Come già sottolineato in precedenza l’Occidente risulta essere sempre più interessato a stringere legami più saldi con i Paesi situati a sud del Mediterraneo nel campo della sicurezza
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113 e della stabilità; questo crescente interesse è legato a diversi fattori tra cui la stabilità, la governance internazionale, la sicurezza interna e quella internazionale. L’idea di una partnership condotta dalla NATO dovrebbe divenire la promotrice di una serie di obiettivi ritenuti di fondamentale importanza al fine di essere considerata attraente anche per i Paesi del Mediterraneo meridionale, portando loro un beneficio da tale cooperazione. Sono principalmente tre gli obiettivi di cui la partnership dovrebbe tenere conto: il primo è dato dal rafforzamento del dialogo politico affinché i partner del Mediterraneo possano essere attivi non solo per le questioni interne al bacino ma bensì anche a livello internazionale.
Il dialogo politico dovrebbe inoltre, grazie ad un suo rafforzamento, rendere più efficienti la capacità di valutare e reagire a tutte le possibili condizioni che portano ad un’instabilità internazionale. Infine il terzo obiettivo da raggiugere è quello di fornire un maggiore sostegno alla sicurezza interna dei partner del Mediterraneo attraverso un dialogo politico e una cooperazione più ravvicinati tra i vari Paesi membri dell’eventuale partnership.
Al fine di raggiungere i tre obiettivi appena elencati risulta necessario adottare delle misure di cooperazione non solo a carattere istituzionale ma anche operativo. Le misure a livello istituzionale da prendere in considerazione sono essenzialmente due: la prima prevede un maggiore coinvolgimento dei Paesi del Dialogo Mediterraneo in alcune attività del Consiglio per il Partenariato euro-atlantico. Questa partecipazione dovrebbe essere in grado di fornire alla relazioni mediterranee un reale carattere di inclusività, spesso mancante nelle altre iniziative. Il secondo meccanismo istituzionale da attuare si riferisce alla creazione di un Partenariato del Dialogo Mediterraneo che deve essere adattato in base alla caratteristiche proprie e piuttosto particolari della regione del Mediterraneo. Al fine di dare avvio a questo Partenariato dovrebbero essere organizzate delle riunioni periodiche da parte degli ambasciatori ai quali spetterebbe il compito di identificare le azioni idonee da inserire nel contesto di un’agenda allargata. Gli ambasciatori dovrebbero a tal fine incontrarsi periodicamente in una sorta di Consiglio per la cooperazione nel Mediterraneo; quest’ultimo dovrebbe inoltre riuscire ad incontrarsi una volta all’anno al livello dei Ministri degli Esteri. Al Gruppo di cooperazione per il Mediterraneo della NATO spetterebbe anche un ulteriore compito importante ovvero quello di elaborare un’agenda da sottoporre alle verifiche da parte del Consiglio per la cooperazione nel Mediterraneo.
La NATO nel tentativo di raggiungere una dimensione istituzionale ottimale, in relazione al progetto di partnership, dovrebbe essere in grado di mantenere dei rapporti sia di tipo bilaterale, già esistenti a partire dall’istituzione del Dialogo Mediterraneo, che di tipo
114 multilaterale con tutti i Paesi del bacino. Questa dimensione realmente multilaterale dovrebbe dare un carattere innovativo a questa iniziativa rispetto a quelle in precedenza adottate.
