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Le dinamiche dal lato dell’offerta: una polarizzazione “negativa” soprattutto per i giovani che entrano nel mercato del lavoro

Evoluzione dell’occupazione: intensità, polarizzazione e soddisfazio ne del lavoro

7. Le dinamiche dal lato dell’offerta: una polarizzazione “negativa” soprattutto per i giovani che entrano nel mercato del lavoro

Le tendenze dell’occupazione, cioè il confronto tra lo stock degli occupati in due mo- menti diversi, sono in realtà l’esito di molteplici movimenti tra le condizioni di occu- pato, in cerca di lavoro e inattivo che le persone possono sperimentare sul mercato del lavoro. L’aumento (o riduzione) dell’occupazione dipende dal bilancio tra i movi- menti in entrata (persone in cerca di lavoro o inattivi che trovano lavoro), che possono riguardare sia posti di lavoro esistenti sia posti di lavoro aggiuntivi, e quelli in uscita (persone che perdono il lavoro, dimissioni volontarie, pensionamenti), che possono ri- guardare posizioni che verranno occupate da altri lavoratori in sostituzione o posizio- ni per cui non vi sarà ricambio. Per comprendere come questi movimenti interessino gli individui in fasi diverse della loro carriera occupazionale – ad esempio i giovani che entrano nel mercato del lavoro o gli adulti che già vi sono – bisognerebbe disporre di dati longitudinali, gli unici che consentono di osservare le traiettorie individuali. Solo l’osservazione longitudinale consente di comprendere se la riduzione dell’occu- pazione nelle posizioni a media qualificazione implica, come spesso si ritiene, l’espul- sione degli adulti e degli anziani impiegati in questi lavori, destinandoli alla disoccu- pazione o al pensionamento, oppure se la polarizzazione interessa maggiormente le nuove occasioni di lavoro destinate ai giovani in ingresso nel mercato del lavoro. Un recente studio sul Regno Unito ha mostrato, usando dati individuali longitudinali, che il cambiamento tecnologico non ha influito tanto sulla probabilità di perdere il lavoro per gli adulti e gli anziani impiegati in posizioni intermedie quanto piuttosto sulla caduta della probabilità di svolgere questi lavori per i giovani che entrano nel mercato

Figura 13 - Tendenze dell’occupazione per livello di qualificazione degli occupati nei macro-settori, 2018/2013 (variazione in punti percentuali)

del lavoro.XIII

In mancanza di dati longitudinali, per l’Italia si può tentare di mostrare come la ten- denza alla polarizzazione dello stock di occupati sia frutto del ricambio demografico degli occupati, cioè interessi maggiormente i “nuovi entrati” delle giovani generazio- ni, disaggregando le variazioni della composizione dell’occupazione per due grandi fasce di età: i giovani dai 15 ai 34 anni e gli adulti con oltre 34 anni. La figura 14 confer- ma quanto rilevato nella ricerca sulla Gran Bretagna, poiché la polarizzazione asim- metrica al contrario risulta molto più marcata per i 15-34enni, cioè per i nuovi entrati, che per gli adulti e gli anziani. È sorprendente che dal 2013 al 2018 tra i 15-34enni la crescita delle occupazioni poco qualificate (+2,3 punti percentuali, pari a un aumento di 116 mila occupati) sia molto maggiore di quanto si rilevi per le occupazioni ad alta qualificazione (+1,1 punti percentuali con un aumento di soli 55 mila occupati). Tra gli over 34 anni, invece, il peso delle occupazioni qualificate e non qualificate cresce in misura simile, rispettivamente + 0,5 (con un aumento di 475 mila occupati) e +0,6 (pari a un aumento di 391 mila occupati). Inoltre, il peso delle occupazioni intermedie si riduce molto meno tra gli adulti (-1,1 punti percentuali, ma con una crescita di 169 mila occupati in valore assoluto) che non tra i giovani (-3,5 punti percentuali, con un saldo negativo di 180 mila occupati). Lo “svuotamento” della fascia intermedia della struttura occupazionale non sembra perciò l’esito della perdita di posti di lavoro da parte dei lavoratori adulti e anziani, ma piuttosto dell’esaurimento di questa doman- da di lavoro per i giovani in ingresso.

XIII. Thomas Kurer, Aina Gallego, Distributional consequences of technological change: Worker-level evidence, in «Research & Politics», Vol. 6, n. 1, 2019, pp. 1–9.

Figura 14 - Tendenze dell’occupazione per livello di qualificazione: confronto giovani (15-34) e adulti (over 34) 2018/2013 (variazione in punti percentuali)

Il più forte aumento della fascia di occupazione scarsamente qualificata per i giova- ni contrasta con il loro più elevato livello di istruzione rispetto agli adulti. I “nuovi entranti” o trovano le poche opportunità congruenti con il loro livello di istruzione oppure rischiano, molto più degli adulti, di inserirsi in posizioni scarsamente quali- ficate, essendo molto limitata la domanda di lavoro a loro rivolta per occupazioni a elevata e media qualificazione. Si tratta, in quest’ultimo caso, di posizioni in cui un più elevato titolo di studio può non significare necessariamente una dequalificazione dato il progressivo innalzamento delle credenziali di accesso, come avviene in molti lavori impiegatizi o operai ad alta specializzazione. Ma in mancanza di un canale di inseri- mento in queste occupazioni e soprattutto della scarsa domanda di lavoro altamente qualificato, la polarizzazione spinge i giovani in lavori sotto-qualificati molto più di quanto accade agli adulti.

