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Effetti e riflessi della quotazione

Il caso Rosss S.p.A.

5. Effetti e riflessi della quotazione

Abbiamo analizzato gli effetti della quotazione in termini di performance aziendali effettuando un confronto tra il periodo pre-IPO e il periodo post-IPO. Preme comunque sottolineare, oltre all’analisi economica, il necessario adeguamento che l’impresa ha dovuto subire per adattarsi alle regole imposte dai mercati di capitali.

A livello di impatto sulla composizione della struttura proprietaria non si sono verificate sostanziali modifiche, dal momento che Rosss ha deciso di quotare in borsa soltanto una minima parte del proprio capitale (flottante di circa il 16%) evitando così di innescare variazioni in termini di controllo decisionale.

Allo stesso modo, risulta interessante osservare come anche a livello di corporate governance non si siano manifestate sostanziali modifiche dal momento che i fratelli Bettini, proprietari dell’impresa nonché amministratori delegati con poteri operativi, nel periodo successivo alla quotazione, sono stati affiancati soltanto da amministratori indipendenti, nel rispetto delle prescrizioni di legge e regolamentari, nominati ed incaricati senza poteri operativi. Pertanto, non si segnalano differenze rilevanti a livello di management tra il prima ed il dopo IPO.

In tal senso è importante sottolineare come Rosss non abbia sostanzialmente scontato costi di agenzia all’aumentare delle proprie dimensioni, non essendoci mai stata una scissione tra la figura del proprietario e del manager. Da questo punto di vista, infatti, l’impresa rispecchia le caratteristiche tipiche dell’impresa familiare analizzate in precedenza, con un elevato accentramento dei poteri decisionali e manageriali in capo ai membri della famiglia. L’organizzazione sembra rispondere maggiormente ai principi della stewardship theory, dove il comportamento egoistico ed opportunistico dell’individuo, tipico dell’agency theory, viene sostituito dal comportamento dello steward, il quale agisce in funzione dell’impresa per massimizzarne l’utilità e la

ricchezza, dal momento che non si manifesta l’esistenza di un problema informativo tra le parti ed egli stesso, così facendo, può trarre benefici personali dalla gestione aziendale. Si ha, di fatto, una sostanziale uniformità tra obiettivi personali e manageriali.

In proposito, pare interessante estendere l’osservazione mettendola a confronto con il filone di studi sulla Socioemotional Wealth, esposti in precedenza, al fine di esaminare anche in chiave emotiva la scelta intrapresa dal soggetto economico.

È noto quanto importante sia, nelle imprese a conduzione familiare, la componente emotiva alla base del rapporto tra il proprietario e l’azienda. Rosss rispecchia pienamente i principi esposti nella Teoria, essendo fortemente radicato il senso di appartenenza dei family-owners all’interno dell’organizzazione. Si è osservato come spesso, in simili contesti, la gestione aziendale risulti influenzata da tale relazione portando i proprietari a valutare le scelte strategiche non soltanto in virtù delle potenzialità economiche e finanziarie delle stesse, bensì associandovi anche i benefici derivanti dall’utilità non economica.

La Socioemotional Theory, tuttavia, ritiene che le operazioni di quotazione siano distanti dall’impronta culturale delle imprese familiari dal momento che, in genere, esse comportano un’apertura dell’azienda al mondo esterno e, di conseguenza, anche la perdita di determinate utilità non economiche.

In realtà, ciò non pare del tutto e sempre vero; Rosss ne rappresenta un chiaro esempio. Si è visto infatti come, nonostante la quotazione, non si siano verificate sostanziali modifiche in termini di struttura proprietaria e di corporate governance, così come non sono emerse particolari variazioni o vincoli per i family-owners rispetto al periodo antecedente la quotazione. Diventa interessante notare come, sostanzialmente, una IPO non comporti necessariamente una perdita di benefici individuati dalla Socioemotional Wealth; sono le modalità con cui viene intrapresa a caratterizzarla, in quanto, di fatto, è possibile mantenere comunque utilità non economiche. È questo il caso di Rosss S.p.A.

Va comunque osservato che, talvolta, mentre una maggiore apertura può comportare una diminuzione dell’utilità non economica può, però, generare un incremento del valore aziendale e, quindi, una crescita della ricchezza personale dei soci. Si tratta di un sostanziale trade-off tra benefici personali e performance aziendali di cui spesso non ne viene compresa l’efficacia.

La quotazione non ha quindi cambiato le caratteristiche familiari di Rosss a livello di struttura proprietaria e di governance; tuttavia, ne ha modificato in parte i tratti culturali di fondo, permettendole di crescere non soltanto in termini dimensionali. Occorre infatti riflettere sui cambiamenti che, in seguito all’ingresso in borsa, sono intervenuti nei rapporti tra l’impresa e gli stakeholder aziendali, facendo riferimento in particolare all’attrattività delle proposte aziendali, ai rapporti di forza ed alla complessità delle relazioni. Mediante il ricorso alla finanza mobiliare, infatti, l’impresa ha aggiunto all’impegno ed al rischio caratteristici della sua attività operativa anche l’impegno del confronto diretto con un mercato (mobiliare) diverso dal suo mercato tradizionale di riferimento: ciò ha richiesto l’implementazione di un impianto organizzativo specifico, risorse umane e tecnologiche qualificate, nonché una rete consultiva esterna specialistica, per poter affrontare con efficacia la competizione anche sul mercato mobiliare.

Lo status di società quotata ha contribuito senza alcun dubbio a migliorare l’immagine e la reputazione aziendale ed aumentare la notorietà dell’azienda, dei suoi prodotti e dei suoi marchi; ciò è dovuto principalmente all’attenzione che stampa, analisti ed investitori dedicano alle aziende presenti nel mercato mobiliare, nonché alla maggiore affidabilità che solitamente viene riconosciuta alle imprese che raccolgono capitale in borsa, in virtù dei maggiori obblighi che la normativa impone alle aziende quotate, dell’esistenza di una pluralità di controlli indipendenti ed autorevoli e, conseguentemente, del minore grado di rischio percepito.

È così che, arrivati a questo punto della nostra analisi, diviene necessario rispondere al quesito più importante: la quotazione è servita realmente a Rosss oppure è stata una scelta errata che ha comportato maggiori costi rispetto ai benefici attesi?

Nel prossimo paragrafo cercheremo di rispondere a quest’ultima domanda, la più importante e sulla quale si reggono le conclusioni del nostro lavoro: valutare se la IPO effettivamente ha comportato un valore aggiunto per l’impresa.