sa dalle gelate con l’irrigazione a piog- gia lenta. Aula a gradoni, terza ban- cata, fila vicino alla finestra. Al centro Giuseppe Michelon, che ha davanti a sé un mare ordinato di carte, gra- fici, mappe e disegni, espone il suo elaborato. Si capisce dal tono della voce che è deciso a fare bella figura perché il lavoro di ricerca personale e in biblioteca gli è costato parec- chio. Alcuni compagni sono attenti e ammirati. Altri seguono con discreto impegno. Pochi, i soliti scansafatiche, danno perfino segni di impazienza per la lunghezza dell’esposizione. Interviene il sottoscritto e redarguisce i renitenti ad ogni impegno che vada oltre il minimo scolastico. Riserva pa- role di elogio al relatore: “Giuseppe Michelon, sei nato per fare il libero
Giuseppe Michelon al lavoro
professionista”. La previsione si sa- rebbe avverata negli anni successivi. A partire dal 1979, per l’esattezza. Quando, dopo essere risultato primo nel concorso per l’assunzione di 35 periti agrari da parte dell’Ente per lo sviluppo dell’agricoltura trentina ap- pena istituito, rinunciò al posto fisso ed entrò a far parte del CEA: Consu- lenze enologiche agricole di Rovere- to, in qualità di primo referente per il comparto agricoltura. Vi sarebbe ri- masto fino al 1990 quando decise di mettersi in proprio aprendo uno stu- dio di libero professionista come tito- lare unico. Sede dello studio la casa acquistata sopra Nogaredo, località Molini dove abita ancora oggi con la famiglia composta dalla moglie Ga- briella e dai figli Marco e Francesca. Il primo lavoro da professionista rea-
SERGIO FERRARI
Già docente di Fitopatologia all’Istituto Agrario
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lizzato nel biennio 1979-1980, quindi da componente dello studio CEA, è stato la Mappa Viticola del territorio coltivato a vigneto gestito dai soci del- la SAV (Società Agricoltori Vallagarina) che conferivano le uve alle cantine di Nogaredo e Calliano. Oltre 700 viti- coltori, 1200 ettari di vigneto sparsi su una superficie vasta e disforme, di piano e di collina, nell’ampio anfitea- tro dell’alta Vallagarina che si estende dai Murazzi di Besenello a Rovereto, Isera e Mori. Si tratta del primo pro- getto di analisi pedoclimatica ed eno- logica condotta con gli stessi criteri che hanno ispirato la prima Carta Vi- ticola del Trentino elaborata da Rebo Rigotti e Ferdinando Tonon tra il 1950 e il 1953. Parametri e procedimento che ritroveremo nel progetto di zona- zione della Cantina di Lavis e Cembra del 1998 e in quello commissionato da Cavit alla Fondazione Mach deno- minato Pica (2011-2013).
Giuseppe Michelon aveva in pre- cedenza collaborato con lo studio PDA (Promozione e Divulgazione in Agricoltura) del dr. agronomo Mario Tranquillini durante i sopralluoghi eseguiti nella fase esecutiva di un progetto avente per oggetto “Clas- sificazione dei terreni agricoli del comprensorio C10/Vallagarina, ele- menti per la pianificazione compren- soriale”. I sopralluoghi erano stati effettuati nel biennio precedente al 1978, quando Giuseppe lavorava alle dipendenze dalla SAV in qualità di consulente viticolo insieme a Fran- cesco Ribolli.
Aveva vinto il concorso indetto dalla SAV per attivare un servizio di consu- lenza alle aziende viticole comprese nella mappa che sarebbe stata elabo- rata nel biennio 1979-1980. Nei mesi precedenti al concorso Giuseppe aveva frequentato la Cantina sociale di Lavis dove funzionava il primo ser- vizio privato di consulenza tecnica in frutti-viticoltura sull’esempio del Bera-
tungsring fondato con gli stessi scopi
in Alto Adige nel 1957. La consulen- za prestata dalla SAV, a differenza di quella che avrebbe dovuto fornire agli agricoltori se fosse rimasto all’E- SAT, gli ha permesso di lavorare come
se fosse un libero professionista anzi- ché dipendere da gerarchie superiori. In effetti doveva solo rispondere agli amministratori della SAV per quanto riguardava la coerenza dei consigli tecnici impartiti con gli indirizzi eco- nomici stabiliti dal Consiglio di ammi- nistrazione. Il servizio presso la SAV è durato dal 1° aprile 1977 al 31 marzo 1979.
