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Statua di togato pertinente al monumento N38 della necropoli di porta

MAGNESIA SUL MAEANDRO

F 6 Statua di togato pertinente al monumento N38 della necropoli di porta

151 potrà trovare, quando si leverà in tutto il terreno che le sovvrasta; dalla parte di dietro non è lavorata, si che sembra dovere essere stata collocata in una nicchia.»

 Statua femminile in schema Pudicitia, nr. 176 del presente catalogo. Si tratta di un esemplare marmoreo di dimensioni notevoli (210 cm), evidentemente realizzato con il fine di essere visibile di lontano: presenta alcuni danni, soprattutto per quanto riguarda il volto dove naso, labbro superiore e mento hanno patito alcune rotture. In ogni caso, fatti salvi questi piccoli guasti e la patina scura che riveste completamente tutta la superficie della statua, lo stato di conservazione può essere valutato come buono e la leggibilità del pezzo è totale.

La statua rappresenta una donna anziana, vestita, come è nella tradizione delle figure della tipologia Pudicitia, di tunica e palla. La resa estremamente pesante del panneggio consente solo di intuire la presenza del ginocchio destro e della gamba leggermente flessa, mentre la gamba sinistra risulta quindi essere quella portante. In generale la posizione della donna risulta apparire piuttosto rigida e le forme piuttosto tozze: poco sembra restare di quella sensualità fatta di veli trasparenti e di fianchi messi in evidenza che era propra degli esemplari ellenistici greco-orientali, basti pensare soltanto alla Cleopatra di Delo. Ed in effetti la statua pare mirare a trasmettere l’austera autorità matronale dell’anziana signora piuttosto che la sua femminilità.

Il volto è solcato da rughe ai lati della bocca e sulle guance che lasciano intuire l’età avanzata del soggetto raffigurato. La capigliatura è divisa sulla fronte da una scriminatura centrale e presenta due riccioli all’altezza delle guance: un dettaglio in qualche misura ricercato che allude all’eleganza ed alla ricercatezza che dovevano essere proprie anche della donna dabbene. Sotto il velo i capelli sono raccolti in un nodo sulla sommità della testa. L’acconciatura è pertanto in tutto aderente a quelli che erano i modelli proposti delle donne appartenente alla cerchia del potere già a partire dall’epoca del secondo triumvirato.

L’esemplare presenta una serie di elementi che si distaccano da quello che è lo standard per la tipologia VI cui comunque occorre ascriverlo: in primo luogo è il braccio sinistro, e non il destro, ad essere levato verso il capo; il braccio destro è pertanto quello flesso sul grembo della figura. Al di là di questioni stilistiche nella resa del panneggio inoltre, per cui evidente è il distacco anche qualitativo rispetto agli esemplari ellenistici, è il modo stesso in cui la donna veste il manto ad risultare in certa maniera distante rispetto alla regola: quel lembo di stoffa, infatti, che dal velo dovrebbe ricadere lungo la figura, è invece vistosamente avvolto intorno al polso della donna e poi stretto nella mano sinistra, così che risulta interrotta quella linea che, negli altri esemplari, dovrebbe attraversare diritta la figura.

152 Nell’area della necropoli dove si trova la tomba N38, è stata rinvenuta un’iscrizione238 che, pure con

qualche dubbio, si è voluta mettere in relazione con questo monumento. Sulla lastra corre la scritta: «M(arcus) POPIDIVS AP(pi) F(ilius)», per cui si sarebbe anche a conoscenza del nome del proprietario (di uno dei proprietari) del sepolcro.

Membri della famiglia dei Popidii239 risultano aver rivestito cariche negli anni successivi alla

deduzione della colonia Sillana e negli anni che precedettero la fine della città. Se, come pare, la datazione del monumento fosse da collocare nel corso della seconda metà del I sec. a.C., la ricchezza di Marco Popidio, evidente nello sfoggio dei marmi per la realizzazione delle statue e nell’impegno monumentale del sepolcro, deve essere messa in relazione con il primo di questi due periodi di successo della sua gens di appartenenza. Il figlio di Appio sarebbe quindi uno dei rappresentanti di quelle famiglie che, Augusto regnante, scelsero di collaborare con il nuovo regime, aderendo pertanto anche alla sua politica di rinnovamento dei valori tradizionali della repubblica: fatto di non secondaria importanza nella scelta del tipo di immagine di sé e della propria famiglia tramandare a posteri e contemporanei attraverso il monumento funerario.

