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L’esplosione del part time involontario e i mutamenti nella composizione demo grafica dell’occupazione

Evoluzione dell’occupazione: intensità, polarizzazione e soddisfazio ne del lavoro

2. L’esplosione del part time involontario e i mutamenti nella composizione demo grafica dell’occupazione

Gli anni della crisi sono segnati da un vero e proprio crollo dei lavori a tempo pieno: in soli 5 anni ne scompaiono oltre 1.500.000, quasi l’8%I. La caduta dell’occupazione

fu rallentata soltanto da un aumento dei rapporti di lavoro a tempo parziale, che nel complesso dal 2008 al 2013 crescono quasi di 660.00 unità, ma con un fortissimo muta- mento della loro composizione, poiché aumentano di quasi 1.100.000 unità i part timer involontari, cioè di coloro che non sono riusciti a trovare un lavoro a tempo pieno, e diminuiscono di oltre 400.000 unità i part timer per altri motivi, per lo più familiari (soprattutto per le donne), di studio (per i giovani) o anche per un pensionamento par- ziale (per gli anziani), che si possono definire volontari perché nella logica della con- ciliazione dei tempi di lavoro con quelli personali. La ripresa economica segna anche una ripresa dei rapporti a tempo pieno, che dal 2013 al secondo trimestre del 2019 cre- scono di oltre 880.000 unità, mentre quelli a tempo parziale involontario continuano a crescere di oltre 470.000 unità e quelli a tempo parziale per altri motivi ristagnano, poiché crescono soltanto di 65.000 unità.

In soli 11 anni prima la caduta e poi la ripresa dell’occupazione ne hanno profonda- mente sconvolto la composizione per tipo di tempo di lavoro, ma non soltanto. Come mostra la figura 2, nel complesso gli occupati a tempo parziale involontario sono cre- sciuti di 1.560.000 unità, passando da 5,8% a 12,3%, mentre quelli a tempo pieno han- no perso quasi 680.00 unità, scendendo da 85,7% a 81,0% e quelli a tempo parziale per altri motivi hanno perso quasi 400.000 unità, scendendo da 8,4% a 6,7%. Quindi, se il volume dell’occupazione è tornato al livello pre-crisi (dopo ben 11 anni, mentre gli altri paesi europei hanno recuperato molto prima e anche la grande crisi iniziata nel 1929 si è conclusa in Italia dopo soli 7 anni), la sua intensità in termini di ore lavorate e

I. I dati e le elaborazioni presentate nel capitolo si basano, ove non altrimenti specificato, sui microdati ISTAT della Rilevazione continua sulle forze di lavoro nella versione ad uso pubblico.

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quindi anche di retribuzioni percepite dai lavoratori è ancora molto inferiore. Questo è il reale prodotto avvelenato della crisi più che la maggiore precarietà, poiché la per- centuale di dipendenti a tempo indeterminato sul totale dell’occupazione è rimasta intatta e la crescita di quelli a tempo determinato si deve tutta alla riduzione degli in- dipendenti, che prosegue quasi ininterrotta dal 2004 per la forte caduta degli artigiani e dei piccoli commercianti, mentre in controtendenza aumenta il lavoro indipendente intellettuale, ove però si celano anche i “lavoratori economicamente dipendenti”, cioè i collaboratori e le false partite Iva.

Questo mutamento nelle caratteristiche dell’occupazione per orario di lavoro ha in- fluito in misura significativa sulla sua composizione demografica perché i rapporti a tempo parziale, soprattutto se involontari, sono molto più diffusi tra le donne e tra i più giovani.

Nei paesi dell’Europa centro-settentrionale la crescita dell’occupazione femminile è stata sempre accompagnata dalla crescente diffusione del lavoro a tempo parziale volontario e in quelli dell’Europa meridionale di quello involontarioII. Così in Italia in

soli 10 anni le donne occupate sono cresciute dell’8%, pari a quasi 740.000 occupate in più, e il tasso di occupazione da 15 a 64 anni è cresciuto quasi ininterrottamente (solo due brevi interruzioni nei momenti più acuti della crisi) dal 51% sino a poco oltre il 56% (comunque ancora 7 punti percentuali meno della media dell’Unione Europea a 28). Ma l’aumento dell’occupazione femminile è avvenuto largamente a spese di quel- la maschile: dal 2008 al secondo semestre del 2019 gli occupati maschi si sono ridotti

II. Paolo Barbieri, Giorgio Cutuli, Raffaele Guetto, Stefani Scherer, Part time employment as a way to increase women’s em-

ployment: (Where) does it work, in «International Journal of Comparative Sociology», 60 (4), June 2019, p. 249-268.

tempo parziale, soprattutto se involontari, sono molto più diffusi tra le donne e tra i più giovani.

