I BAMBINI FELICI: STATO DELLA RICERCA
9.1. Cosa predice la felicità e cosa la causa?
9.1.2 Fattori bottom-up
Per quanto riguarda i fattori esterni che possono essere predittori di felicità, sono state individuati tre principali aree di studi che riguardano le caratteristiche demografiche, il benessere economico e la ricchezza, e le relazioni sociali.
9.1.2.1 L’età ed altri aspetti demografici
Intorno agli anni ’90, un buon numero di ricercatori ha studiato l’impatto di età, genere ed educazione come predittori della felicità e ha evidenziato come non esistano delle correlazioni forti che evidenzino che al variare di questi fattori emerga una differenza condivisa correlata nella felicità dell’individuo.
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Gli studi riguardanti l’età sono stati realizzati in relazione a Happiness e Life Satisfaction con ricerche cross-sectional (Mroczek & Almeida, 2004) o longitudinali (Charles et al., 2001). I risultati sono stati contrastanti: da un lato si coglieva un calo delle emozioni negative con l’avanzare dell’età (Mroczek & Almeida, 2005), mentre in studi successivi di tipo longitudinale si evidenziava un aumento della felicità fino ai 65 anni e poi un calo successivo a questa età (Charles et al., 2001).
Anche per quanto riguarda i bambini, come sarà riportato nel capitolo successivo, la variabile età dà risultati contrastanti e non permette di trarre delle conclusioni univoche (Manzoor, Siddique, Asghar, Nazir, & Hassan, 2015; Uusitalo-Malmivaara, 2014).
9.1.2.2 La ricchezza
Una delle domande che più stimola riflessioni è quella che riguarda l’esistenza di una relazione tra ricchezza o benessere economico o felicità. Entrambe le prospettive edonica ed eudemonica si sono occupate di questa area di indagine.
Ryan & Deci segnalano come in una review non pubblicata Diener & Biswas-Diener (citato qui in Ryan & Deci, 2001) riassumessero in 5 categorie i risultati della relazione tra Subjective Well-being e ricchezza:
1. le persone che vivono in nazioni più ricche sono tendenzialmente più felici di quelle che vivono in nazioni più povere;
2. aumenti generalizzati di ricchezza nelle nazioni sviluppate non hanno portato ad aumenti significativi di SWB;
3. tra i cittadini di uno stesso stato, le differenze di ricchezza non mostrano correlazioni importanti con la felicità;
4. a livello personale le variazioni in ricchezza non sono direttamente correlate con quelle di felicità in particolar modo nei paesi più abbienti;
5. nei paesi più poveri l’incremento delle finanze personali è correlato con la Life Satisfaction (Diener 1995).
In generale secondo la ricerca, le persone che desiderano fortemente ricchezza e denaro sono tendenzialmente più infelici delle altre. Di conseguenza in termini generali l’evitamento della povertà, l’appartenenza a uno stato dell’area dei paesi più ricchi e
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l’attenzione all’ottenimento degli obiettivi personali piuttosto che la ricchezza materiale sono indicatori di felicità.
I ricercatori che hanno lavorato in prospettiva eudemonica hanno indagato la questione del collegamento tra ricchezza e materialismo come obiettivi di vita. Il concetto eudemonico dice che fissare degli obiettivi materiali laddove si dovrebbe focalizzare l’attenzione su quelli non materiali da un lato non è soddisfacente per un individuo e dall’altro distrae da quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale (Ryan & Deci, 2001). I risultati della ricerca di Kassen & Ryan (1993) indicano come coloro che si pongono degli obiettivi legati alla ricchezza anche nelle relazioni, nella crescita personale, nella “generativity community” avranno un livello più basso di Well-being. Uno studio di qualche anno più tardi (Carver & Baird, 1998) portò a concludere che la relazione tra denaro e benessere è una funzione della perdita di autonomia dovuta alla scelta di questo estrinseco obiettivo di vita mentre gli obiettivi intrinsechi portano al Well-being.
