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E per quanto riguarda la Regione Veneto? Tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento, il territorio veneto è stato travolto dall’industrializzazione diffusa e capillare e dall’insediamento di quelle imprese piccole e grandi, che negli anni sono cresciute generando il fenomeno imprenditoriale di successo del “Nordest”: questa peculiarità storica, che ha portato con sé una forte presa di coscienza del significato e del valore del passato da parte delle comunità rurali, ha favorito la nascita di numerosi musei demo-etno-antropologici, rendendo tale tipologia museale la più diffusa in Regione negli ultimi decenni. Tuttavia, le esperienze riscontrabili nel territorio sono molto varie e non sempre identificabili - come succede anche a livello nazionale - a pieno titolo come ecomusei, ma si riscontrano anche tentativi di creazione di musei diffusi, musei territoriali, distretti culturali o reti e sistemi variamente integrati. In queste realtà, pur essendovi un certo rapporto privilegiato tra il territorio e la comunità di riferimento, è assente o molto limitato quel processo partecipativo che dovrebbe essere alla base di una realtà ecomuseale; le comunità venete che ancora potrebbero essere definite comunità patrimoniali e che potrebbero contribuire alla costituzione di realtà ecomuseali sono spesso caratterizzate da debolezze strutturali (perché residenti in media montagna o aree rurali residuali o che hanno subito una deindustrializzazione), con le quali il processo risulterebbe limitato o indebolito278.

Considerato questo, e riscontrando la stessa difficoltà che si ha in ambito nazionale ad identificare, riconoscere ed elencare in modo completo le realtà ecomuseali venete, si vuole dare conto di alcune esperienze nate in Regione. Qualche anno fa un’indagine dell’Osservatorio Ecomusei ha censito 4 ecomusei nel Veneto, più 3 ancora in progetto:

- l’Ecomuseo AD Mira Brenta (divenuto poi Ecomuseo Le Terre del Brenta): ha sede in una delle ville nella Riviera del Brenta, propone un percorso articolato

278 BALDIN L., “L’ecomuseologia nel Veneto. Dall’elaborazione del lutto al tentativo di istituzionalizzazione” in REINA G. (a cura di), Gli ecomusei. Una risorsa per il futuro, Marsilio Editori, Padova, 2014, pp. 165-177

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nei tre nodi tematici della laguna di Venezia delle “case in villa” e dell’archeologia industriale279;

- l’Ecomuseo della Paglia nella tradizione contadina a Crosara di Marostica (VI): museo che colleziona manufatti e strumenti o fotografie storiche che testimoniano l’attività agricola e domestica tipica del luogo, nel passato280;

- L’Ecomuseo del Gheterle a Roana (VI): ex malga recentemente ristrutturata che racconta il legame tra l’uomo e la natura nell’ambiente montano della val d’Assa281;

- il Laboratorio archeologia industriale a Schio (VI): parte di un percorso che testimonia e racconta la storia dello sviluppo del territorio attorno a Schio come polo specializzato laniero282.

Un progetto segnalato ancora in fieri, poi portato a termine, è l’Ecomuseo Malga Zocchi a San Zeno di Montagna (VR), che è situato lungo un percorso naturalistico sul Monte Baldo, e racconta e testimonia il sistema di organizzazione e gestione del territorio baldense283. L’Ecomuseo della Laguna di Venezia, ancora in cantiere e

oggetto della proposta di legge del 2005, non è di fatto partito come ecomuseo, ma è diventato parte di un progetto di approfondimento sulla storia della laguna, interno al Museo di Storia Naturale di Venezia. A tuttora è stato creato invece il Sistema Ecomuseale per l’area metropolitana di Venezia, ossia un insieme di reti museali e di itinerari che, tenendo l’acqua come elemento dominante, si propone di mettere in collegamento diverse realtà o luoghi di interesse del territorio dell’entroterra veneziano, e non solo, per puntare ad una valorizzazione integrata e ad uno sviluppo sostenibile del territorio284.

È interessante notare che la maggior parte degli ecomusei riconosciuti nel 2009 si trovano in provincia di Vicenza e appartengono alla Rete dei Musei dell’Alto Vicentino, una rete composta da 28 siti museali ed espressione di 14 Amministrazioni Comunali

279 Recensito nel sito www.touringclub.it

280 Informazioni desunte da www.museialtovicentino.it e www.musei.regione.veneto.it 281 Descrizione al sito www.culturaitalia.it;

282 Informazioni in www.visitschio.it;

283 Presentazione nel sito www.visitsanzenodimontagna.com;

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che collaborano e interagiscono per coordinare le funzioni e i servizi di valorizzazione dei musei e del patrimonio del territorio vicentino285. Appartenenti a questa rete vi

sono anche altri musei di stampo etnografico e musei diffusi, che rendono conto anche in questo caso della molteplicità di tipologie museali: vi sono, per fare qualche esempio, il Museo degli Antichi Mestieri delle Valli del Pasubio, il Museo Etnografico sulla Lavorazione del Legno a San Vito di Leguzzano, il Museo dei Cuchi a Tresché Conca, il Museo della Tradizione Cimbra a Roana, il Museo Etnografico Canal di Brenta e il Museo Diffuso Alta Via del Tabacco a Valstagna.

Infine, vanno segnalate per completezza, anche altre due realtà, diverse tra loro ma con l’intento di stampo ecomuseale, presenti nel territorio veneto. A Fratta Polesine (RO) c’è l’Ecomuseo “Mulino al Pizzon”: trovandosi all’incrocio tra due fiumi, il complesso ecomuseale comprende alcune testimonianze di archeologia industriale, tra cui un esempio di mulino terragno di fine Ottocento, e architettoniche, come le case tipiche polesane affacciate sul fiume che diventano, assieme ad altre testimonianze, la meta di itinerari storico-artistici cui si arriva partendo anche da centri cittadini più grandi286. Infine, va ricordato anche l’Ecomuseo della Grande

Guerra, una sorta di sistema che collega i luoghi e raccolte museali che conservano e raccontano la storia della Prima Guerra Mondiale, che si è combattuta nel territorio veneto; esso comprende tre sistemi museali divisi nelle tre zone di combattimento, le Prealpi Vicentine, le Dolomiti Bellunesi e il Piave, Grappa e Montello. Il sistema così strutturato, mancando di un forte processo partecipativo, rischia di diventare un progetto utile a creare e promuovere un prodotto turistico-culturale, piuttosto che a valorizzare il rapporto tra la comunità e il proprio territorio e storia287.

285 ZANOVELLO P., CAGNONI G., 2009, op. cit.

286 SPAGNOLO A. e MARANGONI G., “L’ecomuseo ‘Mulino al Pizzon’” in Ecomusei. Stato dell’Arte e

Prospettive - Atti della giornata di studio, Accademia dei Concordi, Rovigo, 14 dicembre 2009, pp. 17-18

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