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I BAMBINI FELICI: STATO DELLA RICERCA

8.5. Elaborazioni empiriche

Dopo avere spiegato sinteticamente le principali teorie che si sono sviluppate in riferimento alla felicità, quanto essa sia costituita da un insieme di dimensioni costituite di più subdimensioni, si evidenzia la necessità di comprenderne le operazionalizzazioni che rendono tali tipi di Well-being misurabili.

Gli studi recenti hanno portato all’elaborazione di due importanti operazionalizzazioni che sono il Subjective Well-being (Diener, 1984 e 2000), sviluppatosi nell’ambito dell’Hedonic Well-being, e il Psychological Well-being (Ryff, 1989), sviluppatosi nell’ambito dell’Eudaimonic Well-being, questi saranno dettagliatamente descritti nei paragrafi successivi.

Altre elaborazioni tuttavia pur se non fondamentali ai nostri fini sono da nominare. La qualità della vita o Quality of Life spesso utilizzato come sinonimo di benessere, felicità, o soddisfazione di vita, ha un significato diverso rispetto agli altri termini anche se parzialmente sovrapponibile. Qualità della vita ha origine dal Movimento degli Indicatori sociali fondato negli anni ’60 negli Stati Uniti con lo scopo di studiare accanto agli indicatori economici anche degli indicatori sociali che aiutassero a definire la good life degli individui (Delle Fave & Bassi, 2013). La critica portata a questa misurazione tuttavia si basava sul fatto che gli indicatori presi in considerazione non erano in grado di ‘catturare’ le dimensioni più soggettive dell’esperienza, e in questo senso la ricerca ha continuato a progredire conducendo alle elaborazioni odierne.

Inoltre è tener presente anche la Satisfaction with Life Scale (Diener, Emmons, Larsen, & Griffin, 1985) che inizialmente era considerata singolarmente e poi è stata inglobata nel Subjective Well-being. Questa è una scala che mira a definire in termini

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valutativi la soddisfazione di vita globale di un individuo attraverso 5 item con una scala Likert a 7 punti.

8.5.1. Subjective Well-being

Il Subjective Well-being nasce come concettualizzazione empirica della felicità edonica. Diener (1984) per primo diede una formalizzazione a questo costrutto, considerato dagli individui non sufficiente ma necessario per avere una buona vita e mise in luce le caratteristiche principali di questo tipo di felicità. Esso è definito da Diener come

«the preponderance of positive affect over negative affect with a distinct focus on the affective evaluation of one’s life situation».

Nella sostanza è un costrutto variegato, costituito da una dimensione cognitiva e da una dimensione emotiva, con tre caratteristiche fondamentali (Diener, 1984):

 è soggettivo, varia a seconda dell’esperienza personale dell’individuo, da esso sono escluse condizioni oggettive quali la salute, il comfort, la virtù o la ricchezza che possono influenzare il costrutto ma non sono necessariamente parte di esso;

 include emozioni positive, non solo l’assenza dei fattori negativi;

 include una valutazione globale di tutti gli aspetti della vita di una persona, in un certo periodo.

Quindi il benessere soggettivo è costituito di un numero separabile di componenti che interagiscono tra di loro in maniera indipendente che sono le emozioni positive (Positive Affect) abbinate a una scarsa presenza di emozioni negative (Negative Affect), e un generale livello di soddisfazione della propria vita (Life Satisfaction).

Positive e Negative Affect sono quell’insieme di umori ed emozioni che rappresentano le reazioni delle persone relativamente agli eventi che accadono nella loro vita. Essi sono costituite da due gruppi di fattori non polari nel senso che uno non diminuisce al crescere dell’altro – e che devono essere misurati in maniera indipendente l’uno dall’altro, in modo da non perdere importanti informazioni (Diener 1984). I Positive Affects sono

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costituiti essenzialmente di emozioni quali gioia, euforia, appagamento, orgoglio, affetto, felicità ed estasi. I Negative Affects sono invece, senso di colpa e vergogna, tristezza, ansia e preoccupazione, rabbia, stress, depressione e invidia.

Il livello di soddisfazione di vita è un giudizio cognitivo attraverso il quale gli individui valutano le loro vite in relazione ad un gruppo di criteri che loro stessi stabiliscono (Lieberman, Larsson, Altuzarra, Ost & Ollendick, 2015). Life Satisfaction è quindi il giudizio globale che si esprime sulla propria vita, includente il desiderio di cambiare la vita, la soddisfazione della propria vita, la soddisfazione del passato, soddisfazione del futuro e le visioni significative degli altri a proposito della propria vita. Questo giudizio globale è espresso all’interno di specifici Domain Satisfactions che sono il lavoro, famiglia, tempo libero, salute, finanza, self e il proprio gruppo di appartenenza.

Anche la Life Satisfaction è indipendente dalle altre dimensioni come è stato provato dello stesso Diener che indica che i coefficienti di validità delle tre dimensioni sono più forti delle interrelazioni tra di loro. Le misurazioni dell’SWB si sono dimostrate valide e affidabili, mentre ancora emergono dei biases che riguardano il Positive e Negative Affect, subordinati per esempio all’ordine con il quale vengono presentati i fattori, o alla desiderabilità sociale (Diener, 2000).

