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Presenza dei temi relativi all’integrazione negli atti di programmazione delle A.S.L.

ed il quadro territoriale delle A.S.L.

5. L’integrazione socio-sanitaria nella regione Lazio: aspetti general

5.3. L’integrazione negli strumenti programmator

5.3.1. Presenza dei temi relativi all’integrazione negli atti di programmazione delle A.S.L.

Dai dati emerge come il tema dell’integrazione sia presente praticamente in tutti gli atti programmatori di rilievo distrettuale (53 su 55). Esaminando poi quale parte del Piano sia dedicata all’integrazione, emerge come nel 17% dei distretti vi sia un capitolo specifico; nel 34%, vi siano due o più capitoli; nel 18,9% tutto il Piano sia dedicato a temi legati all’integrazione. Queste ultime due risposte, considerate insieme, evidenziano come in circa la metà dei distretti l’integrazione occupi una parte considerevole del Piano.

Entrando maggiormente all’interno dei Piani, si è poi voluto indagare quanto questi fossero espliciti nella descrizione dei progetti, nell’indicazione dei tempi di realizzazione degli stessi, e nella definizione e quantificazione delle risorse da destinare all’integrazione.

Grafico E9 – Aspetti esplicitamente declinati nel PAT/PAL

0 20 40 60 80 100

Aspetti declinati nel PAT/PAL

SI NO

Dai dati riportati nel grafico E9 si rileva che la quasi totalità dei Piani contiene la descrizione dei progetti integrati e un’alta percentuale indica anche i

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tempi di realizzazione dei progetti stessi. Allorché però si pone attenzione al grado di concretezza dei Piani, in particolare sotto il profilo delle risorse da destinare ai progetti integrati, il quadro appare più problematico. Sebbene la mancata individuazione iniziale di risorse certe non costituisca di per sé un impedimento all’avvio dei progetti, infatti, è di tutta evidenza che lasciare nell’indeterminatezza l’elemento decisivo per la concreta realizzazione degli stessi costituisce un aspetto della questione particolarmente critico. L’assenza di risorse certe per il finanziamento dei progetti che emerge nella gran parte degli strumenti di pianificazione rappresenta un dato per certi versi preoccupante, ma che trova tuttavia una ragionevole spiegazione nel fatto che le A.S.L. non dispongono normalmente di fondi specifici da destinare all’integrazione (e più in generale alla progettazione), a differenza di quanto avviene per gli enti locali che dispongono invece di risorse da dedicare specificamente alla progettazione e alle attività integrate (provenienti in particolare dal Fondo Nazionale per le Politiche Sociali).

Le risorse strutturali/logistiche sono declinate in circa la metà dei Piani; il dato è modesto anche se una percentuale così bassa potrebbe essere in parte spiegata dal fatto che ormai i processi di esternalizzazione sono molto diffusi, e spesso all’organismo che realizza il progetto viene chiesto di fornire la sede e le strumentazioni necessarie.

La declinazione delle risorse umane è invece assente in circa il 25% dei Piani. Un riscontro del genere, che potrebbe apparire meno problematico dei precedenti, è viceversa il più preoccupante nella logica dell’integrazione: pur tenendo conto, anche qui, della possibile esternalizzazione delle attività, risulta piuttosto incomprensibile come si possa realizzare l’integrazione ignorando il livello professionale.

Nel complesso, dunque, un fattore di debolezza delle strategie nell’area dell’integrazione socio-sanitaria si collega certamente al carattere principalmente declaratorio di molti degli strumenti di pianificazione e degli atti di raccordo tra i soggetti coinvolti. L’attenzione al tema si manifesta presente e significativamente consolidata in larga parte degli attori istituzionali cui compete la realizzazione di tali attività, ma la concreta traduzione pratica dei progetti sconta difficoltà oggettive principalmente sul terreno delle disponibilità finanziarie.

