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L’evoluzione del concetto di sicurezza

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 122-126)

Con la fine della Guerra Fredda il mondo intero si trovò costretto a ridefinire nuovamente l’assetto internazionale; il crollo del nemico sovietico proveniente da est sembrava infatti cambiare le carte in tavola per gran parte dei Paesi. Per l’Europa per esempio questo rappresentava non solo una valida opportunità per espandersi verso est, allargando così la propria sfera di influenza sui Paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma anche una minaccia in quanto tutte quelle zone erano caratterizzate da forti fattori di instabilità.

Agli Stati del Mediterraneo meridionale, che si trovavano ancora una volta nella condizione di affrontare i loro problemi relativi al loro sottosviluppo, andavano aggiungendosi le tensioni derivanti dall’instabile nuovo clima internazionale.

A causa di queste diverse concezioni della sicurezza si sollevò sempre più la questione della multidimensionalità del concetto stesso, il quale si diramava essenzialmente in due direzioni contrapposte. La prima poneva attenzione ad un’analisi di tipo ‘verticale’ focalizzandosi quindi sul numero di soggetti ai quali il concetto può fare riferimento e includeva sia attori sub-statali che sovranazionali. In questo concetto il referente dell’analisi circa la sicurezza è in primis lo stato e in questo senso l’approccio alla sicurezza è di tipo realista poiché lo stato viene considerato non solo il suo garante ma anche il destinatario stesso degli studi ad essa dedicati. Il concetto di sicurezza verticale è stato particolarmente importante per i Paesi a sud del Mediterraneo la cui maggioranza dovette, nel corso degli anni Novanta, confrontarsi con una serie di problemi dovuti alla mancanza di sviluppo economico e alla carenza di un’attenzione adeguata al rispetto dei diritti umani e della democrazia.

L’altra direzione presa dal concetto di sicurezza è di tipo ‘orizzontale’ e si pone l’obiettivo di spaziare tra diversi settori e problemi relativi alla sicurezza; partendo dagli studi effettuati dalla Scuola di Copenaghen è dunque possibile evidenziare cinque sue dimensioni fondamentali: il settore militare, politico, economico, sociale e ambientale.180 La dimensione orizzontale è risultata particolarmente importante per i Paesi europei che hanno dovuto subire grandi cambiamenti a livello politico-militare nell’ultimo decennio del XX secolo.

180

L. BARDI, F. BICCHI, S. GIUSTI (a cura di), Dimensioni e dilemmi della sicurezza nel Mediterraneo, Soveria Mannelli. Rubbettino Università, 2008, pag. 10-11

117 Per ciò che concerne la sicurezza ci si può ricollegare in via generale a tre schemi concettuali; il primo rimanda agli interessi degli stati determinati in modo oggettivo dalla necessità di sopravvivenza dello Stato e fissi nelle loro linee fondamentali. Il secondo schema, che rimanda ad un approccio ermeneutico, porta verso un frazionamento di vari mondi di sicurezza non comunicanti fra loro; il terzo schema è di carattere costruttivista e pensa alla sicurezza come definita dalla mutua costituzione di interessi e identità.181

Ritornando alle fasi storiche del concetto di sicurezza si può affermare come questo cambiò notevolmente al termine del conflitto bipolare; la sua tradizionale attenzione all’aspetto strategico militare si estese ad altri ambiti iniziando a comprendere così anche le questioni inerenti allo sviluppo socio-economico, ai flussi migratori e all’ambiente. Questo cambiamento era essenzialmente dovuto alla necessità per la sicurezza di prendere in considerazione non solo le minacce militari, considerate di hard security, ma anche i rischi provenienti dalla così detta soft security ovvero quelli di carattere politico, economico e sociale.182

Per ciò che concerne le questioni legati alla sicurezza, il bacino del Mediterraneo continuava ad essere uno spazio dinamico caratterizzato dalla presenza di alcuni fattori ritenuti fondamentali; il più importante fra questi è sicuramente dato dall’assenza di una visione comune nella percezione della priorità di vari aspetti della sicurezza. Oltre a queste diverse considerazioni il complicato rapporto israelo-palestinese, ritenuto essere alla base del conflitto arabo-israeliano, assume un ruolo cardine nel rendere il Grande Mare più insicuro. Verranno ora nel prossimo paragrafo analizzati i diversi modi in cui si tentò di ridefinire il concetto di sicurezza.

