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Risoluzione del Parlamento Verso un approccio integrato al patrimonio culturale

1. UNIONE EUROPEA

1.2.5. Risoluzione del Parlamento Verso un approccio integrato al patrimonio culturale

culturale dell’Europa (2015)

Uno strumento che è diventato punto di riferimento nei dibattiti sul patrimonio culturale è la Risoluzione del Parlamento europeo, dal titolo Verso un approccio

integrato al patrimonio culturale per l’Europa31 dell’8 settembre 2015. Già nelle

premesse del testo sono specificati i numerosi riferimenti legislativi di cui si è tenuto conto nella stesura della Risoluzione: dalla Carta dei Diritti agli articoli 3 del TUE e 167 del TFUE, dalle diverse Conclusioni del Consiglio europeo descritte sopra, alle due importanti Convenzioni dell’UNESCO e quella del Consiglio d’Europa, entrambe del

31 La Risoluzione Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa è stata presentata una prima volta da un membro della Commissione per la cultura e l’istruzione al Parlamento europeo il 24 giugno 2015. A seguito dei pareri espressi da altre commissioni, è stata approvata con votazione finale in Parlamento l’8 settembre 2015.

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2005. Al patrimonio culturale viene riconosciuta la capacità di interessare più ambiti e di potersi integrare con essi per favorire una maggiore coesione sociale, cooperazione tra gli Stati membri, lo sviluppo di competenze e una crescita economica (mediante la promozione turistico e l’occupazione) più intelligente, sostenibile ed inclusiva. Si afferma che “il patrimonio culturale, sia materiale che immateriale, svolge un ruolo significativo nella creazione, nella tutela e nella promozione della cultura e dei valori europei e dell’identità nazionale, regionale, locale e individuale nonché dell’identità contemporanea della popolazione dell’Europa”32: si ribadisce quindi anche in questo

caso l’attenzione data al patrimonio culturale europeo all’interno delle politiche dell’Unione.

Il testo è diviso in cinque Parti, segnalate ciascuna da un titolo. La prima sezione (“Approccio integrato”) delinea la possibilità di adottare un approccio integrato che valorizzi e promuova il patrimonio culturale tenendo conto delle componenti culturali, economiche, sociali, storiche, educative, ambientali e scientifiche necessarie a contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020. Si raccomanda quindi alla Commissione di incentivare una migliore cooperazione tra i settori strategici che si occupano di beni culturali, comunicando ai potenziali beneficiari i finanziamenti europei presenti, di istituire un quadro politico per il patrimonio culturale immobile e di designare l’anno del 2018 come Anno europeo del patrimonio culturale, con un suo programma ben preciso. “Finanziamento europeo per il patrimonio culturale” è il titolo della seconda parte: qui si ricordano i programmi, i finanziamenti, e altre azioni già esistenti per la valorizzazione del patrimonio e si suggerisce inoltre di istituire un portale unico dell’Unione dedicato al patrimonio culturale (con una banca dati dei beni materiali e immateriali, delle buone pratiche in atto, delle opportunità di finanziamento per i beni culturali, delle informazioni sul loro stato e le notizie sugli sviluppi delle politiche sul patrimonio). Inoltre, si prevedono finanziamenti per ricerche sull’impatto del patrimonio nelle politiche pubbliche, si incoraggiano partenariati pubblico-privati e si invita a rivedere l’ammontare di fondi destinati a progetti sulla cultura o eventuali incentivi fiscali, per meglio adeguarli alla logica dell’approccio integrato. La terza Parte è dedicata a “Nuovi modelli di

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governance”: si propone di redigere linee guida per nuovi modelli di governance partecipativa per il settore culturale, puntando ad un coinvolgimento maggiore della comunità civile e delle organizzazioni e istituzioni operanti nel settore e aprendo il dialogo tra pubblico e privato. Si propone di poter sostenere e riproporre progetti del FESR legati alla valorizzazione culturale ma anche di trovare gli strumenti e i metodi per ideare modelli di governance sempre nuovi. Con la Parte quarta, “Potenziale economico e strategico del patrimonio culturale”, si vuole sottolineare il contributo che il patrimonio culturale può offrire all’economia nel creare posti di lavoro anche altamente qualificati e supportati da percorsi di formazione ad hoc, che gli Stati membri possono proporre. In termini di crescita e occupazione, viene incentivato il turismo culturale, che si vuole rafforzare anche con l’uso delle nuove tecnologie; il patrimonio culturale è considerato quindi anche come driver di sviluppo locale, anche in chiave turistica. Si consiglia di riprendere i finanziamenti per le politiche di restauro, tutela e promozione del patrimonio che negli ultimi anni sono stati ridotti. Si invitano inoltre gli Stati membri a cercare quanto più possibile di favorire azioni congiunte nel campo del patrimonio culturale e del turismo, percorsi formativi e professionalizzanti che portino all’occupazione giovanile nel settore, programmi scolastici che integrino la consapevolezza del patrimonio ai diversi livelli, la mobilità e lo scambio di buone pratiche tra gli operatori del settore. L’ultima parte è dedicata a “Opportunità e sfide”: per riconoscere il patrimonio culturale come fonte di istruzione e opportunità di ricerca occorre guardare con occhi attenti alle opportunità che le innovazioni digitali e le nuove tecnologie possono offrire anche nel settore delle arti e del patrimonio. Una sfida invece per il patrimonio culturale riguarda il dialogo interculturale: si deve fare in modo di integrare, attraverso la cultura, anche le minoranze etniche e religiose, le comunità migranti e altre categorie deboli. Al punto 57 si parla del patrimonio culturale immateriale come cultura vivente che alimenta l’artigianato tradizionale, aspetto che tornerà utile più avanti in questo lavoro. Si parla anche dell’attenzione da avere nei confronti dei siti che sono più a rischio a causa delle condizioni climatiche attuali, di eventi catastrofici naturali ma anche per atti di vandalismo, saccheggi o guerre e violenze, o ancora per il traffico illecito di beni culturali. Infine, si raccomanda anche una maggiore cooperazione con i Paesi terzi e con le organizzazioni che

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elaborano politiche culturali e turistiche, come l’UNESCO, l’UNWTO, oltre che una stretta collaborazione con il Consiglio d’Europa.