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Con la ripresa comunque cresce la soddisfazione per il lavoro svolto

Evoluzione dell’occupazione: intensità, polarizzazione e soddisfazio ne del lavoro

9. Con la ripresa comunque cresce la soddisfazione per il lavoro svolto

Da alcuni anni l’indagine ISTAT sulle forze di lavoro rileva anche la dimensione sog- gettiva della soddisfazione per il lavoro svolto. Come un’ampia letteratura discute, questa dimensione non è influenzata solo dalle condizioni oggettive del lavoro, ma anche dalle aspettative del lavoratore e dal confronto che il lavoratore può fare con la condizione di altri lavoratori che ritiene simili per altri aspetti, dall’età al livello di istruzione alla condizione sociale. Si spiega così perché gli indici di soddisfazione del lavoro non siano quasi mai usati nelle analisi sul mercato del lavoro. Tuttavia anch’es- si, pur con tutte le cautele necessarie, possono fornire delle informazioni utili sulla condizione degli occupati, soprattutto guardando alle tendenze nel corso del tempo. Ci si può chiedere, ad esempio, se il miglioramento della dinamica occupazionale a partire dal 2013 sia stato accompagnato da una crescita della soddisfazione per il la- voro svolto o se, al contrario, il recupero dei livelli occupazionali sia avvenuto senza alcun cambiamento nei livelli di soddisfazione.

una scala da 0 a 10, risulta in Italia (7,51) nettamente superiore a quello registrato nel 2013 (7,36). L’aumento della soddisfazione interessa tutte le dimensioni considerate e, in particolare, la soddisfazione per il guadagno che, pur tra gli aspetti di minore soddisfazione, sale da 6,19 a 6,63 e la soddisfazione per la stabilità del proprio impie- go - a metà classifica tra le dimensioni considerate - che da 6,90 sale a 7,33. Aumenta- no anche la soddisfazione per la carriera (da 5,84 a 6,1) – dimensione che comunque rimane la meno soddisfacente di tutte – e in, misura minore, la soddisfazione per le ore lavorate che passa da 6,98 a 7,20. Cresce, pur di poco, la più elevata soddisfazione per la distanza casa-lavoro, per il clima e le relazioni di lavoro e per il tipo di attività svolta. Il miglioramento appare importante, dunque, non solo perché interessa tutti gli aspetti di soddisfazione, ma anche perché è netto e maggiore proprio per quelle dimensioni che sono ritenute meno soddisfacenti e che più sono legate ad aspetti in- trinseci del lavoro, quali guadagno, stabilità e carriera.

Le differenze territoriali sono ampiamente attese e anche se, come per molte rilevazio- ni sul grado di soddisfazione, si può ipotizzare che i punteggi ottenuti siano distorti verso l’alto, il confronto non viene inficiato dato che la distorsione agisce a tutti i livel- li. Come mostra la figura 20, è evidente un netto gradiente territoriale: nel 2018 la sod- disfazione per il lavoro svolto è massima nelle regioni settentrionali (7,61), intermedia di quelle centrali (7,48) e minima in quelle meridionali (7,33). La soddisfazione degli occupati delle regioni settentrionali è maggiore per tutte le dimensioni, con l’eccezio- ne della soddisfazione per le opportunità di carriera, che in tutte le ripartizioni ter- ritoriali è l’aspetto di minore soddisfazione e che nelle regioni settentrionali registra un valore medio (6,06) inferiore a quello che si registra sia nelle regioni centrali (6,17) sia in quelle meridionali (6,14). La gerarchia delle dimensioni meno soddisfacenti è ovunque la stessa: in ultima posizione ci sono le opportunità di carriera, un poco so- pra il guadagno e, a salire, le ore lavorate e la stabilità. Quanto agli aspetti di maggiore

Figura 19 - Grado di soddisfazione degli occupati su diverse dimensioni del lavoro, punteggi medi

Per la dimensione “tipo attività” i dati si riferiscono al 2013 e al 2017.

soddisfazione, vi sono minime differenze: se nelle regioni settentrionali e in quelle meridionali la dimensione di maggiore soddisfazione è la distanza dal lavoro e il tem- po di percorrenza casa-lavoro, che risulta maggiore della soddisfazione per il tipo di attività svolta e per l’interesse per il proprio lavoro, in quelle meridionali e centrali la soddisfazione è maggiore per quanto riguarda il lavoro interessante e il tipo di attivi- tà, mentre un poco meno soddisfacente è la distanza casa-lavoro.

