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Distribuzione geografica e tipologica delle stele funerarie ellenistiche con soggetto del tipo Pudicitia

STELE ELLENISTICHE

MP 16 Distribuzione geografica e tipologica delle stele funerarie ellenistiche con soggetto del tipo Pudicitia

Fin qui per quanto riguarda la circolazione delle sotto-tipologie della Pudicitia. Veniamo ora, più in generale, alle modalità di rappresentazione e di composizione del campo figurato sui rilievi funerari. Gli schemi di composizione di queste raffigurazioni sono, nella maggior parte dei casi, ricorrenti e si articolano lungo i tre assi di orizzontalità, verticalità e profondità .

La figura della defunta, prominente per collocazione assiale, presenza frontale, taglia, dimensioni e profondità del rilievo, funge da raccordo tra queste direttrici. La sua presenza determina la suddivisione dello spazio circostante in quattro porzioni: alla sua destra ed alla sua sinistra, in primo ed in secondo piano. Ciascuna di queste sezioni può essere riempita di uno (generalmente) o più elementi: le due porzioni (una a destra, l’altra a sinistra, entrambe nella parte inferiore del campo figurato) di primo piano, sono perlopiù occupate da figure di ancelle o servi, offerenti oppure in atteggiamento di lutto, ma anche da figure di animali riconducibili al contesto domestico ed alla sfera dei piccoli affetti (cagnolini, colombe, oche). Le due porzioni (una a destra, l’altra a sinistra, entrambe nella parte superiore del campo figurato) di secondo piano, ospitano invece una serie di oggetti accessori (perlopiù inanimati, con l’eccezione delle raffigurazioni di serpe) poggiati, così da apparire visibili, su pilastri e mensole, oppure, in alternativa, elementi verticali “di paesaggio o contesto” (quand’anche tale definizione non sia propriamente corretta), quali possono essere alberi, colonne reggenti statue o erme su piedistalli.

90 La figura della defunta, gerarchicamente superiore, è il sole attorno al quale tutti gli elementi sono destinati ad orbitare: tutti questi infatti sono presenti solo in funzione di quella, e ciò è vero soprattutto per quanto riguarda le figure dei servi e delle ancelle, la cui raffigurazione in proporzioni ridotte segnala il loro stato di dipendenza (secondo un sistema simbolico di rappresentazione dei valori basato sulla taglia): essi agiscono o manifestano stati d’animo unicamente in relazione con la defunta. È interessante notare come in più di un caso l’atteggiamento e la posa delle figure di servi o ancelle imiti in qualche modo la gestualità del tipo Pudicitia, levando verso il capo un braccio e piegando in grembo l’altro: questo non a ricalcare compiutamente il gesto della donna che verosimilmente era portatore di altri significati, quanto piuttosto a segnalare, in una modalità che dal punto di vista della composizione generale offriva spunto a giochi mimetici e simmetrici, una forma di lutto e cordoglio.

Cerchiamo ora di capire quali siano le relazioni che intercorrono tra i soggetti femminili in schema Pudicitia e le altre figure che in molti casi si trovano a condividere con esse il campo figurato. Esistono delle forme di reciproca influenza? Esiste un rapporto tra sotto-tipologia di Pudicitia utilizzata e schema generale di organizzazione del rilievo?

Andiamo con ordine. Il criterio generale cui sembra che le varie composizioni s’ispirino, è un criterio che potremmo definire simmetrico e di corrispondenza dei volumi. Attenzione: si tratta di una tendenza generale, non già di una regola universale. Per chiarire meglio potremmo dire che la ponderazione ed il gesto dei vari soggetti è, nella maggior pare dei casi, bilanciata da gesti e ponderazione opposti e contrari nelle raffigurazioni degli altri personaggi che con essi entrano in relazione.

