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Le dissetanti avventure attraverso le regioni vitivinicole della Francia

Nel documento Annuario 2017/2018 (pagine 111-117)

Per il Viaggio che avrebbe concluso il nostro corso, durato la bellezza di sei anni presso l’Istituto Tecnico di San Michele all’Adige, con quattro anni di full immersion nel mondo della viticol- tura ed enologia, non potevamo che scegliere la Francia che rappresenta, a detta di molti, l’emblema della tra- dizione enologica mondiale, felice ab- binamento di storia e cultura intorno alla tecnica di produzione del vino di qualità.

Il nostro viaggio non poteva quindi che contemplare la visita di zone mag- giormente vocate all’enologia, come la Borgogna (terra dei migliori vini fermi Chardonnay e Pinot Nero) e la presti- giosissima Champagne, denomina- zione rinomata in tutto il mondo delle bollicine ottenute con l’antico rito della rifermentazione in bottiglia, detto me- todo Champenoise.

Abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio in pullman, in modo

tale da godere dei magnifici panorami che avremmo incontrato lungo la stra- da, ma anche per poter inserire delle tappe di avvicinamento alla Francia altrettanto interessanti, come la Valle d’Aosta, la Svizzera e una piccola parte dell’Alsazia.

Come previsto, siamo partiti il 18 aprile alla volta della Valle d’Aosta, dove abbiamo incontrato un produt- tore conferente ad una cantina socia- le (Cave Mont Blanc) nelle vicinanze del Monte Bianco: lì abbiamo avuto l’opportunità di vedere delle coltiva- zioni di vite in alta quota (tra gli 800 e i 1200 m); sono piante franche di piede, perché la fillossera non riesce a completare il proprio ciclo vitale nella terra troppo fredda. Dopo avere preso la funivia per la cima del Monte Bianco, abbiamo goduto di un magni- fico panorama accompagnato da un ottimo bicchiere di spumante metodo classico, ottenuto con la varietà prin-

ANDREA MORELLI ex studente Corso per

la Specializzazione di Enotecnico

EDOARDO TAMANINI ex studente Corso per

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cipe della zona, ovvero il Prié blanc. Nel pomeriggio abbiamo visitato una cantina privata (Maison Anselment) il cui proprietario, per metodi di pro- duzione e filosofia, si avvicina note- volmente alla mentalità francese, specialmente nell’accurato utilizzo del legno, sia sui vini bianchi che sui rossi per esaltare le caratteristiche varietali.

Il giorno successivo (19 aprile) abbia- mo attraversato il passo del San Ber- nardo e siamo arrivati in Svizzera, più precisamente nella zona del Vallese svizzero. Qui abbiamo incontrato la figlia del proprietario di una cantina privata (Cave Gerald Besse), che ci ha immerso nel mondo della viticol- tura ed enologia svizzere, costituito da un grande e variegato patrimonio varietale e da paesaggi dalle caratte- ristiche tali da essere definiti propri di viticoltura eroica. Incredibile era infatti osservare questi versanti ripi- di pieni di terrazzamenti ospitanti le vigne, dove la meccanizzazione non può arrivare, ma che necessitano in maniera vitale dell’intervento ma- nuale dell’uomo per il loro manteni- mento, specialmente per i muretti a

secco, che devono essere sottoposti a costante manutenzione ordinaria. Oltre alla zona del vallese abbiamo vi- sitato la zona viticola del Laveaux, che presenta una viticoltura affacciata sul lago di Ginevra, patrimonio dell’Une- sco; anche qui abbiamo avuto l’oppor- tunità di visitare una cantina privata (Jean Froncois Neyround Fonjallaz), dove abbiamo degustato una delle va- rietà di punta della zona, lo Chasselas, varietà bianca ricca di sentori fruttati. In Svizzera abbiamo pernottato nella città di Losanna e, su consiglio dei no- stri professori, abbiamo cenato con la fonduta, tipico piatto della zona che ci ha lasciato, oltre che sazi, anche sod- disfatti.

Dopo la Svizzera ci siamo incamminati in Borgogna, terra dello Chardonnay e del Pinot Nero; qui abbiamo visitato la Cote d’Or, un terroir dal clima caldo e dal suolo ricco di argilla-marnosa, abbiamo poi degustato degli ottimi Chardonnay e Pinot Nero, che ci han- no stupito per le loro differenze legate alle diverse zone di provenienza e per i loro aromi intensi, esaltati da un ac- curato impiego del legno.

Non potevano mancare la visita e

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CANTUCCIO CORSO ENOTECNICO (EX 6S)

la foto a Romanée-Conti, una picco- la parcella di vigneto che dà vita ad uno dei vini più famosi e costosi del mondo.

Dopo tutte queste visite in campo enologico, abbiamo staccato dal pia- neta “vino” visitando Beaune, una me- ravigliosa cittadina turistica nel mezzo della Cote de Beaune: qui non pote- vamo non bere il Kir, tipico aperitivo fatto con Aligoté e creme de cassis. Il giorno seguente siamo partiti per la Champagne, visitanto prima però la città di Chablis, nel nord della Borgo- gna, la terra d’eccellenza dello Char- donnay, la denominazione più cono- sciuta per questa varietà. Lo Chablis nasce su un terroir completamente differente da quello della cot d’or, perché è prettamente calcareo e sas- soso; infatti i vini che qui si produco- no sono ricchi di mineralità, acidità, aromi freschi e floreali. A differenza

della Cot d’Or poi, qui non prevale l’a- roma di legno, il cui utilizzo è ridotto durante l’affinamento.

