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La polarizzazione asimmetrica si attenua ma con enormi differenze territorial

Evoluzione dell’occupazione: intensità, polarizzazione e soddisfazio ne del lavoro

5. La polarizzazione asimmetrica si attenua ma con enormi differenze territorial

Come ricordato nel Rapporto CNEL 2018, da metà anni Novanta in tutti i paesi svilup- pati la struttura dell’occupazione per livelli di qualificazione professionale presenta una tendenza alla polarizzazione, cioè alla contemporanea crescita sia della fascia più qualificata (dirigenti, professioni intellettuali, tecnici) sia di quella meno qualificata (addetti alla vendita e ai servizi alla persona, operai comuni) dell’occupazione, seppur quest’ultima in misura minore, a scapito della riduzione della fascia intermedia (im- piegati esecutivi, operai specializzati e qualificati). Il fenomeno è indotto da un lato dall’innovazione tecnologica, che ha un maggiore impatto sulle occupazioni routina- rie ed esecutive, dall’altro dalla crescente globalizzazione dei processi economici che

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro.

5. La polarizzazione asimmetrica si attenua ma con enormi differenze territoriali

Come ricordato nel Rapporto CNEL 2018, da metà anni Novanta in tutti i paesi sviluppati la struttura dell’occupazione per livelli di qualificazione professionale presenta una tendenza alla polarizzazione, cioè alla contemporanea crescita sia della fascia più qualificata (dirigenti, professioni intellettuali, tecnici) sia di quella meno qualificata (addetti alla vendita e ai servizi alla persona, operai comuni) dell’occupazione, seppur quest’ultima in misura minore, a scapito della riduzione della fascia intermedia (impiegati esecutivi, operai specializzati e qualificati). Il fenomeno è indotto da un lato dall’innovazione tecnologica, che ha un maggiore impatto sulle occupazioni routinarie ed esecutive, dall’altro dalla crescente globalizzazione dei processi economici che promuove, attraverso le strategie di delocalizzazione, la riduzione dell’occupazione industriale nei paesi più avanzati.

Anche l’occupazione italiana è interessata, nel lungo periodo, da una tendenza alla polarizzazione, sebbene con un’asimmetria solo accennata poiché tra il 1995 e il 2015 la crescita dell’occupazione qualificata è importante quasi quanto quella dell’occupazione non qualificata viii. Negli anni della Grande Recessione (2008-2010) si è addirittura

affermata una tendenza di polarizzazione asimmetrica al contrario, poiché le occupazioni poco qualificate sono cresciute più di quelle ad alta qualificazione, tendenza proseguita nella fase della “ripresa bloccata” (2011-2012). Le occupazioni a minore qualificazione crescono più di quelle a scarsa qualificazione anche nell’attuale fase di ripresa. Come mostra la figura 11, tra il 2013 e il 2018 la crescita del peso dell’occupazione più qualificata (+0,8 punti percentuali) risulta ancora lievemente inferiore a quella dell’occupazione a bassa qualificazione (+0,9 punti), mentre continuano a ridursi le occupazioni a media qualificazioneix.

Figura 11 - Tendenze dell’occupazione per livello di qualificazione e ripartizione territoriale 2018/2013 (variazione in punti percentuali)

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Rilevazione continua sulle forze di lavoro. Figura 11 - Tendenze dell’occupazione per livello di qualificazione e ripartizione territoriale 2018/2013 (varia- zione in punti percentuali)

promuove, attraverso le strategie di delocalizzazione, la riduzione dell’occupazione industriale nei paesi più avanzati.

Anche l’occupazione italiana è interessata, nel lungo periodo, da una tendenza alla polarizzazione, sebbene con un’asimmetria solo accennata poiché tra il 1995 e il 2015 la crescita dell’occupazione qualificataVIII è importante quasi quanto quella dell’occu-

pazione non qualificata . Negli anni della Grande Recessione (2008-2010) si è addirit- tura affermata una tendenza di polarizzazione asimmetrica al contrario, poiché le oc- cupazioni poco qualificate sono cresciute più di quelle ad alta qualificazione, tendenza proseguita nella fase della “ripresa bloccata” (2011-2012). Le occupazioni a minore qualificazione crescono più di quelle a scarsa qualificazione anche nell’attuale fase di ripresa. Come mostra la figura 11, tra il 2013 e il 2018 la crescita del peso dell’oc- cupazione più qualificata (+0,8 punti percentuali) risulta ancora lievemente inferiore a quella dell’occupazione a bassa qualificazione (+0,9 punti), mentre continuano a ridursi le occupazioni a media qualificazione.IX

