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Le figure professionali operanti nelle unità valutative integrate

ed il quadro territoriale delle A.S.L.

6. L’integrazione socio-sanitaria nel percorso dell’utente nei serviz

6.2. L’integrazione nella valutazione e presa in carico

6.2.3. Le figure professionali operanti nelle unità valutative integrate

Si è visto nel cap. precedente come, della molteplicità di figure professionali operanti presso i servizi sociali e sanitari, ve ne siano alcune maggiormente presenti nelle unità valutative; nei grafici seguenti verranno dunque analizzate in maniera più approfondita, osservandone le frequenze in relazione agli ambiti di intervento ed alla distribuzione per aree territoriali.

      

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Si è scelto di non accorpare le categorie espresse dagli intervistati, anche là dove hanno una scarsa consistenza numerica, per due ordini di motivi: in alcuni casi, perché ciò era sostanzialmente impraticabile (la “fragilità” può comprendere sia anziani che disabili), oppure rischiava di falsare il dato (l’ADI/CAD, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, non è univocamente rivolta, in tutti i distretti, ad una o ad entrambe le realtà); più in generale, tendeva, per così dire, a rendere meno precisa l’immagine, la configurazione di quella particolare unità valutativa (che se si rivolge ad esempio alle persone con Alzheimer, è specifica per tale problematica, e non si occupa di tutti gli anziani).

Pagina | 190 Grafico F11 – Figure professionali operanti nelle unità valutative per ambiti di intervento 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Figure professionali nelle UV per aree d'intervento

Famiglia e Minori Disabili

Anziani ADI/CAD

Dimissioni Protette

Nel grafico F11, per non rendere dispersiva la lettura, sono state riportate le frequenze di risposta relative alle figure professionali ed agli ambiti di intervento maggiormente rappresentati. Dall’analisi emerge come assistenti sociali e – in misura minore – medici specialisti siano presenti in modo consistente ed omogeneo rispetto alle diverse aree di intervento, mentre per le altre figure professionali si possono osservare interessanti differenze.

Gli psicologi sono infatti la seconda figura maggiormente presente nell’area famiglia e minori, ma dimezzati come frequenze nell’area disabili e nell’assistenza domiciliare, e praticamente assenti nell’area anziani e nelle dimissioni protette.

Per gli educatori si rileva invece una discreta presenza negli ambiti di famiglia e minori e disabili, e scarsa o nulla negli altri; tale dato è per certi versi abbastanza scontato nel primo caso, nel secondo può essere dovuto in parte al fatto che tra i disabili vi sono persone di tutte le età (e quindi, anche minori), in parte ad una tradizione di forte presenza di educatori professionali, almeno nell’area romana, nei servizi municipali a favore dei disabili.

I pediatri appaiono decisamente poco coinvolti nelle unità valutative, mentre la presenza dei medici di medicina generale sale progressivamente nelle altre aree, con una frequenza significativa nei servizi rivolti, in vario modo, all’assistenza domiciliare (ADI e dimissioni protette); anche se su questo particolare aspetto in

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molti casi i liberi commenti degli intervistati hanno sottolineato la difficoltà di un coinvolgimento reale e continuativo di tali professionisti.

Gli infermieri professionali, infine, sono fortemente presenti nell’area anziani e nei servizi di assistenza domiciliare, decisamente meno nelle altre.

La tendenza che sembrerebbe potersi osservare è quella di una minore “sanitarizzazione” nell’ambito della famiglia e minori – in cui l’unica figura sanitaria presente è il medico specialista (solitamente, il neuropsichiatra infantile) rispetto alle altre aree.

Un ulteriore approfondimento sulle figure professionali coinvolte è dato dall’analisi della distribuzione per aree territoriali, evidenziata nel grafico F12.

Grafico F12 – Figure professionali operanti nelle unità valutative per aree territoriali

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Figure professionali operanti nelle UV per aree territoriali

Roma città Roma provincia Altre province Totale

Anche in questo caso la presenza degli assistenti sociali si avvicina al 100% in tutte le realtà, confermando il ruolo centrale di questa figura professionale nelle unità valutative.

La diffusione degli altri professionisti è invece maggiormente variegata, con un dato particolarmente interessante sulle province extra-romane, che vantano – a fronte di una minore diffusione delle unità valutative – una presenza più nutrita di figure professionali; tendenza a cui fanno eccezione unicamente gli educatori, con una presenza, in questa area territoriale, decisamente scarsa. Altro elemento di un

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certo interesse che sembra emergere dai dati è una minore incidenza, nell’area della provincia di Roma, delle figure più propriamente sanitarie – medici specialisti ed infermieri in particolare.