In termini generali possiamo concludere che, a livello macro, la ricchezza sembra essere importante perché sembra contribuire al benessere di una popolazione, a livello personale invece l’importanza che viene data alla ricchezza e al denaro, ovvero il materialismo, sembrano essere negativamente correlati con la felicità.
9.1.2.3 Le relazioni sociali
Come Ryan & Deci (2001) sottolineano, l’aspetto relazionale è fondamentale per il benessere di una persona tanto da essere considerato da vari ricercatori come un bisogno primario. Questo è il motivo per cui ci si aspetterebbe una correlazione forte e universale tra la qualità delle relazioni e i risultati del Well-being.
Molti ricercatori (DeNeve, 1999; Argyle, 1987) hanno evidenziato come effettivamente la relazionalità – in termini qualitativi e non quantitativi – emerga dalle ricerche come uno degli aspetti maggiormente legati al Subjective Well-being e al tempo stesso e, in maniera coerente, la solitudine si manifesta come negativamente correlata a Subjective Well-being anche se è importante andare a scomporre il concetto generale e individuare due tratti importanti e specifici come l’attaccamento e l’intimità.
L’attaccamento, come sicurezza percepita e supporto, è un costrutto studiato da Bowlby (1982) il quale sostiene che un bambino, fin dai primi giorni di vita, crea una relazione primaria in particolare con la madre da cui dipende molto dello sviluppo della
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persona. Secondo Ryan & Deci (2001) gli individui posseggono un modello di funzionamento predominante che varia al variare dell’attaccamento verso gli altri.
Ciò che risulta interessante è che si è sempre considerato l’attaccamento in termini relativamente stabili in una persona. Tuttavia, studi più recenti ne evidenziano una certa variabilità a seconda delle relazioni in corso. Sembra che questo sia legato alla soddisfazione dei bisogni che una persona ha in una relazione e se questa relazione faciliti un sentimento di autonomia, competenza e relazionalità, secondo la Self-determination Theory (Ryan & Deci, 2000). E questo porterebbe al Well-being.
Il concetto di intimità d’altro canto si lega molto a quello già menzionato di qualità della relazione che è quell’aspetto che influisce in maniera decisa sul benessere di una persona. Ryff & Singer (2000) considerano la qualità delle relazioni fondamentale anche per il PWB cioè per il funzionamento ottimale psicologico di una persona.
Uno studio sugli adolescenti (Uusitalo-Malmivaara & Lehto, 2013) mette in evidenza come le relazioni con famigliari e amici siano correlate con la Happiness, ovvero la relazione sociale sia famigliare sia amicale è fondamentale per una crescita armonica di un ragazzo.
9.1.2.4 Altre variabili
Ci si è abbastanza di frequente chiesti se gli aspetti spirituali e religiosi avessero delle relazioni con l’essere o il sentirsi felici sia negli adulti sia nei minori. In effetti, è stata riscontrata una modesta relazione di tipo positivo con la felicità in termini di Life Satisfaction e Happiness (Kelley & Miller, 2007; Argyle, 2001; Coleman & Wallace, 2010). Uno studio di Abdel-Khalek (2009) in ambiente religioso musulmano, ha messo in evidenza come le persone religiose tendano ad essere più felici, più sane e meno depresse.
Una delle attività che sembra presentare maggiori connessioni con la felicità e il Subjective Well-being è quella ricreativa. Holder (2012) ha osservato come uno dei benefici delle attività ricreative è proprio quello di promuovere o stabilizzare il Well-being.
Queste attività sono intese portare importanti benefici nella vita delle persone. Ricerche condotte in Italia analizzano quanto le attività culturali possano influire sul benessere psicologico di una persona. I risultati evidenziano come al crescere delle attività culturali in un anno corrisponde una crescita in alcuni casi anche abbastanza netta dell’indice misurato, che in questo caso è il PGWBI, il Psychological General Well-Being Index (Grossi, Tavano Blessi, Sacco & Buscema, 2012).
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