Rispetto a quanto rilevato nel Rapporto 2018, l’asimmetria al contrario della polariz- zazione si attenua per effetto di un non trascurabile aumento della domanda di lavoro più qualificato tra il 2017 e il 2018. Se tra il 2013 e il 2017 le professioni a scarsa quali- ficazione registravano un saldo positivo di oltre 490 mila occupati e quelle altamente qualificate di circa 420 mila, tra il 2017 e il 2018 gli occupati in professioni a elevata qualificazione crescono di ben oltre 100 mila unità, mentre quelli in occupazioni scar- samente qualificate aumentano di “sole” 16 mila unità. Inoltre, nonostante il peso del- le professioni intermedie si riduca per effetto della crescita dei poli “alto” e “basso”, il saldo, negativo tra il 2013 e il 2017, diventa ampiamente positivo dal 2017 al 2018, con 70 mila occupati in più. Le previsioni di assunzione Excelsior per gli anni 2019-2023X

non sembrano, tuttavia, confermare la positiva tendenza che la domanda di lavoro a elevata qualificazione ha registrato nell’ultimo anno, poiché prefigurano una doman- da di lavoro di nuovo più orientata alle occupazioni poco qualificate. Le previsioni di assunzione per le professioni altamente qualificate (dirigenti, professioni intellettuali e tecniche) assorbirebbero, infatti, il 34% del fabbisogno previsto e quelle a bassa qua- lificazione (addetti alla vendita e ai servizi personali, occupazioni elementari) il 36%, mentre quelle a qualificazione intermedia (impiegati, operai specializzati e qualificati) ne assorbirebbero il 28%. Considerando che le previsioni di assunzione tendono a sottostimare il fabbisogno relativo alle occupazioni a minore qualificazione poiché i processi di reclutamento e selezione per queste posizioni sono meno complessi e for- malizzati, non vi è dubbio che il profilo delle previsioni di assunzione è polarizzato e sbilanciato verso l’area a minore qualificazione.

Tuttavia, la recente positiva attenuazione dell’asimmetria al contrario nasconde un preoccupante ampliamento dei divari territoriali (vedi ancora figura 11) tanto nelle dinamiche dell’occupazione quanto nelle tendenze alla polarizzazione. Dell’oltre un

VIII. OECD, Employment Outlook, OECD Publishing, Paris 2017.

IX. In analogia alla definizione dei livelli di qualificazione adottata dall’OECD, ivi, le occupazioni a elevata qualificazione aggregano i dirigenti e i direttori, le professioni intellettuali e quelle tecniche, le professioni a qualificazione intermedia aggre- gano le professioni impiegatizie, gli operai qualificati e semi-qualificati e le professioni a bassa qualificazione aggregano le professioni di vendita e di servizi e le occupazioni elementari.

X. UNIONCAMERE – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in

milione di occupati in più che si registrano tra il 2013 il 2018, più della metà è nelle regioni settentrionali mentre poco più di un quarto in quelle meridionali, pur essendo il tasso di crescita sostanzialmente uguale nelle due aree (+4,5%). Non bisogna di- menticare che la crisi è stata molto più dura nelle regioni meridionali, che tra il 2008 e il 2013 hanno perso 530 mila occupati (-8,3%) contro i 330 mila persi delle regioni settentrionali (-2,8%). Nel 2018 gli occupati nelle regioni settentrionali hanno piena- mente recuperato i livelli pre-crisi (+118 mila occupati), mentre in quelle meridionali il bilancio è ancora ampiamente negativo (-365 mila). Se l’occupazione è in ripresa ovunque, pur con intensità assai diverse, le tendenze della qualificazione sono oppo- ste. Nelle regioni settentrionali la tendenza alla polarizzazione “positiva” è ormai net- ta: il peso delle occupazioni altamente qualificate è cresciuto di 1,6 punti percentuali (372 mila occupati in più tra il 2013 e il 2018, di cui 70 mila tra il 2017 e il 2018), mentre l’occupazione scarsamente qualificata è cresciuta di soli 0,3 punti (+181 mila occupati tra il 2013 e il 2018 e addirittura una riduzione di poche migliaia di unità tra il 2017 e il 2018). Analoghe considerazioni valgono per il Centro Italia (+1,8 punti percentuali per l’occupazione a elevata qualificazione e + 0,1 punti percentuali per quella a bassa qualificazione). Nelle regioni meridionali, al contrario, si rafforza il già significativo processo di dequalificazione: il peso degli occupati in posizioni poco qualificate au- menta di ben 2,6 punti percentuali (+252 mila occupati tra il 2013 e il 2018, di cui 52 mila tra il 2017 e il 2018), mentre il peso delle posizioni molto qualificate si riduce di 1,6 punti, un valore addirittura superiore a quello delle occupazioni intermedie, con una perdita anche in valore assoluto (-12 mila occupati).

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