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9. La campagna elettorale

9.1 Le elezioni amministrative di Roma

Alle elezioni comunali del 10 novembre 1946 le sinistre, unite nel Blocco del Popolo, avevano ottenuto la maggioranza relativa, mentre la Democrazia cristiana era stata

479 Cfr. “Da Drew Pearson agli italiani. Tutti possono suggerire come difendere la democrazia”, La

Settimana Incom n. 145, 16 aprile 1948.

480 «Già all’indomani della vittoria elettorale del 1948 egli [Pallavicini] si presenta agli americani per

riscuotere i suoi crediti. L’ambasciatore americano a Roma, in una lettera del 27 aprile 1948 al Dipartimento di Stato, ne sottolinea caldamente i meriti filoamericani e sollecita da parte del governo, aiuti più continui e sostanziosi e soprattutto filtrati dai canali governativi», G.P. Brunetta, Storia del cinema

scavalcata anche dal Fronte dell’Uomo Qualunque. Dopo aver eletto alla carica di sindaco il democristiano Rebecchini, il nuovo consiglio comunale non era riuscito a trovare un accordo per una giunta di coalizione: non essendo prospettabile un’alleanza con la destra, il neosindaco si era dimesso e il Comune era stato commissariato. Le nuove elezioni del 12 ottobre 1947 si svolsero in un clima di accesa contrapposizione ideologica e in un contesto politico che, a livello nazionale, aveva segnato la fine dei governi di unità antifascista. La Democrazia cristiana, con il forte supporto della Chiesa, aveva puntato le sue carte sull’anticomunismo e sulla difesa del ruolo di Roma come simbolo della cristianità: la mobilitazione dei fedeli e delle parrocchie era stata massiccia e lo stesso Pio XII si era pronunciato sulle elezioni, condannando l’astensione dal voto come un “grave e fatale peccato d’omissione”481. I partiti della sinistra, che avevano rinnovato la coalizione del Blocco del Popolo e avevano scelto come simbolo il volto di Garibaldi, avevano puntato a presentarsi all’elettorato come l’unico baluardo contro il ritorno sulla scena politica di monarchici e neofascisti, e avevano elaborato programmi di risanamento delle finanze del Comune e di riqualificazione delle aree più degradate482. Il Blocco ottenne nuovamente la maggioranza relativa, ma la Dc, rispetto all’anno precedente, si rafforzò notevolmente, guadagnando 100.000 voti e diventando il secondo partito della capitale. Questo consentì di rieleggere Rebecchini e di formare una giunta di centrodestra che, pur tenendo fuori monarchici e missini, apriva le porte a un liberale e a quattro qualunquisti. La Settimana Incom dedica all’appuntamento elettorale due servizi, ‘saltando a piè pari’ la campagna elettorale: gli unici riferimenti sono le immagini dei muri della capitale tappezzati di manifesti, che le cineprese riprendono fugacemente in apertura del primo servizio. Il n. 87 del 17 ottobre mostra l’affluenza degli elettori e si sofferma sull’arrivo ai seggi di alcuni uomini politici di primo piano: Romita (“Romita, elettore mattiniero, fa

481 Nelle settimane precedenti le elezioni, fu distribuito, insieme ai tanti volantini di propaganda, una

raccolta dei moniti di Pio XII, tratti dai discorsi ai fedeli degli ultimi due anni. Il volantino era introdotto dalle seguenti parole: «Nell’imminenza delle Elezioni Amministrative, che segneranno per la nostra città una data particolarmente grave ed importante per il carattere eccezionale che la competizione riveste, vi ricordiamo alcuni moniti che, a proposito del diritto e del dovere di votare, ha rivolto a tutti, uomini e donne, il Sommo Pontefice Pio XII. […]»

482 È interessante, a questo proposito, l’analisi dei manifesti elettorali del Pci: in uno di questi l’immagine di

una pala conficcata tra le radici di un albero a forma di “fascio” è accompagnata dalla scritta: «Per sradicare definitivamente il fascismo VOTATE per la democrazia, per la libertà, per il progresso, per il partito comunista italiano». Il tema dell’antifascismo è esemplificato anche, in un altro manifesto, dall’immagine di un partigiano ucciso, legato a un palo: «Perché il sacrificio non sia stato vano. VOTATE per la libertà, per la democrazia, per il Partito Comunista italiano». Alcuni manifesti propagandano i programmi a favore della popolazione raffigurando bambini seduti a mangiare («Solo un municipio popolare darà ai vostri figli pane, assistenza, istruzione. VOTATE contro la reazione, per la democrazia, per la libertà, per il progresso, per il partito comunista italiano.») o donne che lavorano nei campi e con la macchina da cucire («Donne italiane, solo un municipio guidato dai lavoratori può soddisfare le vostre aspirazioni. VOTATE contro la reazione, per la democrazia, per la libertà, per il progresso, per il partito comunista italiano»).

un’insolita passeggiata per la Roma della quale potrebbe anche diventare sindaco. Buongiorno onorevole”), Togliatti (“Scommettiamo che Togliatti voterà per il Blocco del popolo?”), Giannini (“Giannini, senza trascurare un saluto al pubblico, spiega ai suoi amici perché la scheda vada imbucata dal presidente e non dall’elettore”), Nenni (“Nenni s’inchina all’urna, simbolo della democrazia. Per chi avrà votato Nenni?”), Nitti (“Per quanti anni Nitti, nel suo lungo esilio di fuoriuscito, ha sognato un’Italia in cui si tornasse a votare liberamente! Però però, onorevole, non bisogna guardare alla macchina da presa!”). In chiusura di servizio i risultati dello scrutinio: “All’indomani comincia l’altalena dei risultati. Le donne sono state le più zelanti. Lentamente Garibaldi risale lo scudo crociato, che pure rispetto alle elezioni del novembre si avvantaggia di 100.000 voti. E il Campidoglio aspetta. Vedrà finalmente il sindaco di Roma?” Nel

secondo servizio, del 12 novembre, troviamo l’asciutta cronaca delle votazioni per l’elezione del sindaco, con qualche rapido accenno alle posizioni degli schieramenti: “[…]Il commissario De Cesare si congeda dalla propria carica.Ha la parola l’ing.

Rebecchini. Romita fa voti per una collaborazione della Democrazia cristiana col Blocco. Cingolani è contrario. Giannini sta provando la sua colorita tavolozza, Rebecchini lo invita a velare le sue tempere. Un primo scrutinio ha dato 38 voti a Rebecchini contro 35 al repubblicano Selvaggi. Si procede ad una seconda votazione per la maggioranza assoluta che è di 40 voti. Quaranta sono già per Rebecchini quando D’Onofrio legge un’altra volta ‘Rebecchini’. Ore 20 e 35, mo’ ce l’avemo er sindaco!” Il cinegiornale,

secondo uno stile ormai consolidato, evita di entrare nel vivo della polemica ideologica, ritenendo più eloquenti i risultati. Ricordiamo, a questo proposito, che le amministrative di Roma dell’anno precedente, in cui le sinistre avevano distanziato di parecchio la Dc, non avevano ottenuto l’attenzione del cinegiornale se non di sfuggita, all’interno di un servizio che faceva il conto dei problemi della capitale, augurandosi che “gli amministratori del popolo” fossero in grado di risolverli483.