Le variazioni nel grado di soddisfazione registrate tra il 2013 e il 2018 evidenziano un miglioramento generalizzato (figura 21): la soddisfazione per il lavoro svolto cresce ovunque e cresce in misura maggiore nelle regioni meridionali (da 7,15 a 7,33) rispetto a quelle settentrionali (da 7,46 a 7,62) e centrali (da 7,35 a 7,48). La soddisfazione cresce ovunque proprio per gli aspetti più critici – stabilità, guadagno, ore lavorate e carriera – con una variazione molto simile in tutte e tre le aree territoriali.

Il grado di soddisfazione risente di non trascurabili effetti di composizione: è noto che le donne tendono a dichiarare livelli di soddisfazione più elevati degli uomini o che il livello di soddisfazione relativo ad alcune dimensioni (ad esempio carriera, retribuzione, interesse per il lavoro svolto) dipende dal tipo di occupazione nonché dal suo livello di qualificazione. La tabella 7 presenta il grado di soddisfazione per il lavoro svolto, definito in analogia con l’indicatore sintetico BES-ISTAT per uomini e donne, in corrispondenza dei diversi livelli di qualificazione. L’indicatore, pari alla media della soddisfazione per il guadagno, le relazioni di lavoro, il numero di ore la- vorate, la stabilità del lavoro, la distanza casa lavoro e l’interesse per il lavoro svolto, mostra come, in generale, la soddisfazione cresca al crescere della qualificazione, sia per gli uomini sia per le donne, pur con alcune eccezioni. Gli occupati in professioni intellettuali e a elevata qualificazione sono i più soddisfatti in assoluto, in particolare le donne, più di chi svolge una professione dirigenziale. Gli operai semi-qualificati

Figura 20 - Grado di soddisfazione degli occupati su diverse dimensioni del lavoro per area territoriale, 2018 (punteggi medi)

Per la dimensione “tipo attività” i dati si riferiscono al 2017.

sono in media più soddisfatti di quelli specializzati, in particolare tra gli uomini, per i quali inoltre, a differenza delle donne, la soddisfazione è più elevata quando sono oc- cupati in posizioni operaie rispetto a quando sono impiegati come addetti alle vendite o ai servizi. Le differenze tra uomini e donne, a questo livello di aggregazione, sono contenute e tuttavia le donne registrano un livello di soddisfazione in linea o supe- riore a quello degli uomini in corrispondenza delle occupazioni non manuali, mentre la soddisfazione delle donne è quasi sempre inferiore a quella degli uomini quando si considerano le occupazioni manuali. L’aumento della soddisfazione tra il 2013 e il 2018 interessa uomini e donne, a tutti i livelli di qualificazione, ma l’incremento è sistematicamente maggiore per gli uomini rispetto alle donne.

Tabella 7 - Grado di soddisfazione per il lavoro* svolto per livelli di qualificazione e genere

Uomini Donne 2013 2018 2013 2018 Dirigenti 7,35 7,61 7,39 7,60 Professioni intellettuali 7,38 7,57 7,52 7,68 Tecnici 7,32 7,55 7,46 7,57 Impiegati 7,28 7,52 7,35 7,56

Addetti vendite e servizi 7,07 7,29 7,17 7,35

Operai specializzati 6,98 7,33 7,01 7,26

Operai semi-qualificati 7,13 7,39 7,05 7,25

Occupazioni elementari 6,64 6,98 6,67 6,96

*media della soddisfazione per guadagno, relazioni, ore lavorate, stabilità, distanza, interesse.

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro.

Figura 21 - Grado di soddisfazione degli occupati su diverse dimensioni del lavoro per area territoriale, con- fronto 2018/2013 (variazione punteggi medi)

Per la dimensione “tipo attività” i dati si riferiscono al 2013 e al 2017.

