Dopo il successo del primo viaggio alle Canarie del 2012 per 54 studenti delle allora Quinte IPAA, quest’anno per al- tri 23 tra alunni e 2 docenti è toccato oltrepassare le colonne d’Ercole, atter- rando a Tenerife alle 11.20 ora locale di martedì 20 marzo 2018. Le energie spese durante la lunga traversata ae- rea sono fortunatamente state ritrova- te al Mercado Nuestra Señora de Africa di Santa Cruz de Tenerife, da dove è poi cominciato il tour esplorativo del- la capitale dell’Isola, che ha toccato i principali punti di interesse. Tra questi il Parque Garcia Sanabria, che su una superficie di quasi 7 ettari di fitta vege- tazione raccoglie un’ampia collezione di lussureggianti palme e molte altre piante esotiche. La luce del tramonto ha permesso anche di ammirare la suggestiva opera architettonica di San- tiago Calatrava, l’Auditorium di Teneri- fe, inserita nella cornice naturalistica del mare e del massiccio montuoso di Anaga che le fanno da contorno. L’indomani la prima visita tecnica è stata presso l’allevamento di capre e caseificio Biogranja Montesdeoca (Adeje), che trasforma quotidianamen- te circa 2200 litri di latte provenienti
ALESSANDRO CONDINI MOSNA
Ex studente 6S, agronomo libero professionista
MANUEL PENASA
Docente di Produzioni Animali
ANDREA LEONI
Docente di Economia e Marketing
dalle 1000 capre di razza Canaria (Majorera e Tenerife Norte) allevate in azienda; qui si producono 350/400 kg di formaggio nelle versioni fresco, stagionato, affumicato, speziato e con erbe aromatiche, oltre a yogurt e bur- ro di capra. Il proprietario, don Alberto Montesdeoca, ha risposto durante la mattinata alle numerose domande e curiosità formulate dagli studenti lun- go il percorso che li ha portati, dopo numerose soste, a visionare tutti i reparti della quesería e a constatare direttamente tutte le fasi della pro- duzione, dalla nascita dei capretti alla degustazione dei prodotti. Sono state così approfondite molte peculiarità del settore zootecnico e caseario isolano. Gli argomenti più analizzati sono stati la morfologia delle capre canarie, la gestione dell’alimentazione e il loro adattamento alle specifiche condizioni climatiche di Tenerife.
La pausa pranzo prevista alle ore 15.30, in rispetto ai differiti noti ora- ri dei pasti spagnoli, ha permesso di allungare la mattina con la visita alla cantina e all’oleificio Cumbres de
Abona (Arico), protrattasi pertanto
fino alle prime ore del pomeriggio. La
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Cooperativa, fondata nel 1989, conta attualmente 720 soci viticoltori all’in- terno della DOC “Abona”; essi coltiva- no le viti franche di piede dal livello del mare fino a 1700 m di altitudine (i vi- gneti più alti d’Europa!) su suoli vulca- nici che variano dalla tipologia sabbio- so-calcarea con frammenti di pomice di colore chiaro fino a quelli argillosi e di colore rossastro. Questi terreni, uniti alle peculiari caratteristiche cli- matiche e all’orografia di quest’isola atlantica condizionata dal regime dei venti alisei, nel loro insieme conferi- scono la particolare mineralità e sapi- dità dei vini qui prodotti, dalle varietà autoctone Listán blanco, Listán negro, Gual, Verdello, Bermejuelo, Malvasia, Castellana, Vijariego negro, Baboso negro, Tintilla, e, in minor parte, an- che da vitigni internazionali Cabernet sauvignon, Tempranillo, Merlot, Syrah e Ruby Cabernet. Gli studenti hanno potuto apprezzare queste ed altre particolarità nel corso della degusta- zione svoltasi all’interno della sala rica- vata nelle gallerie delle antiche cave di tufo scavate nel sottosuolo della can- tina. All’esterno, nei vigneti adiacenti la bodega, sono stati approfonditi gli aspetti viticoli, tra cui la gestione del suolo, le forme di allevamento e la difesa fitosanitaria. La vista degli olivi
già in fiore a quella data lungo i bordi degli appezzamenti ha permesso di inserire nella discussione anche que- stioni riguardanti la recente realizza- zione di oliveti sull’isola, anticipando il sopralluogo all’oleificio annesso alla cantina, dove è nato nel 2005 il primo olio di oliva di Tenerife. Attualmen- te sono circa 22.000 gli olivi piantati, soprattutto della varietà Piqual e Ar- bequina. Da segnalare l’interessante degustazione finale dell’olio extra- vergine, che ha sorpreso un po’ tutti i presenti, dichiaratisi alla prima espe- rienza nel maneggiare i classici bic- chieri blu senza stelo. Il mercoledì si è poi concluso con un’escursione nella
