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Diffusione cronologica della tipologia V MP 10 Diffusione geografica della tipologia

PUDICITIA O PUDICITIAE?

GT 6 Diffusione cronologica della tipologia V MP 10 Diffusione geografica della tipologia

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TIPOLOGIA

VI

Le figure appartenenti alla Tipologia VI sono accumunate dai seguenti tratti: la gamba d’appoggio è quella destra, quella sinistra è leggermente flessa. Il braccio destro è sinistro in grembo, il destro è piegato verso l’alto parallelamente all’asse del corpo, la mano afferra un lembo della veste all’altezza, grosso modo, della spalla sinistra. In tutto somigliante alla tipologia I, non fosse per un lungo lembo del mantello che dalla mano destra levata scende lungo tutta la figura, passando al di sopra dell’avambraccio sinistro e giungendo, all’incirca, all’altezza delle ginocchia della figura.

La tipologia è attestata tanto per quanto riguarda i rilievi funerari, quanto per quanto riguarda le statue e risulta essere stata assai popolare. La vicenda della sua diffusione cronologica e geografica è del tutto particolare. La tipologia sembra aver avuto origine, come molte delle altre, nell’area microasiatica, dove alcuni esemplari su stele sono attestati a Smirne (nr. 171) ed a Rineia (nr. 161, 162, 163, 164). Si tratta di pochi esempi di fine II – inizio I sec. a.C.. Nessuna statua di questa tipologia è attestata nell’area con sicurezza in questa fase (eccetto, forse un esemplare seduto, oggi presso Antakya, nr. 184): tuttavia mi pare di poter affermare, sulla base soprattutto della tipologia di volto ritratto che le caratterizza, che gli esemplari nr. 140 e 142 pur in mancanza di sicure testimonianze circa la loro provenienza, ben si potrebbero ricondurre proprio al contesto microasiatico di questa fase. Intorno alla metà del I sec. a.C. il tipo fa la sua comparsa in Italia meridionale e a Roma, diffondendosi in un secondo periodo anche all’Italia settentrionale. Sono attestate numerosissime statue, provenienti in particolare dalla Campania e da Roma, un paio di grandi rilievi funerari (nr. 165, 166) di ottima fattura, nonché una lunga serie di rilievi funerari raffiguranti unicamente i busti delle defunte, perlopiù in compagnia di altre figure. La diffusione della tipologia è attestata anche al di fuori dell’Italia, con alcuni esemplari provenienti dalla Gallia Narbonense e dalla Spagna. La popolarità del tipo sembra essere durata da epoca tardo repubblicana fino a cessare gradualmente in epoca giulio- claudia: negli anni di governo di Augusto essa raggiunse la sua massima diffusione. Unica ma discussa eccezione, del resto non eccessivamente problematica, è costituita da un esemplare proveniente da Apollonia di Cirenaica (nr. 118), la cui datazione ad epoca Flavia (pressoché un unimcum tra tutte le tipolgie), proposta da Traversari, è confermata da Alexandridis. In Oriente la tipologia non sembra essere stata più impiegata dopo la metà del I sec. a.C.. Anche per l’esemplare nr. 132, oggi conservato a Bruxelles ma di provenienza ignota, e datato a fase adrianea è probabilmente possibile parlare di attardamento, in una fase in cui andava riprendendo su vasta scala la diffusione della Pudicitia.

Sono da ricondurre alla medesima tipologia alcuni esemplari nella variante seduta: in questo caso l’inclusione a pieno titolo di questi oggetti è d’obbligo, dal momento che presentano bene in evidenza il tratto distintivo del tipo VI, il lembo che ricade sopra l’avambraccio poggiato in grembo. Si tratta di sei esemplari di provenienza e datazione piuttosto varia: nessun problema per quanto riguarda le statue

64 nr. 185, 186, 187 e 188, riconducibili all’ambiente italico-romano del fine repubblica, inizio principato. Per la statua nr. 183, proveniente da Arles e datata al II sec. d.C., si può forse parlare di un caso di attardamento della tipologia. Interessanti, infine, sono i casi nr. 184 e 189, l’uno statua, l’altro stele funeraria, entrambi dell’inizio I sec. a.C. e di provenienza greco-orientale: il primo è oggi conservato ad Antakya e dobbiamo supporre, benché non possiamo provarlo con certezza, che provenga, grosso modo, dall’area circostante quella città; il secondo è invece con sicurezza riconducibile a Rineia. Insomma, un elemento di più per attestare l’originaria provenienza della tipologia VI da area microasiatica.

VARIANTI:

 Nr. 176, 177, 178, 180, 181, 182: i seguenti esemplari, siano essi statue o rilievi, presentano la posizione degli arti superiori invertita rispetto a quella canonica della tipologia VI.

 Nr. 179: in questa statua il lembo di stoffa che scende dalla mano destra levata, invece di ricadere sulla figura, passa al di sopra dell’avambraccio portato in grembo ed è portato poi ad avvolgere il fiano sinistro in modo del tutto peculiare.

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MP 11 - Diffusione geografica della tipologia VI

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TIPOLOGIA VII

Le figure appartenenti alla Tipologia VII sono accumunate dai seguenti tratti: la gamba d’appoggio è quella sinistra, quella destra è leggermente flessa. Il braccio destro è portato in grembo, il sinistro è piegato verso l’alto parallelamente all’asse del corpo, la mano afferra un lembo della veste all’altezza, grosso modo, della spalla sinistra. Caratteristica di questa tipologia è la foggia della veste: un lembo del mantello copre di braccio destro dalla spalla fino al gomito, lasciando interamente scoperto l’avambraccio. Lo stesso lembo cade poi sul corpo della donna può andando a tracciare una lunga linea curva che dal gomito destro della donna termina, grosso modo, al di sotto del ginocchio della gamba sinistra La tipologia VII è attestata tanto per la statuaria, quanto per il rilievo, e consta di un numero piuttosto limitato di esemplari.