Per ciò che concerne le misure pratiche bisogna evidenziare come attualmente siano già in atto una serie di progetti che fanno riferimento ad attività nell’ambito dell’informazione, della scienza, dell’istruzione, della gestione di situazioni di crisi e in campo delle attività militari aventi come fine ultimo un incremento della fiducia e dell’interoperabilità tra le parti. Il Programma di Lavoro, che nel 2000 comprendeva tutte le attività appena elencate, pur rimandando alle caratteristiche proprie del Partenariato per la Pace (NATO) dovrebbe in qualche modo ampliarsi per comprendere un numero maggiore di attività di cooperazione in riferimento soprattutto alle operazioni di peacekeeping a sostegno della pace, alla lotta contro il terrorismo e al buon governo in materia di sicurezza. Le attività di peacekeeping sono ritenute essere il settore più promettente della cooperazione poiché fino ad oggi hanno portato numerosi ed importanti risultati. In generale si può affermare che la NATO insieme ai partner del Mediterraneo dovrebbe prendere in considerazione quattro elementi cardine per sviluppare un’agenda concreta nella fase di transizione verso una reale partnership condivisa: “i bilanci e le spese per la difesa e il loro rapporto con la performance dell’economia nazionale, gli aspetti di sicurezza dello sviluppo economico e gli aspetti economici del fenomeno della migrazione e dei rifugiati e del loro impatto sulla sicurezza e la stabilità, l’interoperabilità, per consentire alle forze armate dei paesi del Dialogo di partecipare con le forze della NATO alle operazioni di aiuto umanitari, di peacekeeping e alle operazioni di sostegno della pace e infine le attività di conversione industriale nel settore della difesa e il loro impatto economico e umano.”178 In conclusione si può affermare che nonostante vi siano numerosi interessi e rischi comuni a tutti i vari Paesi del Mediterraneo, risulta comunque difficile dare vita ad una totale cooperazione nell’ambito della sicurezza; un passo definitivo in questo senso dovrebbe essere dato dall’avvio di una fase transitoria che partendo da un’iniziativa di dialogo politico riesca infine ad approdare verso progetto di partenariato più efficiente e più stabile.
3.10.1 Le attività del Partenariato per il Dialogo Mediterraneo
Le varie attività del Partenariato per la Pace da inserire nel contesto del nuovo Partenariato sono molteplici e possono essere in via approssimativa così elencate:
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R. ALIBONI, Rafforzare le relazioni tra la NATO e il Mediterraneo: una transizione verso il Partenariato, Istituto Affari Internazionali, Roma, 2002 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.iai.it/pdf/mediterraneo/NATO/Rapporto_Settembre_italiano.PDF ]Cit.
115 Questioni politiche e di sicurezza, facenti riferimento al rafforzamento del processo di consultazione e cooperazione a livello 19+1 e 19+7, alle consultazioni tempestive riguardanti le tensioni regionali suscettibili di sfociare in crisi e alle riunioni di Gruppi di esperti regionali inclusi anche gli esperti dei Paesi del Dialogo mediterraneo da tenersi una volta l’anno;
Istruzione e formazione, volte a promuovere la comprensione reciproca e l’interoperabilità, a migliorare le capacità per l’applicazione di dottrine e procedure comuni e la creazione di una base di conoscenze comuni;
Attività di peacekeeping che mirano a continuare gli scambi su concetti e dottrine in materia di peacekeeping e a promuovere lo scambio di pareri sugli aspetti umanitari di tale attività;
Spesa per la difesa/bilancio e relazione con l’economia, che include la pianificazione del bilancio per la spesa, l’attuazione della politica di difesa in un’economia di mercato e il finanziamento della difesa;
Cooperazione militare rafforzata in riferimento alle strutture di difesa, la riforma militare, la gestione delle crisi, la pianificazione, organizzazione e gestione dei programmi nazionali per la difesa, la difesa aerea e le questioni ad essa collegate; Le possibili esercitazioni militari e attività collegate da organizzare con i Paesi del Dialogo costituiscono l’ultimo punto da prendere in considerazione nel Partenariato per il Dialogo Mediterraneo; tra queste troviamo una serie di operazioni tra cui quelle di aiuto umanitario, di intervento in caso di calamità, di embargo marittimo, di peacekeeping, di sostegno della pace e di peace enforcement. 179
Dopo avere analizzato le varie iniziative promosse sia dalla NATO che dall’Unione Europea procederò ora a descrivere la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo in un senso più ampio del termine; nel farlo cercherò il più possibile di evidenziare i fattori più caratteristici di questa regione.
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R. ALIBONI, Rafforzare le relazioni tra la NATO e il Mediterraneo: una transizione verso il Partenariato, Istituto Affari Internazionali, Roma, 2002 [ Disponibile all’indirizzo: http://www.iai.it/pdf/mediterraneo/NATO/Rapporto_Settembre_italiano.PDF ]
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