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3.1. La tradizione artigianale veneta

“Nel Veneto la produzione artigiana è affidata all’estro inventivo di innumerevoli artefici, ad abilissime mani pronte a tramutare ogni materia in opera d’arte: marmo, pietre dure, oro, ferro, rame, bronzo. Esse modellano l’argilla, ne cavano preziose ceramiche; compongono le tessere dei mosaici a dar forma durevole a disegni della fantasia; battono e piegano il ferro fino a cavarne trine di incredibile leggerezza; sbalzano lastre in rame, traendone inimitabili vasi; incastonano pietre preziose nell’oro e nell’argento; torcono, incidono e levigano le fibre segrete del legno; seguono veloci la spola sulla tela che nasce.”231 Questo elenco, appassionato e quasi

poetico, rende conto della grande varietà delle forme di artigianato artistico che da decenni si è sviluppato in tutto il territorio veneto. I settori che l’artigianato artistico veneto ricopre sono molti, frutto di tradizioni secolari e capaci di caratterizzare determinate zone. L’artigianato è l’attività di più antica tradizione del Veneto e fin dal passato era diffusa in tutta la Regione: alcuni mestieri si svilupparono lungo i corsi dei fiumi o nei borghi del territorio, altri in botteghe interne alle cinte murarie dei centri città. Seppure questi ultimi sembrano oggi essersi svuotati di realtà artigiane, che vengono relegate spesso in zone artigianali nelle periferie, le testimonianze della disseminazione nel territorio regionale lascia ancora le sue tracce e testimonianze per i turisti o gli abitanti stessi, interessati a scoprire queste tradizioni; negli ultimi anni è stata riscontrata una volontà crescente di scoprire i sistemi, le tecniche produttive di un tempo, di conoscerne la storia dalle testimonianze rimaste e di acquistare anche i prodotti, sempre più riconosciuti come pezzi unici e carichi di storia e tradizione232.

231 MAZZOTTI G., “Artigianato, arti minori e folclore” in MAZZOTTI G., BERNARDI U. (a cura di),

Artigianato Veneto, Edizioni Canova, Treviso, 1996, p. 41

232 TOURING CLUB ITALIANO, Guida all’artigianato veneto. Tradizioni, luoghi e indirizzi di qualità nelle

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3.2. Lo sviluppo economico

Per capire l’importanza dell’artigianato veneto, può essere utile proporre un’analisi di tipo quantitativo-economica, seppur limitata ad un periodo ristretto e relativamente recente. A partire dagli anni ‘70 del Novecento il settore artigianale veneto ha attraversato un periodo di grande espansione che non ha conosciuto arresti almeno per i due decenni successivi. Negli anni Ottanta, soprattutto dal secondo quinquennio, l’attività artigianale ha continuato a crescere con un tasso medio annuo del 2,39%, portando con sé anche un aumento dell’occupazione degli addetti nelle manifatture tradizionali (arrivarono a 160.000 nell’intera Regione), e favoriti anche da andamenti positivi della domanda, sia interna che esterna. In quel periodo l’80% del totale delle imprese artigiane venete consisteva di un lavoro autonomo prevalente e ricorreva solo limitatamente al lavoro dipendente233. Ciò ha anticipato un fenomeno che

diventerà caratteristico del sistema industriale veneto, che ne ha sempre garantito una crescita positiva del lavoro, rispetto alla media nazionale fino almeno alla fine del millennio: si tratta del modello di specializzazione industriale delle piccole imprese che negli ultimi anni ha permesso di indentificare all’interno della Regione dei “distretti industriali”, ossia delle concentrazioni di sistemi produttivi e imprese manifatturiere o industriali in una zona circoscritta, che si sviluppano attorno a centri con importanti tradizioni artigianali e hanno un forte legame di identità con il territorio in cui si trovano. Negli anni Novanta il settore ha affrontato un primo momento di crisi, a causa anche delle ripercussioni sul debito pubblico a livello nazionale, ma già dal 1994 ha ritrovato un equilibrio che ha permesso di mantenere coerente rispetto al livello nazionale il tasso occupazionale della Regione. Tale situazione è rimasta invariata fino alle ripercussioni avute in Italia e inevitabilmente anche in Veneto, a seguito della crisi economico-finanziaria globale a partire dal 2008234. Dall’ultima analisi del CNA Veneto

sull’andamento dell’attività economica ed artigianale della Regione, si nota come, dal 2009 ad oggi (dati del 2018) le attività manifatturiere, tra le quali sono comprese anche quelle di artigianato tradizionale, si sono ridotte del 16%, pur sempre in linea

233 CNA, Atlante dell’artigianato veneto, Cooperativa Nuova Dimensione, Portogruaro, 1990

234 TATTARA G., ANASTASIA B., “Come mai il Veneto è diventato così ricco? Tempi, forme e ragioni dello sviluppo di una regione di successo” in MRPA Paper, n. 18459, 2003, 9 novembre 2009 in http://mpra.ub.uni-muenchen.de/18458/

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con la media nazionale235. Le piccole imprese artigianali di cui si è detto sopra hanno

in parte resistito nella loro struttura originaria, altre hanno dovuto chiudere, altre ancora si sono sviluppate diventando le grandi aziende venete tuttora conosciute nel mondo; si può quindi concludere affermando che il sistema distrettuale veneto ha favorito lo sviluppo e la continuità delle piccole realtà artigianali e tradizionali e ha permesso, invece, nonostante la crisi economica e altri sconvolgimenti nell’economia e nel mondo industriale-artigianale, di mantenere il Veneto tra le regioni italiane con la maggior concentrazione di imprese del settore artigiano, assieme a Lombardia ed Emilia Romagna.