6.2.4. Il casemanager

Un ultimo aspetto da indagare circa l’integrazione nella fase di valutazione e presa in carico è la previsione (o la mancanza) del casemanager, ovvero di quella funzione – ricoperta, vedremo, da diversi professionisti – che si occupa di tenere le fila del coordinamento tra i diversi operatori.

Nel grafico F13 è possibile osservare i dati relativi alla previsione della presenza di casemanager nelle unità valutative operative o in progettazione, disaggregati per area territoriale.

Grafico F13 – Casemanager per area territoriale

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Casemanager per area territoriale

Il dato globale evidenzia che in poco più della metà delle unità valutative è prevista la figura del casemanager; la distribuzione territoriale mostra invece differenze abbastanza marcate, in particolare tra l’area di Roma e la relativa provincia, in cui si osserva un sostanziale dimezzamento rispetto alla capitale; nelle altre province c’è un riallineamento al dato generale.

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Un approfondimento sulle caratteristiche di tale funzione è costituito dall’analisi dei professionisti chiamati a ricoprirla, osservabile nel grafico F14.

Grafico F14 – Figure professionali casemanager

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Figure professionali casemanager per ente di appartenenza

Ente Locale ASL

Il grafico riporta le percentuali di risposte relative ai diversi professionisti, a seconda dell’ente di appartenenza; la relativa domanda, inizialmente pensata con un’unica possibilità di risposta, ha poi invece accolto più risposte, in considerazione della eventualità che – come esplicitato anche da molti degli intervistati – il ruolo di casemanager non sia ricoperto, all’interno di ciascuna una unità valutativa, da una sola figura professionale, ma che questa venga scelta di volta in volta a seconda del bisogno prevalente nella persona cui l’intervento si rivolge.

Il dato che emerge comunque, in maniera decisamente inequivocabile, è che a ricoprire tale ruolo siano sostanzialmente gli assistenti sociali (i quali, sommando la presenza nella A.S.L. e nell’ente locale, possono esservi chiamati in oltre il 90% dei casi) e gli infermieri, in circa la metà delle unità valutative. È interessante notare come si tratti, in entrambi i casi – ed in particolare per l’infermiere, se considerato in relazione alle figure mediche – di professionisti considerati più “vicini” alle persone, con ruoli maggiormente operativi, e di norma non collocati nei livelli dirigenziali; aspetto quest’ultimo che potrebbe costituire una criticità nel coordinamento degli altri operatori, in relazione al livello di effettivo riconoscimento di tale ruolo.

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6.3. L’integrazione nelle buone prassi

L’ultimo momento del percorso dell’utente indagato attraverso il questionario è quello dell’intervento socio-sanitario, in cui si svolge buona parte del lavoro dei servizi e degli operatori; è spesso la fase temporalmente più lunga, nella quale è fondamentale la tenuta di tutti e tre i livelli dell’integrazione per garantire un buon percorso di aiuto e sostegno integrato alle persone in difficoltà che ai servizi si sono rivolte.

Tale momento è stato indagato dapprima con una parte introduttiva generale sui progetti integrati, e poi con la descrizione di due buone prassi per ogni distretto, scelte dagli intervistati.

I risultati relativi ai progetti sono stati già introdotti nel cap. precedente, attraverso una serie di grafici; trattandosi di un insieme di attività spesso tra loro eterogenee, il dato complessivo che ne emerge è quello di una presenza forte, o comunque molto rilevante, di quasi tutti gli operatori indicati – tranne i pedagogisti – e di una buona copertura delle aree di intervento/destinatari: intorno al 90% dei distretti per famiglia e minori, disabili ed anziani; tra il 60 ed il 70% per emarginazione sociale, dipendenze e salute mentale; intorno al 50% per la totalità dei bisogni, e – unico dato veramente scarso – solo il 10% per le problematiche legate alla sindrome HIV. Le attività relative ai progetti integrati vengono regolate, dal punto di vista degli accordi interistituzionali, con una forte prevalenza dagli accordi di programma nelle aree extraromane; nella città di Roma c’è invece un utilizzo più frequente del protocollo d’intesa rispetto all’accordo di programma, ed un uso significativo di accordi informali (in circa il 10% dei distretti).

Relativamente alle buone prassi vi sono ulteriori elementi di interesse, sui quali si soffermerà la seguente analisi.