Partiamo dai casi più frequenti: si è detto come estremamente diffusi fossero i rilievi raffiguranti due figure, l’una maschile, l’altra femminile (verosimilmente marito e moglie). Ma in che modo era organizzato lo spazio? Ora, Il gesto che definisce la tipologia Pudicitia è, naturalmente, quello di levare un braccio fino a sfiorare con la mano il mento o a reggere un lembo del manto che velava il capo della donna (l’altro braccio è piegato in grembo). Questo braccio può essere, a seconda della sotto-tipologia prescelta, il destro o il sinistro. Allo stesso modo la gamba d’appoggio può essere la destra o la sinistra, mentre l’altra si presenta flessa e leggermente portata indietro.

Stanti queste premesse, osserviamo in che modo le combinazioni rese possibili dall’esistenza delle varie sotto-tipologie interagiscano con lo spazio figurato e gli altri soggetti.

Un criterio seguito in quasi tutti gli esemplari di raffigurazioni di coppia, è quello per cui il braccio levato della donna sia quello adiacente al margine del rilievo: il braccio piegato è, pertanto, quello che si trova verso il centro. Così, quando la figura femminile è collocata alla destra di quella maschile (la sinistra del rilievo per l’osservatore), le tipologie prescelte saranno proprio quelle che levano il braccio destro (tipologia II e tipologia VI)81 All’opposto, quando le figure si trovano alla sinistra di quella

91 maschile, le tipologie prescelte saranno quelle che levano invece il braccio sinistro (tipologia III, IV , V)82. La figura maschile si dispone invece con ponderazione opposta, soprattutto per quanto riguarda

la distribuzione del peso sugli arti inferiori: ove quella femminile porti verso il centro la gamba sinistra (è il caso delle tipologie II e VI), quella maschile vi porterà la gamba destra, poggiando sulla sinistra; ove la figura femminile porti verso il centro la gamba destra (tipologia IV e V), quella maschile si comporterà in modo speculare, poggiando sulla destra e flettendo verso il centro la sinistra. La gamba d’appoggio è pertanto, in molti casi, quella adiacente il margine del rilievo. Anche per quanti riguarda gli arti superiori, seppur con minor rigore, le figure maschili seguono il criterio di simmetria, piegando sul petto il braccio opposto a quello che la figura femminile leva al volto e mantenendo disteso lungo il fianco l’opposto a quello che la donna flette sul grembo.

Il criterio di simmetria è seguito anche nei pochi casi in cui i soggetti presenti sul rilievo siano più di due: si prendano ad esempio i casi, già citati, di quei due rilievi con figure maschili in schema Demostene ed Eschine83. In primo luogo si noti come in entrambi gli esemplari venga rispettato il

criterio per cui il braccio levato della figura in schema Pudicitia debba essere quello adiacente al margine del riquadro figurato e come, per ottenere questo risultato, si ricorra a due sotto-tipologie differenti.

Per quanto riguarda la stele con personaggio maschile in schema Demostene si noti come la sua figura costituisca l’asse di simmetria di una composizione che si organizza in maniera speculare: la donna sul margine destro (per lo spettatore), in schema analogo a quello Pudicitia (ma forse non propriamente tale), è infatti organizzata, sia per quanto riguarda la posizione degli arti superiori, sia per quanto riguarda quella degli arti inferiori, in modo analogo ma invertito rispetto a quella collocata sul margine opposto, secondo quei criteri di cui sopra abbiamo fatto menzione.

Allo stesso modo sul rilievo della seconda stele alla figura in schema Pudicitia si oppone, all’altro lato del riquadro, quella maschile nello schema di Eschine. Due pose che appaiono, anche in questo caso, speculari: entrambe le gambe di appoggio sono quelle verso il margine del riquadro, mentre, per entrambe le figure, una gamba si apre verso il centro della composizione; al gesto della donna di portare la mano al volto, corrisponde quello dell’uomo che piega il braccio opposto nella veste.

