Il sesso è naturale? Butler con Lacan
3. Contro Edipo (e contro Lacan)
Che non sia «una grande estimatrice del fallo»36, Butler non ha bi-sogno di nasconderlo, avvertendo però di non avere nulla contro l’eterosessualità. Come lei stessa dice: «È la normatività sessuale che mi preoccupa e costituisce la ragione principale della mia cri-tica»37. Ora, se non esiste un’origine, dato che tutto è performa-tivo, come è possibile pretendere che qualcosa faccia legge? Basta inventare una storia delle origini, cioè un unico resoconto
autore-32 J. Butler, Excitable Speech: A Politics of the Performative, Routledge, New York 1997, p. 136.
33 Butler, Scambi di genere, p. 33.
34 Ibi, p. 175.
35 «La parodia di genere rivela che l’identità originaria in base alla quale il genere modella se stesso è un’imitazione senza origine. La proliferazione parodica priva la cultura egemonica della pretesa sulle identità di genere naturalizzate o essenzialiste» (ibi, p. 193).
36 Butler, La disfatta del genere, p. 166.
37 Ibi, p. 232.
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vole di un passato irrecuperabile, che funzioni da regola universa-le di comportamento. In questo modo, chi racconta è in grado di dipingere «la costituzione della legge come un’inevitabilità stori-ca»38. E se c’è un mito fondatore della norma eterosessuale natu-rale, certamente si tratta di Edipo.
È dunque la psicoanalisi che Butler chiama in causa ed è so-prattutto Lacan il principale imputato. Quanto a Freud, ci ave-va già pensato Beauvoir a rimproverargli di aver defi nito la libido femminile in base a un bieco determinismo fallico39. Invece il ca-so di Lacan è più complesca-so. Nel suo insegnamento non compare mai il linguaggio della fi siologia o della disposizione, linguaggio che invece buona parte del femminismo addebita a Freud: «Biso-gna supporre nell’uomo – dice in effetti Lacan – una certa apertu-ra (béance) della biologia»40. Eppure, questa «buona notizia», co-me dice Butler, non impedisce che «le restrizioni binarie conti-nuino a operare per circoscrivere e formulare la sessualità»41. Cer-to, sarebbe opportuno capire di quale Lacan stiamo parlando. Ma prima di svelare il fi ltro ideologico qui utilizzato, esaminiamo più da vicino i capi d’accusa.
Secondo Butler, tutto dipende dal debito che Lacan contrae ri-spetto a Lévi-Strauss. L’errore dell’antropologo consisterebbe nel-l’aver imposto «il giogo della forma matrimoniale»42 come crite-rio dirimente della sfera sessuale: la proibizione dell’incesto fa legge, nel senso che istituisce l’obbligo universale dello scambio esogamico. L’errore dello psicoanalista starebbe nell’usare queste norme eterosessuali di parentela come base della propria teoriz-zazione del complesso di Edipo. È chiaro che, a quel punto, an-che Lacan fi nisce nel vicolo cieco dell’«eterosessualità
compulsi-38 Butler, Scambi di genere, p. 56.
39 Che questa lettura corrisponda al vero, è altra questione. Tanto per fare un esem-pio, se si prende la lezione 33 di Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni) del 1932, ci si rende conto che – per Freud – la femminilità resta di fatto un enigma, un «continente nero», «magmatico, remoto, diffi cile da afferrare». Ma questo, ovviamen-te, nella vulgata freudiana non ha alcun peso, almeno non quanto ne ha la famosa ‘invidia del pene’, sessista e fallocentrica.
40 J. Lacan, Il seminario. Libro II, L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi (1954-1955), tr. it. a cura di G.B. Contri, Einaudi, Torino 1991, p. 407.