4.1.2 Tentativi di ridefinire la sicurezza

La sicurezza è un concetto elastico che può essere inteso in molteplici forme a seconda degli oggetti a cui si riferisce, quali la percezione delle minacce, i valori da proteggere e i mezzi attraverso i quali proteggerli. Le diverse percezioni sulle minacce della sicurezza iniziarono già a partire dagli anni Ottanta, dando avvio anche allo sviluppo di studi scientifici circa il concetto di sicurezza.183 La sicurezza descritta da un punto di vista tradizionale è definita

181

L. BARDI, F. BICCHI, S. GIUSTI (a cura di), Dimensioni e dilemmi della sicurezza nel Mediterraneo, cfr. pag. 76-77

182

L. BARDI, F. BICCHI, S. GIUSTI (a cura di), Dimensioni e dilemmi della sicurezza nel Mediterraneo, cfr. cit. pag. 48

183

D. A. BALDWIN, The concept of security, Review of International Studies, Princeton, 1997 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.princeton.edu/~dbaldwin/selected%20articles/Baldwin%20(1997)%20The%20Concept%20of%20Security.pdf ]

118 unicamente in termini militari, con una priorità assoluta posta sulla protezione statale dalle minacce nei confronti degli interessi nazionali; il concetto di sicurezza appariva dunque strettamente correlato alla sicurezza nazionale, intesa come la protezione dei territori dalle minacce militari e dagli attacchi esterni, ovvero provenienti da altri Stati.184

Definire la sicurezza da un punto di vista prettamente militare contribuisce a dare una falsa e pericolosa immagine della realtà; per prima cosa fa in modo che lo Stato si concentri sulle minacce a carattere militare, ignorando in questo modo tutti gli altri possibili pericoli magari peggiori rispetto ad esse. 185

Tuttavia dopo la fine della Guerra Fredda e il conseguente proliferare della globalizzazione, le minacce non hanno più assunto un carattere meramente militare e di conseguenza il concetto di sicurezza si è esteso ad un numero crescente di settori. I problemi globali come il terrorismo, il crimine organizzato, l’immigrazione illegale e la povertà sono divenuti di primaria importanza per la sicurezza dell’umanità, considerata ormai così importante quanto lo era la difesa militare tradizionale. Tenendo in considerazione questi mutamenti risulta dunque necessario spostare la sfera della sicurezza verso più settori e su diversi livelli.

Nel tentativo di approfondire il concetto di sicurezza sono emersi due trends differenti; il primo prende in considerazione la Sicurezza Comune, Integrata, Difensiva e Cooperativa. Fu proprio quest’ultima a raggiungere un più elevato riconoscimento internazionale e partendo dal fatto che uno Stato da solo non può affrontare tutti i problemi presenti su scala globale, rende necessario l’avvio di una crescente fiducia non solo tra Stati ma anche con attori non statali attraverso discussioni, negoziazioni e cooperazioni. La Sicurezza Cooperativa esplica l’importanza di estendere un maggior grado di fiducia anche alle organizzazioni internazionali e agli Stati con differenti ideologie per mezzo di forum informali.

Il secondo trend invece presta una maggiore attenzione agli individui e ai gruppi sociali piuttosto che allo Stato, verso il quale la sicurezza si è a lungo indirizzata; nel ridefinire che cosa sia la sicurezza è dunque necessario instaurare un nuovo dialogo dove gli individui e i gruppi sociali ne costituiscono il fulcro.