Reserva Natural Especial de Montaña Roja, nei pressi della località turistica
del Médano. Si tratta di un’area che unisce zone umide costiere con pozze di acqua marina e piovana, rifugio per numerose specie di uccelli protetti, ad accumuli di materiali vulcanici pirocla- stici di colore rossastro, risultanti da una eruzione litoranea che ha lasciato un cono vulcanico di 171 m di altezza a picco sul mare. Il sentiero fino alla cima attraversa un’area di elevato interesse floristico, in quanto vede il susseguirsi di numerose specie ende- miche, perlopiù xerofite, psammofile e alofite, adattatesi a sopravvivere in questi habitat costieri e siccitosi. La giornata successiva è stata intera- mente dedicata alla frutticoltura tro- picale e subtropicale, che rappresen- ta certamente la parte più peculiare dell’agricoltura canaria. Nella Finca La
Laja, a Buenavista del Norte, si coltiva-
no banane, ananas, mango, avocado e guava, le cui caratteristiche botani- che e fisiologiche, sconosciute ai più, hanno destato stupore e meraviglia, come pure le tecniche di coltivazione. Da segnalare che il tecnico dell’azien- da, don Miguel, ha anche elencato i numerosi fitofagi che attaccano que- ste colture, molti dei quali importati e introdotti accidentalmente nell’ar- cipelago, che hanno successivamente prosperato favoriti dal clima mite delle isole. Tuttavia, per il loro controllo, le armi a disposizione degli agricoltori canari sono limitate, in quanto solo pochi agrofarmaci risultano registrati
Degustazione dei ragazzi presso la cantina ed oleificio Cumbres de Abona
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in Unione Europea per le specie tropi- cali che solo qui si coltivano. Nel ma- gazzino di trasformazione, i ragazzi si sono mescolati ai numerosi lavoratori che, ciascuno al proprio posto nella “catena di smontaggio”, provvedono a sezionare i caschi di banane, con- fezionando accuratamente la frutta destinata anche all’esportazione, con la quale è anche stato abbondante- mente omaggiato il gruppo. Sulla via del ritorno, abbiamo sostato presso il villaggio rurale di Tejina, punto di rife- rimento a Tenerife per la floricoltura e la papaya. Su quest’ultima gli studenti si possono ormai dichiarare esperti, in quanto tutti i segreti della sua coltiva- zione ci sono stati rivelati dal respon- sabile della locale Oficina de extensión
agraria, all’interno di una fitta pianta-
gione carica di frutti maturi.
Vista dall’alto, Tenerife appare come se fosse nata dalle propaggini del Tei- de, vulcano che la sovrasta e punto più alto di tutta la Spagna con i suoi 3718 m. In realtà questo imponente cono vulcanico ha origini geologiche relativamente recenti rispetto ad altri massicci montuosi dell’isola, tant’è che viene classificato come vulcano attivo, ma in fase dormiente. Tutt’attorno si estende il Parque Nacional del Teide che richiama ogni anno più di 4 milio- ni di visitatori. Attualmente ci sono 21 sentieri escursionistici che permettono di vedere le sue straordinarie forma- zioni vulcaniche e le sue originali strut- ture rocciose, fra cui calanchi, colate di lava, lapilli, oltre a strutture più com- plesse, come tubi e coni vulcanici. Il parco, costituito nel 1954, ha lo scopo anche di proteggere i numerosi ende- mismi vegetali che vivono in quest’a- rea, oltre al migliaio di siti archeologici guanci, a testimonianza delle popo- lazioni aborigene precoloniali che un tempo abitavano queste isole. Sfor- tunatamente il giorno dell’escursione l’ultimo tratto di sentiero che conduce alla vetta si trovava inagibile per pre- senza di neve e ghiaccio e così il grup- po si è dovuto accontentare del pur sempre grandioso paesaggio che si gode dalla stazione di arrivo superiore della funivia, posta a 3555 m di altez- za, con la maestosa vallata vulcanica
sottostante fino alle isole di La Gome- ra, la Palma, El Hierro e Gran Canaria che spuntano dall’Atlantico. Durante la discesa a piedi numerose sono state le occasioni di sosta, ad esempio presso il Pico Viejo, che nell’ultima eruzione del 1798 ha originato torrenti di lava solidificati lungo i pendii e sparato in aria frammenti di magma ricaduti un po’ ovunque sottoforma di “bombe vulcaniche”. Il trekking si è concluso dopo 4 ore di cammino in prossimità di un bizzarro spettacolo geologico chiamato roques de García, con pinna- coli di lava dalle forme improbabili e dai pittoreschi nomi, come “il dito di Dio” e “la cattedrale”.