Passiamo ora ad approfondire il secondo dei contesti di cui si è parlato, relativo all’altra necropoli pompeiana. Le tombe dell’area di Porta Nocera si affollano intorno all’incrocio prodotto dalla via che fuoriesce dalla città nel suo margine sud-orientale ed il percorso che corre parallelo alla cinta muraria. La necropoli risulta pertanto suddivisa in quattro settori, di cui i più fitti di sepolcri sono il SE, SO e NE. Proprio in quest’ultima zona è collocato il monumento cui è possibile ricondurre la statua del tipo Pudicitia, numero 124 di questo catalogo.

Anche in questo caso si tratta di un esemplare marmoreo di dimensioni superiori al naturale (205 cm), ed anche in questo caso le ragioni di ciò devono essere state quelle di consentirne la fruizione ad una certa distanza: la statua sul retro non è lavorata, segno del fatto che tale fruizione doveva essere concepita come unicamente frontale.

Le condizioni dell’esemplare sono piuttosto buone: gli unici danni rilevanti sono al volto, dove sono rotte la punta del naso e l’orbita dell’occhio sinistra. La donna è raffiugurata nella forma più canononica della tipologia VI: stante sulla gamba destra, flette leggermente la sinistra; la mano destra sale verso il volto a stringere un lembo del velo che ricade diritto sul corpo della figura, passando sopra l’avambraccio sinistro flesso in grembo. Il panneggio, per quanto piuttosto rigido e piatto, è realizzato con estrema accuratezza e contribuisce a far sì che sia possibile classificare l’esemplare tra quelli qualitativamente migliori a noi pervenuti, per lo meno per quanto riguarda la fase di sviluppo del tipo di Pudicitia preso in considerazione in questo capitolo . Il volto e la capigliatura sono realizzati con altrettanta cura: i capelli si raccolgono nel nodus che si allungava in treccia sulla calotta, secondo

238 CIL X 957. Mommsen identifica il blocco dove corre l’iscrizione con un «epistylium litteris cubitalibus

scriptum»; Kockel (pag. 174) esclude però quest’ipotesi.

153 la caratteristica pettinatura detta di Ottavia. Il rotolo alto e pieno sulla fronte sarebbe legato alla prima fase di questo tipo d’acconciatura, all’inizio quindi dell’età augustea.

Il monumento cui la statua doveva appartenere è la tomba 4EN, affacciata in prima fila sulla via delle tombe, le spalle rivolte alle mura. Esso appartiene alla categoria delle tombe a tholos su podio, una variante assai popolare del tipo a due piani.

Il sepolcro s’imposta su uno zoccolo quadrangolare realizzato in opera incerta di pietra lavica, scandita sugli angoli da spigoli in laterizio. Il tutto era ricoperto di un rivestimento in stucco, tramite il quale era simulato un ricco apparato architettonico: ai quattro angoli sono realizzate delle lesene di ordine corinzio che inquadrano, sui lati e sul retro del monumento, pareti scandite in zoccolo, ortostato e due filari di finta opera isodoma. Al centro della facciata principale invece, quello meridionale, si apre la grande nicchia rivestita d’intonaco bianco. Al di sopra di essa correva una fascia all’interno della quale era ricavato lo spazio per l’iscrizione: «L(ucio) CELLIO

L(uci) F(ilio) | Men(enia) DUO VIR(o) I(ure) D(icundo) tr(ibuno) | mil(itum) a populo | EX TESTAM(ento)». Ad entrambi i lati dell’iscrizione erano collocati due riquadri figurati con rilievo in stucco bianco: quello alla sua destra è completamente perduto, mentre in quello di sinistra è possibile individuare un giovane nudo e seduto, con un mantello poggiato sulle gambe ed un oggetto non identificabile impugnato nella destra; davanti a questo sembra di poter intravedere una seconda figura, di cui però è conservato unicamente il capo.

Il podio inferiore culminava in alto con una cornice modanata in stucco bianca, decorata con motivo a palmette. Per quanto riguarda la parte superiore del monumento, essa si articolava in un basso zoccolo rettangolare, di perimetro leggermente inferiore a quello del podio sottostante e realizzato in pietra lavica ed angoli in laterizio, al di sopra del quale si innalzava un tamburo cilindrico.

In base al fatto che poco distanti dal monumento siano stati rinvenuti cinque capitelli ed un elemento architettonico curvilineo, tutto in tufo di Nocera, consente di ipotizzare con relativa sicurezza che al di sopra del tamburo dovesse essere collocato un piccolo monoptero. Proprio tra gli intercolumni di

F 7 - Il Monumento 4 EN della necropoli di Porta Nocera, facciata