Nei paesi dell’Europa centro-settentrionale la crescita dell’occupazione femminile è stata sempre accompagnata dalla crescente diffusione del lavoro a tempo parziale volontario e in quelli dell’Europa meridionale di quello involontarioii. Così in Italia in soli

10 anni le donne occupate sono cresciute dell’8%, pari a quasi 740.000 occupate in più, e il tasso di occupazione da 15 a 64 anni è cresciuto quasi ininterrottamente (solo due brevi interruzioni nei momenti più acuti della crisi) dal 51% sino a poco oltre il 56% (comunque ancora 7 punti percentuali meno della media dell’Unione Europea a 28). Ma l’aumento dell’occupazione femminile è avvenuto largamente a spese di quella maschile: dal 2008 al secondo semestre del 2019 gli occupati maschi si sono ridotti dell’1,6%, pari a oltre 220.000 occupati in meno, e il loro tasso di occupazione 15-64 anni, dopo una brusca caduta dal 70% a meno del 65%, è risalito soltanto al 68% (ben 6 punti percentuali meno della media europea). Il tradizionale predominio dei maschi tra gli occupati si è ridotto (la loro percentuale si è ridotta da quasi il 60% a meno del 58%) e per di più il part time involontario è quasi triplicato, pur restando ancora su livelli molto più bassi che non tra le donne.

Figura 2 - Variazioni dell'occupazione da 2008 a 2019Q2 per impegno di lavoro e genere, Italia

(valori in migliaia)

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro.

Alla femminilizzazione dell’occupazione si è accompagnato un suo deciso invecchiamento, in particolare di quella a tempo pieno, poiché la crescita del part time involontario ha interessato in maggior misura i giovani adulti (da 25 a 34 anni) e gli adulti (da 35 a 54 anni). Come mostra la figura 3, tra i maschi anziani (da 55 a 64 anni) la percentuale di occupati a tempo pieno ha continuato a crescere significativamente anche durante la crisi e il part time involontario è cresciuto di poco, a causa principalmente della riforma pensionistica, ma anche del giungere ai 60 anni di una generazione più istruita e quindi con una carriera lavorativa più breve e occupata in attività meno usuranti. Per contro, nonostante la crescente diffusione del part time involontario, è diminuito durante

Figura 2 - Variazioni dell’occupazione da 2008 a 2019Q2 per impegno di lavoro e genere, Italia (valori in migliaia)

dell’1,6%, pari a oltre 220.000 occupati in meno, e il loro tasso di occupazione 15-64 anni, dopo una brusca caduta dal 70% a meno del 65%, è risalito soltanto al 68% (ben 6 punti percentuali meno della media europea). Il tradizionale predominio dei maschi tra gli occupati si è ridotto (la loro percentuale si è ridotta da quasi il 60% a meno del 58%) e per di più il part time involontario è quasi triplicato, pur restando ancora su livelli molto più bassi che non tra le donne.

Alla femminilizzazione dell’occupazione si è accompagnato un suo deciso invecchia- mento, in particolare di quella a tempo pieno, poiché la crescita del part time involonta- rio ha interessato in maggior misura i giovani adulti (da 25 a 34 anni) e gli adulti (da 35 a 54 anni). Come mostra la figura 3, tra i maschi anziani (da 55 a 64 anni) la percentuale di occupati a tempo pieno ha continuato a crescere significativamente anche durante la crisi e il part time involontario è cresciuto di poco, a causa principalmente della riforma pensionistica, ma anche del giungere ai 60 anni di una generazione più istruita e quin- di con una carriera lavorativa più breve e occupata in attività meno usuranti. Per con- tro, nonostante la crescente diffusione del part time involontario, è diminuito durante la crisi e si è di pochissimo ripreso successivamente il tasso di occupazione dei giovani (15-24 anni), degli adulti e soprattutto dei giovani adulti, sui quali dovrebbe gravare il compito di uscire dalla casa dei genitori e di costruire le nuove famiglie.

Simili sono stati gli andamenti dei tassi di occupazione delle donne, anche se ovvia- mente si segnala un ben maggiore aumento del part time involontario, soprattutto tra le giovani adulte (25-34 anni) e anche tra le adulte (35-54 anni). Come mostra la figura 4, soltanto grazie a un forte aumento del part time involontario il tasso di occupazione delle donne giovani si riduce non molto nella crisi e quindi riprende un poco e quello delle donne adulte cresce seppur di pochissimo. Il part time, sia volontario che invo- lontario, cresce poco soltanto tra le donne over 55 anni, per le quali anzi, come per i maschi, continua a crescere il tasso di occupazione a tempo pieno, risultato di uno

Figura 3 - Tassi di occupazione per età e impegno di lavoro - Maschi

slittamento dell’età di pensionamento oltre che della maggiore scolarità e dell’inseri- mento in mansioni meno usuranti.

Poiché il tempo parziale involontario è ovviamente frutto non delle scelte dei lavora- tori e delle lavoratrici, ma di quelle della domanda di lavoro da parte delle imprese, si può concludere che è stato l’andamento della (scarsa) domanda di lavoro a provocare sia una decisa femminilizzazione, sia un forte invecchiamento dell’occupazione.

3. L’Italia ha ormai il record europeo del part time involontario per le donne (e an-

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