Giuseppe riconosce ancora oggi di avere potuto lavorare in piena libertà sotto la direzione del dr. Guido Bet- tini.
Nel mese di marzo del 1980 Giusep- pe ha iniziato con il sottoscritto la collaborazione con il settimanale dio- cesano Vita Trentina con l’impegno di curare a quattro mani una pagina intitolata “Agricoltura per tutti”. Il ti- tolo fu inventato da direttore Vittorio Cristelli. Significava offrire ai lettori, non solo agricoltori e/o addetti ai la- vori, un’informazione corretta e do- cumentata. La Pagina raggiungerà entro quest’anno (2018) il traguardo di 1900 uscite settimanali che han- no comportato altrettanti incontri settimanali per proporre, discutere e confrontare i nostri punti di vista prima di predisporre i testi. Ho avuto così modo di seguire, seppure indi- rettamente, anche l’attività di libero professionista di Giuseppe che, dopo qualche anno, ha ottenuto l’iscrizio- ne all’albo dei giornalisti del Trentino Alto Adige come pubblicista. A con- fermare la notorietà raggiunta in en- trambi i settori sono l’ampia clientela
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che si rivolge allo studio di Nogaredo e la numerosità delle lettere che Giu- seppe riceve soprattutto su argomen- ti riguardanti orto e giardini. In tutto questo arco di tempo Giu- seppe si è occupato anche di ammi- nistrazione comunale sia in Vallagari- na sia nella Valle di Cembra, sua terra di origine. Costante è stata anche l’attenzione per la storia locale e le tradizioni della Destra Adige. Più rea- lizzato di così… si muore! La frase non è fuori luogo, perché durante l’estate Giuseppe ha rischiato davvero il peg- gio a causa di un malannno fisico al quale i medici hanno fortunatamente posto rimedio.
Mi sono chiesto infinite volte quale motivo ci lega sul piano umano prima ancora di quello professionale. Non svelo segreti se ritengo che l’accordo nasca dal fatto di provenire entrambi da famiglie per nulla agiate (eufemi- smo) e l’esserci fatti strada con impe- gno duro e costante.
Quella di Giuseppe è stata partico- larmente irta di ostacoli. A conferma riporto un fatto che giustifica la prima parte del titolo “Pittore mancato”. Ha dimostrato fin dalle elementari una
spiccata attitudine e facilità al dise- gno. Lo ha capito per prima la mae- stra Maria Gennari di Civezzano che ha assecondato la sua passione per il disegno, oltre a quella della lettu- ra. Dice di avere letto tutti i libri della biblioteca della Scuola. Quando fre- quentava le medie a Verla di Giovo, grazie ad Annamaria Pasqualini che insegnava educazione artistica alle Scuole Crispi di Trento, è stato scelto, insieme ad altri ragazzi trentini e di altre regioni italiane, per partecipare ad un concorso nazionale di disegno a mano libera. Giuseppe è arrivato secondo e ha avuto un premio di 5.000 Lire. Quando il vaglia postale è arrivato nella casa di Valternigo, la mamma esclamo’: ”Beppino, siamo fortunati, perché proprio oggi dob- biamo pagare le steore (tasse).” Sul resto della vita grama di Giusep- pe, almeno fino all’età di 20 anni, è preferibile il silenzio.
Oggi Giuseppe può dire con soddisfa- zione di avere realizzato pienamente il suo programma di vita e di lavoro. Inoltre, può essere orgoglioso del fatto che i figli stanno seguendo con risultati positivi il suo esempio.
Giuseppe Michelon (ultimo a destra) con la famiglia
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