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Mutamenti in atto (parte seconda)

Il bambino oggi sta subendo dei profondi cambiamenti che rendono difficile inquadrare il suo modo di essere in un senso univoco. Uno studio di Valkenburg & Cantor (2001) ha evidenziato fin dalla fine del secolo scorso come una serie di cambiamenti di tipo

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sociale e relazionale si siano posti quale terreno di cambiamento dei nuclei famigliari e del ruolo del minore all’interno di questi. La tendenza al differimento del momento di costituzione della famiglia oggi, l’aumentato accesso di donne nel mondo del lavoro, e talvolta anche alle possibilità di carriera ritardano oggi di fatto il momento della procreazione; inoltre, il declino delle famiglie bi-genitoriali, la riduzione delle dimensioni famigliari, la creazione delle famiglie in età più avanzata, la crescita del livello culturale, sociale ed economico dei genitori sono degli elementi di differenza che modificano la relazione con i figli in maniera significativa. Una delle difficoltà più evidenti di questi nuovi genitori è quella di combinare lavoro e tematiche famigliari, in tutti gli stati occidentali inclusa l’ Italia (OECD, 2011). Accanto a questo, il numero delle unioni matrimoniali sta diminuendo mentre separazioni e divorzi sono in incremento, e di conseguenza anche le famiglie monoparentali, quelle ricostituite e quelle ricomposte (Mazzoni, 1999). Le famiglie tendono ad essere «longer and thinner», hanno meno figli minori ma essi restano in casa più a lungo, di solito fino a oltre i 20 anni (Buckingham, 2011).

In virtù dell’età più avanzata, del maggiore benessere e anche della maggiore attenzione verso i figli, le famiglie attuali – in particolar modo nelle società occidentali – tendono a educare i minori con maggiore indulgenza rispetto al passato e con grande attenzione ai loro bisogni. Di conseguenza nasce un tipo di relazione diversa e più liberale tra genitori e figli (Buckingham, 2004) in cui il focus su rispetto obbedienza e autorità si sposta verso aspetti quali la comprensione, l’equality, il compromesso e la negoziazione.

Spesso c’è ansia del mondo esterno e degli spazi pubblici e quindi c’è la tendenza a stare di più in casa, a questo è legato probabilmente anche la crescente tendenza a rendere il tempo libero più casalingo coadiuvato dalla presenza di televisione e tecnologia.

Tutti gli aspetti sopra menzionati, insieme alla presenza dei mass media e degli strumenti tecnologici, portano a segnalare come il controllo della conoscenza non sia più nelle mani degli adulti. I minori si muovono oggi con grande disinvoltura nel mondo che li circonda avendo accesso a quelle informazioni, messaggi e immagini che in altri tempi erano appannaggio degli adulti (Valkenburg & Peter, 2013). Lo stesso Postman (1994) in tempi precedenti aveva sostenuto come il fatto che il marketing si diriga sempre di più verso i bambini con prodotti che precedentemente erano destinati a adolescenti o giovani e l’influenza dei media è una delle cause della «disappearance of childhood» e Goldberg e colleghi (2003) confermano che l’accesso ai media apre loro la porta dei segreti degli adulti e minimizza le differenze esistenti in termini di conoscenze, prospettive e anche

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comportamento. Ma questa improvvisa libertà ed emancipazione li mette spesso di fronte a informazioni che vanno oltre la loro comprensione e maturità e anche oltre il loro bisogno e chiede ai minori di crescere più veloci caricandoli di overloads informativi ed emozionali in una hurried child syndrome (Elkind, 2006) di cui i media condividono la responsabilità. Ma non ci si ferma qui. I cambiamenti coinvolgono tutti i campi. Inaspettatamente, si denuncia anche un cambiamento del bambino da un punto di vista fisico e fisiologico. Il direttore di una scuola di canto corale di voci bianche danese famosa in tutto il mondo nel 2003 denunciò la difficoltà a trovare dei bambini tra i 12 e i 13 anni che non avessero ancora subito il processo di cambiamento della voce. Questo allarme lanciato su una rivista a carattere nazionale è stato quindi raccolto prima da studiosi dell’università di Copenaghen e poi da ricercatori in Regno Unito, USA e Olanda che hanno cercato di verificare se e in che misura esistesse la possibilità di un anticipo dell’età puberale (Juul, Main & Skakkebaek, 2011) intesa come quella complessa sequenza di eventi biologici che portano alla progressiva maturazione delle caratteristiche sessuali che portano al raggiungimento della completa capacità riproduttiva (Soerensen et al., 2011).

Oggi sia in Europa (Juul et al., 2011; Ahmed, Ong & Dunger, 2009) che negli Stati Uniti (Hermann-Giddens, 2013) gli studi dimostrano come lo sviluppo puberale tenda ad avvenire prima del limite inferiore di normalità, ed evidenziano come gli eventi quali telarca e menarca nelle bambine tendano a presentarsi in anticipo negli Stati Uniti in tutte le etnie. Le ragioni che hanno portato a questo non sono chiare, sebbene ci siano delle correlazioni con la dieta alimentare – alte quantità di carne (con ormoni) unite a basse quantità di frutta e verdura tendono ad anticipare il telarca – e di conseguenza con l’obesità infantile – il tessuto adiposo produce leptina che manda segnali all’ipotalamo che attivando i neurotrasmettitori stimola la pubertà (Soerensen et al., 2012).

Nel passato inoltre, la pubertà procedeva di pari passo con l’adolescenza. Oggi lo sviluppo psicologico avviene solo successivamente (Pellai, 2015). I bambini si ritrovano quindi con dei corpi più da adulti ma nel loro modo di pensare rimangono per molti aspetti dei bambini ancora per qualche tempo. E in effetti, le capacità dei bambini nel pensare e percepire o comprendere il mondo sono state studiate per anni e anche il loro processo di acquisizione di queste informazioni. Jackson (2011) sostiene che le teorie dello sviluppo cognitivo di tipo stadiale di Piaget (Piaget, 1964 e 1969), le teorie della mente di Perner e Wellman (qui in Woolley & Wellman, 1990) e le teorie dello sviluppo epistemico di Boyes

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e Chandler (1992) suggeriscono che lo sviluppo di conoscenze, insight e abilità percettuali stanno seguendo il livello normale di sviluppo cognitivo.

Certo le anticipazioni sopra menzionate non sono sicuramente ininfluenti, i cambiamenti hanno delle conseguenze che dovranno essere valutate e interpretate