Per quanto riguarda la misurazione di questo tipo di felicità, emergono due criticità interessanti. La prima è il concetto di durata e la seconda è l’intensità. Entrambi sono inerenti ai sentimenti e le emozioni positive ed evidenziano una temporaneità e un grado che può variare, quindi risulta evidente che entrambi possono agire come filtri interni per la misurazione e valutazione di tutte le esperienze positive successive, che diventeranno automaticamente meno positive.

Sulla base di questi concetti, si è ipotizzata l’esistenza di un processo di adattamento che le persone tendono ad avere nel momento, o nei momenti successivi rispetto ad una situazione molto positiva o molto negativa. In effetti, questo processo è stato studiato fin dagli anni ’70 quando Brickman & Campbell (1971, qui in Diener, 2000) hanno sostenuto che le persone sono destinate a raggiungere un momento di neutralità edonica. In periodi successivi c’è stata una sorta di perfezionamento della teoria che ha portato a ipotizzare che da un lato il temperamento di una persona – o in termini più lati la personalità – e dall’altro le esperienze passate di riferimento e gli obiettivi personali che ci si pone, influiscono sulla SWB dell’individuo (Lyubomirsky, 2011).

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Diener, Suh, Lucas & Smith (1999) concludono segnalando che l’individuo felice ha delle caratteristiche specifiche di personalità come il fatto di essere extraverted, optimistic e worry-free.

C’è stato molto dibattito circa il grado secondo il quale le misure di SWB definiscano adeguatamente il benessere psicologico. Boniwell (2015) ritiene che non si possa essere pienamente realizzati se non si sa per cosa si vive, se non si hanno obiettivi di medio e lungo termine per quanto riguarda la nostra esistenza. Ed è sulla base dello spostamento del focus verso i concetti di crescita, autorealizzazione e significato che si passa al Psychological Well-being.

8.5.2. Psychological Well-being

Come segnalato sopra, la felicità edonica pur se ben definita e quindi abbastanza facilmente misurabile, secondo molti è limitata e sembra non riuscire a catturare pienamente la pienezza, complessità e ricchezza del concetto di felicità (Ryff & Singer, 1998).

Da questa critica nasce un costrutto, il Psychological Well-being, un modello di benessere presentato da Carol Ryff (1989) e perfezionato successivamente (Ryff & Keyes, 1995) quale elaborazione empirica del concetto di felicità eudemonica che indica che è «the striving for perfection that represents the realization of one’s true potential». Il PWB è una combinazione tra il sentirsi bene e il funzionare in maniera efficace (Huppert, 2009). Questo costrutto nasce dal fondamento che l’individuo non è obbligato a stare sempre perfettamente bene, le esperienze negative sono parte della normale vita di ogni persona; essere invece in grado di gestire le esperienze negative è essenziale per un benessere di lungo periodo.

Le persone con un funzionamento psicologico ottimale presentano un Psychological Well-Being (PWB) con elevati livelli di:

 Self-acceptance, indica una valutazione positiva di sé e del proprio passato, è uno dei criteri più comuni di benessere anche nelle prospettive precedenti, è una caratteristica centrale della mental health;

 Positive relatedness, la capacità di creare relazioni di qualità con gli altri, di amare come anche l’empatia e l’affetto per gli altri esseri umani;

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 Environmental mastery, la capacità dell’individuo di gestire in maniera efficace la propria vita e il mondo circostante e di scegliere o di creare degli ambienti adatti per il proprio benessere psicologico;

 Life purpose, la capacità di porsi degli obiettivi nella vita e di attribuire un significato alla vita stessa;

 Personal growth, a seguito della dimensione precedente è la capacità dell’individuo di sviluppare il proprio potenziale, crescere ed espandere la propria persona.

Queste sei dimensioni definiscono il PWB dal punto di vista teorico e operazionale e specificano cosa promuove la salute emozionale e fisica (Ryff, 1998). Tali variabili tendono a variare a seconda della maturità di una persona, anche se questo non si evidenzia in tutte, ad esempio, la Self-acceptance non ha mostrato variazioni.

Ryff & Singer sostengono che il benessere di una persona sia molto di più che una misurazione del semplice Affective Well-being a breve termine. Questo tipo di misurazione secondo loro è molto più completa e piena del senso della vita di una persona.

La pubblicazione della ricerca sopra menzionata ha indotto Diener et al. (1998) a una risposta. Egli sostiene come questo tipo di misurazione tenda a essere molto, troppo astratto. Infatti, secondo Diener il PWB serve più agli studiosi per definire il benessere mentre SWB permette alla gente di spiegare ai ricercatori cosa rende buona la loro vita.

In realtà, SWB e PWB pur con i limiti evidenziati permettono di passare dalle dimensioni del benessere eudemonico e benessere edonico a un ambito più empirico e individuare dei componenti effettivi e misurabili della felicità.