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Tecnologia, necessità di aggiornamento delle competenze, mismatch e perfor mance delle imprese

Mercato del lavoro e nuove tecnologie

4. Tecnologia, necessità di aggiornamento delle competenze, mismatch e perfor mance delle imprese

L’intensità e la stabilità dei rapporti di lavoro all’interno delle imprese non esaurisce la complessità dei meccanismi attraverso cui le nuove tecnologie task biased influenza- no l’organizzazione del lavoro e, per questa via, le potenzialità di crescita e di inclu- sione del mercato del lavoro.

Un altro elemento centrale che viene chiamato in causa dalla transizione tecnologica in atto riguarda la necessità di investire continuamente in nuove competenze pro- fessionali ovvero nell’aggiornamento di quelle già esistenti, come leva strategica per migliorare l’efficienza dei processi produttivi e la competitività.

In generale le aziende che individuano la necessità di arricchimento/aggiornamento della base di conoscenza interne, si trovano di fronte a due alternative principali: tra- sferire nuove competenze alla forza lavoro dipendente attraverso programmi di for- mazione specifici; affidarsi al mercato del lavoro per assumere lavoratori dotati delle competenze necessarie. Queste soluzioni non sono necessariamente alternative e la loro attrattiva può variare a seconda del tipo di competenze “necessarie”: se le compe- tenze da aggiungere sono completamente nuove e peculiari, ad esempio perché com-

7. Il presente capitolo è tratto da precedenti analisi contenute in Fanti, L., Guarascio, D.,Tubiana, M. (2019) e Franceschetti, M., Guarascio, D., & Mereu, M. G. (2019). Si rimanda alle pubblicazioni originali per maggiori det- tagli

plementari ad una tecnologia radicalmente nuova, la formazione della “vecchia” forza lavoro può risultare inefficiente e costosa rispetto all’assunzione di nuovi lavoratori già dotati delle competenze richieste. Inoltre, il costo-opportunità della formazione in- terna rispetto all’assunzione (adeguata) di lavoratori qualificati può variare a seconda della tipologia di impresa (dimensione, caratteristiche tecnologiche e organizzative) che deve far fronte a tali esigenze.

Le industrie caratterizzate da produzioni ad alta tecnologia tendono a richiedere com- petenze sofisticate che in genere vengono acquisite attraverso programmi specializza- ti di istruzione superiore. In questo caso, le aziende avranno una minore propensione ad optare per la formazione interna dato lo sforzo necessario per trasferire tali compe- tenze. Un ragionamento analogo può valere per i servizi low-tech (come, ad esempio, nel caso dei servizi sanitari e di assistenza sociale), dove competenze come l’empatia, la capacità di interagire con gli altri e, più in generale, la conoscenza esperienziale (ta- cita) sono cruciali per svolgere con successo i compiti.

L’insieme di queste argomentazioni e ipotesi possono essere verificate empiricamente grazie alla disponibilità dei dati dell’indagine “Professioni e Competenze nelle impre- se” (PEC-INAPP). Le statistiche descrittive e le elaborazioni econometriche sviluppate a partire da questa base informativa permettono infatti di cogliere in profondità alcuni aspetti importanti della relazione che lega i fabbisogni di aggiornamento delle compe- tenze, capacità di colmare tale bisogno e la produttività delle imprese8.

A titolo di esempio, si possono riportare alcune evidenze riguardanti la distribuzione dei fabbisogni formativi tra i vari settori produttivi, aree geografiche e dimensione aziendale.

I settori maggiormente interessati sono quelli relativi a istruzione, sanità e servizi alle persone (47,8% delle imprese), comunicazione, attività finanziarie e altri servizi alle imprese (38,6%), chimica, farmaceutica e plastica (37,7%), elettronica (36,9%), energia, acqua e rifiuti (35,3%) e metalmeccanica (34,4%). Di particolare interesse è la crescita del fabbisogno manifestato dalle imprese registrabile confrontando il dato del 2014 con quello del 2017: +6,2% nei settori istruzione, sanità e servizi alle persone; +4,4% nella chimica e nella farmaceutica; +5% per le industrie alimentari e +3,9% nel settore metalmeccanico (Franceschetti et al. 2019).