Bisogna sottolineare, ad ogni modo, che ciò non toglie il fatto che comunque tutte le varie sotto- tipologie siano utilizzati anche in casi in cui la figura femminile sia raffigurata sola. Tuttavia è interessante notare come in molti casi le esigenze di composizione generale avessero un peso rilevante nella scelta dei tipi impiegati nei singoli rilievi.

Passiamo ora ad un’altra problematica. Si è detto più sopra, e l’esempio della stele di Menofila lo conferma, come una lettura corretta di questo tipo di stele debba necessariamente passare anche attraverso gli elementi cosiddetti accessori che accompagnano i soggetti principali. Non che essi siano

82 Si veda il caso della stele nr. 115.

92 una completa novità in epoca ellenistica: certo è che completamente nuova è la modalità con cui questi elementi vengono proposti.

La tipologia di questi elementi è, con poche eccezioni, piuttosto ricorrente [vedi GT 15]. Su tutti gli altri emergono quegli oggetti legati al mondo della casa ed alla femminilità in generale, quali specchi, gioielli, pettini, ventagli, vasellame di varia natura e così via. Questi oggetti figurano talvolta in mano alle ancelle, talvolta poggiati su mensole o piedistalli84. Sempre al mondo della casa e della famiglia

appartengono invece, soprattutto quando siano rappresentati anche dei bambini, figure di piccoli animali, quali cagnolini, oche o colombe.

Non mancano poi elementi che rimandano alla sfera culturale, quali possono essere la cetra o i rotuli: questi possono figurare, nel maggior numero di casi, quando la figura femminile è accompagnata da una maschile (e quindi più verosimilmente riferirsi quest’ultima), ma anche quando essa si trova raffigurata sola, come il caso della stele di Menofila testimonia. Infine, ma questo solo in rari casi e perlopiù in relazione ad un defunto di genere maschile, vi sono rilievi che riportano elementi riferibili al mondo eroico, come ad esempio rappresentazioni di protomi equine, di serpenti (questo animale ricorre in più di un caso), di altari o di erme. Un approfondimento riguardo questi ultimi e più particolari motivi può risultare di qualche interesse.

La questione legata all’interpretazione della presenza di raffigurazioni “eroizzanti” su rilievi ellenistici è assai dibattuta, complessa e tutt’ora non definitivamente risolta85. Tali elementi sono pertanto

interpretati in maniera spesso differente dai vari autori, tanto più che in questi casi si tratta di fiferirli a soggetti femminili: quello che mi sembra interessante ricordare è che manifestazioni di questo genere sono spesso, in epoca ellenistica, connesse a fenomeni di evergetismo. Se nel caso della rappresentazione di erme (di Eracle) il problema non si pone (si tratta di oggetti sempre associati a personaggi maschili e univocamente interpretati come rimando al mondo della paideia e del ginnasio), per quanto riguarda figure quali protomi equine, serpi ed alberi, per quanto rare, la questione vale la pena di essere discussa.

Il tema della protome equina, già diffuso in epoca classica sia sul continente greco che in Asia Minore, viene in alcuni esemplari, in modo piuttosto insolito, associato ad una figura femminile. La sua interpretazione è discussa: da una parte si è voluto ricondurre la simbologia all’ambito funerario, facendo appello alla valenza ctonia dell’animale. Dall’altra si è preferito legare l’immagine al mondo eroico, soprattutto in virtù del suo legame con le figure dei Dioscuri. L’interpretazione che però, almeno in questo contesto, sembrerebbe più calzante, è quella che lega queste raffigurazioni al mondo aristocratico in quanto “status symbol” ad esso legato: non sarebbe però, è evidente, un rimando a

84 C’è chi ha voluto scorgere in questi piedistalli un richiamo al paesaggio cimiteriale, dove sembra, almeno

stando ai pochi esempi a noi noti, che l’usanza di collocare urne e vasi al di sopra di questo tipo di sostegni fosse diffusa.

93 virtù o facoltà guerriere, quanto piuttosto un esibizione di benessere economico e di lusso accessibile a pochi.

