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Il dibattito sul tema nella riflessione teorica e nei principi del servizio sociale

2. Alcune possibili prospettive attraverso le quali analizzare la normativa sull’integrazione socio-sanitaria

2.3. Da una molteplicità di termini ad una prospettiva personalistica Nelle prospettive precedentemente analizzate si è volutamente evitato d

2.3.3. Il dibattito sul tema nella riflessione teorica e nei principi del servizio sociale

2.3.3. Il dibattito sul tema nella riflessione teorica e nei principi del servizio sociale

I termini richiamati nei paragrafi precedenti si pongono sostanzialmente su due livelli diversi: individuo, soggetto, persona, cittadino hanno un carattere più generale, indicando chi potrebbe divenire un diretto utilizzatore dei servizi – e nel linguaggio professionale viene quindi considerato destinatario del servizio stesso, in una logica di universalità; assistito, cliente, utente, paziente indicano, in maniera più

      

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Il tema della cittadinanza, e dei diritti ad essa connessi, è molto antico, e così pure il dibattito che si è sviluppato intorno alla questione; qui vale la pena unicamente di evidenziare la duplice possibilità di utilizzo: in senso inclusivo, là dove il principio di cittadinanza ha promosso uguaglianza, introducendo maggiori opportunità di esercizio dei propri diritti per ampie fasce di popolazione; o in senso

emarginante, là dove la cittadinanza diventa un motivo di differenziazione ed esclusione da diritti ed

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specifica, chi con i servizi è già in contatto, ha una relazione, li utilizza. Nell’elaborazione teorica del servizio sociale sono stati e vengono impiegati sia alcuni termini a carattere generale, sia alcuni specifici.

Nell’ambito delle voci a carattere generale le origini del servizio sociale in Italia vedono nell’immediato dopoguerra la nascita del casework, o servizio sociale individuale, come metodologia prevalente; e l’accento sull’individuo, e sulla individualizzazione delle risposte, ha in questo periodo una forte valenza di rottura rispetto al passato, in cui strutture assistenziali organizzate per categorie di bisogni fornivano risposte sostanzialmente indifferenziate. Già dagli inizi però questo accento sulla individualizzazione non significa concepire l’individuo come isolato dal proprio contesto: nella definizione di M. Richmond infatti il casework “è l’arte di agire differentemente con e per persone differenti collaborando con loro per raggiungere nel medesimo tempo il loro miglioramento e quello della società” (Bresci, 2005, 635).

Progressivamente si assiste, con lo sviluppo dell’elaborazione teorica, ad una sempre maggiore attenzione al rapporto tra individuo e contesto, e soprattutto alle reti di relazioni tra i diversi individui: è forse a partire da qui che comincia a farsi strada sempre di più – nel lessico professionale – l’utilizzo del termine persona. In tal senso si esprime, ad esempio, E. Bianchi: “il punto focale del servizio sociale non è né la persona né l’ambiente, ma le relazioni tra i due. Una delle più felici intuizioni del servizio sociale è il lavoro in entrambe le direzioni”.92

Parallelamente, la riflessione sui valori e sui connessi principi operativi della professione pone in rilievo alcune tematiche che acquistano in questa sede un particolare interesse. A questo proposito è utile richiamare brevemente alcuni passi della sintesi, proposta da E. Neve, su quelli che possono essere considerati i valori fondanti della professione, e quali i principi operativi che da ciascuno di essi derivano:

9 dal riconoscimento del valore della dignità di ogni essere umano discende il principio operativo del rispetto della persona;

      

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Bianchi E. ed altri, Servizio sociale, sociologia, psicologia. Ripresa critica di un dibattito teorico, Fondazione Zancan, Padova, 1983, cit. in Grigoletti Butturini, Nervo (2005, 41).

Pagina | 84 9 dal valore della unicità e irripetibilità di ogni essere umano deriva il principio

della individualizzazione e personalizzazione dell’intervento – dove individualizzazione indica semplicemente la necessità di adeguare gli interventi alla particolare, specifica, concreta situazione di ognuno; personalizzazione suggerisce, oltre a questo aspetto, la necessità di valorizzare colui a cui gli interventi sono rivolti come un soggetto attivo, “un interlocutore a tutti gli effetti, e non un mero consumatore di risposte” (Neve, 2000, 157);

9 dal valore dell’integrità ed unitarietà di ogni essere umano deriva il principio del rispetto e promozione della globalità della persona.

Nell’impostazione odierna del pensiero sui principi del Servizio Sociale si afferma quindi un concetto di persona che raccoglie da un lato la dimensione etica ma dall’altro anche alcuni elementi che, nella riflessione precedentemente richiamata, venivano ricondotti più ad una dimensione individuale, quali il tema dell’unitarietà e la capacità di autodeterminazione.

Passando al livello dei termini più specifici, di chi concretamente instaura un rapporto con i servizi, emerge come i due maggiormente utilizzati nella riflessione teorica siano senza dubbio quelli di utente e cliente, spesso accostati, quasi ad identificare una complementarietà.93 Se infatti, come già precedentemente rilevato, è ancora molto presente l’utilizzo del primo, sempre più vi viene affiancato il secondo: sia in parte per indicare la differenziazione tra il rapporto dell’interessato con la struttura pubblica e con quella privata; sia in una logica di consequenzialità con i processi di aziendalizzazione e con tematiche quali la libertà di scelta; sia, pertinentemente con i principi della professione, per indicare un rapporto con il professionista che si ponga su un piano di parità e di capacità negoziale.

Una sintesi delle riflessioni sull’utilizzo odierno dei termini utilizzati all’interno del servizio sociale professionale si può adeguatamente rintracciare nel “Codice deontologico degli Assistenti Sociali” che, dopo una prima approvazione nel 1998 da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine, ha visto due successive revisioni

      

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In tal senso è particolarmente esemplare il fatto che nello stesso “Dizionario di Servizio Sociale”, pubblicato nel 2005, l’apposita voce titoli “utente/cliente”.

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(una nel 2002 ed una nel 2009), senza peraltro che vi fossero introdotte sostanziali modifiche per la parte che qui interessa.

Nel Titolo riguardante i principi su cui si fonda la professione troviamo infatti richiamato il tema della persona come centro dell’intervento dell’assistente sociale: persona che va considerata ed accolta come “unica e distinta da altre in analoghe situazioni”, e deve essere collocata “entro il suo contesto di vita, di relazione e di ambiente, inteso sia in senso antropologico-culturale che fisico”.94 Quando poi il Codice passa ad esaminare le responsabilità dell’assistente sociale nei confronti di coloro che con il professionista entrano direttamente in contatto, utilizza la locuzione “utente/i e cliente/i” – nell’apposito Titolo preceduta anche dal termine persona, quasi ad indicare anche in maniera simbolica il passaggio dalla generalità dei destinatari al particolare dei singoli utilizzatori.