L’indagine PEC-INAPP fotografa anche la localizzazione geografica dei fabbisogni espressi dalle imprese. Il dato più alto si registra nel Nord Est (36,5% delle imprese intervistate nel Nord Est reputano necessario ricorrere a nuove attività formative per soddisfare nuovi fabbisogni) e nel Nord Ovest (36,3%). Le percentuali più basse sono registrate al Sud (34,5%) e al Centro (33,5%). In termini di dinamica (confrontando il dato del 2014 con quello del 2017), si osserva una crescita della percentuale delle imprese del Nord Ovest e del Nord Est che ritengono necessario aggiornare le compe- tenze dei propri dipendenti (rispettivamente +5,3% e +3,5%); mentre nel Mezzogiorno si riscontra una diminuzione (-1,3%). Il settore che registra le variazioni positive più forti è, in tutte le ripartizioni geografiche, quello dell’istruzione, assistenza e servizi

8. L’indagine PEC-INAPP è rivolta a un campione rappresentativo di circa 35000 imprese private italiane e fornisce informazioni di dettaglio circa le figure professionali e le relative conoscenze e competenze da aggiornare. Ad ogni impresa coinvolta nell’indagine viene chiesto di identificare, se ce ne sono, un massimo di 5 figure professionali per le quali l’imprenditore considera necessario un aggiornamento o arricchimento delle competenze. Per ciascuna figura professionale identificata, l’imprenditore può segnalare un numero consistente di conoscenze, competenze e abilità che ritiene necessario alimentare nella forza lavoro.

alle persone (si va dal +14% nel Nord Ovest al +0,9% del Mezzogiorno). Guardando al solo comparto manifatturiero, i settori che manifestano la necessità di investire per aggiornare le competenze della forza lavoro sono, in particolare, il chimico-farmaceu- tico, l’alimentare, il tessile e il metalmeccanico nel Nord Ovest (con tassi di variazione rispettivamente del 7,4%, 6,2% e 5,9%). Nel Nord Est, un fabbisogno analogo è mani- festato maggiormente in settori quali il commercio, i trasporti, il turismo e ancora il settore metalmeccanico (rispettivamente 5,6% e 5,3%).

Naturalmente la capacità di riconoscere un fabbisogno di aggiornamento delle com- petenze non è distribuita in modo omogeneo tra varie tipologie di aziende. In partico- lare, le dimensioni possono correlarsi positivamente con la propensione a riconoscere e dichiarare tale necessità. Per verificare l’entità di tale correlazione (fabbisogno di competenze rispetto alle dimensioni dell’azienda), riportiamo una serie di statistiche descrittive che mostrano la distribuzione delle imprese per dimensione relativamente alla variabile indicatrice -Skill Demand (SD) - che assume valore 1 se l’impresa manife- sta un fabbisogno e 0 altrimenti (si veda Fanti et al. 2019 per i dettagli metodologici). In linea con le attese, quanto riportato nella figura 3 suggerisce che le grandi imprese sono associate ad una probabilità relativamente alta di riconoscere e identificare i pro- pri fabbisogni di competenze.

Figura 3. Fabbisogno di aggiornamento/arricchimento delle competenze e dimensione delle imprese

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La figura 4 riporta il conteggio delle competenze che gli imprenditori coinvolti nella PEC hanno dichiarato di dover aggiornare (Nskill) rispetto alla strategia innovativa adottata da tale azienda nei tre anni precedenti. Il fabbisogno viene confrontato con tre variabili di innovazione, vale a dire l’innovazione di prodotto (prodServ), di proces- so (plantTech) e organizzativa (organiz). Come mostrano chiaramente i dati della figura 2, l’intensità del fabbisogno è correlata all’intensità dell’attività innovativa, indipen- dentemente dalla dimensione considerata (i.e. innovazione di prodotto, di processo o organizzativa).

