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Ripartire dalla differenza sessuale

Nel documento Il significare delladifferenza DONNE,UOMINI (pagine 192-196)

Irigaray: la passione della differenza

3. Ripartire dalla differenza sessuale

La cifra della differenza è abbandonata, nelle posizioni sopra evocate, «in favore della nozione di differenze multiple e di identifi -cazioni instabili»38, dal carattere fl uido, indefi nito e labile39 che sottopongono l’essere donna a un processo di implosione e di dislo-cazione strategica. Il duplice equivoco in cui queste teorie rischia-no di incorrere, pur nella differenza delle rispettive impostazioni,

mini e donne, e neppure un bambino, né come fi glio della madre né come fi glio dei genitori, né come fi glio desiderato, né come bambino fra i bambini. Butler non ana-lizza l’etero empirico o gli etero empirici, ma opera con un etero intelligibile» (Reiche,

Genere senza sesso, p. 154).

37 Madera, L’animale visionario, p. 44.

38 Benjamin, Uguaglianza e differenza: una visione “iperinclusiva” dello sviluppo del genere, p. 177.

39 Cfr. A. Harris, Il genere come contraddizione, in Dimen - Goldner, La decostruzione del

genere, p. 125. L’autrice sostiene «un modello di genere connotato da fi gurazioni

mul-tiple, una natura del desiderio fl uida e frammentaria e una cultura che ha il potere di dare forma e di costruire sia l’identità sia il desiderio» (ibidem).

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mi pare essere, da una parte, quello di solidifi care la differenza, consegnandola a un naturalismo biologico come destino (reifi ca-zione o essenzializzaca-zione della differenza); dall’altra parte, quel-lo di eguagliare ‘differenza’ e ‘contrapposizione’ sessuale tra ma-schile e femminile. La sessuazione del soggetto, in quest’ultimo caso, è intesa ricondurre a una declinazione necessariamente con-fl ittuale della differenza che fi nirebbe per rafforzare la logica bi-naria della «specula(ri)zzazione patriarcale»40. La differenza ses-suale risulterebbe, allora, un dato derivato (e coerente con l’auto-rappresentazione maschile), anziché essere costitutiva del sogget-to: ciò legittimerebbe la de-sessualizzazione dell’essere umano.

Il pensiero della differenza sessuale (francese e italiano) ha programmaticamente respinto questa doppia determinazione del-la differenza: per esso, infatti, del-la ri-defi nizione del soggetto donna non va posta in opposizione al maschile (di cui fi nirebbe per rap-presentare una semplice variazione)41, né trova corrispondenza in una serie di norme prescrittive che solidifi cano la complessità del desiderio femminile, riportandolo a una «forma ideologicamente dominante di rappresentazione»42. Al contrario, si tratta di risigni-fi care la soggettività femminile attraverso «un lavoro sui concetti», perché una donna possa trovare le parole per dirsi e per nomina-re «la propria immanenza – corpo, cura degli affetti, amonomina-re per la singolarità – e la propria trascendenza – la dimensione spirituale, il desiderio di assoluto, una intelligenza non dimezzata»43. Carla Lonzi faceva notare che:

40 Cfr. T. Moi, Sexual/Textual Politics: Feminist Literary Theory, Methuen, London 1985, p. 142.

41 Scrive Luce Irigaray: «Maschile e femminile non sono in alcun caso l’inverso o il contrario l’uno dell’altro. Essi sono differenti. Questa differenza che sta fra loro è forse la più impensabile delle differenze: la differenza stessa» (L. Irigaray, La via

dell’amore [2002], Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 73).

42 R. Braidotti, Dissonanze. Le donne e la fi losofi a contemporanea. Verso una lettura fi losofi ca

delle idee femministe (1991), La Tartaruga, Milano 1994, p. 263. Tuttavia, osserva

Iriga-ray, «la liberazione delle donne, e d’altronde dell’umanità, richiede la defi nizione di un “generico” femminile, ossia di ciò che è la donna e non soltanto tale o talaltra donna. Per uscire da un modello di sottomissione gerarchica all’identità maschile, le donne devono individuare ciò che è il genere femminile, l’identità delle donne in quanto appartenenti a uno stesso genere» (L. Irigaray, Amo a te [1992], Bollati Borin-ghieri, Torino 1993, p. 73).

43 Zamboni, La dimensione politica del pensiero della differenza sessuale, p. 42. Scrive Cava-rero: «Non si esce da un pensiero semplicemente pensando di uscirne, almeno fi nché quel pensiero dell’uscita si struttura sulle medesime categorie del pensiero dal quale

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La donna non è in rapporto dialettico col mondo maschile. Le esigenze che essa viene chiarendo non implicano un’antitesi, ma un muoversi su

un altro piano. Questo è il punto in cui più diffi cilmente arriveremo a

es-sere capite, ma è essenziale che non manchiamo di insistervi. […]

La donna così com’è è un individuo completo: la trasformazione non de-ve avde-venire su di lei, ma su come lei si de-vede dentro l’unide-verso e su come la vedono gli altri44.

Così signifi cata, la differenza sessuale porta fuori dall’opposizione binaria (sé/altro, natura/cultura, mente/corpo, ragione/irrazio-nalità, soggetto/oggetto, attivo/passivo, astratto/concreto...), che sancirebbe la dualità del dominio (la valorizzazione del primo po-lo, tradizionalmente assegnato agli uomini) e della subordinazione (la svalutazione del secondo polo, riferito alle donne)45. Se si resta

vuole uscire. C’è allora bisogno di uno spazio di transizione, appunto affrontare la fatica di analizzare, scomporre, ricombinare quelle categorie per trovare attraverso di esse e, necessariamente, a partire da esse, più che un’uscita magica, uno spiraglio stretto» (A. Cavarero, Per una teoria della differenza sessuale, in Diotima, Il pensiero della

differenza sessuale, pp. 64-65).