3.3. La legge regionale sull’artigianato

Per trattare il tema da un punto di vista più strettamente giuridico, si fa riferimento all’innovativa e più recente Legge regionale sull’artigianato veneto (L.R. 34/2018)236,

che è stata già anticipata nel I capitolo. Rimandando a quello per la sintesi della legge, ci si vuole qui concentrare unicamente sulle parti inerenti alla discussione attuale. Rispetto alla legislazione nazionale o quella regionale precedente, vengono dati maggiori importanza e rilievo alle imprese artigiane dedite alle lavorazioni artistiche e tradizionali: sono citate nell’articolo 6, relativo ai limiti dimensionali (che stabilisce un massimo di 32 dipendenti) ma sono al centro di alcuni punti dell’articolo 18, che esplica le politiche di sviluppo per l’artigianato che la Regione mira a promuovere. In particolare, tra gli altri punti che sono riferiti all’intero settore dell’artigianato, alla lettera b) si delinea la volontà di sostenere l’artigianato artistico e tradizionale, salvaguardandone le competenze e le professionalità e preservando la continuità delle imprese, e di valorizzare (lettera c) le imprese artigiane che con la loro produzione interpretano la cultura locale delle comunità e favoriscono la crescita del territorio; si vuole inoltre recuperare gli antichi mestieri, che rischiano l’estinzione, e promuovere l’artigianato quale elemento di attrazione e valorizzazione entro la filiera turistica regionale, di cui – abbiamo visto – l’artigianato artistico può essere un ottimo

235 CENTRO STUDI CNA, Le imprese artigiane in Italia. Province e settori, Edizione 2019, pp. 8-13 236 La Legge Regionale 8 ottobre 2018 n. 34, Norme per la tutela, lo sviluppo e la promozione

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propulsore. Per gli obiettivi di cui all’articolo 18 sono destinati circa 20.000.000 di Euro, che si dovrà capire come e in quale misura saranno utilizzati e spartiti tra tutti i possibili interessati.

Gli articoli 19 e 20 trattano della figura del maestro-artigiano, la cui bottega viene riconosciuta come luogo di apprendimento e insegnamento del mestiere; alcuni artigiani d’arte e tradizione lamentano il fatto che i criteri necessari a identificare un artigiano come maestro-artigiano non siano sufficienti a riconoscere del tutto anche la loro condizione, i quali, trovandosi ad essere spesso gli ultimi testimoni e conservatori di determinati saperi, riterrebbero più adeguato che venisse loro riconosciuto anche lo status di portatori di patrimonio culturale, come vorrebbe la

Convenzione UNESCO sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del

2003. Quest’ultima, di fatto, sembra non essere presa in considerazione quando si parla di tutela e salvaguardia delle tradizioni artigianali artistiche e tradizionali237.

Infine, la legge dedica l’intero Capo III all’“Artigianato artistico, tipico, tradizionale e storico” ribadendo la volontà della Regione di tutelare e valorizzare le realtà artigianali di questo tipo. Le lavorazioni artistiche e le lavorazioni tipiche e tradizionali vengono definite all’articolo 22, punto 2: le prime rispecchiano la definizione che si trova nel D.P.R. 25 maggio 2001, n. 288, a cui viene aggiunta la dicitura “anche con riferimento a zone di affermata ed intensa produzione artistica”, che potrebbe fare riferimento tanto alla specifica realtà veneta dei distretti quanto all’attenzione da dare al rapporto tra le tradizioni e il territorio in cui si sono sviluppate. Con l’articolo 23, la Regione si impegna anche a valorizzare, in collaborazione con i comuni o altri enti territoriali, le imprese artigiane storiche che svolgono attività di artigianato artistico e tradizionale; si stabilisce l’istituzione di un registro regionale delle imprese artigiane storiche presso la Giunta regionale, che permette loro di ottenere un contrassegno grafico personalizzato, che le riconosca ufficialmente quello status.

237 Riflessioni emerse nel corso di un incontro di dibattito sulla Legge regionale del Veneto

sull’artigianato, organizzato dal CNA di Venezia e tenutosi presso la sua sede il 21 gennaio 2019, con la

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SEZIONE B

L’ECOMUSEO: QUALE RAPPORTO CON LA

CONVENZIONE?