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Le tipologie dei professionisti coinvolt

ed il quadro territoriale delle A.S.L.

5. L’integrazione socio-sanitaria nella regione Lazio: aspetti general

5.3. L’integrazione negli strumenti programmator

5.4.2. Le tipologie dei professionisti coinvolt

Analizzando i dati emersi dalla ricerca, un livello di approfondimento sul tema è stato costituito dall’esame delle professionalità coinvolte, in entrambe le tipologie di enti interessati; i risultati emersi sono riportati nei grafici E16, E17, E18, ognuno dei quali si riferisce ad un diverso momento del percorso dell’utente all’interno dei servizi e riporta le percentuali dei casi in cui è stata indicata la presenza dei diversi professionisti.

Il riscontro che risalta immediatamente è che senz’altro l’assistente sociale è il professionista più presente, in tutti e tre i momenti; e nella maggioranza dei casi è operante presso entrambi gli attori istituzionali interessati. Un’altra figura professionale presente con una certa rilevanza sia nella A.S.L. che nell’ente locale è

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quella dello psicologo. I medici specialisti e gli infermieri professionali completano poi il pool di professionisti maggiormente attivi nei tre momenti analizzati.

Grafico E16 – Professionisti operanti nelle Unità Valutative Integrate per Ente di appartenenza 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Professionisti nelle UV per Ente di appartenenza

Entrambi Enti Locali ASL

Entrando più nello specifico, nelle Unità Valutative a queste figure si aggiungono per una certa quota i medici di medicina generale e/o i pediatri di libera scelta, nonché i fisioterapisti e le altre figure mediche (medico di distretto, del C.A.D.). Altro aspetto interessante è che, a parte gli assistenti sociali ed una quota comunque minoritaria di psicologi, le Unità Valutative vedono globalmente un coinvolgimento di figure sanitarie sensibilmente maggiore rispetto ai professionisti dell’ente locale.

Grafico E17 – Professionisti coinvolti nei progetti integrati per Ente di appartenenza

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Professionisti nei PI per Ente di appartenenza

Entrambi Enti Locali ASL

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Nell’ambito dei progetti vi è una presenza maggiormente omogenea di tutte le figure professionali potenzialmente riconducibili all’area dell’integrazione socio- sanitaria e vi è inoltre una consistenza maggiore dei professionisti degli enti locali. Una rilevanza decisamente significativa, in particolare, è assunta dal personale con competenze amministrative, circostanza questa che sembra rispondere in modo diretto ed appropriato alle esigenze di carattere burocratico che spesso sono parte importante del processo di costruzione e gestione dei progetti.

Grafico E18 – Professionisti coinvolti nelle buone prassi integrate per Ente di appartenenza 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Professionisti nelle BP per Ente di appartenenza

Entrambi Enti Locali ASL

Nell’ambito delle buone prassi si evidenzia infine una situazione di una maggior diffusione delle figure professionali operanti presso – o, in caso di esternalizzazione, per conto de – l’ente locale138 e la conseguente più elevata presenza di professionalità di natura socio-educativa o relazionale (soprattutto educatori ma anche animatori, operatori di strada, orientatori, mediatori culturali).

      

138

La rilevanza di questo elemento va anche al di là del dato quantitativo se si consideri che agli intervistati (tutti dipendenti A.S.L.) è stato chiesto di indicare e descrivere quelle che – a loro giudizio – erano le due buone prassi più interessanti, significative o innovative nel campo dell’integrazione.

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5.5. I destinatari dell’integrazione

Un aspetto del tema integrazione su cui certamente occorre soffermarsi è quello relativo alle aree di intervento nelle quali le attività socio-sanitarie trovano realizzazione. A tal fine è stata quindi condotta una ricognizione sul tipo di bisogno a cui essa tendenzialmente risponde, sulla incidenza che le varie tipologie di utenza hanno nelle diverse dimensioni del processo (accesso integrato, unità valutative, progetti) e sull’orientamento delle esperienze concrete che si possono considerare buone prassi.

Grafico E19 – Aree di intervento in cui si realizza maggiormente l’integrazione socio- sanitaria, nei diversi momenti del percorso considerati

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 AI UV PI BP

Aree di intervento in cui si realizza l'integrazione

Famiglia e minori Disabili Anziani Emarginazione soc. Dipendenze Salute Mentale Problemi HIV correl. Totalità dei bisogni Altro

Osservando i dati è possibile rilevare una serie di evidenze importanti. Si può anzitutto notare che i bisogni a cui le attività socio-sanitarie rispondono sono prevalentemente collocati nelle aree di intervento anziani, disabili e minori e famiglie. Tuttavia, le prime due appaiono presenti in modo costantemente consistente, mentre l’area minori e famiglie sembra essere posta al centro dei processi di integrazione soprattutto nell’ambito della dimensione progettuale e delle buone prassi – circostanza, questa, che in parte trova spiegazione nella esistenza di risorse finanziarie dedicate derivanti dalla L. 285/97. Una diffusione davvero modesta, invece, sembrano avere le azioni integrate in favore di persone con problemi correlati alla sindrome HIV. Le altre aree di intervento risultano infine

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relativamente presenti in tutte le dimensioni del percorso dell’integrazione socio- sanitaria, sebbene con oscillazioni anche significative (la salute mentale con riscontri elevati nella dimensione della valutazione, le dipendenze in quella dei progetti). È infine interessante evidenziare la diversa rilevanza degli interventi/servizi dedicati alla totalità dei bisogni della popolazione nelle varie dimensioni del percorso: nell’accesso e nei progetti il dato percentuale è elevato (rispettivamente 57,5% e 52,7%), mentre negli altri momenti è decisamente più basso.

Provando a trarre dai dati qualche indicazioni complessiva si può quindi segnalare che ciò che sembra emergere è principalmente la persistenza di una dualità di fondo, con le diverse aree d’intervento che restano in qualche modo appannaggio dei diversi attori impedendo di fatto un reale sviluppo dell’integrazione. Malgrado questo possa apparire piuttosto singolare, soprattutto in considerazione del fatto che da almeno 25 anni la convergenza interistituzionale tra le attività di rilievo sanitario e quelle socio-assistenziali dovrebbe essere un presupposto acquisito, il dato di realtà è infatti che l’aver per lungo tempo attribuito alle A.S.L. la competenza operativa su gran parte di tali aree ha infine favorito lo sviluppo di servizi che hanno accentrato nella sanità il nucleo prevalente del tema integrazione lasciando agli enti locali un ruolo sostanzialmente residuale. La presenza diffusa degli assistenti sociali nei servizi A.S.L. ha inoltre contribuito, con molta probabilità, a tale processo, creando nelle strutture e negli operatori sanitari una percezione di auto-completezza che certamente non favorisce i processi di integrazione.