44 C. Lonzi, Spuntiamo su Hegel (1970), in Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la

donna vaginale e altri scritti, Scritti di Rivolta femminile, Milano 1974, pp. 54 e 56.

Co-me spiega Braidotti, «Questa logica infernale di dominio per squalifi ca simbolica – il trionfo dell’Uno sull’Altro – non può essere rimediato da uno stretto rovesciamento dell’equilibrio di potere che opporrebbe lo schema di auto-affermazione e lo spazio di proiezione dell’Uno in favore dell’Altro. Questo rovesciamento lascerebbe infatti intatta l’opposizione dialettica: si devono affrontare le strutture stesse del quadro, non i suoi contenuti proposizionali, per superare le relazioni di potere che lo sosten-gono. Lavorando per invalidare il dualismo schiavo-padrone, le femministe presen-tano la possibilità di una nuova articolazione del soggetto nel campo del sapere, con l’evidente corollario che il ruolo dell’uomo come il solo protagonista nella scena centrale della storia del pensiero sarà abolito» (Braidotti, Dissonanze, pp. 190-191).

45 La differenza come «sistema binario» e «ideale normativo» connesso all’eteroses-sualità, vale a dire come una «divisione socialmente imposta», è invece al centro degli interventi di decostruzione della dualità sessuale di Muriel Dimen e Virginia Gold-ner (La decostruzione del geGold-nere). In particolare, la GoldGold-ner defi nisce la differenza di genere come «divisione artifi ciale del mondo in maschile e femminile», come «ta-bù culturale contro la somiglianza di genere», come «regola culturale» che tradisce «idealizzazione fallica» e «svalutazione della femminilità», fi no a sostenere che «con-solidare un’identità di genere stabile è un compito evolutivo che richiede l’attivazione di processi patologici» (V. Goldner, Per una teoria relazionale critica del genere, in Dimen - Goldner, La decostruzione del genere, pp. 81-103). Perché «è il genere stesso a essere patogeno»? Perché esso, risponde Goldner, è «un’inibizione difensiva»: «Il genere è una designazione culturale del sé che si “purifi ca” dalla compresenza di tendenze opposte, esso rappresenta, per defi nizione, un sistema di falso sé universale, che

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a questa lettura contrappositiva e prescrittiva della differenza, non ci si smarca dai pregiudizi patriarcali, già largamente smascherati e resi ineffi caci da oltre quarant’anni di pensiero e politica delle don-ne. Le donne, inoltre, non sono chiamate a colmare il divario che le separa dal mondo maschile, attraverso una politica emancipato-ria che rivendica l’uguaglianza di trattamento: l’opzione egualitari-sta veicola una visione del mondo falsamente neutra, cui la politica delle donne contrappone il valore della differenza46. La differenza sessuale è, così, pensata come matrice simbolica e relazionale, cioè poi come un dis-porsi al mondo radicato nel corpo. Il quale non può essere ridotto al biologico né relegato al condizionamento so-ciale; appare piuttosto come punto di intersezione e relazione dina-mica fra biologico, culturale, relazionale e simbolico. Si dà, secon-do questa linea interpretativa, una relazione aperta e continua fra corpo vissuto e fl usso intenzionale. Detto con Adriana Cavarero:

Con essenziale e originario differire, intendo dire che per le donne l’es-sere sessuate nella differenza è qualcosa di imprescindibile: è, per ciascu-na che si trova a ciascu-nascere donciascu-na, un da sempre già dato così e non altri-menti, che si radica nel suo essere donna non come un che di superfl uo o un di più, ma ciò che necessariamente è: appunto donna47.

Il ‘pensiero della differenza sessuale’ risponde, così, da una par-te alla critica di astoricità (cioè poi del prescindere della differen-za dalle condizioni materiali e socio-culturali dei ruoli sessuati), mediante la radicazione della differenza sessuale nella nostra esi-stenza incarnata e fi nita. Dall’altra parte, risponde alla critica di essenzialismo (ovvero di riduzione della differenza sessuale alla pura anatomia, con la conseguente trasposizione della

morfolo-sce in conformità alla regola del sistema binario di genere» (ibi, p. 90). Si tratterebbe allora di «promuovere forme di resistenza a una costruzione normativa delle polarità e gerarchie di genere, grazie a una descrizione di come lo sfruttamento delle distin-zioni di genere nell’inevitabile lotta per il potere che avviene tanto nella società quan-to nella vita domestica, produca legami relazionali insostenibili e scissioni psichiche non rimarginabili che danneggiano lo spirito umano di noi tutti e delle generazioni future» (ibi, p. 103).

46 Cfr. Libreria delle donne di Milano, Non credere di avere dei diritti.

47 A. Cavarero, L’elaborazione fi losofi ca della differenza sessuale, in M.C. Marcuzzo - A. Rossi-Doria, La ricerca delle donne. Studi femministi in Italia, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 180-181. Secondo la mia opinione, la cosa vale, mutatis mutandis, anche per gli uomini.

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gia e della fi siologia dei corpi in categorie dello spirito). Essa non va, cioè, deterministicamente intesa, nel senso che un corpo fa la differenza; appare, piuttosto, nel punto di raccordo, sempre sin-golarmente elaborato, fra biologico e simbolico (o spirituale). Su questo tornerò più diffusamente sotto, dopo aver fatto un lungo pezzo di strada con Luce Irigaray.

4. Luce Irigaray: tre possibili declinazioni della differenza sessuale

Nel documento Il significare delladifferenza DONNE,UOMINI (pagine 192-196)