Il quadro descrittivo viene poi arricchito dall’analisi econometrica avente per ogget- to la stima di un’equazione di regressione che esprime la produttività del lavoro in funzione dell’ intensità del fabbisogno di aggiornamento delle competenze e della capacità di colmarlo attraverso l’assunzione di lavoratori nelle professioni in cui si manifesta tale necessità (si veda Fanti et al. 2019 per un’illustrazione dettagliata della prassi metodologica seguita per costruire l’indicatore) 9.

9. Formalmente l’analisi econometrica si sviluppa sulla base della seguente equazione di regressione: (1)

Fonte: Fanti et al. 2019. Nota: la parte blu delle barre contiene le osservazioni (imprese) che hanno dichiarato di avere un fabbisogno. Nell’asse orizzontale è riportata la distribuzione delle imprese per numero di competenze che sono state identificate come in necessità di aggiornamento.

Il quadro descrittivo viene poi arricchito dall’analisi econometrica avente per oggetto la stima di un equazione di regressione che esprime la produttività del lavoro in funzione dell’ intensità del fabbisogno di aggiornamento delle competenze e della capacità di colmarlo attraverso l’assunzione di lavoratori nelle professioni in cui si manifesta tale necessità (si veda Fanti et al. 2019 per un’illustrazione dettagliata della prassi metodologica seguita per costruire l’indicatore) 9.

La Tabella 2 riporta i risultati delle regressioni applicate a due distinte specificazioni della equazione di produttività .

Nel complesso, non sembrano emergere particolari effetti per ciò che concerne la relazione tra fabbisogno di aggiornamento e produttività delle imprese quando il primo si caratterizza per bassa o media intensità. Tuttavia, l'elevata intensità del fabbisogno appare significativamente e positivamente correlate alla produttività delle imprese, inducendo a

9 Formalmente l’analisi econometrica si sviluppa sulla base della seguente equazione di regressione:

(1) 𝐿𝐿𝐿𝐿𝐿𝐿 𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑃𝑖𝑖,𝑠𝑠,𝑎𝑎,𝑡𝑡 = 𝑆𝑆𝑆𝑆𝑖𝑖,𝑠𝑠,𝑎𝑎,𝑡𝑡+ 𝑆𝑆𝑆𝑆𝑖𝑖,𝑠𝑠,𝑎𝑎,𝑡𝑡+ 𝑋𝑋𝑖𝑖,𝑠𝑠,𝑎𝑎,𝑡𝑡+ 𝜌𝜌𝑡𝑡+ 𝜎𝜎𝑠𝑠+ 𝜑𝜑𝑎𝑎+ 𝜀𝜀𝑖𝑖,𝑠𝑠,𝑎𝑎,𝑡𝑡

dove la produttività del lavoro (Lab Prod) dell’impresa i, appartenente al settore s, all’area geografica a ed osservate nel tempo t (2012, 2014 e 2017) è posta in relazione a due variabili principali: domanda di aggiornamento delle competenze SD (categorizzata, in questo caso, in alta, media e bassa domanda) e lo Skill Match indicator (SM) - proposto per la prima volta da Fanti et al. (2019) - che consente appunto di misurare la capacità relative dell’impresa di colmare il fabbisogno di competenze denunciato attraverso l’assunzione di lavoratori afferenti a professioni nell’ambito delle quali tali competenze risultano essere prevalenti. Il vettore X include una serie di controlli che riflettono i fattori chiave della domanda e dell'offerta che possono influenzare la dinamica della produttività. Si procede quindi alla stima di due distinte specificazioni dell’equazione (1), con e Figura 4. Numero di competenze da aggiornare e innovazione nelle imprese

Nota: la parte blu delle barre contiene le osservazioni (imprese) che hanno dichiarato di avere un fabbisogno. Nell’asse orizzontale è riportata la distribuzione delle imprese per numero di competenze che sono state identifi- cate come in necessità di aggiornamento.