La soddisfazione per il lavoro svolto varia anche e soprattutto in base alla posizione nella professione (figura 22). Sulla base dell’indicatore di soddisfazione sintetico co- struito come media della soddisfazione sulle principali dimensioni di soddisfazione rilevate, risulta che i lavoratori a tempo indeterminato sono i più soddisfatti in asso- luto (7,58 nel 2018), seguiti da imprenditori e liberi professionisti (7,35) e lavoratori autonomi (7,16). Meno soddisfatti sono invece i lavoratori a tempo determinato (6,99) e, ancor meno, coloro che lavorano con contratti di collaborazione (6,81). Rispetto al 2013, la soddisfazione aumenta per tutte le posizioni e, in particolare, cresce la sod- disfazione dichiarata dai lavoratori autonomi, dagli imprenditori e dai liberi profes- sionisti, ma la gerarchia non muta. La distanza tra la soddisfazione dei dipendenti a tempo indeterminato e quella dei collaboratori rimane ampia, soprattutto se si con- sidera che il lavoro in collaborazione ha un profilo di qualificazione elevato: oltre la metà dei collaboratori svolge una professione molto qualificata contro poco più di un terzo dei dipendenti a tempo indeterminato. Ma anche la soddisfazione dei lavoratori autonomi, il gruppo con la minore qualificazione, rimane più elevata. Si può avanzare l’ipotesi che la soddisfazione per il lavoro svolto sia in Italia molto influenzata dalla sicurezza, effettiva o percepita, della propria posizione lavorativa. Nel 2018 oltre il 95% dei lavoratori a tempo indeterminato, degli imprenditori e dei liberi professio- nisti ritiene improbabile perdere il lavoroXV o cessare l’attività nell’arco dei prossimi

XV Carlo De Gregorio, Federica Pintaldi, et al., op. cit.. Nel lavoro si stima che tra i lavoratori a tempo determinato che temono di perdere il lavoro ben l’81% sperimenta un’interruzione nella carriera lavorativa nei tre anni successivi mentre, tra coloro che non hanno timore di perdere il proprio impiego, il valore scende al 63,8%. Ma anche tra i lavoratori a tempo inde- terminato che temono di perdere il lavoro quasi la metà sperimenta una qualche forma di interruzione nella carriera mentre tra Figura 22 - Grado di soddisfazione per il lavoro svolto* per posizione nella professione e impegno (punteggi medi)

*media della soddisfazione per guadagno, relazioni, ore lavorate, stabilità, distanza, interesse.

6 mesi. Il valore si assesta a poco meno del 94% per i lavoratori autonomi e precipita al 73% per i collaboratori e al 65% per i lavoratori con un contratto a tempo determi- nato. Come stima un gruppo di lavoro dell’ISTAT su un panel di individui osservati tra il 2014 e il 2017, costruito integrando informazioni statistiche e amministrative, l’insicurezza percepita è un buon predittore del rischio reale di perdere il lavoro e la soddisfazione rispetto a tutte le dimensioni considerate è tanto più bassa quanto più nei periodi successivi si sperimentano interruzioni nella carriera lavorativa. Le dimensioni soggettive e oggettive della qualità del lavoro sembrano dunque essere in stretta relazione e la percezione dell’insicurezza diminuisce la soddisfazione rispetto a tutti gli altri aspetti.

Anche l’impegno orario del lavoro sembra influenzare i livelli di soddisfazione (figu- ra 23). I lavoratori meno soddisfatti sono quelli che lavorano a tempo parziale per non aver trovato un lavoro a tempo pieno (6,6 per gli uomini e 6,9 per le donne), con valori molto distanti da quelli dei lavoratori part time per altri motivi (7,54 per gli uomini e 7,65 per le donne), che sono anche più soddisfatti dei lavoratori full time, sia nel caso degli uomini (7,45) sia nel caso delle donne (7,54). La volontarietà della condizione dunque, come prevedibile, è associata a livelli più elevati di soddisfazione. Senza po- ter verificare se scegliere o subire un impegno orario ridotto influenzi la soddisfazione per tutte le dimensioni considerate, come il gruppo di lavoro ISTAT ha fatto per la stabilità grazie ai dati longitudinali, possiamo comunque confrontare la soddisfazio- ne dei part timer involontari e di quelli per altri motivi su tutti gli aspetti indagati. Si tratta di occupati che hanno un profilo di qualificazione simile e le differenze dovreb- bero interessare soprattutto alcuni aspetti specifici, in particolare l’orario di lavoro e la remunerazione. Come mostra la figura 23, per gli uomini in particolare, il part-time involontario non solo è molto meno soddisfacente sotto il profilo dell’orario di lavoro, della remunerazione e della stabilità, ma anche rispetto a tutte le altre dimensioni. Dunque, non si può escludere anche nel caso della volontarietà della posizione, che l’insoddisfazione per alcuni aspetti eserciti un effetto “trascinamento” dell’insoddi- sfazione verso tutte le dimensioni. Certo è, invece e più in generale, che la ripresa dell’occupazione è associata a una crescita della soddisfazione per il lavoro svolto, a indicare se non un reale miglioramento delle condizioni di lavoro un miglioramento della percezione del “clima” del mercato del lavoro.

Figura 23 - Grado di soddisfazione degli occupati part time su diverse dimensioni del lavoro, 2018 (punteggi medi)

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Capitolo 2

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