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La percezione delle politiche NATO in Nord Africa e Medio Oriente

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 116-118)

Risulta naturale pensare che non ci sia una percezione uguale per tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo, ma al contrario a seconda delle esperienze che questi hanno avuto con gli Stati occidentali le considerazioni regionali riguardanti le varie politiche adottate possono essere più o meno positive. Non è molto facile risalire alle idee dell’opinione pubblica di questi Paesi e perciò nelle varie ricerche è sempre risultato complicato comprendere le reali valutazioni della popolazione.

Si può in generale affermare che la NATO insieme ad altre iniziative tiene anche un programma in cui la sicurezza viene realizzata attraverso la cooperazione (nota con il nome inglese di cooperative security). La cooperative security costituisce un concetto del tutto diverso dalla cultura politica e militare dell’area mediterranea; la divergenza nel percepire il carattere politico e militare della cooperazione rappresenta una prima difficoltà che gran parte delle iniziative occidentali verso la regione del Nord Africa e Medio Oriente devono ancor oggi affrontare e superare. Un’ulteriore difficoltà deriva dalla poca credibilità che i Paesi del bacino hanno nei confronti dell’Occidente come “democratizzatore”; il promuovere la democrazia da parte degli Stati dell’Alleanza Atlantica viene spesso inteso da parte degli altri Paesi del Mediterraneo come un mezzo per riottenere un predominio politico sull’area ritenuta di vitale importanza.175 Questo timore ricalca ancora una volta l’esperienza coloniale che la maggior parte dei Paesi del bacino ha vissuto in modo più o meno drammatico per lungo tempo nei secoli precedenti.

3.9.1 Il tentativo di rafforzare le relazioni tra la NATO e il Mediterraneo: il passaggio verso un Partenariato vero e proprio

Come già detto molte volte nelle pagine precedenti i Paesi della riva della sponda Sud continuano ad essere considerati la maggior fonte di instabilità per l’Europa e per l’Occidente inteso in senso più ampio del termine. Il divario economico e politico, tutt’oggi presente tra la sponda Nord e quella Sud del bacino, contribuisce indubbiamente a creare una crescente instabilità tra i Paesi situati nella sponda meridionale; quest’instabilità non solo economica ma anche politica e militare non è limitata all’area Sud ma al contrario questa viene direttamente trasferita oltre che alla sponda Nord anche a livello internazionale. In seguito agli attacchi terroristici il Segretario generale della NATO, Lord Robertson, fece un intervento intitolato

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111 “NATO and the Mediterranean-Moving from Dialogue to Partnership” al Royal United Services Institute; in questo contesto egli attribuì al Mediterraneo una maggiore rilevanza per ciò che concerne il livello di sicurezza dell’Occidente e identificò inoltre cinque minacce che contribuiscono ad accrescere l’importanza strategica del bacino. Queste preoccupazioni sono legate al potenziale di instabilità del Mediterraneo, al terrorismo, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, al conflitto israeliano-palestinese, ai problemi presenti tra arabi e israeliani e infine alla fattore energetico.176

In questo nuovo contesto mediterraneo gli Stati della sponda Sud devono anch’essi affrontare rischi e minacce come fanno e facevano già in precedenza i Paesi a Nord del bacino e la NATO stessa. Questa situazione rende necessaria una maggiore cooperazione nel settore politico e della sicurezza e include dunque il bisogno di rafforzare le iniziative di cooperazione già esistenti, tra cui il Dialogo Mediterraneo della NATO.

Per prima cosa è opportuno sottolineare come nonostante l’importanza data al settore della sicurezza e della stabilità, questo tra le due sponde del bacino risulta comunque essere ostacolato da alcuni limiti di diversa natura. Il primo limite è dato dal conflitto arabo- israeliano il quale essendo tuttora in corso contribuisce a rendere più difficile la collaborazione nell’ambito della sicurezza da parte di Israele e di altri Paesi arabi. A quanto detto si aggiunge un ulteriore fattore che ancora di più determina la difficoltà di tale conflitto; questo si riferisce al fatto che ad oggi non esiste relazione di alcun tipo tra la cooperazione Nord-Sud ed una sua possibile risoluzione.

Il secondo limite è dato dalle idee diffuse che il mondo arabo percepisce nei confronti dell’Occidente; quest’ultimo infatti viene spesso accusato di volere troppo intromettersi nelle faccende arabe. Questo secondo limite è sicuramente legato all’esperienza coloniale che gran parte dei Paesi della sponda Sud ha vissuto in passato; questo punto risulta essere di particolare attenzione poiché mette in evidenza come le vicende coloniali non siano ancora state del tutto superate e come il timore di un’eventuale ingerenza occidentale nella cultura, nella politica ed nell’ economia sia ancora fortemente sentito nelle ex colonie. Il terzo ed ultimo limite è dovuto al fatto che tutti i tipi di cooperazione, persino quelli più innovativi, che sono stati “offerti” dall’Occidente ai Paesi della sponda Sud non sono mai stati del tutto inclusivi. Il Partenariato Euro-mediterraneo per esempio ha sicuramente favorito la partecipazione dei partner mediterranei dando loro voce in capitolo nelle questioni legate al

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112 bacino ma non li ha di certo dotati di un’influenza a livello decisionale. Questo ultimo limite fa capire come tutti i programmi e le iniziative che sono stati finora adottati difettino di una vera e propria partnership.

Nonostante la presenza di questi tre fattori che ostacolano la cooperazione Nord-Sud in materia di sicurezza, è possibile mettere in luce altri elementi che danno invece un maggiore rilievo e una maggiore importanza alle varie iniziative che sono state finora adottate. Il primo elemento da menzionare è la condivisione tra le due sponde del Grande Mare del pericolo dato dal terrorismo; una tale minaccia di scala globale rende necessaria la cooperazione per “sconfiggere” un nemico comune a tutti gli Stati. Il Segretario generale nell’intervento in precedenza descritto al Royal United Services Institute concentrò la sua attenzione anche al fenomeno del terrorismo affermando che: “the Mediterranean region, because of its many unresolved political, social and religious questions, is particularly prone to this menace. And without a coherent strategy to combat terrorism, neither the NATO Allies nor their Mediterranean neighbours can be truly secure.”177

Il secondo elemento prende ancora una volta in considerazione il conflitto arabo-israeliano e viene esaminata in questo contesto la possibilità di come un crescente contrasto al terrorismo potrà sicuramente avere delle ripercussioni positive su tale conflitto. Il terzo elemento è legato agli aspetti migliori che caratterizzano il dialogo politico per la sicurezza; questo tipo di dialogo venne promosso principalmente da due iniziative, ovvero dal Dialogo Mediterraneo e dal Partenariato Euro-mediterraneo, e fornì un valido strumento per incrementare il livello di fiducia tra i vari Paesi del bacino.

Da ciò che è stato appena analizzato si deduce che la cooperazione nel Mediterraneo non sia caratterizzata solo da punti deboli ma anche da punti di forza a suo sostegno; questa situazione esplica la presenza di buone motivazioni per dare avvio, seppur in tempi non molto brevi, ad una fase di transizione verso la costituzione di una vera e propria partnership.

3.10 Il Dialogo Mediterraneo come trampolino di lancio verso una nuova

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 116-118)