184

A. WOLFERS, “National Security” as an Ambiguous Symbol, Political Science Quarterly Vol. 67, No. 4 (Dec., 1952), The Academy of Political Science, [ Disponibile all’indirizzo:

http://www.jstor.org/discover/10.2307/2145138?uid=3738296&uid=2&uid=4&sid=21104631617293 ]

185

R.H. ULMANN, Redefining Security, International Security, Vol. 8, No 1, Cambridge 1983 [ Disponibile all’indirizzo: http://graduateinstitute.ch/files/live/sites/iheid/files/sites/political_science/shared/political_science/9957/Ullman%201983.pdf ]

119 È evidente come i nuovi trends relativi alla sicurezza portino dei cambiamenti nel modo di percepirla; se lo Stato rimase a lungo il modello centrale per la sicurezza, questo fu costretto a vedere la sua centralità ridimensionata in quanto l’espansione del concetto di sicurezza rende necessario prendere in considerazione anche ulteriori modelli come le persone, le società e il pianeta stesso.186 Prima di passare all’analisi dei diversi approcci teorici alla sicurezza, è opportuno evidenziare alcuni tratti caratteristici del concetto di sicurezza.

Per prima cosa bisogna sottolineare come fornire un’esaustiva definizione di sicurezza non è mai stato un compito facile, e anzi al contrario questo termine può essere facilmente inteso come emarginato e sottosviluppato. Buzan in People, states and fear descrive la sicurezza come un concetto sottosviluppato in quanto egli nota una mancanza di ‘letteratura circa la sicurezza’ sino al 1980. Nonostante ci siano stati notevoli miglioramenti e approfondimenti letterari in ambito del concetto di sicurezza l’autore continua a considerare la sicurezza come un termine piuttosto emarginato. 187 Buzan inoltre suggerisce cinque spiegazioni per chiarificare il carattere marginale della sicurezza: la difficoltà del concetto stesso, l’apparente sovrapposizione tra il concetto di sicurezza e quello di potere, la mancanza di interesse nella sicurezza da parte di alcuni critici del Realismo, il maggiore interesse degli studiosi di sicurezza ai nuovi sviluppi nella tecnologia e nella politica e infine l’utilità del concetto di sicurezza, non dimostrata in senso pratico. 188

È comunque importante sottolineare come nessuna di queste spiegazioni sia del tutta esaustiva e come fornire una definizione del concetto di sicurezza non porti con sé una precisa formulazione poiché ha a che fare con un’ampia varietà di rischi.189 Tuttavia sono stati numerosi gli autori che hanno tentato di dare una valida definizione al concetto di sicurezza ; tra questi nel mio elaborato ne prenderò in considerazione tre. Richard Ullman descrive: “ a threat to national security is an action or sequence of events that threatens drastically and over a relatively brief span of time to degrade the quality of life for the inhabitants of a state, or threatens significantly to narrow the range of policy choises available to the government of a

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http://www.ieee.es/en/Galerias/fichero/docs_marco/2011/DIEEEM05-2011_EvolutionConceptSecurity_ENGLISH.pdf

187

B. BUZAN, People, States and Fear: an agenda for international security studies in the post-cold war era, Colchester , ECPR Press, 2007, pag. 26

188

B. BUZAN, People, States and Fear: an agenda for international security studies in the post-cold war era,, cfr. pag. 29-30

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120 state or to private, nongovernmental entities (persons, groups, corporations) within the state.”190

Ole Waever invece afferma che: “ One can view ‘security’ as that which is in the language theory called a speech act: it is the utterance itself that is the act… By saying ‘security’ a state-representative moves to particular case into a specific area: claiming a special right to use the means necessary to block this development.”191 Infine la terza definizione che ho trovato particolarmente importante da riportare qui è quella di Arnold Wolfers: “ Security, in any objective sense, measure the absence of threats to acquired values, in a subjective sense, the absence of fear that such values will be attacked.”192

Nonostante non ci sia una definizione univoca del concetto di sicurezza, quest’ultima rimane un aspetto fondamentale nel caratterizzare e definire le Relazioni Internazionali tra i vari attori statali e non a livello globale.

Nel documento La sicurezza nel Mediterraneo: un'utopia? (pagine 122-126)