La tipologia conosce diffusione piuttosto breve e circoscritta all’Italia (in particolare meridionale, ma con attestazioni anche a Roma ed al Nord). Anche sotto il profilo cronologico, il suo successo è piuttosto breve: il tipo comincia ad essere diffuso nella seconda metà del I sec. a.C., conosce la sua massima diffusione in età augustea, sopravvive fino ad età giulio-claudia, ma in seguito scompare. L’esemplare nr. 193 è, sotto diversi aspetti (pur nella differenza tipologica della figura femminile), paragonabile agli esemplari nr. 165 e 166. Si tratta, in ogni caso, della prima tipologia riconducibile al tipo Pudicitia, a non conoscere alcuna attestazione greco-orientale coeva: è probabile che si tratti di una variante italica (o comunque occidentale) ispirata ai tipi diffusi nel medesimo periodo. Certamente presenta molte affinità con il tipo I, che potrebbe costituirne l’antecedente greco (sebbene cronologicamente piuttosto distante): in particolare, oltre all’impostazione generale della figura, tanto per quanto riguarda gli arti inferiori, quanto per ciò che concerne quelli inferiori, si potrebbero evidenziare alcune analogie nella foggia della veste: da una parte il mantello ricade dalla spalla lasciando parzialmente scoperto l’avambraccio della donna piegato in grembo, un po’ come avveniva nel caso della tipologia I; dall’altra la modalità stessa con cui il manto è qui raccolto in un fascio di pieghe sotto l’avambraccio della figura può ricordare il lembo triangolare dell’himation che in maniera analoga era caratteristico della prima delle tipologie elencate.

VARIANTI:

 Nr. 194, 195, 196: l’impostazione generale della figura è del tutto analoga a quella della tipologia VII. Tuttavia la foggia della veste presenta alcune notevoli differenze: è vero che il manto scende dalla spalla della figura in maniera analoga a quanto avviene secondo la norma del tipo. Però, invece di andare a disegnare quella lunga linea curva come negli esemplari canonici, un grosso fascio di pieghe ricade in modo perpendicolare all’asse della figura fin

67 quasi al ginocchio destro. Quest’impostazione potrebbe ricordare in qualche modo l’impostazione tipica della tipologia VI, caratterizzata in modo particolare dalla presenza di un lembo del mantello che ricade dall’alto verso il basso a disegnare un asse verticale nella figura. Data la concomitanza di diffusione tra i due tipi ed il fatto che questa si verificò nella medesima area, non è da escludere il fatto che tale variante costituisca una sorta di contaminazione tra le tipologie VI e VII.

 Nr. 197: raffigurazione capuana su stele funeraria, presenta lo schema della tipologia VII nella variante sopra descritta, invertito tuttavia in maniera speculare.

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MP 12 - Diffusione geografica della tipologia VII

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TIPOLOGIA

VIII

Le figure appartenenti alla Tipologia VII sono accumunate dai seguenti tratti: la gamba d’appoggio è quella sinistra, quella destra è leggermente flessa. Il braccio destro è portato in grembo, il sinistro è piegato verso l’alto parallelamente all’asse del corpo, la mano afferra un lembo della veste all’altezza, grosso modo, della spalla sinistra. Si tratta di una varietà del tipo Pudicitia estremamente semplificata, vagamente caratterizzata nella veste e nella posa in modo tale da riecheggiare, per certi aspetti, le tipologie IV ma anche VII, ma anche le immagini di togati con i quali spesso si trova a condividere lo spazio figurato. Qualche analogia, infine, è riscontrabile con la statua di Diodora da Delo48, almeno per

quanto riguarda la maniera accentuata con cui il lembo del mantello cade diagonalmente sul petto della figura: si tratta però, in questo caso, di un esemplare troppo isolato per poter ipotizzare con ragionevole certezza che abbia potuto fungere d’ispirazione diretta nello sviluppo del tipo VIII. In effetti questo gruppo appare piuttosto debolmente delineato, al punto che rimane dubbio se si possa parlare di vera e propria tipologia o piuttosto di generica forma di appropriazione romana ispirata in qualche modo alle tipologie ellenistiche

Tale gruppo è rappresentato quali esclusivamente da rilievi funerari italici e romani riconducibili ad un periodo che va, grosso modo, dall’età triumvirale fino agli anni della dinastia giulio claudia, tutti di fattura piuttosto mediocre. Unica eccezione è costituita da una statua da Avellino (catalogo nr. 198), un esemplare rozzo a tal punto che non è possibile intuire quale sia l’esatta postura degli arti inferiori.

VARIANTI:

 Nr. 214, 215, 216, 217, 218, 219, 220: tutti questi esemplari condividono con la tipologia VIII la posizione di arti inferiori e superiori. Tuttavia differiscono da essa in modo fondamentale per quanto riguarda la foggia delle vesti, tutte diverse le une dalle altre. Poiché però sono tutti accomunati alla tipologia VIII anche dal fatto che provengono dalla medesima area e dal medesimo periodo (con l’eccezione dell’esemplare ostiense nr. 188, che sarebbe invece, pur con qualche discussione, databile ad età antonina), abbiamo preferito classificarli come varianti del tipo, piuttosto che elencarli tra i pezzi non classificabili. In generale si tratta, anche in questi casi, di forme di ispirazione alle tipologie ellenistiche, per quanto in alcuni casi anche di pregevole fattura, piuttosto che di riproduzioni fedelmente aderenti ad un tipo.

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GT 9 - Diffusione cronologica della tipologia VIII