Lo Chablis è famoso per il suo po- tenziale di conservazione, infatti può conservarsi inalterato anche più di 10 anni in bottiglia, regalando aromi ancora più complessi, che ricordano il miele e la cera d’api, preservando al contempo la sua freschezza.

Tra cru, premier cru e grand cru siamo arrivati in Champagne, dove degusta- zioni prestigiose e Maison lussuose ci aspettavano. Qui abbiamo incontrato anche il nostro caro amico Dom Périg- non, che ci ha chiesto di fare una foto e ovviamente noi abbiamo accettato. In Champagne abbiamo visitato il ca- poluogo, Reims, dove abbiamo preso parte ad un concorso a cui partecipa- vano anche piccole champagnerie, or- ganizzato nel municipio; la valutazione era espressa da tutti coloro che degu-

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stavano i vini in esposizione e dalla CIVC, che regolamenta tutto il mercato dello Champagne.

La peculiarità di questa degustazione era proprio la valorizzazione delle pic- cole Maison della Champagne, infatti questo territorio non è solamente le- gato ai grandi nomi del mercato, come Bollinger, Moet e Chandon, ma anche da piccoli vigneron, che mantengono la tradizione di famiglia producendo degli ottimi Champagne.

Ovviamente, dopo la degustazione non poteva mancare la visita alla gran- de Moet et Chandon; principalmente abbiamo visitato la nuova zona di pro- duzione, una colossale cantina di vini- ficazione quasi nascosta dalle distese di senape circostanti poiché il proget- to è stato concepito nel rispetto del paesaggio.

Questa terra ci ha stupito principal- mente per il terroir gessoso e calcareo di colore bianco e per i suoi prodotti così tipici e legati al metodo champe- noise.

Nel complesso è stata un’esperienza unica, che si è conclusa con un’af- fascinante visita in una piccola mai- son biodinamica, per ribadire che la Champagne non è la terra solo delle grandi Maison.

Un particolare che ci ha lasciato a bocca aperta è stato il pagamento delle uve, stabilito sulla base del più probabile prezzo che acquisirá la bot- tiglia finale; in media comunque un kg d’uva viene remunerato 6.5-7 €, cifra da capogiro se si pensa ai valori del mercato viticolo trentino.

Ovviamente, da veri campanilisti, abbiamo cercato le differenze con il nostro Trento DOC e possiamo dire che sono tante: i nostri spumanti non risentono di così alta acidità e di inten- si sentori di crosta di pane, ma i gusti non si possono discutere e il marke- ting poi fa la sua buona parte. Come ultima tappa non poteva man- care l’Alsazia, la terra dei vini aromatici e dell’ex Tocai d’Alsazia, che ci ha im- pressionato per lo stile che possiede, un connubio tra Germania e Francia, le cui influenze vengono raccontate dalla storia.

Abbiamo visitato una piccola maison biodinamica (Domaine Leon Boesch); la passione e la conoscenza del vigne-

ron di chi ci ha accompagnato nella

visita erano notevoli e possiamo dire che è riuscito a trasmettercele. Incredibile quanto i vini di questa terra siano intensi e ricchi di aromi floreali legati soprattutto alla varietà; lo stile

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CANTUCCIO CORSO ENOTECNICO (EX 6S)

del Pinot Grigio inoltre ci ha lasciati a bocca aperta per la sua interpretazio- ne da varietà in grado di esprimere peculiarità uniche.

Abbiamo davvero fatto una degusta- zione di prodotti a 360 gradi, che ci ha fatto conoscere la tipicità di questo territorio e soprattutto la differenza con i nostri Pinot Grigio, più commer- ciali e creati per il mercato estero. L’ultimo giorno non volevamo più an- darcene, il viaggio ha realmente raf- forzato la nostra passione, abbiamo conosciuto i posti più famosi per la produzione di vino e cercato di rubare un po’ di idee a coloro che sono rico- nosciuti come veri maestri in questo mestiere. Non dobbiamo dimenticare infine l’aspetto più importante, ovvero l’aver appreso una cultura per questa bevanda storica che viene sempre ri-

spettata, tanto da venir riconosciuta come patrimonio da ogni francese. Al nostro rientro, abbiamo capito di non aver concluso solo un viaggio, ma anche un percorso, dal momento che ora ci separiamo dopo quattro anni di emozioni, di amicizie, di studio e di passione.

Un sincero grazie a tutti i professori che ci hanno accompagnato in questi anni, che ci hanno aiutato a maturare e soprattutto ci hanno sopportato. Un grazie particolare anche ai nostri accompagnatori (professoressa Bar- bara Centis e ITP Luca Russo), con cui abbiamo legato molto.

Ci sono però ancora tanti altri posti da esplorare nel mondo, dove il vino la fa da padrone e dove si può impara- re qualcosa di nuovo, quindi il nostro percorso non può ritenersi davvero concluso, anzi, è solo all’inizio!

“Dimenticare come zappare la terra e curare il terreno significa dimenticare se stessi” (Mahatma Gandhi) foto di Mauro Bragagna

Nel documento Annuario 2017/2018 (pagine 111-117)