La tabella 2 riporta i risultati delle regressioni applicate a due distinte specificazioni della equazione di produttività .

Nel complesso, non sembrano emergere particolari effetti per ciò che concerne la rela- zione tra fabbisogno di aggiornamento e produttività delle imprese quando il primo si caratterizza per bassa o media intensità. Tuttavia, l’elevata intensità del fabbisogno appare significativamente e positivamente correlata alla produttività delle imprese, inducendo a pensare che lo stesso fabbisogno costituisca, come ipotizzato in prece- denza, di dinamismo e consapevolezza strategica: le aziende più consapevoli del loro potenziale produttivo sono quelle che è verosimile si caratterizzino per una gestione più accorta e lungimirante, elemento che pare avere riflessi anche sulla performance. Un risultato più netto riguarda la capacità di colmare il gap introducendo, mediante nuove assunzioni, esattamente le competenze che si è identificato come bisognose di aggiornamento e/o consolidamento. L’indicatore, infatti, risulta essere significativa- mente e positivamente correlato alla produttività delle imprese considerate nell’ana- lisi (in Fanti et al. 2019 sono fornite una serie di analisi aggiuntive che confermano la robustezza di questo risultato).

Tabella 5 Produttività del lavoro, fabbisogni di aggiornamento delle competenze e grado di Skill

Mismatch Modello 1 Modello 2 Fabbisogni competenze (Low) 0.063 (-0.212, 0.339) Fabbisogni competenze (Med) 0.005 -0.051 (-0.274, 0.283) (-0.371, 0.270) Fabbisogni competenze (Alto) 0.694*** 0.750*** (0.223, 1.165) (0.265, 1.234) Skill Match 0.342*** (0.295, 0.390) Osservazioni 20,689 9,469

Fonte: Fanti et al. 2019.

In questo capitolo si è inteso esplorare, a livello di impresa, il rapporto tra la produtti-

dove la produttività del lavoro (Lab Prod) dell’impresa i, appartenente al settore s, all’area geografica a ed osserva- te nel tempo t (2012, 2014 e 2017) è posta in relazione a due variabili principali: la domanda di aggiornamento delle competenze SD (categorizzata, in questo caso, in alta, media e bassa domanda) e lo Skill Match indicator (SM) - pro- posto per la prima volta da Fanti et al. (2019) - che consente appunto di misurare le capacità relative dell’impresa di colmare il fabbisogno di competenze denunciato attraverso l’assunzione di lavoratori afferenti a professioni nell’ambito delle quali tali competenze risultano essere prevalenti. Il vettore X include una serie di controlli che riflettono i fattori chiave della domanda e dell’offerta che possono influenzare la dinamica della produttività. Si procede quindi alla stima di due distinte specificazioni dell’equazione (1), con e senza l’inclusione dell’indicatore di Skill Match (SM).

vità del lavoro, il fabbisogno di aggiornamento delle competenze (aggregate e distinte per settori di competenza) e la capacità di colmare il gap rappresentato da tale fabbiso- gno attraverso le nuove assunzioni.

L’evidenza discussa finora fornisce due importanti risultati. In primo luogo, l’identifi- cazione della necessità di aggiornare o arricchire la propria base di conoscenza risulta essere un segnale di dinamismo (quanto il fabbisogno è elevato) che si riflette positi- vamente sulla produttività. In secondo luogo, la capacità di soddisfare rapidamente i fabbisogni di competenze sembra anch’essa di fondamentale importanza per mi- gliorare le prestazioni delle imprese in termini di produttività. Un tempestivo adatta- mento della base di conoscenze (attraverso l’introduzione di competenze adeguate), infatti, risulta essere un fattore chiave del dinamismo economico, tecnologico e orga- nizzativo delle imprese.

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