Pagina | 165 5.3.2. La co-progettazione

Una ulteriore verifica dei termini con cui l’integrazione socio-sanitaria si definisce nei rapporti interistituzionali può essere effettuata analizzando le modalità di costruzione degli strumenti di pianificazione delle attività in area sanitaria e in area sociale. Per assicurare una efficace integrazione socio-sanitaria, infatti, i Piani sanitari e i Piani sociali degli enti locali devono essere frutto di un processo di effettiva co-costruzione tale da assicurare una totale sovrapposizione delle due prospettive.

Grafico E10 – Co-progettazione della parte dedicata all’integrazione nei PAT/PAL e Piani di Zona 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% E' stata elaborata congiuntamente E' presente anche nel PdZ E' sostanzialmente identica

Co-progettazione della parte dedicata all'integrazione

NO SI

Invece, come emerge dal grafico E10, sebbene in una buona percentuale di casi la parte sull’integrazione sia stata elaborata congiuntamente, la consistenza delle realtà in cui vi è una sostanziale identità tra i due documenti – che significa reale condivisione della strategia e delle azioni da svolgere – è decisamente contenuta.

Per approfondire ulteriormente il livello di indagine appare interessante analizzare se vi siano differenze in tal senso tra le diverse realtà territoriali, iniziando dalla realtà cittadina, rappresentata nel grafico E11.

Pagina | 166 Grafico E11 – Co-progettazione della parte dedicata all’integrazione nei PAT/PAL e Piani di Zona nell’area della città di Roma

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Elaborata congiuntam.

Pres. anche nel PdZ

Sostanzialm. identica

Co-progettazione Roma città

NON SO NO SI

La realtà romana riflette sostanzialmente l’andamento generale, con una percentuale leggermente maggiore nell’elaborazione congiunta e nella sostanziale identità degli aspetti relativi all’integrazione nei piani sanitari e sociali.

Grafico E12 – Co-progettazione della parte dedicata all’integrazione nei PAT/PAL e Piani di Zona nell’area della provincia di Roma

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Elaborata congiuntam.

Pres. anche nel PdZ

Sostanzialm. identica

Co-progettazione Roma provincia

N.R. NON SO NO SI

La provincia di Roma presenta una situazione più variegata, in cui complessivamente il livello di co-progettazione appare inferiore rispetto al dato generale; oltre alla quota globale di non risposte – che di per sé non è un buon indice

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di integrazione, a prescindere se ciò sia dovuto da carenze attribuibili al singolo referente o al livello di organizzazione – troviamo percentuali significativamente inferiori al dato generale, in particolare nell’ambito dell’elaborazione congiunta e nella sostanziale identità degli elementi sull’integrazione negli atti programmatori sanitari e sociali.

Grafico E13 - Co-progettazione della parte dedicata all’integrazione nei PAT/PAL e Piani di Zona nell’area delle altre province

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Elaborata congiuntam.

Pres. anche nel PdZ

Sostanzialm. identica

Co-progettazione altre province

NON SO NO SI

La realtà delle altre province sembra riallinearsi al dato generale, presentando percentuali significativamente alte sia nell’elaborazione congiunta che nella presenza in entrambi gli atti programmatori, sanitario e sociale; si nota invece una flessione nella sostanziale identità della parte sull’integrazione nei diversi piani.

Globalmente dai dati emerge una presenza diffusa dei temi dell’integrazione negli atti programmatori degli enti locali, ma al tempo stesso appare abbastanza evidente che i processi di reale co-costruzione stentano a decollare; la redazione dei Piani sanitari e dei Piani sociali procede per lo più distintamente e ampie parti di essi vengono mantenute separate. Certamente ciò può essere collegato alla difficoltà presente, in tal senso, a livello regionale: è difficile pensare nei territori ad una programmazione realmente congiunta quando a livello generale i Piani sanitari e sociali percorrono strade e tempistiche diverse.

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5.4. I professionisti per l’integrazione

Com’è noto, uno degli ambiti essenziali per la realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria richiama la dimensione dei rapporti tra i diversi professionisti che sono coinvolti nel processo. Un approfondimento dell’indagine è stato quindi dedicato all’analisi delle professionalità che realmente entrano in gioco su questo terreno.

Prima però di analizzare quanto emerso nella ricerca è utile richiamare un dato di carattere generale, ovvero il rapporto tra il numero di operatori e la popolazione residente.