A favore di questa lettura vi è la notevole crescita della quota di giovani che risultano sovra-istruiti secondo l’indicatore BES-ISTAT, che misura la percentuale di occupati con un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere una data professione (figura 15).

Se nel 2004 “solo” un giovane su 4 risultava sovra-istruito, nel 2018 il valore è salito al 43,3% per i 15-24enni e al 37,5% per i 25-34enni, contro valori sotto il 15% per le fasce di età oltre i 50 anni. Vero è che si tratta di una sovra-istruzione soltanto statistica, poi- ché il titolo di studio maggiormente posseduto è largamente influenzato dalla com- posizione per età degli occupati in quella professione. Dato il rapido aumento della scolarità in Italia, è abbastanza ovvio che i giovani che si sono inseriti recentemente in un’occupazione abbiano per lo più titoli di studio superiori alla gran maggioranza degli adulti e degli anziani che vi lavorano da tempo. Perciò, se i giovani si limitano

Figura 15 - Incidenza di occupati sovra-istruiti per classe di età (valori percentuali)

a sostituire gli anziani nelle stesse occupazioni il loro livello di sovra-istruzione auto- maticamente aumenta, anche senza che questo implichi essere realmente sovra-istruiti rispetto alla mansione che si svolge, cioè avere competenze in eccesso rispetto a quelle necessarie per svolgere i compiti richiesti. Anzi, è più che possibile che, nonostante una loro diffusa sovra-istruzione statistica, molti giovani italiani non posseggano le competenze adeguate per svolgere i loro compiti lavorativi con un buon livello di produttività.

Infatti, secondo l’OECD, i giovani italiani a tutti i livelli di istruzione si classificano agli ultimi posti tra i paesi sviluppati per quanto riguarda sia le competenze di lite- racy, cioè la capacità di comprendere il significato di un testo, sia quelle di numeracy, cioè le competenze matematiche. In particolare, secondo la Survey of Adults SkillsXIV,

in Italia i giovani tra i 20-24 in percorsi di istruzione terziaria o già laureati realizzano un punteggio di 281,7 sulla literacy, contro un valore medio per i paesi OECD di 295,6. L’Italia si posiziona, nel quadro europeo, solo prima della Grecia e, nel quadro dei paesi OECD, solo prima di Israele, Cile e Turchia. Prime in classifica la Finlandia (321) e l’Olanda (319), mentre per la Spagna, appena sopra l’Italia, il punteggio è 287,6. Per quanto riguarda la numeracy, con un punteggio di 267,8 contro un punteggio medio dei paesi OECD di 278,9, l’Italia scende anche sotto la Grecia, posizionandosi ultima tra i paesi europei e quart’ultima tra i paesi OECD, sempre prima solo di Israele, Cile e Turchia. Punteggi molto bassi che mantengono la stessa classifica ottengono non solo i giovani tra i 16 e i 24 anni in percorsi di istruzione o con al più un’istruzione secondaria, ma, per le competenze di literacy, anche le persone tra i 25 e i 65 anni con

XIV OECD, Skills Matter: Further Results from the Survey of Adult Skills, OECD Skills Studies, OECD Publishing, Paris 2016; OECD, Getting Skills Right: Good Practice in Adapting to Changing Skill Needs: A Perspective on France, Italy, Spain,

South Africa and the United Kingdom, OECD Publishing, Paris 2017.

Figura 16 - Tendenze dell’occupazione giovanile (15-34) per livello di qualificazione e ripartizione territoriale 2018/2013 (variazione in punti percentuali)

un’istruzione terziaria. Il quadro è molto simile per le competenze di numeracy, dove però gli adulti si posizionano sopra la Spagna. Quindi molti giovani lavoratori italiani possono essere sovra-istruiti solo per le credenziali formative, ma non per reali com- petenze e capacità.

Anche per quanto riguarda le tendenze dell’occupazione giovanile, infine, le differen- ze territoriali sono enormi (figura 16). Infatti, nelle regioni settentrionali si è affermata una chiara tendenza alla polarizzazione a favore delle occupazioni più qualificate: il peso degli impieghi qualificati cresce tra i 15-34enni in misura significativa (+2,3 punti percentuali) e, soprattutto, in misura nettamente maggiore di quello delle occupazioni poco qualificate (+1,5). Nelle regioni del Centro, al contrario, la polarizzazione è a fa- vore delle occupazioni a bassa qualificazione (+2,6 punti percentuali contro +0,7 delle occupazioni più qualificate) e, nelle regioni meridionali, il processo di dequalificazio- ne è ancora più marcato di quanto messo in luce per l’occupazione complessiva. Dun- que le possibilità di un lavoro altamente qualificato per i giovani non soltanto sono poche in Italia, ma sono anche concentrate nelle regioni settentrionali. Nelle regioni meridionali, al contrario, le poche opportunità di inserimento arrivano esclusivamen- te dall’area degli impieghi con scarsa qualificazione.

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