STELE ELLENISTICHE
GT 14 Relazioni familiari espresse all'interno delle iscrizioni di stele funerarie con soggetto del tipo Pudicitia
Piuttosto curioso è il caso di una stele proveniente da Iulia Gordos71, sebbene cronologicamente
collocabile verso la fine della diffusione di questi oggetti. Su di essa appare la raffigurazione di una donna in schema Pudicitia (accompagnata da un’ancella di dimensioni piuttosto grandi) cui segue una lunga epigrafe. La stele, realizzata per pubblico decreto, è un oggetto di forma rettangolare nella quale il rilievo figurato si inserisce in una cornice architettonica piuttosto semplice e sormontata da una ghirlanda. Accanto alla figura femminile è incisa una corona. Questo il testo dell’epigramma:
«[ὁ δῆμος] στεφανοῖ Τάτιον Τειμάρχου»
al di sotto del campo figurato:
χρυσῷ στεφάνῳ
γυναῖκα δὲ Μηνοδώρου τοῦ Μ-
70 Si veda al catalogo, nr. 31; 38; 39; 162.
86 ύρονος ἔτους μ', μηνός ε'72 Μάκρων και Ἀπολλώνιος και Τεί μαρχος καὶ Κλέων καὶ Νανᾶς τὴν μητέρα, Μενεκράτης ὁ πάππος κα[ὶ] Τείμαρχος καὶ Μελιτίνη τὴν θυγα- τέρα, Διόδωρος καὶ Απολλώνιος καὶ Ἀσ- κληπιαδης καὶ Βούτας τὴν ἀδελφη[ν] Μένανδρος καὶ Ἀσκληπιάδης τήν [ι]ανάτερα73, Μύρτον τὴν γάλως74, Μύρ- τον καὶ Δοδδοῦς τὴν σύννυ[μ] φον75, οἱ συνγενεῖς Τάτιον Τει μάρχου χρυσῷ στεφάνῳ χαῖρε.
Ora, sembrerebbe di poter intendere che in questo caso “Τάτιον” sia il nome femminile della defunta cui il popolo ha deciso di tributare pubblici onori e cui tutta una serie di altri personaggi si riferisce specificando il proprio grado di parentela nei suoi confronti (γυναῖκα, μητέρα, θυγατέρα, ἀδελφην, ιανάτερα, γάλως, σύννυμφον): fatto interessante, l’uso della tipologia Pudicitia nel rilievo copre lo spettro semantico di tutti questi gradi di relazione. Il che può significare anche che non ne copre nessuno, ovvero che il contenuto, appunto, semantico, del tipo non doveva essere percepito in rapporto con il ruolo che la donna ricopriva all’interno della famiglia: fatto che porterebbe a concludere che esso non comporterebbe intrinseco riferimento al ruolo di sposa che pure nella maggior parte dei casi la donna raffigurata in schema Pudicitia rivestiva.
Considerazioni molto interessanti possono essere fatte inoltre a proposito della diffusione della tipologia Pudicitia su questo tipo di stele sia in senso geografico che cronologico.
Si è detto prima come regioni e città diverse mostrino talvolta di preferire determinate tipologie ad altre, pur facendo tutte parte di un repertorio distribuito su vasta scala. Per il tipo Pudicitia accade proprio una cosa di questo tipo: la tipologia infatti trova attestazioni in tutta l’Asia Minore (da Antalya ad Efeso a Nicomedia), nelle isole egee prospicenti la costa (Chio e Rodi), fino alle Cicladi, dove Rineia, l’isola-necropoli dell’abitato di Delo, ha restituito non pochi esemplari.
Tuttavia in questo quadro una città spicca largamente sulle altre per numero di esemplari di stele con Pudicitia restituito: la città di Smirne76. Da qui provengono oltre una trentina di rilievi con questo
72 Questa indicazione non si riferirebbe all’età della moglie di Menodoro bensì al momento di approvazione del
decreto onorario secondo il sistema cronologico locale, vale a dire nel quarantesimo anno dell’era sillana calcolato a partire dalla fine della prima guerra mitridatica (si tratterebbe quindi del 46/5 a.C.).
73 Parola frigia corrispondente al greco ἐνάτηρ, significa “moglie del fratello del marito”.
74 La sorella del marito.
87 soggetto, laddove il secondo luogo di provenienza per numero di oggetti è l’isola di Rineia con sette esemplari77; Efeso sulla terraferma e Chio per quanto riguarda le isole, restituiscono quattro
esemplari ciascuna, al resto delle città non sono riconducibili che uno o due esemplari a testa, almeno per quanto riguarda i dati in nostro possesso.
Di fronte a questi numeri, la quantità di oggetti proveniente da Smirne appare esorbitante e del tutto fuori dal comune, segno evidente di una chiara predilezione per il soggetto. Dal punto di vista cronologico tutte le stele provenienti da questa città si possono collocare intorno al II sec. a.C., seppur con qualche strascico fino alla metà del secolo successivo.
Ma non è tutto: se passiamo ad analizzare la diffusione su stele delle sotto-tipologie in cui il più generale tipo Pudicitia può essere suddiviso, notiamo che tutte le principali diffuse in epoca ellenistica (II, III, IV, V e VI) siano attestate a Smirne.