La particolare attenzione che le Ca- narie rivolgono ai temi della tutela ambientale viene didatticamente tra- smessa al pubblico interessato pres- so l’ITER, Instituto Tecnológico y de Ener-
gías Renovables, creato nel 1990 con
l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e l’innovazione a Tenerife, che, non dimentichiamolo, rimane pur sempre un’isola sovrappopolata, povera di risorse naturali come l’acqua e fortemente dipendete dai trasporti aerei e navali con il resto del mondo. Nel corso degli anni, l’ITER è divenuto un centro di ricerca di importanza in- ternazionale nel campo di energie rin- novabili, ingegneria, telecomunicazioni e ambiente. Nella mattinata di sabato, studenti e insegnanti al seguito han- no potuto visionarne le strutture in cui nuovi materiali, processi e tecno-
Coltivazione dell’ananas presso l’azienda Finca la Laja
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logie vengono sviluppati in centinaia di programmi europei e internaziona- li, pubblici e privati, finalizzati anche al miglioramento della competitività dell’isola, inserita nel mezzo della piat- taforma tricontinentale tra Europa, Africa e America. L’istituto ha inoltre installato un parco eolico da 13 MW e uno fotovoltaico da 41 MW, oltre a laboratori di informatica, elettroni- ca, chimica degli isotopi e un tunnel aerodinamico. Per far sì che tanto la popolazione locale quanto i visitatori non rimangano estranei ai progetti che qui vengono promossi, l’ITER pre- sta particolare attenzione alla divul- gazione, educazione e sensibilizzazio- ne sociale. Esempio di tutto ciò sono, oltre al centro visitatori, il villaggio di case bioclimatiche, che costituisce un
ultramoderno complesso turistico di ville a zero emissioni di CO2, affaccia- te sul mare e completamente auto- nome dal punto di vista energetico. Ciascuna è diversa dall’altra poiché create a seguito di un concorso in- ternazionale di bioarchitettura; sono costruite principalmente con roccia vulcanica, legno, argilla e progettate tenendo conto delle caratteristiche climatiche del luogo, utilizzando le ri- sorse naturali disponibili per ridurre il consumo di energia. In questo senso, ragazzi e ragazze, nel corso della per- lustrazione degli alloggi, hanno veri- ficato di persona come la radiazione solare venga sfruttata all’interno delle case mediante il disegno minuzioso delle finestre che segue il movimento del sole. L’orientamento e lo spesso-
Sopra: I ragazzi davanti al pino gordo (Pinus canariensis) più grande di Tenerife (45,12 metri di altezza)
Sotto: Vista di Tenerife dalla punta
del Teide, 3718 metri, che permette di vedere la soleggiata costa sud e l’umida costa nord
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re dei muri contribuiscono all’inerzia termica, mentre il ricambio dell’aria è assicurato da sistemi passivi che ne facilitano la circolazione naturale. A dire il vero, molti dei presenti avreb- bero volentieri prolungato il viaggio di studio per qualche altro giorno in più, pernottando in questa enclave di bioedilizia, distribuendosi in base a gusti personali e tendenze negli edi- fici dai nomi più accattivanti come la stella, il cubo, l’aliseo, il geode, la vela, la duna, il granchio.
Per allietare l’imminente partenza verso l’Italia, la mattinata ha però riservato un’ultima sorpresa, sotto- forma di un frutto che la leggenda vedrebbe paragonato alle uova di drago. La pitaya, infatti, pur originaria del Centro America, è stata introdotta con successo da qualche anno anche a Tenerife. Una delle aziende leader
è Pitaber, che ci ha accolti nei 27000 m2 delle sue piantagioni ad Arico. La
pitaya, cactacea dal portamento rica-
dente - strisciante, fiorisce di notte e necessita di impollinazione manuale. Le varietà in coltivazione, Volcán, Dra- gón, Arena e Reina, producono frutti rossastri con brattee verdi, a polpa di colore bianco o rosso di consistenza morbida, sapore delicato, succoso e gradevolmente profumata. Tra i pre- senti, molti non solo non l’avevano mai vista nemmeno in foto, ma addi- rittura non ne avevano neanche mai sentito parlare. Una scoperta inattesa quindi, per gli alunni ormai già in par- tenza, come molte altre raccolte nel bagaglio di esperienze fatte durante questa trasferta esotica nel tropico d’Europa.
Volendo, rimangono altre SEI isole dell’Arcipelago da scoprire!
Visita all’azienda Pitaber con coltivazione della pitaya
Visita a ITER, Instituto Tecnológico y de Energías Renovables
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