Complesso è anche il caso del serpente. Questo animale viene rappresentato in relazione a figure sia maschili che femminili, avvinghiato a fusti di alberi o, in un caso almeno, ad una colonna, e proteso verso la figura del defunto o della defunta come nell’atto di assestare un morso. Il significato allegorico di questa raffigurazione sarebbe da ricercarsi nell’ambito della valenza ctonia dell’animale, attestata fin da epoca assai antica, e del suo legame con il mondo della morte. C’è chi ha voluto vedervi un “demone di morte”, il traghettatore dell’anima del defunto, o ancora il guardiano del sepolcro. Anche in questo caso però non sono mancate interpretazioni in senso eroico. E per la verità vi sarebbero elementi interessanti a sostegno di questa tesi: in particolare si fa riferimento alla relazione con questo animale da parte di figure mitiche quali Erittonio o Cecrope, ma anche ad uno specifico passo di Diogene Laertio in cui viene raccontato un episodio della vita di Eraclide Pontico, il quale avrebbe allevato una serpe per simulare, al momento della morte e tramite la sostituzione del proprio cadavere proprio con il serpente, la propria avvenuta divinizzazione.86

Si è creduto che anche le raffigurazioni di albero potessero nascondere un qualche significato simbolico: benché solitamente questa immagine sia associata a quella del serpente, vi sono casi in cui l’albero viene rappresentato solo. Si tratta di un elemento di paesaggio e di una allusione ai ricchi giardini che dovevano lussureggiare nei peristili delle case aristocratiche? È stato ipotizzato. Il fatto però che spesso gli alberi appaiano spogli e privi di vita farebbe pensare, ancora una volta, ad una allusione, forse più complicata di quanto potrebbe sembrare, alla morte.

Quale che sia l’interpretazione di questi rari simboli, il quadro generale che le raffigurazioni su stele ci consegnano è ben descritto da Zanker:

«A relatively small variety of attributes and iconographical tokens expresses the female virtues and qualities considered worthy of praise. Instead of a book roll a woman has jewelry or items from her toilette. Large, usually open jewelry boxes, mirror, alabastra, and combs are displayed on a shelf or pillar in the background, or are held by servant girls. The sun hat and fan also belong here: the woman is a creature of luxury, preening and delighting in little pleasures. We never see her engaged in any activity or holding anything in her hand. The wool basket, a traditional attribute almost indispensable on the stelai is thus no longer primarily a symbol of the housewife who actually did her housework, but evidently had a broader connotation, as a symbol of

86 «ὃς (Demetrio) καὶ τοιόνδε ἱστορεῖ περὶ αὐτοῦ: "θρέψαι αὐτὸν δράκοντα ἐκ νέου καὶ αὐξηθέντα, ἐπειδὴ

τελευτᾶν ἔμελλε, κελεῦσαί τινι τῶν πιστῶν αὑτοῦ τὸ σῶμα κατακρύψαι, τὸν δὲ δράκοντα ἐπὶ τῆς κλίνης θεῖναι, ἵνα δόξειεν εἰς θεοὺς μεταβεβηκέναι.» Diog. Laert. V, 89 (Vedi Fabricius 2014).

94 feminine virtue and obedience. In fact the reliefs take a great pain to make it

clear that the deceased was so well off that she never had to lift a finger.»87

Benessere, lusso, uno stile di vita estremamente agiato, ma anche la volontà di manifestare la propria adesione alle coordinate appropriate alla vita della polis. Un mondo, quello dell’oikos, che appunto vive di una compenetrazione tra pubblico e privato, all’incrocio tra città e famiglia. Non dobbiamo quindi sorprenderci nel constatare, guardando alle stele ellenistiche d’Asia Minore, una generale omogeneità, al limite della standardizzazione, di contenuti e strumenti espressivi: esse non sono una manifestazione di individualità bensì esprimono in forma ultima la memoria collettiva di un’intera classe sociale.

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GT 15