41 Butler, Scambi di genere, p. 81.
42 Butler, La disfatta del genere, p. 161.
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va»43. Ma è proprio vero – si chiede Butler – che le cose sono an-date così come raccontano questi due uomini? «E se in realtà non avessimo fatto altro che astrarre il signifi cato sociale della diffe-renza sessuale ed esaltarlo in quanto struttura simbolica e, quin-di, presociale?»44.
È lo schema argomentativo di prima: il naturale (presociale, strutturale, simbolico) è il prodotto ideologico di un signifi cato sociale imposto. Ma Butler non si ferma a questo livello della de-costruzione. Non vuole solo smantellare la favola edipica; l’im-pressione è che voglia svelare la verità del desiderio. Ci avverte al-lora che l’intera storia delle presunte origini eterosessuali del de-siderio «presuppone che il dede-siderio sessuale sia già stato realizza-to»45, nel senso preciso di «eterosessualizzato». Ne segue che il de-siderio non può essere originariamente/naturalmente eteroses-suale. Viene anzi il sospetto che tutto cominci con una proibizio-ne dell’omosessualità: se una ragazza, ad esempio, deve trasferire l’amore da suo padre a un oggetto sostitutivo, come recita l’Edi-po, deve innanzitutto rinunciare all’amore per sua madre; non deve – cioè – «trasferire quell’amore omosessuale in una fi gura sostitutiva, ma rinunciare alla possibilità dello stesso attaccamen-to omosessuale»46. In sintesi: per Butler, «l’eterosessualità è colti-vata attraverso le proibizioni, e queste prendono come uno dei lo-ro oggetti gli attaccamenti omosessuali, in tal modo obbligando la perdita di quegli attaccamenti»47.
Ma – ci chiediamo – non bisognava limitarsi a fare la parodia della nozione di origine? Se la storia lacaniana dell’Edipo è fal-sa perché pretende di raccontare un’origine che non esiste, come mai Butler non resiste alla tentazione di inventare un’origine al-ternativa – guarda caso omosessuale – del desiderio? Questa
con-43 Ibi, p. 153.
44 Ibi, p. 244.
45 J. Butler, La vita psichica del potere. Teorie della soggettazione e dell’assoggettamento, tr. it. di E. Bonini - C. Scaramuzzi, Meltemi, Roma 2005, p. 128.
46 Ibi, p. 130; quanto al ragazzo, la spiegazione di Butler è alquanto farraginosa: per diventare ‘uomo’ eterosessualizzato, egli deve compiere il ripudio della femminilità, deve cioè volere «la donna che non sarà mai» (ibidem). In tal senso, anche il maschio viene eterosessualizzato, dal momento che è costretto a rinunciare sia a essere ciò che desidera (la donna), sia a desiderare un altro uomo. Che esista un altro modo per intendere l’Edipo, lo vedremo nel prossimo paragrafo, provando a interpretare che cosa Lacan ha voluto veramente dire.
47 Ibi, p. 131.
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traddizione non viene avvertita, probabilmente perché maschera-ta da un forte engagement politico. Arrivati a questo punto, a Butler interessa soprattutto denunciare il fatto che nessuno può veramen-te scegliere il genere che preferisce: l’amara verità è che si diventa maschili o femminili (qui Beauvoir ancora docet) entro un «circui-to aggressivo di rinuncia»48. E che la cosa vada ben oltre il divano dello psicoanalista, è evidente: basta considerare – e l’esempio non è scelto a caso – l’allergia del Vaticano per il termine ‘gender’49.
Certo, per qualcuno forse non sarà un problema adattarsi alla cultura eterosessuale egemone. Ma per i cosiddetti ‘diversi’ questa rinuncia ha un costo umano elevatissimo. «Nessuno – spiega infat-ti Butler – dovrebbe essere costretto a occupare una norma di ge-nere che viene sperimentata come un’insostenibile violazione»50. Va da sé, allora, che se la psicoanalisi si ostina nel voler rinforzare la norma edipica dello scambio esogamico, allora essa diviene «lo strumento di una produzione culturale della melanconia»51.