Particolarmente interessante è il caso delle tipologie III e IV e V, tutte attestate quasi unicamente su stele. Per quanto riguarda la tipologia III, soprattutto, la quasi totalità degli esemplari è riconducibile a questa città: anche per quanto riguarda gli altri due tipi il quadro non cambia di tanto, al netto dei molti esemplari privi di una documentazione che ne attesti con sicurezza la provenienza, molti quali tuttavia sembrerebbero essere, ancora una volta, originari di Smirne.
I numeri sono insomma abbastanza significatici, al punto che potrebbero far ipotizzare, sulla base dell’evidente successo che queste tipologie avevano in Smirne (successo che per altro, a differenza di quanto accade per le altre tipologie, termina insieme alla produzione di stele in questa città), un legame piuttosto stretto tra questa città e il tipo Pudicitia, o al meno i suoi sottotipi, III, IV, V (e forse VI) da punto di vista della sua ideazione e della sua diffusione.
Più complesso è il caso del tipo II, certamente quello maggiormente attestato. Le stele di provenienza nota raffiguranti questa tipologia sono circa una trentina: ancora una volta Smirne risulta essere il luogo di provenienza più comune, ma con numeri meno significativi rispetto alle tipologie III, IV e V. Quel che invece è di grande interesse è il fatto che questa tipologia, unica fra tutte le altre, risulti essere attestata non solo nel corso del II sec. a.C. e agli inizi del I a.C., ma spinga la sua diffusione su stele, seppure in tono minore, ancora nel corso del I e del II sec. d.C., oltre ad essere l’unica attestata non solo nella regione della costa egea, ma anche in aree più interne dell’Asia Minore.
Che ciò sia legato ad una permanenza ininterrotta del tipo in quanto tale sembra dubbio, anche perché gli esemplari che sarebbero riconducibili a questo fenomeno sono comunque numericamente assai limitati. Probabilmente il fatto è da spiegarsi partendo dal presupposto che il tipo II è certamente tra tutti il più elementare: non è improbabile quindi che per quanto riguarda alcuni esemplari, più che di una vera e propria appartenenza alla tipologia, sia piuttosto più conveniente parlare di una generale ispirazione alla Pudicitia, cosa cui il sotto-tipo II doveva prestarsi più di altri.
76 Per un quadro completo della situazione archeologica e della produzione artistica di epoca antica in questa
città si veda Martinez, Augier, Hasselin Rous 2012.
88 La tipologia VI78, destinata nella statuaria ad un grandissimo successo in ambito occidentale tra I sec.
a.C. e I sec. d.C., è invece pochissimo presente, e ciò è a maggior ragione significativo, sulle stele ellenistiche d’Asia minore. Si tratta di pochi soli esemplari, uno proveniente, ancora una volta, da Smirne e gli altri da Rineia, tutti prodotti tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C.: quanto basta per attestare l’origine orientale della tipologia. È possibile che proprio l’isola di Delo abbia svolto un ruolo di mediazione nella sua diffusione dal contesto microasiatico a quello occidentale? Se ne parlerà all’interno del capitolo dedicato.
Un’ultima considerazione riguardo a queste sotto-tipologie merita un esemplare isolato di stele di provenienza ignota: si tratta di una stele oggi conservata presso il museo Maffeiano di Verona79. La
stele si data stilisticamente (poiché elementi di altro tipo mancano del tutto) alla prima metà del II sec. a.C.; dal punto di vista tipologico l’oggetto appare del tutto conforme rispetto alla norma delle stele diffuse in questo periodo in Asia Minore. Il fatto è che la foggia della veste della figura femminile in schema c.d. Pudicitia appare davvero peculiare ed isolata tra le raffigurazioni su rilievo coeve. Non isolata in assoluto però, dal momento che la si ritrova su un paio di stele provenienti da Rodosto, su alcune di provenienza attica, oltre che in un unico esemplare di statua proveniente da Atene80,
esemplari insomma di quella che è qui classificata come tipologia I: il fatto è che tutti questi oggetti, oltre a provenire da aree geograficamente distanti, sono datati senza eccezioni al IV sec.
L’esemplare veronese costituisce quindi l’attardamento di una ur-tipologia di Pudicitia o semplicemente una citazione squisitamente classicistica? Quello che è certo è che tale tipo non fu destinato ad ulteriore diffusione e non risulta attestato in alcun altro esemplare successivo a questa fase.
Non è escluso tuttavia che raffigurazioni di questa sorta costituiscano gli antecedenti di un’altra tipologia, questa volta però diffusa in epoca romana ed in ambito occidentale: la tipologia VIII. In particolare il modo in cui, nella tipologia I, il mantello pende sotto l’avambraccio della figura andando a disporsi in un lembo triangolare, sembra presentare non poche somiglianze con quanto riscontrabile sotto questo aspetto nelle figure del tipo VIII. Un nesso diretto tra due tipi tanto lontani nel tempo e nello spazio è ovviamente difficile da dimostrare: tuttavia alcuni elementi di confronto sembrano esserci ed è giusto vengano messi in evidenza.
78 Corrispondente alla tipologia Braccio Nuovo della Classificazione Linfert.
79 Vedi catalogo nr. 5.
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