mediterraneo deve essere in grado di mantenere una dimensione multilaterale e globale; è prevista tuttavia anche una dimensione bilaterale capace di tener conto dei diversi gradi di sviluppo dei Paesi.257 La Strategia di Sicurezza europea fornisce inoltre un modello indirizzato a raggiungere la sicurezza grazie ad una gestione preventiva delle cosiddette aree di rischio; l’Unione Europea deve in questo senso analizzare i vari trends e identificare tutte le possibili situazioni critiche. Tale strategia potrebbe prendere avvio sul piano delle direttrici geostrategiche attraverso due grandi sforzi multidisciplinari: il primo di natura difensiva, inteso ad ampio raggio e il secondo di natura offensiva con un raggio di intervento più ravvicinato.

256

http://www.cestudis.it/pdf/7_sicurezza_mediter.pdf

257

S. SILVESTRI, Una strategia europea di democrazia, sviluppo e sicurezza per il Mediterraneo, Istituto Affari Internazionali, Roma, 2011 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.iai.it/pdf/DocIAI/iai1107.pdf ]

160 Si può affermare in linea di massima come la cooperazione nel Mediterraneo e attorno ad esso costituisca per l’Europa e per tutti i Paesi meridionali un’ottima possibilità per realizzare in tale area la pace, lo sviluppo ed un adeguato livello di stabilità. Le basi per questa nuova strategia europea, nonostante il fallimento delle politiche precedenti, sono piuttosto positive in quando il Mediterraneo sin dall’antichità ha assunto la funzione di “ponte” e non di “barriera”; questo suo carattere ha favorito gli scambi e i contatti fra una sponda e l’altra ed ha inoltre dato avvio ad un crescente livello di interdipendenza economico-commerciale.

La Strategia Europea di sicurezza, come detto in precedenza, è di tipo win-win, in quanto la sua realizzazione prevede dei vantaggi non solo per i Paesi europei, aventi come obiettivo prioritario la sicurezza nel Mediterraneo, ma anche per i Paesi localizzati a Sud del bacino, il cui scopo principale risulta essere quello di avviare un processo di sviluppo interno.258

Il progresso verso una democratizzazione nella sicurezza

I nuovi mutamenti delle società arabe hanno provocato delle situazioni di instabilità riportando ancora una volta al centro della questione il tema stesso della stabilità mediterranea. Il problema in seguito alla modernizzazione degli stati arabi risulta quello di verificare come sia possibile favorire dei processi di mutamento senza andare ad intaccare il livello di sicurezza e senza fornire nuove preoccupazioni all’Europa. La forma di Dialogo che l’Unione Europea deve prendere in considerazione dovrebbe evidenziare l’interesse e favorire i processi di modernizzazione e democratizzazione; a tal proposito risulterebbe adeguata l’attuazione di politiche di discriminazione positiva nei riguardi dei Paesi che hanno realizzato i risultati più meritevoli. L’Unione Europea dovrà inoltre sviluppare una strategia di sicurezza che comprenda una moltitudine di capitoli tra cui:

- “La lotta alla proliferazione nucleari e delle armi di distruzione di massa, il controllo degli armamenti ed il disarmo;

- Il contrasto al terrorismo e la gestione delle crisi regionali complesse; - La lotta alla criminalità organizzata e alle sue reti transnazionali;

- Il problema delle migrazioni, legali e non, il loro controllo e la loro gestione; - La ripresa del processo di pace arabo-israeliano e la questione palestinese; - La sicurezza energetica;

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161 - La questione dell’acqua.”259

Tutti questi capitoli analizzati insieme contribuiscono a dare una nuova dimensione alla strategia europea e pongono essenzialmente fine alle politiche euro-mediterranee “dominate” prevalentemente dall’Unione Europea. Il Dialogo dovrà quindi prendere in considerazione la presenza di nuovi attori che pur essendo esterni al bacino stesso si dimostrano interessati alla sicurezza nel Mediterraneo; tra questi gli Stati Uniti sono, come si ha avuto modo di osservare nel capitolo precedente, l’attore esterno che ha giocato e gioca tutt’ora un ruolo fondamentale nelle politiche di sicurezza legare all’arco mediterraneo.

La strategia europea che si è sviluppata è quella relativa al Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa del quale parlerò nel prossimo paragrafo.

4.12 Il Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 165-167)